La
cosiddetta ‘Storia’ dell’umanità è in realtà una trita cronistoria
dell’imperitura esigenza di controllo.
Guerre, governi, governanti, religioni, calendari, scansione del
tempo, lavoro e schiavitù … sono tutte trovate ingegnose che hanno avuto
e possiedono tutt’ora una sola finalità: il controllo
puntuale ed esaustivo del genere umano.
Nella
nostra era recente, la tecnologia ha fornito ai controllori dei mezzi
potenti ed efficaci per esercitare
tale attività al di là dei limiti dell’immaginabile. Non stupisce in
quest’ottica il desiderio di imprimere in ogni essere umano il sigillo
finale e conclusivo di cotanto lavoro: il famigerato
microchip sottocutaneo, di cui sono già in commercio delle varianti
molto potenti di ridottissime dimensioni. Questa eventualità, che ci
sembrava fantascientifica solo pochi anni orsono, è una
tragica realtà sulla quale cominciano i dibattiti in merito alla
sicurezza, alla tutela della privacy (!), sui diritti civili, sulle
frequenze da utilizzare … tutte logore coperture per lasciar
filtrare il concetto che comunque il microchip si inserirà in ogni
arto umano, spontaneamente o no che ciò avvenga.
Già
i poveri animali domestici devono sopportare tale inutile umiliazione,
in una lenta e diabolica ascesa
verso un pianeta riformattato, cablato e reso docile strumento in
mani immonde. Un pianeta riconfigurato nel quale l’elemento naturale sia
solo un debole ricordo, in vista dell’obiettivo da
raggiungere: il controllo totale sul reale, espugnato e vinto nella
microsfera quanto nella macrosfera.
Quale
sarà il ruolo degli esseri umani in questo contesto? Mi pare evidente
che l’essere umano avrà due sole
possibilità: lasciarsi cablare e quindi disumanizzarsi rinnegando se
stesso, oppure opporsi cominciando a sostenere un conflitto
multilivello in ambito noti ed in altri assai inconsueti, dove non
è ancora detta però l’ultima parola.
Avvicinandosi
la resa dei conti finale, siamo certi di non giocare troppo di fantasia
immaginando un futuro
prossimo nel quale ognuno di noi sarà chiamato a esprimere la
propria opinione a favore o contro la sua resa nei confronti della
potenza modificatrice in atto da decenni.
Le
sue armi ricordiamolo sono le radiazioni, le sostanze biochimiche, le
medicalizzazioni improprie, la
propaganda palese e quella subliminale, le attività di governo oltre
a chissà quali mezzi dei quali non ne abbiamo ancora realizzato
l’esistenza.
Gran
parte della nostra vita ha già abdicato, obtorto collo, a questi
lontani voleri disumanizzanti. La
scansione degli orari ne è un esempio, la scolarizzazione forzata ne
è un altro, la necessità del salario un altro ancora assieme alla
‘zonizzazione’ urbanistica oppure alle legislazioni
internazionali od alle mille seduzioni della macchina del basso
piacere massificato a buon mercato: la televisione, internet, la stampa,
lo sport.
Dovremmo
allora forse chiederci quale sia il senso della nostra esistenza ma
dovremmo farlo dopo aver
conosciuto intimamente noi stessi ed i nostri simili. Non ho ancora
capito quale sia l’oggetto finale del contendere, se sia il petrolio,
l’oro, il pianeta oppure tutti noi; Il conflitto si eleva
infatti in dimensioni difficili da comprendere.
Un
aspetto però appare chiaro: la potenza modificatrice non è interessata
alla nostra migliore storia non
scritta ed ignora le corde profonde del nostro divenire. Il nostro
passato, il valore della memoria e le arti sublimi non la toccano,
procedendo come un gelido schiacciasassi sopra ciò che
definiamo, forse un poco pomposamente, civiltà. Essa ignora di pari
grado quell’insieme incredibile di interazioni sorprendenti che è la
‘Natura’ che immaginavamo ingenuamente la sola
possibile.
Essi
sono all’opera, al lavoro indecente, alle pratiche oscene in contesti
disumanizzati. Logori robot
senz’anima, senza senso, senza speranza ed eterodiretti, che
possiedono solo un brutale, freddo ed insaziabile istinto aggressivo. E’
in ballo qualcosa che ci travalica, una linea di energia
intensa e leggera che non possiamo abbandonare. Ci appartiene,
appartiene a noi ed ai nostri illustri antenati sconosciuti ai tomi
d’accademia ma ben presenti nelle pagine del gran libro della
libertà e della meravigliosa umanità: tutto meno che da gettare od
ignorare! Difendendo noi stessi difendiamo in realtà questi valori e la
speranza di restare profondamente e fieramente
umani.
Ricordo
che il loro procedere elusivo (in realtà lo è sempre meno …) presuppone
un timore di fondo, un
pericolo. Forse abbiamo sottomano un’arma temibile che non
desiderano che si comprenda. Questa potrebbe essere la ragione delle
mille distrazioni che ci vengono propinate notte e giorno senza
posa, oppure delle restrizioni indotte dalla loro ben orchestrata
crisi finanziaria. Vale la pena di rifletterci sopra, comunque.
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