venerdì 3 aprile 2015

Dalla DEMONcrazia alla...

Renzi a casa!” Quest’originale slogan si legge sulla maglietta indossata da Matteo Salvini e dai leghisti. “Renzi a casa?”: perché mai tale privilegio? Dopo che il ducetto ha devastato l’Italia, lo congediamo con una pensione d’oro? Roba da pazzi! “Renzi in miniera!” Questo auspicio dovrebbe campeggiare in ogni dove. Assieme a lui, tutta la genia dei parassiti dovrebbe essere mandata a spaccare le pietre sotto il sole cocente, come gli Ateniesi sconfitti dai Siracusani durante la spedizione in Sicilia.

La prima vittima della propaganda è sempre il linguaggio: in particolare il già rattrappito codice della “politica” si riduce ad una girandola di luoghi comuni, di frasi fatte, di metafore vernacolari, di pasquinate, sempre uguali da almeno trent’anni. A ciò si aggiunge l’irredimibile cialtroneria degli arruffapopoli. Abbiamo visto come si è comportato il nuovo governo greco di fronte ai Diktat dei feneratori internazionali: la montagna ha partorito il topolino, anzi il coniglietto.

Viene in mente Fantozzi che, quando è da solo nel suo ufficio, medita un eroico discorso con cui denunciare le vessazioni dei superiori e che poi, al cospetto del mega-direttore galattico, comincia a balbettare sperticate adulazioni.

Siamo sinceri: la cosiddetta opposizione pullula di demagoghi, di tribuni della domenica, di imbonitori capaci di vincere una sfida dialettica con il ministro di turno, quando sono invitati a partecipare a programmi di intrattenimento similpolitico. In tutti gli altri casi sono dei perfetti inetti.

Fuori dall’euro!” Berciano gli ignoranti. E’ solo un altro vacuo proclama: infatti, se non si ripristina la sovranità monetaria, non si risolve alcunché. Puoi chiamare la moneta come vuoi, anche Pippo, ma la truffa resta. La creazione di una moneta nazionale non è, però, sufficiente: se, per assurdo, l’Unione europea concedesse ad uno stato di staccarsi dall’euro, si innescherebbero speculazioni mostruose che porterebbero all’iperinflazione ed alla bancarotta.

Una vera opposizione non si limiterebbe a chiedere proroghe per il saldo dei “debiti”, ma rifiuterebbe in toto un sistema radicato nella frode dell’usura, dell’anatocismo, insomma del denaro-merce, anziché strumento. Una vera sinistra dovrebbe rigettare la logica perversa dello sfruttamento e del plusvalore. Invece, quelli lì si arrabattano, vengono a patti, dànno un colpo al cerchio ed uno alla botte.

Gli “oppositori” sono inetti, ma non scemi. Tengono famiglia e soprattutto tengono alla loro pellaccia. Sanno che se veramente provassero ad attuare una politica rivoluzionaria, sarebbero ipso facto schiacciati come zanzare. Quei pochi che hanno osato combattere l’establishment sono stati eliminati senza pietà. Così i vari Salvini, Meloni, Grillo, Tsipras etc. recitano solo il ruolo di antagonisti, raccattano voti con promesse che non potranno mai mantenere, con inani dichiarazioni contro i clandestini ed i Rom, contro la Trojka, con qualche pittoresco corteo. Intanto la pagliacciata continua.

Forse nel dissenso milita pure un uomo onesto che mira ad obiettivi alti, ma deve poi scontrarsi con una realtà impermeabile a qualsiasi valore. Non gli resta che adattarsi al sistema o mandare a spigolare tutto e tutti, novello Dante che preferisce “far parte per sé stesso”.

E’ inutile ed illusorio confidare in codesti capipopolo: riconosciamo pure nei loro comizi una retorica non priva di qualche espressione sapida, ma di facile presa solo sui peones.

L’unica alternativa alla DEMONcrazia è dunque, in questi tempi decadenti, la demagogia? Pare proprio di sì.


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