Da quella presunta alba della civiltà, la storia moderna della società degli uomini ha cominciato il suo
percorso restando sostanzialmente immutata nella struttura e nell’organizzazione della sua catena di comando. Oggi come allora infatti troviamo al vertice del potere le istituzioni
religiose (magico/mistiche) e quelle militari. Oggi come allora il tempo ‘storico’ è scandito da eventi artificiali
che servono per una scansione periodica capace di ‘dare il ritmo’ a
quel costrutto scenografico dato in pasto alle masse che noi
definiamo assai ingenuamente ‘storia’, indicando con questa parola una
successione di eventi determinata da dinamiche naturali ed
imponderabili.
Sappiamo invece che i cosiddetti eventi altro non sono che ‘sigilli’
spazio/temporali necessari per cadenzare lo scorrere del tempo, per dare senso al divenire, per creare una antinomia pretestuosa ed incalzare
così il flusso del tempo.
Ecco
perché, a mio parere, siano inutili gli interventismi compiuti
all’interno delle istituzioni. Un sistema
non si può compromettere da solo al suo interno! I sistemi cadranno
quando l’umanità non avrà più bisogno di loro e quando soprattutto
prenderà coscienza di non averne mai avuto
bisogno.
I
sistemi hanno alterato le nostre percezioni e parcellizzato la nostra
esperienza terrena in modo da farci
condurre una vita scissa all’insegna dell’ossequio di dualità
pretestuose. Male e bene, destra e sinistra, maschio o femmina,
apocalittici od integrati, cristiani o mussulmani … sono categorie
imposte per rendere automatica l’immedesimazione e prevedibile la
risposta in termini addirittura esistenziali.
Se esistono i sistemi e se sono stati creati apposta per scinderci, come sarà possibile superarne il malefico
influsso? Non affidandosi ad essi ma nemmeno contrapponendosi ad essi.
Ogni scontro infatti non farà altro che garantire energia ai sistemi,
come lo stesso Cossiga, guarda caso,
auspicava. Il distacco gnostico sembra essere la via preferenziale
per uscire da questa gabbia arcontica assieme alla pratica dell’amare
(unire) innanzitutto se stessi per poter riconoscere in
noi frammenti di un’unità perduta.
Gli eventi si contraggono in questi tempi ultimi mentre il divenire storico sembra invece tendere
all’infinito. Viviamo evidentemente un istante di bilico,
artificiosamente protratto. Come sarà il futuro dipenderà soprattutto
da noi, riusciremo a recuperare la nostra
memoria più recondita attraverso una forma di dialogo perduta,
affidandoci agli echi più consoni alle nostri migliori qualità?
Forse è esistito un tempo in cui l’uomo era tutt’uno con se stesso e viveva in sintonia con l’ambiente. L’avvento della civiltà ha
frammentato tutto ed ora, come archeologi minuziosi, dobbiamo rimettere insieme i frammenti della nostra unità
perduta.
Nessun commento:
Posta un commento