martedì 30 luglio 2013

Conto alla rovescia... la minestra che ci aspetta!

"Se non è zuppa è pan bagnato..." (ma che almeno ci sia il sale...)

Così recita la antica saggezza del meglio della civiltà latina, quella dei contadini (già vedo le smorfie dei radical chic, fra una sniffata ed un crostino al caviale).
In questo squinternato stivale i media linguetta stanno eseguendo il “count dawn”, misurando le ore che mancano alla sentenza della Corte di Cassazione circa il processo, già espletato in due gradi, che ha condannato il Silvio da Arcore a quattro anni, più un “dietro la lavagna” per la vita pubblica.

Sia ben chiaro. Che la Corte confermi, ribalti, posticipi, non cambia un accidenti di niente. Marasma era, guano rimane. Sono vent’anni che la casta giocherella con il teatrino delle false baruffe e dei veri inciuci. Del resto non fece che seguire la tradizione: nella cosiddetta prima repubblica l’88% delle leggi fu approvata con il voto favorevole della Balena Bianca, con la connivenza (voto favorevole o benevola astensione) del P.C.I. Requiem.

Poi arrivò il Cinghialone Craxi. Che volle mettere una bomba ad orologeria sotto il sedere dell’Avvocato, che aveva costruito l’intesa col P.C.I. Ed individuò nel faccendiere Silvio l’uomo della provvidenza (absit injuria verbis). Le televisioni in Italia non si comprano, si regalano!. E così fece il Cinghialone. Creò un polo televisivo avverso allo strapotere della carta stampata in mano ai savoiardi di Torino.

E fu scontro, culminato nella –finta- operazioni “mani pulite”, col giullare di turno assunto ad eroe nazionale. 
 
Tutto falso. Nonostante l’appoggio yankee, memori dello smacco di Sigonella e vendicativi, l’operazione fu l’apoteosi di Tommaso di Lampedusa: “fingere di cambiare tutto, perché non cambi nulla”.

Detto, fatto.

Con annotazioni deteriori.

Vennero a galla le seconde, terze, quarte linee dei partiti. Un esempio per tutti: il buon Pierferdinando Casini, dopo essere stato il bel ragazzo con Bisaglia, divenne il ragazzo “di bottega” di Rumor, Prandini e via via fino a diventare il pupillo di Forlani, pur non possedendo né l’intelligenza politica né la velocità del Forlani, di cui si diceva che quando parlava emetteva il ruggito del coniglio.

Oggi ne vediamo i risultati. Il vuoto pneumatico. Meno 273°, lo zero assoluto. E ha ragione il Grillo, di cui mi fido come di un serpente a sonagli che si è svegliato col mal di denti, quando dice che vogliono, meglio, vorrebbero cambiare la Costituzione, per blindare Alì Babà e i mille ladroni. Ma non erano solo quaranta? Beati loro! Fra Camera e Senato, ne abbiamo più di mille. 

Senza contare la cosiddetta “classe di aiutantato”, cioè la massa di dirigenti, funzionari, grand comìs pubblici che di fatto reggono la baracca. Tentano, i parassiti, di prolungare il loro potere di arraffa arraffa, unico scopo vero, ammantato da parole vuote: democrazia, benessere sociale, giustizia sociale, sviluppo, crescita, difesa dei deboli……. Bestemmie.

San Tommaso tentò, con la prima delle sue cinque vie, di dimostrare l’esistenza di un purchessia dio col principio di Causa – Effetto. Non mi sembra ci sia riuscito molto, tant’è che i pretoni devono ricorrere all’irrazionale, la fede.

Noi, più modestamente e con i piedi per terra, possiamo traslitterare lo stesso principio alle vicende nostre e tentare di capire se il Tommaso (di Lampedusa, non quello “Santo”) possa essersi sbagliato. Potremmo riuscirci.

Ma solo con una rivoluzione. Vera...
Cioè prima dentro noi stessi, chiedendoci le cose più scomode, politicamente scorrette.

Poi analizzare in modo spietato, cioè senza giudizi di valore (come ci insegnò il Prof. Miglio, all’Università) cosa siamo, dove siamo, dove vogliamo arrivare, quali strade, quali mezzi, quali uomini.

Infine trasmettere le risultanze a quanti più possibile, per aggregare.

Oggi siamo nelle condizioni di Cartagine: la Banda Bassotti (mi perdoni Walt Diney) fa baruffa come i sacerdoti punici, per la precedenza formale nel corteo religioso verso il tempio. E fuori le panzer divisionen di Scipione si approvvigionavano di sale da spargere sulle rovine della Città.

Datemi retta: ammucchiate “sale”: ce ne sarà un piacevole bisogno.


Fabrizio Belloni
 

Nessun commento:

Posta un commento