Si
dice che chi non conosce la storia è condannato a ripeterla. Questo
sicuramente si adatta molto bene alla psichiatria, le cui “cure”
distruttive e soluzioni fittizie hanno continuamente provocato effetti
devastanti sulla società. La psichiatria non si è evoluta lungo un
percorso di tipo scientifico, ma solo perseguendo il potere economico e,
in quanto strumento di controllo, quello politico. La cronistoria qui
descritta riassume brevemente questo percorso. Esso inizia con i primi
praticanti psichiatrici, i cui brutali trattamenti e programmi sociali
provocarono indicibili sofferenze e dolore. Vedremo quindi come in
psichiatria, così come per la promozione vaccinale, il tempo passa ma la
musica non cambia.
1700 – 1800: LE ORIGINI DELLA PSICHIATRIA
I
primi trattamenti per i malati di mente non erano molto diversi dalla
tortura. I pazienti venivano confinati in gabbie, celle o stalle per
animali, incatenati nudi ai muri, picchiati e frustati. Benjamin Rush,
autore del primo libro di testo di psichiatria americano, insegnava che
il terrore ha effetti terapeutici. Raccomandava terapie come il
salasso, la contenzione brutale, la produzione di vesciche in diverse
parti del corpo, l’annegamento parziale ed i primi trattamenti a base
di shock, quali ad esempio l’immersione in bagni di ghiaccio. Questa
“pratica brutale di tortura” travestita da “terapia” trova ancora
oggi il suo utilizzo in Francia per i bambini autistici, sotto nome di Packing,
e consiste nell’avvolgere il bambino [nudo o in biancheria intima] in
lenzuola precedentemente raffreddate in acqua, in modo che raggiungano
basse temperature.
1879: L’UOMO UN ANIMALE
Prima dello psicologo tedesco Wilhelm Wundt, la parola psicologia composta da “psiche: anima” e “logia – studio di”, significava “studio dell’anima”. Wundt
si rifiutò di accettare lo spirito umano in quanto ”non scientifico”, e
dichiarò che l’uomo era solo un animale e che la sua nuova scienza, la
psicologia sperimentale, avrebbe fornito la soluzione alle malattie. Le
teorie di Wundt, appoggiate dagli imperialisti tedeschi del 19°
secolo, furono divulgate rapidamente in tutto il mondo dai suoi
numerosi studenti. Gli “psicologi” incominciarono così a fare
esperimenti su scimmie, cani, ratti, gatti e polli, nel tentativo di
risolvere l’enigma del comportamento umano.
1833: ELIMINARE GLI “INDIVIDUI DISADATTATI”
La parola eugenetica significa “buona razza” e fu coniata dallo psicologo inglese Francis Galton [cugino di Charles Darwin]. Galton
teorizzò che l’incrocio selettivo degli “adatti” poteva generare
una razza superiore, come l’aristocrazia britannica di cui egli faceva
parte. Nello stesso periodo Herbert Spencer sviluppò “la
psicologia evoluzionistica” teorizzando che molte persone nella società
erano biologicamente imperfette e degne solo di una “morte veloce”.
1905: L’ASCESA DELL’IGIENE RAZZIALE
Lo psichiatra Ernst Rüdin e l’igienista razziale Alfred Ploetz fondarono la Società Tedesca dell’Igiene Razziale per attuare il programma di superiorità razziale promosso nel libro di Ploetz del 1895 “L’idoneità della nostra razza e la protezione del debole”. Ploetz proponeva di non fornire cure mediche ai “deboli”, ma semplicemente di lasciarli morire. Rüdin
invece diventò uno dei principali architetti del programma di igiene
razziale nazista per depurare la razza germanica dagli “individui
disadatti”.
1915: EUGENETICA NELLA SOCIETA’
Finanziati
da potenti famiglie americane, gli psichiatri presentarono l’eugenetica
come una “scienza”. In breve tempo, leggi sulla sterilizzazione
obbligatoria furono approvate in 24 stati americani ed in quasi tutte le
nazioni non cattoliche dell’ovest, ansiose di “purificare il proprio
patrimonio genetico”. Furono sterilizzati criminali, tossicodipendenti,
folli ed idioti e, troppo spesso, anche persone semplicemente povere ed
analfabete. In Svezia, l’avere “evidenti tratti somatici zingareschi”
costituiva motivo sufficiente per venire sottoposto a
sterilizzazione. Sotto l’egida di queste leggi, Stati Uniti, Giappone,
Svezia, Danimarca, Finlandia e Norvegia sottoposero a sterilizzazione
obbligatoria almeno 164.500 persone.
1925: IL PRELUDIO DELL’ORRORE
Lo psichiatra Alfred Hoche e Karl Binding, Capo della Giustizia del Reich tedesco, scrissero il libro “Licenza di distruggere la vita indegna di essere vissuta”, mentre Erwin Bauer, Eugen Fischer e Fritz Lenz pubblicarono “La genetica umana e l’igiene razziale“. Questi e altri libri e trattati di eugenetica costituirono le basi ideologiche dell’opera razziale di Adolf Hitler, il “Mein Kampf” [La mia battaglia] e la giustificazione “scientifica” per l’assassinio di milioni di persone.
1933-1938: LA NASCITA DEI TRATTAMENTI A BASE DI SHOCK
Mentre
la medicina avanzava con la scoperta scientifica di importanti metodi
diagnostici e terapeutici, la psichiatria invece continuava a generare
trattamenti brutali come gli shock a base di Metrazol, gli shock insulinici e l’elettroshock.
Se da una parte i medici cercavano di prevenire le crisi epilettiche ed
altri tipi di attacchi convulsivi nei pazienti, dall’altra gli
psichiatri inventavano metodi debilitanti per provocarli.
1935: PSICOCHIRURGIA
Promossa
come “cura miracolosa”, la psicochirurgia produceva una distruzione dei
tessuti sani del cervello allo scopo di controllare il comportamento
dell’uomo. Uno studio condotto per 12 anni sui pazienti di Egas Moniz, ideatore della lobotomia, evidenziò che si erano verificate ricadute, crisi epilettiche e morte. L’americano Walter J. Freeman
presentò una forma meno complicata di lobotomia prefrontale,
consigliando l’utilizzo di un punteruolo da ghiaccio. Egli eseguì o
diresse migliaia di queste operazioni, lasciando dietro di sé una
moltitudine di pazienti con cervelli permanentemente danneggiati e vite
distrutte.
1940: LE PRIME VITTIME
Grazie
al sostegno del regime nazista, gli psichiatri tedeschi attivarono i
loro piani di eugenetica iniziando con la sterilizzazione dei malati
mentali.
Nel 1941 il programma si completò con
“successo” con lo sterminio di 300.000 persone considerate
“disadattate”, inclusi i bambini.
1940: IL PIANO GENERALE DELLA PSICHIATRIA
Il 18 giugno 1940, lo psichiatra militare inglese J. R. Rees
durante l’annuale assemblea generale del Consiglio Nazionale per
l’Igiene Mentale del Regno Unito delineò le mete di penetrazione della
psichiatria nei settori chiave della società, quali la politica, la
legge, la chiesa, la medicina e l’insegnamento. Gli anni della guerra
mondiale, con gli psichiatri che si insinuavano negli ambienti politici e
nell’intelligence militare, divennero il trampolino di lancio per la
più esplosiva crescita della storia psichiatrica.
1941: L’OLOCAUSTO
Una
volta messa a punto una vera e propria catena di montaggio per lo
sterminio dei pazienti nei manicomi, gli psichiatri tedeschi esportarono
le loro tecniche nei campi di concentramento, completandole con le
camere a gas e i forni crematori e contribuendo così all’annientamento
di milioni di persone.
1945: LA DISTRUZIONE DEI VALORI
Lo psichiatra G. Brock Chisholm sostenne il piano generale di J.R. Rees
del 1940, che proponeva la ”reinterpretazione ed infine lo sradicamento
del concetto di giusto e sbagliato” come un obbiettivo essenziale della
psichiatria. Chisholm affermò che, per prevenire la guerra,
era necessario eliminare la “moralitá”. Attuando questo suo proposito,
la psichiatria ha creato un vuoto morale, un’escalation di violenza,
criminalità ed una società precipitata nella tossicodipendenza
da psicofarmaci.
1948: LA FEDERAZIONE MONDIALE DELLA SALUTE MENTALE
I
piani della psichiatria furono favoriti dalla formazione di
un’organizzazione mondiale chiamata la Federazione Mondiale della Salute
Mentale [WFMH, World Federation for Mental Health], i cui co-fondatori
furono Chisholm e Rees. Fin da allora la WFMH ha fornito
consulenza ai governi su questioni attinenti alla salute mentale; in
particolare sulla necessità di avere più psichiatri e più finanziamenti.
1952: PSEUDOSCIENZA
In
America alla fine degli anni’ 40, con l’avvento delle assicurazioni
contro le malattie, gli psichiatri dovettero escogitare un sistema
diagnostico per poter ricevere fondi assicurativi. Ma non essendo in
grado di dimostrare le basi scientifiche di nessuna malattia mentale,
compilarono una lista di sintomi comportamentali definendoli “disturbi
mentali”, li approvarono per votazione li pubblicarono nel nuovo Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali [DSM].
Il sempre più controverso Manuale Diagnostico della Psichiatria è giunto alla 5^ edizione ed ha recentemente riaperto un nuovo dibattito per la definizione di ADHD [Sindrome da Deficit di Attenzione e Iperattività] e di Autismo.
1954: UN NUOVO PSICOFARMACO
Scoperta dagli psichiatri francesi Jean Delay e Pierre Deniker, la Clorpromazina [Thorazine]
fu il primo farmaco “antipsicotico”. Agiva come una lobotomia chimica
e, delizia per gli infermieri dei manicomi, rendeva i pazienti calmi e
docili. Fu soltanto la prima di una lunga serie di “meravigliosi”
psicofarmaci commercializzati come cura per la cosiddetta malattia
mentale. Quando le guarigioni promesse non si verificarono, gli
psichiatri e le case farmaceutiche cambiarono strategia ed
incominciarono a sostenere che i disturbi mentali erano incurabili, ma
che, grazie ai loro farmaci, se ne potevano controllarne i sintomi.
Convincendo i governi a rendere obbligatori questi trattamenti
farmacologici, riuscirono a trasformare in pazienti in consumatori a
vita.
1955: DROGARE I BAMBINI
Negli Stati Uniti venne approvato il Ritalin,
un farmaco con le stesse caratteristiche di assuefazione della cocaina
e destinato alla cura del “disturbo da deficit di attenzione e
iperattività” [ADHD] nell’infanzia. Disturbo questo
senza alcuna base scientifica e diagnosticato utilizzando un
questionario basato su domande riguardanti dei normali comportamenti
infantili. A milioni di bambini fu così somministrato il Ritalin, una pillola a merenda
che, nonostante fosse presentato dagli psichiatri come innocuo, risultò
più tardi causa di crisi aggressive, psicosi, suicidio ed effetti
secondari gravi, come ad esempio attacchi cardiaci, ictus e decesso.
1987: ANTIDEPRESSIVI
Nuovi tipi di antidepressivi, come per esempio il Prozac,
furono reclamizzati come aventi meno effetti collaterali dei loro
predecessori. Nel 15 anni successivi alla loro scoperta, questi farmaci
furono prescritti per qualsiasi sintomo, dalla gelosia alla depressione.
Ma nel 2004 si rivelò il danno, con un numero sempre maggiore di
effetti collaterali riscontrati per questo tipo di psicofarmaci più che
per qualsiasi altro tipo. Tutto ciò portò la FDA ed altri enti preposti
alla farmacovigilanza a diramare l’avvertenza che questi
antidepressivi non dovevano essere prescritti ai bambini e che potevano
provocare pensieri suicidi.
ANNI ’90: IL DECENNIO DEL CERVELLO
Per
ottenere nuovi finanziamenti pubblici ed aumentare il proprio
portafoglio clienti, gli psichiatri dell’Istituto Nazionale della Salute
Mentale escogitarono una nuova manovra di marketing con la
proclamazione del “Decennio del Cervello”. Questo fu lo stratagemma per
giustificare la richiesta di maggiori finanziamenti necessari per
“effettuare ricerche sulle origini biologiche della malattia mentale”.
Furono coniati termini come “disturbo cerebrale curabile”, “malattia
cerebrale omnicomprensiva” e ”squilibrio biochimico” dando il via ad un
nuovo incremento nella vendita di psicofarmaci, che raggiunse nel
2005 la quota di 76 miliardi di dollari all’anno.
DAL 2000: IL DANNO SOTTO LA PARVENZA DELL’AIUTO
Nel
corso dei suoi 200 anni di storia la psichiatria non è riuscita a
determinare la causa né a sviluppare una singola cura efficace per
nessun disturbo mentale. Al contrario, i suoi trattamenti hanno
causato e causano tutt’ora dolori e sofferenze indicibili a coloro che
cercano aiuto. Invece di migliorare la salute mentale nella società, la
psichiatria trae enormi profitti dalla crisi da essa stessa creata con
la malattia mentale. Oggi la psichiatria sta freneticamente creando
l’apparenza di un progresso scientifico nella cura della malattia
mentale con nuovi trattamenti aggressivi al cervello. Ma come la storia
ha ormai dimostrato, la nuova miracolosa cura di oggi è l’atrocità di
domani. In psichiatria la musica non cambia. I loro metodi, sotto la
parvenza dell’aiuto, continuano a provocare danno.
LA DISTRUZIONE DEL NOSTRO FUTURO
La
propaganda psichiatrica sull’educazione del bambino ha ampiamente
ingannato i genitori, gli insegnanti e i politici, facendogli credere
che il comportamento normale dei bambini è una malattia mentale e
solamente attraverso l’uso di potenti psicofarmaci assunti sin dalla
tenera età, un bambino possa farcela sia nella scuola che nella vita.
I risultati sono devastanti.
In passato, i maggior problemi
disciplinari nelle scuole erano gomme da masticare, correre nei
corridoi, vestirsi in modo inadeguato e disordinato. Poi si aggiunsero
alla lista l’abuso di droga, la promiscuità, i tentati suicidi, gli
stupri e la violenza sessuale, le rapine, i furti e le violenze fisiche.
I farmaci vengono prescritti a bambini con disturbi mentali che non
possono essere provati scientificamente o fisicamente, mandando loro un
falso messaggio: non possono fare fronte ai problemi della scuola e
della vita senza l’aiuto dei farmaci.
Un adolescente su dieci negli Stati Uniti
abusa di farmaci con principi attivi simili alle droghe, venduti nel
mercato nero ad altri studenti per 5 dollari a pastiglia. Cose simili
accadono anche in altri paesi.
In Italia oltre 57 mila bambini da 0 a 13
anni assumono psicofarmaci, in particolare 24.640
assumono antidepressivi e 7.100 assumono antipsicotici [dati del Rapporto Arno-bambini 2011, consorzio interuniversitario Cineca], mentre dai risultati di un’indagine condotta da Telefono Azzurro ed Eurispes
emerge che tra gli studenti delle scuole superiori il 18,6% dichiara di
assumere tranquillanti e il 14,7% di far uso regolare di
antidepressivi.
Questi sono numeri preoccupanti che
rivelano come ricorrere al farmaco è spesso la via più semplice e meno
costosa da prendere, mentre l’idea di affrontare un percorso alternativo
può spaventare perché lungo e faticoso. Ma sicuramente fondamentale
nella prospettiva di una vera guarigione.
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