Si va delineando un quadro sempre più terribile della “terra dei fuochi” fra Napoli e Caserta martoriata dagli sversamenti illegali di rifiuti industriali dove i casi di cancro sono aumentati fino al 300% in cinque anni: chi può dire dove il suolo è pulito e adatto alla coltivazione e dove invece non lo è?
Il pozzo sequestrato oggi a Caivano si trova in località Ponte della Tavola: nell’acqua il cloruro di metilene supera del 700% la soglia massima di legge e il cianuro ha una concentrazione non meglio precisata ma comunque altissima.
Il cianuro, oltre ad essere un potente e conosciutissimo veleno, viene usato per cromature, nichelature, dorature e in genere per creare rivestimenti sottili di metalli pregiati. Il cloruro di metilene è un solvente chimico per sverniciare e sgrassare. E’ tossico e cancerogeno.
A proposito della vicenda, il professor Antonio Marfella, oncologo e tossicologo dell’istituto per tumori Pascale di Napoli, ha pubblicato una nota su Facebook: il social network è diventato il mezzo principale per la diffusione delle notizie sui veleni nella “terra dei fuochi”, dato che esse raramente trovano eco sui maggiori media.
Il professor Marfella spiega che il cloruro di metilene è tipico, fra l’altro, della produzione di borse e scarpe, capillarmente diffusa in nero nella zona e grazie alla quale numerosissime famiglie mettono insieme il pranzo con la cena: da qualche parte i residui chimici delle lavorazioni e delle tinture dovranno pur finire, e certo non possono essere avviati allo smaltimento regolare…
In questo senso, dice in sostanza il professore, la gente della “terra dei fuochi” è “vittima e carnefice di se stessa” oltre che di un sistema produttivo “sbagliato, basato sul profitto e sul lavoro in nero”.
Come scrive Il Mattino citando come fonte la Forestale intervenuta nel sequestro di oggi, le sostanze trovate nell’acqua con cui veniva irrigato il campo di Ponte della Tavola sono ben diverse dai metalli pesanti e dalle variegate schifezze di cui erano farciti i campi precedentemente sequestrati a Caivano: ed il problema non è un singolo terreno o un singolo pozzo per l’irrigazione. Il problema sono le condizioni della falda sotterranea d’acqua che assicura l’irrigazione nella zona.
I problemi praticamente non esistono per coloro che – come me – abitano in tutt’altro luogo e magari potrebbero mangiare (o potrebbero aver mangiato) un pomodoro cresciuto sul terreno avvelenato. I problemi invece esistono, eccome, per coloro che tutti i giorni si chinano su quei campi.
Il parroco di Caivano, padre Maurizio Patriciello, lo ha scritto a chiare lettere in una nota diffusa su Facebook. Il sacerdote domanda ai politici “Non sentite sulla coscienza il peso di tante morti?”, lancia un appello a medici, esperti e ambientalisti perchè corrano in aiuto della Campania e infine scrive:
E voi, campani, ossequiosi e orgogliosi, mettete da parte ogni inutile orgoglio (…) Una cosa è certa: questo popolo – il vostro popolo – sta morendo. Sotto gli occhi di tutti. Anche e soprattutto i vostri. E nessuno sa chi sarà il prossimo a dovere essere colpito dal cancro. Siamo impauriti. È vero. Come potrebbe essere altrimenti? Non sappiamo più che cosa mangiare. È vero. Chi ce lo deve dire? Intanto la Polizia forestale sequestra altri campi. Veleno. Veleno. Veleno. Disonesti. Disumani. Criminali. Non hanno ucciso un uomo, ma intere generazioni.- Di Maria Ferdinanda Piva – Fonte: Blogeko
fonte: http://www.informarexresistere.fr/2013/07/22/non-sappiamo-piu-cosa-mangiare-caivano-scoperto-un-altro-campo-di-veleni/
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Napoli, campi coltivati a veleni. “Il 60% dei residenti svilupperà tumori o gravi malattie”
Nelle province di Napoli e di Caserta (la zona conosciuta come “terra dei fuochi”) i casi di cancro sono addirittura triplicati dal 2008 e nelle ultime settimane – per la prima volta, a quanto mi risulta – sono stati sequestrati quattro campi farciti di veleni e sostanze cancerogene. Erano tutti coltivati a verdure.
Di fronte ad uno di questi sequestri il professor Antonio Giordano, napoletano, ordinario di Anatomia Patologica all’Università di Siena e direttore dello Sbarro Insititue for Cancer Resarch, ha dichiarato al quotidiano Il Mattino: “Posso dire con la certezza dell’osservazione dei dati statistici, delle mappe dell’inquinamento e dai tipi di sostanze ritrovate, che il 60% dei residenti svilupperà tumori od altre gravi patologie”.
Dunque per capire costa sta succedendo basta unire i puntini. O meglio, basta voler unire i puntini. L’Istituto superiore di sanità dice che in Campania sono particolarmente diffuse le abitudini a rischio (fumo, sedentarietà, obesità) ed è impossibile dire se i danni alla salute sono provocati da questo o dall’inquinamento. Sembra di essere a Taranto, non vi pare?
Certo, solo un registro tumori ben fatto potrebbe valutare rigorosamente, dal punto di vista statistico, quanto peso ha l’inquinamento nell’indubitabile aumento dei tumori in Campania. Ma ci vorranno anni prima di avere quei dati.
Ci sono però gli studi, sebbene parziali, effettuati dall’istituto per tumori Pascale di Napoli (mortalità per tumore aumentata fino al 47%) e i dati grezzi ma ufficiali procurati dai medici attraverso le Asl: casi di cancro aumentati fino al 300%.
Mentre continuano a ripetersi i roghi tossici di rifiuti, nelle ultime settimane sono stati sequestrati quattro campi campi su cui sono avvenuti in passato sversamenti di rifiuti tossici e cancerogeni: si trovano tutti a Caivano e sono vasti appezzamenti su cui per anni sono cresciuti tranquillamente cavolfiori, broccoli, asparagi e pomodori, ortaggi vari: nell’ultimo caso alcuni agenti, scavando per disseppellire i rifiuti, si sono sentiti male e i loro guanti di plastica si sono letteralmente sciolti a contatto con le sostanze.
Come afferma un graduato della Forestale in un video pubblicato sul sito de Il Mattino, sotto quel campo c’era l’anticamera dell’inferno, c’era di tutto: amianto, scorie industriali, morchie… Centinaia di migliaia di metri cubi di rifiuti pericolosi quasi a contatto con la falda d’acqua, coperti con mezzo metro di terra e coltivati a verdure.
I quattro sequestri hanno avuto risalto solo sulle cronache locali. Si sa che la Campania è terra di smaltimento illegale di rifiuti. Nessuno ha mai mappato i terreni e l’acqua dei pozzi usati per l’irrigazione, nessuno ha mai stabilito dove i raccolti sono “puliti” e dove no.
Un pomodoro farcito di sostanze inquinanti e cancerogene è a prima vista assolutamente indistinguibile da un pomodoro normale. Frutta e verdura cresciuta nelle campagne di Napoli e Caserta vengono venute in tutt’Italia. Ogni giorno i contadini si chinano sui loro campi come se giocassero alla roulette russa: magari toccano una terra che poco per volta li avvelena, magari no.
Basta unire i puntini per capire cosa sta succedendo nella “terra dei fuochi”. Basta volerlo fare, lo si deve fare: perchè è inaccettabile lasciar morire la gente in questo modo.
Foto
- Di Maria Ferdinanda Piva – Fonte: Blogeko
fonte: http://www.informarexresistere.fr/2013/07/21/napoli-campi-coltivati-a-veleni-il-60-dei-residenti-sviluppera-tumori-o-gravi-malattie-2/
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