Hanno davvero assassinato tremila innocenti per poi avere l’alibi per invadere il mondo?
I retroscena sull’11 Settembre, ancora giudicati “puro delirio
cospirazionista” dal mainstream, stanno facendo passi da gigante: di
fronte all’aggressione della Siria, l’ex deputato Dennis Kucinich ha
detto che gli Stati Uniti «diventeranno ufficialmente l’aeronautica
militare di Al-Qaeda», ma l’America ne ha avuto abbastanza: nove
americani su dieci erano contrari all’invasione. E a proposito dell’11
Settembre, un incredibile 84% delle persone oggi dice che il governo sta
mentendo. «Disponiamo di precedenti documentati storicamente che
dimostrano come il governo sia pronto a commettere i peggiori crimini
contro la propria stessa popolazione». Grazie a “Consensus 9/11”, il
board di tecnici indipendenti che ha smontato la verità ufficiale,
emerge in tutta la sua minacciosa potenza la tesi peggiore, quella della
strategia della tensione: senza esplosivo, le Torri Gemelle non
sarebbero mai crollate. Lo dicono ex funzionari dell’intelligence,
ingegneri, vigili del fuoco.
Sconcertante, per dovizia di particolari, il reportage trasmesso l’8
settembre 2013 da “Russia Today”, il network televisivo “all news” di
Mosca, in una trasmissione in lingua inglese molto seguita negli Usa, trascritta testualmente da “Global Research”,
il centro studi canadese di geopolitica coordinato dal professor Michel
Chossudovsky. «Alti funzionari – spiega il conduttore di “Rt”, Daniel
Bushell – dicono che la Casa Bianca stia dietro il terrorismo contro la
stessa popolazione americana», esibendo nuove prove sull’11 Settembre.
«Per decenni, atti di terrorismo di cui si è attribuita la
responsabilità ad “estremisti” sono stati in realtà pianificati e
finanziati dalla Casa Bianca». Secondo l’ex capo della Cia, Bill Colby,
l’organizzazione denominata Gladio – tristemente nota in Italia – ha
rappresentato «un’operazione di primaria importanza». Nel corso di una
testimonianza sotto giuramento, uno dei cospiratori ha confessato: «Tu
devi attaccare i civili, la gente, le donne, i bambini, lontano da
qualunque gioco politico, in modo che le autorità possano dichiarare uno stato di emergenza».
Un affare «più grosso del Watergate», l’ha definito Dennis Saccher, dell’Fbi, riferendosi al supporto che gli Usa
hanno dato ai leader di Al-Qaeda fino al 2001, mentre “Veterans Today”
scrive che la cosa va avanti ancora oggi. L’ex funzionario dissidente
dell’Fbi Siebel Edmonds ha svelato la verità sugli «innumerevoli
meeting» in cui, regolarmente, rappresentanti del governo Usa
e l’allora numero due di Al-Qaeda e oggi suo leader, l’egiziano Ayman
Al-Zawahiri, si incontravano fino a poco prima del settembre 2001. Già a
luglio di quell’anno, agenti dell’Fbi che si erano messi sulle tracce
dei futuri attentatori delle Torri sono stati esclusi dalle indagini e
minacciati di procedimento disciplinare. Nell’estate del 2001, dopo che
alcuni agenti avevano arrestato Mohammed Khalifa, direttamente collegato
al terrorista Ramzi Yousef (uomo incluso nella lista dei terroristi più
ricercati dagli Usa), il segretario di Stato in persona intervenne perché Khalifa fosse immediatamente trasferito in Arabia Saudita, dove fu rilasciato.
«Questo è esattamente quel che è in realtà Al-Qaeda: il burattino
delle agenzie di intelligence dell’Occidente», sostiene Kevin Barrett,
autore del libro “Questioning the War on Terror”. «Lo abbiamo sentito
dire da Mohamed Heikal, che è il più importante commentatore politico
del mondo arabo». Subito dopo l’11 Settembre, Heikal ha dichiarato che la storia
ufficiale degli attentati alle Torri era semplicemente ridicola.
«Heikal ha detto che quando lui era ai più alti livelli di governo in
Europa, era la persona che aveva il compito, essenzialmente, di operare
come infiltrato e dirigere, virtualmente, la cosiddetta Al-Qaeda. Ci ha
detto che Al-Qaeda è piena di gente dell’intelligence saudita,
americana, israeliana e naturalmente egiziana, e che come organizzazione
terroristica, da sola, non sarebbe in grado di fare praticamente
nulla». Secondo Nafeez Ahmed, uno dei più importanti studiosi di
terrorismo, è sconcertante l’episodio vissuto in Turchia alla vigilia
degli attentati: stupefatti, i poliziotti turchi, che l’uomo appena
arrestato come “terrorista islamico” non pregasse mai e gradisse la
carne di maiale. «Scusa, pensavamo che fossi un musulmano integralista».
E lui, ridendo: «Ma no, è solo una strategia della tensione».
Motivazioni che quest’anno hanno portato gli analisti indipendenti e i
parenti delle vittime a sfidare apertamente il governo Obama e il
mainstream, esibendo a Times Square una grande insegna per denunciare il
dettaglio più strano della strage di New York: il crollo della terza
torre, chiamata Wtc-7, collassata in caduta libera «sgonfiandosi come un
pancake» nonostante si trovasse a diversi isolati di distanza dagli
edifici colpiti dagli aerei. «Questa è fisica di alta scuola», denuncia
l’ingegnere strutturale Roland Angle nel video “ReThink911”. Rincara la
dose un collega, Jonathan Smolens: «Un edificio non può collassare in
caduta libera con quarantamila tonnellate di strutture di acciaio, e con
tutti i suoi sistemi strutturali interni, se non viene fatto esplodere
con una demolizione controllata». La versione del governo, ricorda “Rt”,
è che il fuoco degli incendi sviluppatisi all’interno degli uffici ha fatto in modo che l’acciaio delle 84 colonne si indebolisse e cedesse allo stesso momento. Dunque, chi è stato?
«Posso dirvi chi non è stato: di sicuro, non i 19 presunti
dirottatori degli aerei», afferma Jon Cole, uno delle migliaia di
esperti indipendenti che fanno parte di “Architects and Engineers for
9/11 Truth”. «È impossibile che quell’acciaio possa essere stato fuso
dagli incendi degli uffici, o dal carburante degli aerei, o dal collasso
stesso. È fisicamente impossibile, non può essere riprodotto in via
sperimentale. Sfida le leggi della fisica. Se mettiamo da parte la politica,
le nostre credenze e la religione, e ci limitiamo a utilizzare il
metodo scientifico, il Wtc-7 è, di base, un classico caso di demolizione
controllata in cui un edificio collassa su se stesso in caduta libera, e
precipita dritto dritto sulla propria superficie di appoggio. Questa è
l’unica spiegazione che possa essere coerente con tutte le prove
disponibili: la nano-termite, le microsfere di ferro, le alte
temperature rilevate nelle macerie, la caduta libera e l’accelerazione
uniforme delle torri, che sono venute giù con velocità costante e
uniforme, senza strattoni o scatti neanche quando le parti superiori
cedevano su quelle sottostanti».
Se non ci sono variazioni nella velocità di caduta, continua Cole, la
ragione non può che essere questa: «Qualcosa, all’interno, ha fatto
esplodere le torri, permettendo di accelerare uniformemente verso il
basso: l’unica cosa che ha senso, dal punto di vista scientifico, è che
le torri sono state fatte esplodere». Il tecnico ha preso di mira i siti
web del “National Geographic” e “Popular Mechanics”, che hanno tentato
disperatamente di dimostrare come 80 chili di nano-termite militare non
avrebbero potuto spezzare le colonne d’acciaio della struttura delle
torri. Jon Cole lo ha fatto, usandone appena mezzo chilo. La nota
ricercatrice Elizabeth Woodworth, scesa in campo con il gruppo
“Consensus 9/11”, conferma che il loro metodo è quello di utilizzare le
migliori pratiche della comunità scientifica, e sui risultati non ha
dubbi: il governo ha mentito, sempre “coperto” dalla pervicace reticenza
dei media. «Se le persone sapessero di queste ricerche, e le conoscessero, le troverebbero convincenti. Non s’è mai visto nessuno che abbia esaminato queste prove e che non abbia condiviso le conclusioni dei nostri studi, senza più cambiare idea».
Quantomeno, “Consensus 9/11” è riuscito a far modificare la versione
ufficiale del governo, che oggi ammette che la terza torre, il Wtc-7,
sia effettivamente collassata in caduta libera. David Chandler, un abile
sviluppatore di modelli, ha dimostrato che i piani superiori sono
precipitati senza incontrare alcuna resistenza. «C’è un solo modo in cui
ciò possa accadere, ed è quello di far sì che tutte le 84 colonne
portanti siano rotte allo stesso momento esatto», spiega Elizabeth
Woodworth. Un altro tecnico, il dottor Graeme Mc Queen, ha potuto avere
accesso ai dati del corpo dei vigili del fuoco di New York registrati
nei giorni dell’attentato. «Abbiamo quasi diecimila pagine di materiale
importantissimo, che raccoglie le dichiarazioni di testimoni oculari, e
tra questi – racconta Mc Queen – ho potuto individuare 118 persone che
hanno distintamente percepito esplosioni». A parlare sono «vigili del
fuoco che hanno dimestichezza con incendi ai piani alti, e che sono
abituati a incontrare fumo, esplosioni, caldaie, e tuttavia anche loro
usano parole come “bombe”: sono parole che non corrispondono alle cose
che ci si aspetterebbe di trovare in un incendio».
Tra chi pretende uno straccio di verità, dopo 12 anni di versioni
ufficiali che rasentano il ridicolo, c’è chi ha perso i propri parenti
nella strage di Manhattan. Bob Mc Ilvane, ad esempio, vuole sapere
perché l’autopsia del corpo di suo figlio Bobby ha stabilito che le
ferite mortali per cui è morto nella Torre Nord non siano affatto
coerenti con le fiamme di un incendio, ma con gli esplosivi. Eppure, la
conduttrice di un programma popolarissimo come Rachel Maddow lo ha
appena deriso, sostenendo che l’uomo non è solo “un cospirazionista”, ma
forse anche un infiltrato di Al-Qaeda. «Tutte queste nefande
cospirazioni su trame del governo per uccidere, complottare e nascondere
l’autentica verità, voglio dire, questa roba sarà ridicola, come è
sempre stata, ma è tanto ridicola quanto pericolosa», ha detto la Maddow
nel suo show sulla rete “Nbc”. «Mio figlio è morto, ed è morto a causa
di un’esplosione: posso provarlo oltre ogni ragionevole dubbio», protesta il padre di Bobby.
«Se però volessi dimostrarlo in un’aula di giustizia,
queste prove non potrebbero essere accettate», aggiunge Bob Mc Ilvane
ai microfoni di “Russia Today”, perché l’establishment non sarebbe in
grado di reggere all’imbarazzo. «E qui è il punto in cui abbiamo il
nostro problema: quando io dico, “bene, questo è stato un lavoro
dall’interno, mio figlio è morto per un lavoro sporco della nostra
amministrazione, perché qualcuno ha messo delle bombe e le ha fatte
esplodere”». Se il suo primo “nemico” è la Casa Bianca, il secondo è
l’anchorwoman Rachel Maddow. «Vorrei farla sedere in questa stanza, e
farle vedere quello che ho fatto vedere a voi, e poi le direi: “Tu,
brutta stronza, adesso dimmi che sono un teorico della cospirazione”.
Questo veramente dimostra quanto faccia schifo il nostro sistema dei media.
Non voglio definirla una puttana, ma è una puttana dell’informazione.
Guadagna più di un milione di dollari, e dice quello che le ordinano di
dire». Una giornalista di Philadelphia è stata molto franca col padre di
Bobby. Gli ha detto: «Lo sai bene Bob, come reporter, io sono il
problema, perché noi perdiamo il posto. Se io porto questa piccola cosa
che tu mi hai appena detto al mio caporedattore, lui la cestinerà
immediatamente. Quindi ti dico molto chiaramente che io non posso prendere la tua storia e scriverla. I padroni dei media non lo permetterebbero».
La stampa non ne parla, perché significherebbe instillare un dubbio
nella testa delle persone. Di chi è la colpa di tutto questo? «Il popolo
degli Stati Uniti ha le sue responsabilità – dice Bob Mc Ilvane –
perché la gente vuole solo credere e sentirsi dire che siamo brava
gente, che siamo un paese eccezionale, ed è proprio questo che fa il
governo, è molto machiavellico». Il padre di Bobby va oltre, guarda al
resto del mondo:
«Ora abbiamo la nostra Guerra al Terrore senza fine. Io so che cosa
stanno passando queste persone in Iraq, Siria, Libia, Afghanistan,
perché tutti loro stanno perdendo i loro bambini. E alla fine, di questo
si tratta: tutti stanno perdendo i propri familiari. E’ inferno allo
stato puro». Lo conferma Daniele Ganser, autore del libro “Gli eserciti
segreti della Nato”. L’accusa: anche se i media continuano a non parlarne, è ormai provato e ufficialmente documentato che decenni di attacchi
terroristici contro la popolazione – compresi quelli realizzati da
Gladio –sono stati in realtà organizzati dalla Cia, su ordine della Casa
Bianca.
«Grazie ai dati – dice Ganser – la gente comincia a capire che questo
è effettivamente avvenuto». Ma c’è ancora un ostacolo psicologico: «E’
molto difficile credere che queste cose stiano ancora accadendo, perché
si tratta di cattive notizie». Non è affatto piacevole prendere atto del
fatto che «il terrorismo può essere manipolato al fine di prendere il
controllo della popolazione, e di guidarla come se fosse un gregge di
pecore, letteralmente. E se qualcuno ti dice che sei una pecora, che ti
hanno ingannato e manipolato con operazioni terroristiche sotto falsa
bandiera, bene, si tratta di cose che nessuno davvero vuole sentirsi
dire». Proprio su questo sanno di poter contare, in partenza, gli
eventuali organizzazioni di stragi: se la verità è troppo enorme perché
sia accettata, è più facile che venga rimossa – è più rassicurante.
«Strategia della tensione in realtà significa che tu fai esplodere una
bomba, e dici che è stato il tuo nemico a farlo». Purtroppo non sono
soltanto analisi storiche, come quelle (anche giudiziarie) sulle
tragedie che hanno torturato l’Italia. «Le prove di cui oggi disponiamo –
assicura Ganser – ci dicono che questa strategia non è finita, e sta
andando avanti ancora oggi».
fonte: http://www.libreidee.org/2013/10/119-ora-lamerica-sa-che-il-governo-le-ha-mentito/
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