Al di là delle Alpi hanno capito che in Italia gli affari convenienti
non mancano. Storici marchi della moda, della ristorazione,
dell’industria: il made in Italy fa gola a molti stranieri che,
approfittando del disinteresse dell’Italia per i suoi tesori, riescono
facilmente a metterci le mani sopra e a sfruttarlo al meglio.
Da qualche tempo, ha avvertito oggi all’assemblea di Assopannelli il
presidente, Paolo Fantoni, nel mirino dei nostri vicini d’oltralpe sono
finiti anche gli alberi. L’esito di questo fenomeno è paradossale.
Ettari di bosco del bel paese che potrebbero servire a rilanciare
l’economia e l’impresa italiana vengono comprati da «aziende austriache,
francesi e slovene», che «dopo aver lavorato il legname ricavato nelle
proprie segherie, lo rivendono alle nostre imprese». Una beffa.
FORESTE SNOBBATE.
«Continuare
a considerare i nostri boschi poveri e scarsamente produttivi come
abbiamo fatto negli ultimi anni, si sta rivelando un grosso errore»
prosegue il presidente di Assopannelli. Alla fine, ne approfittano le
aziende dei paesi europei che per far fronte alla «forte riduzione della
materia prima legnosa», dovuta all’uso intensivo del legname per le
centrali a biomasse, si avventurano in Italia (Valtellina, Veneto,
Friuli), dove invece il patrimonio forestale è abbondante, ma
trascurato. I nostri vicini «hanno bisogno di lotti boschivi per
produrre legname di qualità», spiega Fantoni, e sanno che in Italia non
mancano. Siamo il più basso grado di autosufficienza
nell’approvvigionamento di materia prima legnosa e dipendiamo quasi
completamente dalle importazioni.
I BOSCHI ABBONDANO.
«Pur potendo
contare su un patrimonio forestale di circa 11 milioni di ettari»,
spiega Fantoni, pari a un terzo dell’intera superficie nazionale, «il
nostro Paese è in Europa quello con il più basso grado di
autosufficienza nell’approvvigionamento di materia prima legnosa».
Di tutte le foreste disponibili al taglio, solo il 2 per cento viene
utilizzato. «Da un’analisi delle potenzialità delle foreste italiane
risulta che la percentuale di utilizzo potrebbe quantomeno raddoppiare
(50-55 per cento), senza creare squilibri di carattere idrogeologico,
anche in considerazione di una media europea che si stima intorno al
65-70 per cento».
In pratica, ha detto il presidente di Assopannelli, i
boschi abbondano, ma lo sfruttamento è minimo, ad eccezione dei pioppeti
nella pianura padana. Il risultato? Importiamo legname, persino quello
dei nostri alberi. Eppure se si riuscisse a sviluppare la forestazione
in Italia avremmo due risultati: posti di lavoro, e rivitalizzazione di
zone boschive.
PUNTARE SULL’INTERNALIZZAZIONE.
Fantoni
ha sottolineato l’importanza che ha l’internalizzazione per le aziende
italiane che sfruttano legname come materia prima. L’esperienza di
Assopannelli e le aziende italiane con nazioni mediterranee, africane e
medio-orientali, avviata attraverso il progetto Mena, «ha dato risultati
formidabili» e per questo «occorre proseguire su questa strada».
All’Italia occorrono politiche che permettano lo sfruttamento delle
foreste per favorire la ripresa economica. «Nel 2013 è stato conseguito
un buon risultato, comunque», ha concluso il presidente: «Dopo tredici
anni di richieste, è stata finalmente varata l’estensione del bonus fiscale sulle ristrutturazioni, anche sugli arredi».
Fonte: Tempi
http://www.losai.eu/gli-stranieri-comprano-i-nostri-boschi-e-poi-ci-rivendono-il-legno-beffa-allitalia/
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