Il complesso venne inaugurato da Vittorio Emanuele III il 4 giugno 1911,
in occasione dell'Esposizione internazionale per i cinquant'anni
dell'Unità d'Italia
L'architetto marchigiano Giuseppe Sacconi presenta il suo progetto e vince.
L'idea di Sacconi si ispirava a grandi complessi classici come l'Altare di Zeus a Pergamo e il tempio di Palestrina. L'idea era quella di dar vita ad un grande spazio, alla stregua di un 'foro' aperto ai cittadini, una specie di piazza sopraelevata nel cuore della Roma imperiale, simbolo di un'Italia unita dopo la Roma dei Cesari e dei Papi.
Esso fu concepito come tempio centrale della «seconda religione»
italiana, quella laica, massonica e anticlericale.
L’idea è di Giuseppe Zanardelli (1826-1903), uomo politico fra i più massoni della storia d’Italia. Di lui si racconta che, in un momento di polemiche sui troppi parlamentari massoni, si tolse il cappotto a Montecitorio rivelando a tutti il grembiulino massonico.
Sacconi era un personaggio complesso. Nipote del cardinale Carlo Sacconi (1808-1889), più tardi lavorò ai restauri di Loreto e rimase sinceramente colpito dal mistero della Santa Casa, il che non gli impedì di professare idee politiche liberali e di lavorare come architetto eclettico, spesso pronto a compiacere i committenti.
Per il memoriale al primo re d’Italia, Vittorio Emanuele II (1820-1878), Zanardelli scartò tutti i progetti che avessero sia pur minimi riferimenti al cristianesimo, e scelse quello del giovane architetto marchigiano Giuseppe Sacconi (1854-1905),perché:
1) la simbologia era del tutto pagana – l’Altare della Patria, cuore del monumento, è dedicato alla Dea Roma
2) e perché, tranne il re defunto, il progettista non prevedeva statue di persone ma solo – molto massonicamente – d’idee: l’Economia, la Libertà, l’Unità.
Il fatto poi che per costruire il Vittoriano si demolirono:
la torre medievale di Paolo III (1468-1549), il Papa che convocò il Concilio di Trento,
e i tre magnifici chiostri del convento dell’Ara Coeli fu celebrato come un trionfo del progresso sull'oscurantismo del passato.
L'idea di Sacconi si ispirava a grandi complessi classici come l'Altare di Zeus a Pergamo e il tempio di Palestrina. L'idea era quella di dar vita ad un grande spazio, alla stregua di un 'foro' aperto ai cittadini, una specie di piazza sopraelevata nel cuore della Roma imperiale, simbolo di un'Italia unita dopo la Roma dei Cesari e dei Papi.
| G.Zanardelli |
L’idea è di Giuseppe Zanardelli (1826-1903), uomo politico fra i più massoni della storia d’Italia. Di lui si racconta che, in un momento di polemiche sui troppi parlamentari massoni, si tolse il cappotto a Montecitorio rivelando a tutti il grembiulino massonico.
Sacconi era un personaggio complesso. Nipote del cardinale Carlo Sacconi (1808-1889), più tardi lavorò ai restauri di Loreto e rimase sinceramente colpito dal mistero della Santa Casa, il che non gli impedì di professare idee politiche liberali e di lavorare come architetto eclettico, spesso pronto a compiacere i committenti.
Per il memoriale al primo re d’Italia, Vittorio Emanuele II (1820-1878), Zanardelli scartò tutti i progetti che avessero sia pur minimi riferimenti al cristianesimo, e scelse quello del giovane architetto marchigiano Giuseppe Sacconi (1854-1905),perché:
1) la simbologia era del tutto pagana – l’Altare della Patria, cuore del monumento, è dedicato alla Dea Roma
2) e perché, tranne il re defunto, il progettista non prevedeva statue di persone ma solo – molto massonicamente – d’idee: l’Economia, la Libertà, l’Unità.
Il fatto poi che per costruire il Vittoriano si demolirono:
la torre medievale di Paolo III (1468-1549), il Papa che convocò il Concilio di Trento,
e i tre magnifici chiostri del convento dell’Ara Coeli fu celebrato come un trionfo del progresso sull'oscurantismo del passato.

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