100 casi clinici di guarigioni dopo la bonifica dei focus dentali.
I motivi per cui le estrazioni di questi denti danno
luogo a guarigioni di diverso tipo in un gran numero di disturbi sono
riconducibili alla morfologia del cranio oggi, che è diversa da quella
che era nel 3000 a.C. o nel 500 a.C.
Per come la morfologia è oggi, la comparsa dei denti
del giudizio è destinata a verificarsi in una zona con un eccezionale
grado di innervamento, dove passano ben quattro meridiani di agopuntura e
dove si verificano quasi immancabilmente dei problemi di spazio. Le
“spine irritative” che ne possono derivare sono dei seguenti tipi:
- eruzioni incomplete dei denti del giudizio,
- spostamenti di asse dei denti del giudizio,
- interferenze della corona dentale dell’ottavo sulla gengiva del ramo ascendente dell’osso mandibolare,
- interferenze delle radici sull’area del nervo mandibolare,
- modifiche negative sul dente stesso, che spesso ha un’apertura radicolare minima per cui presto il dente muore. Spesso si vedono radici arrotondate, piccole o deformate degli ottavi,
- modifiche negative apportate dal dente sull’osso (osteiti),
- modifiche negative apportate dal dente del giudizio sul dente adiacente.
Una giovane cui stanno spuntando i denti del giudizio
inizia a soffrire di mal di testa. Il medico non solo non è pronto a
riconoscere questa eventualità, ma anche protraendosi per anni il
problema dei mal di testa non ha nemmeno l’iniziativa di sospettare i
denti del giudizio che sono rimasti nelle situazioni più incongrue.
Un gran numero di persone hanno dovuto soffrire
inutilmente di mal di testa con questa eziologia. Increduli ed
amareggiati, ci viene da chiedere com’è possibile che questo fattore
causale dei denti del giudizio impattati rimanga così poco conosciuto?
Non solo i medici non sospettano niente, ma persino
molti dentisti ignorano sistematicamente questa correlazione. Nella
speranza di rendere giustizia a queste tragedie inutili che s’installano
nella vita di parecchie persone, diamo qualche esempio.
Le figure 48 e 49 evidenziano lo stato abbastanza
complicato sia del dente del giudizio inferiore a sinistra che di quello
a destra della signora A.J., di Barcelona, 29enne madre di due bambini.
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Le erano iniziati dei mal di testa leggeri all’età di
22 anni, che le erano stati trattati con i soliti farmaci. Per
migliorare la diagnosi erano stati fatti vari test, ma senza che
potessero essere evidenziate anomalie di alcun tipo. Nel corso degli
anni il dolore era aumentato fino a diventare una cefalea cronica.
Effettuammo un’iniezione di procaina in corrispondenza del dente del
giudizio sinistro che ebbe come effetto la cessazione dei dolori per
alcune ore.
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Inoltre il punto della terza vertebra cervicale che
corrispondeva a questo dente risultava estremamente doloroso alla
pressione con le dita. Con l’estrazione del dente del giudizio sinistro i
mal di testa scomparvero in maniera istantanea. Però comparvero di
nuovo tre mesi dopo. Insuccesso? Assolutamente no! Dovevamo ancora
togliere il dente del giudizio a destra che pure era messo male
(fig.49). La paziente non ha mai più avuto mal di testa dal momento di
questa seconda estrazione.
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Il fenomeno della carenza di spazio per i denti del
giudizio ha importanti implicazioni per lo stato di salute
dell’individuo. Spesso il dente del giudizio è presente insieme ad una
“peri-coronite”, ovvero una tasca gengivale nello spazio marginale
posteriore.
Questa situazione prende il primo posto tra le varie possibili situazioni di infezione orale come causa di disturbi a distanza.
Negli anni in cui avevamo fatto ancora poche
osservazioni in questo campo, arrivò da noi la signora N.F., 26enne, di
Logroño, inviataci dal Dr. B. Dopo aver subito un
aborto presentava costantemente febbricole intorno ai 37°C e dolori gastrici.
Notammo questo dente del giudizio che per il così poco spazio era quasi
poggiato al ramo ascendente della mandibola (figura 57). A quel tempo
ancora non sapevamo niente delle pericoroniti e dei loro effetti di
disturbo sull’intero organismo.
Ad un certo punto, dopo vari anni di pratica abbiamo
raggiunto un notevole grado di sicurezza. Un impiegato della compagnia
telefonica era venuto a casa mia per controllare il funzionamento di
un’installazione telefonica! Mentre lavorava sulla scala mi disse che
per guardare da un lato o dall’altro non gli riusciva di muovere solo la
testa, doveva ogni volta girare tutto il corpo. Quando scese dalla
scala e mi lasciò palpare
le vertebre cervicali, constatai la presenza di punti dolorosi alla pressione, in particolare
sulla terza vertebra, che è in relazione a focus presenti a livello di
denti del giudizio. Prima che se ne andasse lo invitai a bere una birra,
ma lui declinò spiegando che a causa di un’affezione epatica
non poteva consumare bevande alcoliche. E aggiunse che aveva già fatto
75 iniezioni e aveva preso centinaia di pasticche, che però non avevano
sortito ancora alcun risultato. Gli chiesi allora di accompagnarmi in
studio dove volevo fargli alcune radiografie. La dentatura era perfetta,
non c’erano carie, l’unica cosa di rilievo era un dente del giudizio
impattato dietro alla quale si osservava alla radiografia una
distruzione ossea causata da una pericoronite cronica (figura 43).
Negli anni il nostro modo di porci davanti alla
malattia è cambiato sostanzialmente. Anche il nome altisonante di una
malattia, che nel caso appena detto era l’epatite cronica, non riesce a
disturbarci o farci uscire dal binario dell’esplorazione dei focus
dentali nei nostri pazienti. La medicina tende a dare ai disturbi dei
nomi vincolanti, nomi che automaticamente suggeriscono quali modalità
terapeutiche riconosciute sono indicate. Senza voler mancare di rispetto
ad una certa malattia, noi suggeriamo di eseguire prima un lavoro
esplorativo sui focus dentali e poi dopo, se eventualmente rimane ancora
qualcosa da curare, mettersi sul binario dei focus intestinali e solo
alla fine trattare eventualmente la malattia come un’ entità a sè
stante.
Concretamente, il primissimo caso che ci capitò, quindi quello che ci aprì gli occhi, fu quello dei dolori di carattere reumatico di una tale M.S.B. nostra
paziente. La donna soffriva anche di una sindrome cervicale. Le era
stato prescritto ogni possibile farmaco senza risultati. La chiave di
svolta fu quando la paziente riferì che il dente del giudizio le aveva
iniziato a causare fastidio alla mascella. In effetti era posizionata
nel pieno del ramo ascendente della mandibola, quindi abbastanza in
fondo. Su sua richiesta lo estraemmo. Giacché né lei né nessuno di noi
lo relazionava con la sindrome cervicale, fu con grande stupore da
ambedue le parti quando accertammo la cessazione di ogni fastidio, anche
di quelli reumatici, già dal giorno successivo. Precedentemente avevamo
estratto i denti devitalizzati, ma senza aver ottenuto alcun
miglioramento. Avevamo curato le carie, avevamo tolto i metalli, e
ancora nessun miglioramento! Il dente del giudizio era posizionato
abbastanza diritto e non ci era mai venuto in mente di metterlo in
discussione, anche perché pensavamo di utilizzarlo come supporto per le
protesi dentali di cui aveva bisogno. A quel tempo non avevamo ancora
mai preso in considerazione l’argomento dei focus dentali da denti del
giudizio.
Appassionandoci all’argomento abbiamo fatto ulteriori
ricerche. Come si osserva dalla figura 9, la bocca oggi si sviluppa in
un modo tale che il ramo ascendente dell’osso mandibolare finisce
purtroppo per ospitare i denti del giudizio. Questo non era vero per le
mandibole del 3000 a.C. (figura 4) e quelle del 500 a.C. (figura 6) in
cui esisteva un ampio spazio libero dietro il dente del giudizio, prima
ancora che iniziasse il ramo ascendente dell’osso mandibolare. Una prima
significativa riduzione dello spazio retromolare si notava già verso il
900 d.C. e il 1200-1300 d.C (figure 7 e 8).
3000 a.C
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500 a.C.
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900 d.C.
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1200- 1300 d.C.
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Senz’altro avrete sentito parlare dei tentativi di
creare spazio per i denti del giudizio andando ad estrarre i secondi
molari. Oppure a volte sono i primi premolari ad essere sacrificati
affinché il dente del giudizio abbia spazio quando esce. Una qualsiasi
mutilazione della dentatura con questi tentativi di creare spazio è un
errore madornale. I denti del giudizio inferiori infatti, nonostante
queste contromisure, non arrivano mai a disporsi parallelamente agli
altri denti, dando vita spesso e volentieri ad anomalie occlusive, ma
soprattutto finendo per creare ancora più interferenze della situazione
normale, essendo presenti in una zona in cui passa il canale mandibolare e ben quattro meridiani di agopuntura.
Quindi la scelta corretta è quella di estrarre i
denti del giudizio. Però, proprio se uno arriva ad una tale decisione
dev’essere avvisato di un possibile gravissimo errore che non di rado
viene commesso dal dentista e che compromette la corretta
riossificazione dell’area degli ottavi.
L’obiettivo dell’estrazione dei denti del giudizio
dovrebbe essere non solo l’allontanamento dell’ingombro delle radici di
un dente malposizionato, ma anche l’eliminazione di ciò che il dente e
la periconite si lasciano dietro, ovvero l’osso adiacente non sano,
molliccio. Insomma l’obiettivo è una buona ossificazione del sito
dell’ottavo.
L’ossificazione dietro i secondi molari
quindi dipenderà dall’attenzione a ciò che rimane nella ferita aperta
con l’estrazione: se rimangono il periodonto o zone di osso molliccio,
queste devono essere allontanate quanto più possibile, cosicché l’osso
possa ricrescere. A dire il vero l’ossificazione sarà tanto migliore e
tanto più salda, quanto più giovane è la persona sulla quale si effettua
l’estrazione degli ottavi malposizionati.
Nella figura 39 vedete tre focus dentali uno vicino
all’altro e cioè: un dente del giudizio era uscito storto e stava
facendo pressione sul secondo molare. Secondo focus: proprio questo
dente adiacente era stato devitalizzato ma si era reinfettato. Infine,
terzo e ultimo problema, c’era un’osteite intorno al dente del giudizio e
una rarefazione ossea intorno al secondo molare.
M.A.R., 45enne imprenditrice di Lloret de Mar,
soffriva da anni di un eczema ed ipercheratosi ad entrambe le mani, che
ricompare in modo ricorrente e che viene trattato con le solite pomate
senza grossi risultati. L’ortopanoramica mostra quattro denti del
giudizio impattati. Poiché generalmente sono i denti del giudizio
superiori ad essere in relazione con problemi delle estremità superiori,
abbiamo iniziato con l’estrazione con quello del lato sinistro dove
c’era una risposta dolorosa maggiore alla test di pressione sulle
vertebre cervicali. La donna ebbe un buon miglioramento pochi giorni
dopo questa prima estrazione. Dopo un anno qualche disturbo aveva
iniziato a ripresentarsi e così torna da noi. Convinta dall’esito della
prima estrazione, la paziente accettò l’estrazione del dente del
giudizio impattato dal lato opposto. Per l’esperto è una soddisfazione
particolare lavorare con questi pazienti abbastanza convinti, che sanno
apprezzare il valore del lavoro svolto e che sono d’Accordo quando noi
proponiamo la tesi: “Meglio prevenire che curare!”
La figura 42 mostra un dente del giudizio carente di
spazio (coperto in gran parte dalla gengiva) insieme con una profonda
borsa retromolare. Il paziente era J.M., 30enne, imprenditore di Hostalrich, con forti dolori di spalla.
I
disturbi erano stati trattati secondo la prassi, cioè con analgesici e
creme anti-reumatismi che però non avevano apportato il benché minimo
sollievo. In casi come questo, la rimozione esclusivamente della tasca
dentale sarebbe ovviamente inutile, insufficiente. Ma anche la stessa
estrazione del dente non sarebbe sufficiente per far sparire il problema
neurale se uno non provvede anche a curettare bene la zona settica che
si è formata sull’osso accanto al dente. Avendo operato nel modo
corretto abbiamo conseguito una completa scomparsa dei dolori alla spalla con nessuna ricaduta da segnalare in un periodo di osservazione di 15 anni.
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In alcuni libri o articoli non di rado ci si imbatte
in frasi del tipo: “Se il molare interessato non presenta sintomi, non è
necessario procedere alla sua eliminazione”.
I denti del giudizio a dire il vero hanno la capacità
di creare osteiti che sfuggono all’analisi con ortopanoramica. Decisiva
è piuttosto l’osservazione della loro posizione. Per questo ho voluto
presentare questa analisi degli spazi retromolari nei millenni. I nostri
risultati clinici ci dicono che c’è un ampio range di problematiche in
cui la valutazione sui denti del giudizio dev’essere fatta nel modo più
serrato possibile (come abbiamo detto e come mostreremo con ulteriori
esempi), non bisogna solo aspettare di vedere un’infezione apicale.
La sig.na M.T., 15 anni, di Lloret de Mar soffriva di dolori paravertebrali e alla nuca da alcuni mesi, più precisamente in corrispondenza delle vertebre
cervicali C2 e C3, in ambo i lati, con un’intensità leggermente maggiore
sul lato sinistro. Alla radiografia trovammo tutti i denti sani e senza
nessuna carie. Notammo subito che le radici del dente del giudizio a
sinistra avevano un deficit di sviluppo, terminavano a forma
semi-sferica. Inoltre erano posizionate nell’area del canale
mandibolare. Si notava inoltre un principio di osteite marginale
retromolare con rarefazione ossea.
Estratto questo ottavo di sinistra ci fu un netto
miglioramento. Tuttavia i fastidi tornarono dopo un paio di mesi.
Fallimento? Assolutamente no: semplicemente, avevamo estratto il dente
del giudizio da un solo lato, laddove dalle analisi risultava la stessa
situazione da entrambi i lati. Questo esempio è un classico, abbiamo
visto dinamiche simili in innumerevoli pazienti: miglioramento seguito
di li ad alcune settimane da una recidiva, che significava solo che era
presente più di un focus.
Avvertire per tempo i pazienti su questa eventualità
credo sia una buona idea, altrimenti potrebbero pensare erroneamente che
i focus dentali non c’entrino con i loro problemi, mentre invece è
necessario serrare le fila sulla ricerca di focus. In questo caso fu
sufficiente l’estrazione del dente del giudizio a destra per giungere
alla completa guarigione. Cefalee nella signora C.C., 22enne di Lloret de Mar. Durante questi attacchi settimanali di emicranie che duravano fino a 3 giorni, con altri disturbi che sempre li
accompagnavano doveva rimanere tutto il giorno nella completa oscurità, a
letto, pallidissima e con fortissime cefalee. L’ortopanoramica mostrava
i due denti del giudizio in basso entrambi ritenuti (figura 36), altri
focus dentali non ce n’erano.
Per quanto riguarda il dente del giudizio a destra,
era capitato che una radice fosse andata ad appoggiarsi sulla lamina
ossea superiore del canale mandibolare, cosa che fu verificata da una
TAC.
Quante difficoltà potrebbero essere prevenute se si
pensasse a questi campi di disturbo andandoli ad eliminare per tempo! La
paziente restò libera da emicranie per quattro mesi, tranne forse
qualche piccolo disturbo che era dovuto alla presenza di un secondo
molare di sinistra devitalizzato. Ma quando andammo ad eliminare anche
l’altro dente del giudizio ritenuto, le cefalee e gli altri disturbi
secondari scomparvero. Più tardi comunque estraemmo anche i denti del
giudizio dell’arcata superiore.
Problemi intestinali cronici nella signora M. Sol,50enne,
casalinga di Tossa de Mar. Sebbene avesse avuto questi problemi per
molti anni, nell’ultimo periodo la situazione si era aggravata così
tanto che si era fatta convincere dal Dr. Bo a seguire i nostri
consigli. Aveva iniziato ad accusare anche dolori alle articolazioni dei
polsi (soprattutto sulla destra). Esaminando l’ortopanoramica vedevamo
dei denti del giudizio assolutamente sani (figura 93). Con una sonda
della gengiva ci capitò di trovare una tasca situata dietro al secondo
molare superiore, tra la gengiva e il dente del giudizio. Al momento
dell’estrazione di questo dente scoprimmo una radice palatina necrotica
che aveva causato nell’osso un’amplissima osteite con tuberosità.
Le nostre osservazioni cliniche ci dicono che non basta dare un’occhiata alla radiografia per smettere di sospettare la presenza di focus dentali. Nel caso appena descritto l’assenza assoluta di anomalie dalla lastra ci avrebbe indotto in errore. |
Andare a “caccia del granuloma” è uno strumento ma
non è l’unico, molte difficoltà del sistema di regolazione dipendono da
campi irritativi che non sono granulomi dentari. Ma anche quando la
bonifica dentale da sola non è sufficiente per ottenere una soluzione, è
comunque necessaria. La caccia del granuloma ad ogni costo è
giustificata anche dal fatto che i denti compromessi spesso si lasciano
dietro delle degenerazioni ossee notevoli e queste poi contribuiscono al
blocco del sistema di regolazione. Quindi con l’eliminare un dente
focale un risultato certo almeno lo otteniamo: la prevenzione della
degenerazione ossea che negli anni viene lasciata sull’osso e che
potrebbe finire per compromettere i denti adiacenti, se non anche avere
degli effetti negativi a distanza nell’organismo. Noi almeno abbiamo
sposato questa filosofia: togliere ciò che è compromesso per non perdere
la salute dei denti e dell’osso adiacenti.
Sofferenza cervicale e occipitale destra nel signor E.D., 63enne di Madrid. I dolori erano lancinanti.
L’ortopanoramica mostrava un dente del giudizio con una zona adiacente di tuberosità ossea. Facemmo una prova con un’iniezione di neuralterapia in quella zona coinvolta e questo fece sparire rapidamente i dolori occipitali fino alla nuca. Vedete con quale facilità con un paio di gocce di anestetico si può evidenziare la correlazione causale. La sindrome cervicale scomparve completamente a seguito dell’estrazione del dente del giudizio e il curettaggio della rarefazione ossea e dell’osteite circostante.
Mi domando se con questi problemi, in cui la causa focale è così precisa come abbiamo visto ora, ci sia anche la possibilità di ottenere una guarigione definitiva con altri metodi di guarigione. Ma certo essere informati sui focus dentali rende tutto molto molto più facile.
L’ortopanoramica mostrava un dente del giudizio con una zona adiacente di tuberosità ossea. Facemmo una prova con un’iniezione di neuralterapia in quella zona coinvolta e questo fece sparire rapidamente i dolori occipitali fino alla nuca. Vedete con quale facilità con un paio di gocce di anestetico si può evidenziare la correlazione causale. La sindrome cervicale scomparve completamente a seguito dell’estrazione del dente del giudizio e il curettaggio della rarefazione ossea e dell’osteite circostante.
Mi domando se con questi problemi, in cui la causa focale è così precisa come abbiamo visto ora, ci sia anche la possibilità di ottenere una guarigione definitiva con altri metodi di guarigione. Ma certo essere informati sui focus dentali rende tutto molto molto più facile.
Nefrite in un C.B., una commerciante 30enne di Lloret de Mar. La paziente aveva passato l’ultimo mese a letto senza che nessuna
terapia avesse potuto migliorare il suo stato. Poiché avevamo a
disposizione una sua radiografia (figura 40), spiegammo che secondo noi
c’era una possibile causa, ovvero un dente del giudizio ritenuto che
sembrava infetto e la pressione neurale che esercitava sul canale
mandibolare. L’estrazione di questo dente in effetti pose fine sia alla
nefrite che alle febbricole basse cui la paziente andava sempre
incontro. Non ci sono state ricadute nel periodo di osservazione di 26
anni. Pensate che la paziente fu trattata da un famoso specialista che
però, ignorando del tutto il discorso dentale, curò l’organo e la
patologia nel modo migliore che conosceva che però non eliminava il
fattore causale e quindi risultava di poco aiuto.
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Sono i denti del giudizio impattati a dover essere
sospettati in casi di questo tipo. Infatti se uno si limitasse solo a
rimuovere le tonsille, i problemi continuerebbero a ripresentarsi di lì a
poco, perché il focus primario era a livello dei denti impattati.
Tuttavia, poiché i denti non fanno male e nemmeno sembrano dar fastidio,
ricevono poca attenzione.
Poliartrite reumatica in J.V., 35enne di Barcelona.
Era un problema di vecchia data che era stato trattato a lungo con
tutti i tipi di anti-reumatici e soprattutto con cortico-steroidi. Il
paziente presentava una sindrome di stanchezza cronica e una diminuzione
delle capacità di movimento di tutte le articolazioni. L’ortopanoramica
mostrava un’incredibile distruzione in corrispondenza dei denti del
giudizio inferiori (figura 35). La terapia consistette dell’eliminazione
di questi due denti del giudizio e del curettaggio dell’area adiacente
che era pesantemente degenerata. Il miglioramento non fu immediato,
secondo noi a causa dell’intossicazione derivante da tutte quelle cure
farmacologiche precedenti. Ma alla fine era completamente libero dai
reumatismi articolari. Vorrei inoltre menzionare che prima che arrivasse
da noi, altri dentisti gli avevano fatto i complimenti per l’assenza di
patologia dentaria dopo aver visto la sua ortopanoramica!
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Cecità all’occhio sinistro nel signor J.E., 60enne, contadino di Cassà de la Selva.
Proprio a sinistra riscontrammo una profonda borsa retromolare sull’arcata inferiore. La cecità dell’occhio sinistro guarì del tutto a seguito del nostro intervento di estrazione di quel dente del giudizio e soprattutto del curettaggio delle grosse anomalie che trovammo nell’osso sottostante. Facemmo esaminare la sostanza ossea estratta anche al microscopio, ottenendo un responso patologico al 100%.
Proprio a sinistra riscontrammo una profonda borsa retromolare sull’arcata inferiore. La cecità dell’occhio sinistro guarì del tutto a seguito del nostro intervento di estrazione di quel dente del giudizio e soprattutto del curettaggio delle grosse anomalie che trovammo nell’osso sottostante. Facemmo esaminare la sostanza ossea estratta anche al microscopio, ottenendo un responso patologico al 100%.
Un’estrazione del dente del giudizio fatta senza
l’allontanamento dell’osso compromesso può portare complicazioni a medio
e lungo termine, oppure finanche impedire la guarigione totale della
patologia per cui si era arrivati alla decisione di effettuare
l’estrazione. Per questo, se uno veramente ci tiene al successo di una
terapia, qualsiasi essa sia, bisogna pensare ad eliminare i campi di
disturbo. Nel caso dell’estrazione dei denti del giudizio, bisogna
ispezionare molto bene il sito dell’estrazione e anche con dei probi che
verifichino l’esistenza di osso sano, quindi solido. Nei pazienti di
una certa età aumentano sia la frequenza di queste problematiche che
abbiamo appena descritto e sia le implicazioni.
J.T., 35enne professore di educazione física di Barcellona, inviatoci dal Dr. B., soffriva già da parecchi anni di un’orticaria progressiva,
che era stata trattata sintomaticamente con vari farmaci tradizionali.
L’intensità era tale che doveva prendere quotidianamente 80 milligrammi
di corticosteroidi, trattamento che rendeva tollerabile gli intensi
pruriti ma che gli avevano causato un forte aumento di peso.
L’ortopanoramica rivelava la presenza di rimasugli di radici di denti
nell’osso mascellare. Ma né l’estrazione di queste né le punture di
neuralterapia con procaina avevano dato miglioramenti sul fronte
dell’orticaria.
Michelle R., 17enne di Neuchâchtel.
All’età di 8 anni aveva avuto il primo episodio importante di psoriasi.
Furono effettuati innumerevoli test e analisi allergiche, venne
sospettata un’ipersensibilità alle proteine. Nel corso degli anni la
situazione peggiorò e il problema compariva ad ondate, diventando sempre
più un eczema generalizzato a forte carattere pruriginoso, accompagnato
da altri sintomi secondari. La giovane veniva spesso in vacanza in
Costa Brava. Ma appunto a 17 anni, durante il soggiorno qui in Spagna
nell’estate 1968, le sue condizioni si aggravarono tanto che,
parallelamente all’eczema, fecero la loro comparsa insonnia e turbe
digestive, mentre in viso aveva qualcosa come un edema di Quincke (i.e.
angioedema). Le furono da noi iniettate alcune gocce di anestetico
“Impletol” in corrispondenza dei denti del giudizio inferiori. Questo
trattamento molto semplice fu da noi praticato proprio nel momento di
massima sintomatologia – con strazianti attacchi di prurito, insonnia,
turbe digestive, debolezza etc, Le iniezioni (che possono essere
praticate anche con la procaina) vennero ripetute per due intere
settimane un giorno si e uno no. Il risultato fu convincente:
scomparvero i pruriti e i sintomi allergici, così come l’insonnia.
Questo trattamento fu realizzato a mero titolo di “prova”. Avvisammo la
paziente che non appena avesse trovato una motivazione sufficiente, per
esempio al ripresentarsi della malattia, avrebbe dovuto chiedere
l’estrazione dei denti del giudizio.
Le figure 26, 27, 28 e 29 mostrano i quattro denti
del giudizio, impattati e molto in ritardo nel loro sviluppo rispetto
alla sua età. Questi denti stavano inoltre causando una forte
infiammazione delle tonsille, con abbondante secrezione di pus
all’esercizio della pressione su di esse.
Soffriva di sindrome cervicale il Dr. H., 60enne della Baviera. La condizione era molto dolorosa con prevalenza a
sinistra. Sua moglie era dentista. Ogni tentativo con la medicina aveva
fallito. Una delle indagini che facciamo di routine è quella della
pressione delle vertebre cervicali. La terza vertebra cervicale dava un
risultato positivo (cioè era dolorosa alla pressione). La terza vertebra
corrisponde ai denti del giudizio. A sinistra in basso il dente del
giudizio era situato proprio nel ramo ascendente mandibolare, ma per il
resto era in asse. Come prima cosa gli consigliammo di far rimuovere il
dente del giudizio a sinistra, preannunciando che in quel modo i dolori
sarebbero spariti. Nel giro di un anno il medico ci fece sapere che la
nostra diagnostica era stata fenomenale, infatti i disturbi sparirono
del tutto nel momento in cui fece togliere quel dente.
È molto difficile contestare un approccio terapeutico
che ha prodotto ottimi risultati, no? Perciò non potete nemmeno
biasimarci per il fatto di proporre e riproporre questo discorso delle
bonifiche dentali. Semplicemente anche noi ci siamo dovuti arrendere ai
risultati che la metodica ha dimostrato di poter assicurare numerose
volte.
Abbiamo potuto notare che tutto dipende dal tempo.
Quando questa forma di terapia arriva al paziente con grande ritardo,
dopo che ha sofferto a lungo della malattia e i disturbi si sono
cronicizzati, allora il sistema di regolazione è bloccato e la cura non è
immediata e semplice.
C’è poi la contestazione dello scettico che contesta
che alcune persone non sembrano proprio soffrire di questi denti del
giudizio anche quando sono posizionati in modo problematico. Mi viene in
mente allora un detto di stampo meteorologico in cui si parla dei
matrimoni: “All’inizio cielo sereno, poi nuvoloso, più tardi deboli
piogge.” A questo punto servirà avere l’ombrello, anche se magari prima
non era stato necessario.
Sindrome cervicale in P.P., donna di 20 anni di Lloret de Mar.
I dolori cervicali s’intensificavano quando effettuava piccoli lavori.
Non accusava altri disturbi. I dolori scomparvero dopo l’estrazione del
dente del giudizio in basso (figura 45), anche se permaneva un leggero
fastidio per cui durante i piccoli lavori doveva inclinare il capo
leggermente in avanti. Ma questo era dovuto al fatto che non avevamo
ancora estratto l’altro dente del giudizio inferiore sul lato opposto.
Appena lo facemmo, ottenemmo la scomparsa di un altro campo di disturbo e
con esso la sintomatologia scomparve del tutto.
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Vediamo un altro esempio di questo.
Gastrite cronica in J.Av., 25enne, titolare di una macelleria a Blanes. Il paziente aveva una costituzione fisica molto forte, ma la sua gastrite continuava a non rispondere ad alcuna terapia. L’ortopanoramica in questione permetteva l’osservazione di alcune particolarità (figura 47). Da una parte si osserva si vedeva una borsa settica lungo il margine del dente del giudizio, e immediatamente sottostante ad essa si apprezzava una condensazione dell’osso, segnale di una reazione difensiva: l’organismo cercava d’impedire l’invasione mediante una densificazione. Ma sul ramo ascendente del ramo mandibolare osserviamo anche una zona d’irritazione (la semisfera) che io considero un campo di disturbo puramente neurale. Ebbene in questi casi il nostro consiglio è di dare più attenzione agli effetti patogeni di quest’ultimo fenomeno, sebbene ognuno dei due campi di disturbo potenzi l’altro. L’estrazione apportò un miglioramento immediato, duraturo nel periodo di osservazione di 20 anni. Insomma non siamo solo nell’ambito delle teorie, ma la nostra ipotesi fu confermata dai risultati clinici. |
Come si può notare dai due casi appena presentati,
una stessa causa, ovvero la “spina irritativa” derivante dai denti del
giudizio impattati, va a causare reazioni che dipendono dal paziente,
dal suo organismo, dalle sue difese e dalle sue predisposizioni. La
terapia di medicina funzionale hanno a che fare con le possibili cause e
presentano un minimo di difficoltà perché non si può far riferimento ad
una reazione standard. Se uno è abituato a far riferimento ad una
reazione standard, come quella che si ottiene quando si somministra un
antibiotico o un altro farmaco, rimarrà deluso e non avanzerà molto
nella comprensione dei campi di disturbo. Nel proseguimento di questa
relazione cercheremo comunque di procedere mettendo uno accanto
all’altro le guarigioni che si assomigliano.
Vediamo ora una serie di guarigioni da problemi a
carico della colonna vertebrale. Ernie del disco, usura dei dischi tra
le vertebre algie lombari e sciatiche sono quadri clinici che rispondono
spesso alla bonifica dei denti del giudizio.
P de B, Barcelona, a partire dai 22 anni di età ha
iniziato a soffrire di forti dolori lombari che arrivavano fino a giù
causando sciatica. Non se ne riusciva capire la causa. Ebbene quando
venne da noi uno sguardo all’ortopanoramica ci bastò. In questo caso non
portammo avanti alcun test con neuralterapia. Procedemmo all’estrazione
dei due denti del giudizio inferiori impattati. Perché con questi campi
di irritazione, prima o poi, causano disturbi e in quel caso esiste una
sola terapia, cioè l’estrazione. La donna non ha avuto nessuna recidiva
da allora e nel periodo di osservazione di 18 anni ha dato luce a
cinque bambini sani.
R.S., 64enne. avvocato di Madrid, inviatoci dal Dr. P.P soffriva di sciatica.
La malattia resisteva a tutti i tentativi terapeutici. Il paziente
aveva anche visto degli oncologi per numerosi altri problemi di cui non
si riusciva a capire la natura. Insomma, era tutto un po’ misterioso.
C’erano quattro denti del giudizio ritenuti (figure 32 e 33). Quando
togliemmo i due in basso il paziente guarì dalla sciatica. Trascorsi due
anni, apparvero di nuovo leggeri disturbi. Eliminando i due denti del
giudizio superiori i disturbi sparirono di nuovo ed in modo definitivo
(tempo di osservazione: nove anni).
Il paziente era un milionario, presidente di una fondazione dedicata alla ricerca, non si era fatto mancare il parere di nessun medico famoso, ma la soluzione la trovò solo nella teoria dei focus dentali.
In questo caso abbiamo usato un’ampolla di Siero di
Ganslmeyer 800 per un test di neuralterapia, iniettato sottocute nella
zona perturbata di prima mattina. Nel giro di un’ora la paziente ebbe
una forte reazione locale che raramente abbiamo osservato in altri casi:
c’era un edema sul sito della puntura ed una leggera reazione di dolore
che riguardava il dente impattato. Applicammo un’ulteriore anestesia
proprio lì che ottenne il risultato temporaneo di far sparire il dolore
al dente e far alzare il braccio della paziente fino alla testa senza
problemi. Due giorni dopo ripetemmo la prova con la differenza che solo
metà dell’ampolla Suero di Ganslemeyer fu usato; l’altra metà fu
iniettata al mio collaboratore O. Alla paziente l’iniezione provocò le
stesse reazioni che abbiamo detto, mentre al mio collaboratore non fece
il minimo effetto.
Togliemmo anche il molare adiacente compromesso oltre
che il dente del giudizio, Infatti in caso contrario saremmo arrivati
ad un successo solo parziale o finanche ad insuccesso completo.
La guarigione fu immediata e non ci sono state ricadute dei dolori al braccio.
Facciamo spesso test di neuralterapia che ci
permettano di delineare una relazione tra la tona del campo di disturbo e
la malattia che ci sembra possa beneficiare dalla sua estrazione.
La validità della metodica neuralterapeutica usata in
questo caso è stata dimostrata in mille pazienti dal prof. Y. Nosaka
della Clínica Universitaria di Otorrinolaringoiatria di Kumamoto in
Giappone (studio pubblicato in Jap. Jour. Otol. Tokio, vol.64, nº 12,
pag. 1747 – 1756, 1961.)
Mi voglio ripetere: se da una parte a noi è dato vedere il campo di disturbo
dall’ortopanoramica, tutto un altro mondo da valutare è se o quando
questo abbia effetti, ed essere certi della locazione a distanza su cui
ha effetti. Ognuno è diverso, ognuno ha in teoria la capacità di
adattarsi allo stimolo negativo per lungo e lunghissimo tempo.
Quindi, ammessa la nostra ignoranza su questo
universo ogni volta diverso del campo di regolazione di una persona che
non conosciamo, l’unica informazione che è lecito dare è sul “possibile
effetto” negativo di quel dente. Promettere qualcosa, come si può
capire, è ancora meno appropriato. C’è una spina irritativa e qualcosa
potrebbe succedere, o qualcosa potrebbe già essere successo, ma non in
tutti.
Una cosa ci conforta. Anche se noi non possiamo mai
promettere cure, cosa c’è da perdere? Non sono denti che contribuiscono
all’occlusione. Nessuno mai dei nostri pazienti ha ritenuto di essere
uscito da queste estrazioni degli ottavi con una bocca deformata! Al
contrario tutti si liberavano volentieri di un possibile campo di
disturbo.
Una delle soddisfazioni più grandi che ho avuto con
il mio lavoro degli ultimi anni è stata quella di vedere alcuni
specialisti delle cliniche universitarie aggiungere alla lista della
analisi primarie di routine anche quella di un’ortopanoramica dentale. Questa richiesta è
finalizzata a capire la situazione dei denti del giudizio e le loro
possibili correlazioni con svariate difficoltà e problemi di salute. È
vero che le ortopanoramiche non sempre ci aiutano a capire le osteiti. È
vero che spesso dei denti devitalizzati che causavano effetti negativi a
distanza invece apparivano del tutto normali, senza infezioni apicali
visibili. Ma almeno l’ortopanoramica torna molto utile per capire la
situazione dei denti del giudizio, se sono impattati, se sono vicini al
nervo mandibolare, com’è lo stato dell’osso nelle loro vicinanze. La
mancanza di attenzione o addirittura l’ignoranza di queste problematiche
può compromettere seriamente i tentativi di cura di patologie tra le
più diverse, come ora cercherò di comunicare con qualche altro esempio
clinico.
In questa rassegna di esempi clinici abbiamo avuto la
possibilità di vedere le più disparate guarigioni ottenute andando ad
estrarre denti del giudizio sospetti per la loro posizione o per il
riscontro di osteiti ad essi adiacenti.
ERNESTO ADLER PRESENTA DEI CASI DI ALOPECIA CHE ERANO CAUSATI DA DENTI DEL GIUDIZIO IMPATTATI
L’alopecia e la calvizie sono di tutti i disturbi con
cui ho familiarità quello per il quale si osserva più di frequente un
coinvolgimento determinante di campi di disturbo e infezioni croniche,
soprattutto dei denti e dei denti del giudizio.
Alopecia e nevrite in H.H., 65enne giardiniere di Lloret de Mar.
Sospettavamo un dente del giudizio ovviamente, ma questa volta, visto il nostro rapporto con il paziente, con l’idea di non confondere le acque facemmo prima un curettaggio di osteiti presenti sui siti di precedenti estrazioni. Ciò non produsse effetti positivi sulla nevrite e migliorò lievissimamente l’alopecia. A questo punto ci siamo potuti dedicare al dente del giudizio in basso a sinistra (figura 34) che presentava una linea paradentale diffusa e occlusione traumatica |
Vorrei dire che, anche se non molto di frequente, vi è
un “percorso di riflesso”, una “linea” che parte dal dente del giudizio
inferiore e arriva alla zona sopraorbitale. Ebbene in questo caso
(fig.34) il dolore nefritico seguiva questa linea e portava direttamente
all’area di alopecia. Fu per questo che estraemmo con grande
convinzione il dente del giudizio, la cui radice tra l’altro mostrava
una corrosione in superficie.
Ebbene pochi giorni dopo l’estrazione del dente del giudizio nella zona calva apparvero alcuni peli bianchi che di lì a poco assunsero il loro colore naturale. Il miglioramento della nevrite fu istantaneo.
Solamente a titolo di curiosità citeremo il caso di
J.C., 64enne con alopecia totale, con una gravissima paradontosi e denti
quasi tutti in uno stato di distruzione. Dopo alcune estrazioni
effettuate da noi il paziente ha recuperato i capelli neri e folti.
R.F., parrucchiera 22enne di Lloret de Mar conalopecia areata che in breve tempo dalla sua comparsa si era già trasformata. quasi in calvizie.
Per cui la giovane doveva usare una parrucca. Il dolore causato dalla
pressione sulla terza vertebra cervicale ci fece subito sospettare la
presenza di focalità di denti del giudizio inferiori. La figura 56
mostra un dente del giudizio impattato. Ne fu pianificata l’estrazione
del dente del giudizio impattato (figura 56), dopo parere favorevole a
questa procedura anche da parte del ginecologo che seguiva la giovane.
Ciò in effetti portò alla guarigione della calvizie e, nel giro di un
mese, la paziente aveva recuperato tutti i suoi capelli senza che
dovesse più portare una parrucca.
|
A noi sembra che nei casi di calvizie e alopecia i
denti del giudizio giochino un ruolo decisivo in tutti i casi, anche se
altri tipi di focus dentali o focus infettivi potrebbero agire da
co-fattori. Il trucco è di non far passare troppo tempo dopo la comparsa
della patologia del cuoio capelluto. Bisogna intervenire appena
possibile, così che le estrazioni degli ottavi impattati diano la
risoluzione del problema alopecia o calvizie.
Alopecia areata nella signora I.R., paziente
che aveva seguito per settimane e mesi dei trattamenti locali sulla
testa con unguenti e iniezioni, senza nessun risultato. L’ortopanoramica
mostrava, a parte tutti e quattro i denti del giudizio impattati, anche
un dente definitivo non spuntato che stazionava in diagonale sotto il
naso. Poco dopo l’eliminazione dei focus dentali che abbiamo appena
detto, vedete voi la differenza tra la paziente come l’avevamo
conosciuta prima (figura 86a) e dopo (figura 86b). L’alopecia è guarita
del tutto.
Prima dell’estrazione del dente.
|
Dopo |
Che dire? Sono tutti questi disturbi, alopecia, mal
di testa, sciatalgie o lombalgie solo un segnale? Un segnale che c’è una
zona di marciume da qualche parte? Per esempio nell’osso mandibolare in
corrispondenza di denti del giudizio impattati?
Alopecia causata da denti del giudizio in uscita o impattati?
tratto da: “O la vita o la bocca” di Davo Koubi (1991): - F. 18 anni, alopecia generalizzata (calvizie), a partire dall’età di 12 anni. Dopo aver
effettuato test dermatologici, ghiandolari, trattamenti immunologici,
cure di vitamine e di calcio, era seguito un anno una cura
psicoanalitica, tutto senza risultati. Ai problemi intestinali,
all’incontinenza, i reumatismi e la rinite si aggiunge uno stato
depressivo. Facciamo una cura canalare all’incisivo centrale superiore
sinistro essendoci resi conto che era morto. I sintomi a sinistra
migliorano solo leggerissimamente, insieme con un piccolo miglioramento
della rinite. A questo punto allora estraiamo il dente, ottenendo una
scomparsa dei problemi intestinali, rinite, reumatismi e stato
depressivo.
Si verifica anche una ricrescita completa delle
ciglia, delle sopracciglia e dei peli. I capelli ricrescono solo a zone,
non dappertutto (evidentemente l’alterazione si era cronicizzata, siamo
intervenuti troppo tardi). Fondamentalmente, la rimozione del corpo
estraneo può calmare il vortice immunitario, i sintomi si dissipano. Un «
test » con la procaina può bastare a dare un miglioramento temporaneo e
quindi a dimostrare il contributo negativo del dente sospettato.
I professori José Antonio Gil Montoya e Antonio
Cutando Soriano, dell’Università di Granada, hanno fatto numerose
osservazioni cliniche in base alle quali consigliano ai pazienti con
alopecia areata o androgenetica di prendere in considerazione la
situazione dei denti del giudizio.
L’eventualità che la causa dell’alopecia sia dovuta
ad un’infezione dentale è stata riportata con continuità da numerosi
autori sin dagli inizi del secolo scorso (Jacquet 1902, Reiling 1902,
Patte 1904, Laumonier 1905, Grace 1942, Montaña Ramonet 1966, Palattella
1969, Romoli 1987 e 1988, Lesclous 1991, 1996 e 1997). Rousseau-Decelle (1920) ha persino provato a definire una mappa di
correlazione tra dente coinvolto e localizzazione della perdita di
capelli. Spesso se c’è una lateralità del fenomeno di caduta di capelli,
l’infezione dentale cui corrisponde sarà sullo stesso lato. Inoltre,
più posteriore è la posizione del dente sull’arcata dentaria, tanto più
posteriore risulterà la zona interessata dalla perdita di capelli
(Taisse 2005)
Montoya (2002) e Zivkovic (1990) hanno dimostrato che
la guarigione dall’alopecia può essere ottenuta affrontando l’infezione
dentale in modo conservativo (ma spesso questa non è una soluzione
completa e definitiva), oppure, in generale, dopo aver individuato
questa correlazione, il dente coinvolto dovrà essere estratto insieme al
periodonto infetto e persino a volte curettata l’osteite residua che
l’infezione dentale ha lasciato sulla mandibola(
Balcheva
2009). In alcuni casi degli inizi di alopecia venivano arrestati anche dall’estrazione di denti da latte (Neceva 1970).
In altri casi la causa era un dente del giudizio
incluso. Sebbene il paziente presenti ben due denti del giudizio
inclusi, già solo la rimozione del primo apporta una guarigione
dell’alopecia che era apparsa un anno prima.
Il 10-18% di tutti i casi di alopecia sono di origine
odontoiatrica (Anaes 1997, Assouly 2002, Cohen 1984). Khatzana (2002)
perciò invita dermatologi e dentisti ad una collaborazione. Infatti se
l’ortopanoramica dentale rivela eventuali focus, il medico è indirizzato
verso una possibile diagnosi di alopecia di origine dentale. La
letteratura medica mostra che bisogna anche valutare il ruolo causale
dei denti del giudizio inclusi.
Dunque il tempo ha dato ragione alla visione di
Jacquet, che già nel 1902 aveva cercato di descrivere la necessità di
individuare gli effetti a distanza delle infezioni dentali nascoste. Per
quanto riguarda l’alopecia areata, egli era riuscito a individuare 273
casi in cui andando a curettare lesioni dell’osso mascellare o denti
morti l’alopecia guariva completamente.
Il caso presentato da Romoli chiarirà cosa succede nella pratica clinica: “Una donna 25enne soffriva
da 5 mesi di un’alopecia areata di circa 5 cm di diametro situata nella
zona occipitale sinistra. Nello stesso periodo aveva sofferto di mal di
testa, dapprima occasionalmente, ma negli ultimi due mesi continuamente.
La cefalgia era occipitale sinistra e fronto-temporale bilaterale con
prevalenza sinistra. Aveva tutti i denti ancora senza nessuna carie e
non si rilevavano denti malati apicalmente. C’erano però due denti del
giudizio inclusi, asintomatici e anch’essi normali. Visto che questi
denti del giudizio inclusi notoriamente possono causare mal di testa,
consigliammo alla paziente di estrarli. Lei accettò e fu estratto per
prima il dente dalla parte sinistra, dove il dolore era maggiore, così
come raccomandato da Adler (1983).
L’estrazione causò dolore locale ed edema per due
giorni. Nelle due settimane successive la paziente continuò a soffrire
di mal di testa, anche in corrispondenza di una notevole situazione
infiammatoria sul sito di estrazione. All’inizio continuarono a
presentarsi mal di testa a giorni alterni, poi ce ne fu un altro verso
la fine della seconda settimana e poi più niente. La paziente guarì e
non ha avuto un solo mal di testa nel corso dei 12 mesi di controllo in
cui la abbiamo seguita. Da notare che 10 giorni dopo l’estrazione del
dente incluso a sinistra la giovane iniziò ad avere del prurito nella
zona dell’alopecia areata. Notò una ricrescita dei capelli e dopo 4 mesi
l’area era completamente ripristinata e coperta di capelli.”
“Campi di disturbo dentali che interferendo col sistema neurovegetativo causano malattie”
– di Ernest Adler (1976) – Traduzione del Dott. Lorenzo Acerra
Lorenzo Acerra, 40 anni, autore di libri, chimico. Competenze: danni da denti devitalizzati, danni da amalgama, mal di latte. Laureato in chimica industriale, attivista per quasi dieci anni nell’ambito delle intossicazioni da mercurio, relatore ai seminari della Società italiana di medicina funzionale (SIMF), E’ stato uno dei soci fondatori dell’Associazione per la difesa dalle otturazioni di mercurio (ADOM). Ha pubblicato vari libri di medicina naturale tra cui i best-seller Denti tossici e Magnesio (Macro Edizioni). Per contattare Lorenzo Acerra
visto su: http://www.dionidream.com/tutte-le-terapie-falliscono-valutazioni-sui-denti-del-giudizio/
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