Comprendendo bene le cause del disastro, il patriarca della diplomazia americana Henry Kissinger è giunto alla conclusione che «non sussisteva una singola pretesa concreta da parte della Russia verso la Germania o della Germania verso la Russia, che meritasse un conflitto di livello locale, figuriamoci quindi una guerra globale».
La Russia non avanzava pretese verso Berlino ed era
semplicemente contraria allo smembramento della Serbia da parte
dell'impero degli Asburgo.
In compenso, tra Berlino e Londra vi erano molti
dissidi in differenti parti del globo, mentre Parigi agognava di
riprendere l'Alsazia-Lorena alla Germania.
Ad apprestare la "carneficina mondiale" non sono
stati Nicola II e i "barbari russi", ma il "cugino Willy" e gli altri
rappresentanti dell'"Europa civilizzata". In questa direzione operavano i
capi di Stato di Germania, Austria-Ungheria e Gran Bretagna, i
finanzieri, i magnati dell'industria, i politici, i militari e i
diplomatici occidentali. Ciascuno di loro contava sul fatto che la
guerra avrebbe portato al proprio Paese e a loro stessi dei profitti
materiali o politici, a cui ambivano perfino le élite coloniali.
Sono stati nel frattempo riscoperti degli analisti
molto lucidi e profondi, le cui previsioni sono interessanti da leggere
anche oggi.
Nel lontanto 1886 Friedrich Engels, oggigiorno non
molto popolare, si era accorto che i contrasti tra i principali Stati
del mondo avevano reso impossibile una localizzazione dei conflitti
militari tra di essi. Nel 1895, prima della sua morte, affermò che ormai
era possibile solamente una guerra di dimensioni mondiali. A differenza
degli stati maggiori dell'esercito delle grandi potenze, i cui
dirigenti fino allo scoppio della "guerra universale" erano fermi nella
convinzione che un conflitto non sarebbe durato più di un anno, Engels
aveva predetto che esso sarebbe proseguito per 3-4 anni e si sarebbe
concluso con la sconfitta della Germania.
Nel febbraio del 1914 il leader della destra nel
Consiglio di Stato dell'Impero russo Pёtr Durnovo inoltrò una lettera
indirizzata all'imperatore Nicola II, nella quale preannunciava che la
guerra sarebbe stata condotta dalle coalizioni guidate da Gran Bretagna e
Germania, e che nella Triplice Intesa l'onere più gravoso «sarebbe
indubbiamente spettato alla nostra parte».
Durnovo non nascondeva il suo
scetticismo verso l'avvicinamento tra San Pietroburgo e Londra, avendo
valutato che alla Russia non sarebbe venuto alcun profitto dall'alleanza
con la Nebbiosa Albione. Considerando i possibili guadagni e perdite
geopolitiche, egli notò che «l'unico premio in questa Guerra potrebbe
essere solamente la Galizia, e aggiunse: solo un folle può volere
l'annessione della Galizia. Chi incorpora la Galizia perde l'Impero…»
E in caso di insucesso nella guerra, pronosticava
l'ex Ministro degli Affari interni, «la rivoluzione sociale, nelle sue
manifestazioni più estreme, sarebbe per noi inevitabile».
I profetici ammonimenti del socialista tedesco e del
monarchico russo lasciarono indifferenti le élite politiche delle grandi
potenze, che avrebbero dato inizio in maniera avventata alla
carneficina.
Sembrerà strano, ma la guerra venne salutata con
gioia da larghi strati delle popolazioni che si apprestavano a
combattere. «È stato un inusuale miscuglio di patriottismo non
realizzato, romantica esultanza per la possibilità di partecipare a una
grandiosa avventura, ingenua speranza che in modo o nell'altro questo
conflitto avrebbe risolto tutti i problemi di prima. La maggioranza dei
tedeschi credeva nello stesso modo fervente della maggioranza degli
inglesi e dei francesi che il proprio Paese era vittima di una brutale
aggressione», ha constatato lo storico inglese Gordon Craig.
A
questo proposito i russi non si sbagliavano. Definire la Russia
colpevole dello scatenamento della Prima guerra mondiale non lo hanno
osato finora nemmeno i russofobi più inveterati e i falsificatori della
storia.
I bilanci della guerra si sono rivelati scioccanti: i
morti, i feriti e i mutilati si contarono a milioni; le città giacevano
in rovina, mentre i paesi e i villaggi erano spopolati. La guerra, come
ha giustamente notato la storica Elena Senjavskaja «scosse la coscienza
sociale del mondo intero, produsse uno stress psicologico sull'intera
civiltà moderna, mostrando che tutto il progresso raggiunto dall'uomo a
livello scientifico, tecnico, culturale e in qualche modo morale non era
in grado di impedire un improvviso scivolamento dell'umanità verso la
condizione di sanguinosa barbarie e crudeltà».
Nel 1919 Londra, Washington e Parigi ridisegnarono la
mappa del mondo senza la partecipazione della Russia, "dimenticando"
che proprio essa aveva patito le perdite maggiori durante la guerra.
Dopo, il "civile Occidente" governò così
"magistralmente" il mondo che non dovemmo attendere a lungo prima di un
altro "scivolamento dell'umanità verso la condizione di sanguinosa
barbarie e crudeltà".
L'avvicinarsi di una nuova "carneficina universale" si ricominciò a percepire in modo marcato dopo che il 30 gennaio 1933 i nazisti, carici di revanscismo, giunsero al potere in Germania.
Sull'arena internazionale si
aprì la lotta tra i sostenitori della politica della "sicurezza
collettiva", dei quali logicamente la guida era rappresentata
dall'Unione Sovietica, e le democrazie occidentali, che seguivano un
percorso di "pacificazione dell'aggressore" a spese di altri. Blandendo
la Germania, Gran Bretagna e Francia contavano di dirigere la loro
aggressione verso est.
Senza aver invitato i rappresentanti dell'URSS, il 30
settembre 1938 a Monaco Gran Bretagna, Francia e Italia diedero
in pasto a Hitler la Cecoslovacchia. Tornando a Londra, il primo
ministro britannico Neville Chamberlain dichiarò: «Ho portato la pace
nella nostra epoca».
Ma non passò nemmeno un anno che agli inglesi toccò combattere. Non riuscì a evitare la guerra nemmeno l'URSS.
La storia di due guerre mondiali ci dimostra che esse
sono state approntate e cominciate dagli Stati del mondo occidentale.
Il principale aggressore nel 1914 e nel 1941 fu la Germania.
Nel 2014, per la terza volta
in un secolo, l'umanità si è trovata sulla soglia di "un'ecatombe
universale". L'Occidente con a capo gli USA è nuovamente pronto a darsi
sui piedi quella stessa "zappa russa" che fece tanto male ai tedeschi.
A onor del vero, gli americani a differenza dei
tedeschi preferiscono combattere usando le mani di altri: ma riusciranno
davvero a starsene tranquilli al di là dell'oceano?
Dobbiamo prendere atto che, se l'istinto di
conservazione non fermerà i "falchi di Washington", allora nessuna
dichiarazione pacifica dei diplomatici russi potrà impedire la Terza
guerra mondiale, così come non poterono fare i diplomatici zaristi e
sovietici a ridosso delle due guerre mondiali.
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