Il
Cremlino ha ben pensato che il Presidente Vladimir Putin firmasse
formalmente il decreto che dispone la consegna dei missili S-300
all’Iran. Lo stesso giorno, Ali Shamkhani, ex-ministro della Difesa
iraniano e attuale segretario del Consiglio Supremo di Sicurezza
Nazionale (SNSC) visitava Mosca per partecipare, interessante, a un
incontro dei Consigli di Sicurezza Nazionale dei Paesi aderenti
all’Organizzazione della Cooperazione di Shanghai (SCO). Il SNSC lavora
direttamente sotto la supervisione della Guida Suprema Ali Khamenei,
facendo di Shamkhani una figura potente nella dirigenza della politica
estera e di sicurezza iraniana.
A ben guardare, l’annuncio dell’epocale
decisione russa appena quattro ore prima che Putin ricevesse nella sua
residenza ufficiale di Novo-Ogarjovo i vertici della SCO, è assai
simbolico. La decisione di Putin va intesa quale affermazione del potere
russo nel territorio della SCO, e l’ammissione dell’Iran a membro a
pieno titolo della SCO è solo questione di tempo. A posteriori la visita
irrompente a Mosca, a fine gennaio, del consigliere del leader supremo
per gli affari internazionali Ali Akbar Velayati (ex-ministro degli
Esteri iraniano per sedici anni, nel 1981-1997), era volta a
ripristinare la rotta della partnership strategica russo-iraniana. (La
questione dell’adesione alla SCO era nell’agenda di Velayati).
Un
commento dell’agenzia ufficiale iraniana IRNA, in quel momento, valutava
la missione di Velayati avere duplice obiettivo: a) preparare il corso
politico dell’Iran verso un probabile scenario, se le trattative con le
potenze mondiali sul nucleare fossero “finite su un punto morto” e, b)
convincere la leadership russa che la distensione dell’Iran con
l’occidente non avverrà mai a costo dell’espansione delle relazioni con
la Russia, pietra angolare della strategia dell’Iran.
Naturalmente, il
Cremlino avrebbe preso seriamente atto del messaggio di Velayati, perché
de facto proveniente dallo stesso leader supremo Khamenei. Putin ha
ricevuto Velayati in segno di rispetto. (Per chi non lo sapesse, fu
Velayati che collaborò con l’allora ministro degli Esteri russo Evgenij
Primakov per por fine, nel 1997, alla guerra civile tagika, ferita
sanguinante per la giovane Federazione russa). Basti dire che Khamenei
non avrebbe potuto deputare persona migliore per suscitare fiducia
presso il Cremlino, portando Putin ad impegnarsi personalmente nel
rinnovare i legami strategici tra Iran e Russia.
Ovviamente, gli iraniani erano su di giri quando Putin ha firmato il decreto. Shamkhani prontamente ha espresso la speranza che la consegna dei sistemi S-300 avvenga entro l’anno. Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha detto che la consegna inizierà da un momento all’altro.
Ovviamente, gli iraniani erano su di giri quando Putin ha firmato il decreto. Shamkhani prontamente ha espresso la speranza che la consegna dei sistemi S-300 avvenga entro l’anno. Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha detto che la consegna inizierà da un momento all’altro.
“Il decreto stabilisce… senza ritardi. É operativo dal giorno in cui è stato firmato“.
L'”Ordine Esecutivo” del Cremlino è stato accuratamente formulato per
avvertire che Mosca non tollererà alcuna interdizione sul trasferimento
all’Iran da parte di potenze extraregionali. Dice che la consegna
“avverrà attraverso il territorio russo (anche via aerea) … mediante navi o aeromobili battenti bandiera della Federazione russa“.
Il testo suggerisce che il trasferimento dei sistemi missilistici
potrebbe con tutta probabilità avvenire attraverso il Mar Caspio. Il
ministro degli Esteri Sergej Lavrov ha sparso sale sulle ferite
statunitensi assicurando Washington che la decisione di Mosca è
“nell’interesse degli sforzi decisi dai sei negoziatori internazionali per stimolare il massimo processo costruttivo dei colloqui sulla soluzione della situazione sul programma nucleare iraniano“.
Naturalmente, Lavrov, famoso per il suo umorismo sarcastico, ha spiegato che dopo tutto si tratta “di un distinto volontario embargo russo”
che Mosca ormai semplicemente toglie, nel senso che non sono affari di
nessun altro. Nel frattempo, Mosca ha fatto i suoi calcoli. Lavrov ha
detto:
“l’S-300 è un sistema missilistico di difesa aerea di natura puramente difensiva. Non è progettato per attaccare e non metterà a rischio la sicurezza di qualsiasi Stato regionale, anche d’Israele, naturalmente. Nel frattempo, per l’Iran, tenendo conto della situazione molto tesa nella regione, i moderni sistemi di difesa aerea sono molto importanti. Questo è in particolare dimostrato dagli allarmanti sviluppi negli eventi della scorsa settimana sulla situazione militare nello Yemen“.
In poche parole, Mosca probabilmente capisce che dato il
disfunzionale sistema politico statunitense, il presidente Barack Obama
troverà quasi impossibile riferire sulla questione estremamente
importante della revoca delle sanzioni all’Iran (domanda assolutamente
non negoziabile per Teheran) e che quindi i colloqui sul nucleare
probabilmente entreranno in acque infestate da squali.
Curiosamente, Shamkhani non sembrava troppo ottimista quando disse all’omologo russo Nikolaj Patrushev, a Mosca ieri,
“L’adozione di poco costruttive (sic) posizioni e le richieste eccessive di certi Paesi interessati ai negoziati con l’Iran, rallenta il processo per raggiungere un accordo globale“.
MK Bhadrakumar Asia Times
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2015/04/14/limminente-asse-russo-iraniano/
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