Nella recente intervista
del Dr Giuseppe Di Bella a Telecolor "i tumori più diffusi"!
https://m.youtube.com/watch?v=RJ_OJ1wPBrQ
sono state
evidenziate le più frequenti cause dei tumori, tra cui i maggiori, più
pericolosi e documentati fattori di rischio di induzione neoplastica, nascosti
al pubblico:
A)
L’ elevato
incremento della radioattività atmosferica
Questa è causata dall’indiscriminato uso bellico di grandi quantitativi di uranio impoverito in Serbia, nel Kosovo, in Medio Oriente, soprattutto in Iraq, e nei poligoni militari.
Questa è causata dall’indiscriminato uso bellico di grandi quantitativi di uranio impoverito in Serbia, nel Kosovo, in Medio Oriente, soprattutto in Iraq, e nei poligoni militari.
Le radiazioni ionizzanti, mutagene, da elementi radioattivi, rappresentano sicuramente uno dei massimi rischi di malattie neoplastiche oltre che degenerative, causando anche malformazioni e gravi danni all’equilibrio biologico e alle funzioni vitali. Si calcola che i bombardamenti nucleari americani di Hiroshima e Nagasaki, oltre al milione di morti provocato al momento dell’esplosione e nei giorni immediatamente successivi, abbiano causato un numero almeno doppio di decessi per l’induzione di tumori solidi e leucemie.
B)
La crescente
dispersione nell’ambiente di notevoli quantitativi di chemioterapici.
Per il continuo estendersi delle patologie neoplastiche aumenta progressivamente l’uso di chemioterapici, tra cui quelli somministrati ad alte dosi in vena, come i derivati del Platino, Vincristina, Taxani, Topotecani, ecc… che si possono considerare tra le sostanze tossiche a più alto rischio mutageno (il tumore nasce da una mutazione) e pertanto oncogene, disperse poi senza alcuna precauzione nell’ambiente. Infatti gli escrementi di quanti sono sottoposti a chemio non sono trattati come rifiuti tossici speciali, ma eliminati attraverso la comune rete fognaria. Significativo il rapporto N°02/16 (2002) dell’Istituto Superiore di Sanità sull’induzione di tumore da parte dei chemioterapici :-
“Esposizione professionale
a chemioterapici antiblastici”
che ha preso in considerazione i danni a breve e/o a lungo termine causati
dall’esposizione professionale ai chemioterapici antiblastici (CA).
«Proprio a causa delle loro proprietà citotossiche e immunosoppressive – si legge nel Rapporto – gli antibastici possono paradossalmente causare tumori secondari. Infatti, non solo sono in grado di innescare la trasformazione di cellule normali in maligne, ma tendono a ridurre le difese endogene contro l’insorgenza di neoplasie». E ancora: «Mentre per i pazienti tali effetti tossici sono considerati ‘accettabili’ in vista dei possibili (palliativi) benefici terapeutici, essi non dovrebbero mai colpire i medici, i farmacisti, gli infermieri e gli altri possibili operatori. Invece, a partire dagli anni ‘70, numerosi studi hanno dimostrato la pericolosità per gli operatori sanitari». «Alcuni degli effetti tossici che colpiscono i pazienti sono stati osservati anche in operatori sanitari e in particolare in infermieri dei reparti oncologici (…) sono stati rilevati disturbi a livello oculare, cutaneo e respiratorio causati da chemioterapici vescicanti; reazioni allergiche da composti del platino (…). Possibili tumori causati da chemioterapici cancerogeni; effetti sull’apparato riproduttivo, aumento degli aborti spontanei e delle malformazioni congenite. I danni risultano anche trasmissibili all’apparato riproduttivo, aumento degli aborti spontanei e delle malformazioni congenite. I danni risultano anche trasmissibili all’apparato riproduttivo dei figli degli operatori sanitari dei figli degli operatori sanitari»
L’induzione tumorale da
chemioterapici è ormai scientificamente documentata. La prestigiosa rivista
medico scientifica Nature, (ai massimi livelli dell’Impact Factor) ha pubblicato
uno studio intitolato:
“Treatment-induced damage to the tumor microenvironment promotes prostate cancer therapy resistance through WNT16B”.
Gli autori hanno spiegato i meccanismi biochimici e molecolari per cui la
somministrazione di chemioterapici può indurre il cancro. Questo studio spiega
che la chemioterapia, usata per combattere il cancro, in realtà può stimolare,
nelle cellule sane circostanti, la secrezione di una proteina che sostiene la
crescita e rende 'immune' il tumore a ulteriori trattamenti.
Analizzando gli effetti di
un tipo di chemioterapia su tessuti raccolti da pazienti affetti da tumore alla
prostata, sono state scoperti "evidenti danni nel DNA" nelle cellule sane
intorno all'area colpita dal cancro.
Queste ultime producevano quantità maggiori della proteina WNT16B che favorisce la sopravvivenza delle cellule tumorali.
La scoperta che
"l'aumento della WNT16B...interagisce con le vicine cellule tumorali facendole crescere, propagare e, più importante di tutto, resistere ai successivi trattamenti anti-tumorali...era del tutto inattesa",
ha spiegato il co-autore della
ricerca Peter Nelson del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle,
nello stato di Washington.
"I nostri risultati, hanno spiegato i ricercatori, indicano che il danno nelle cellule benigne può direttamente contribuire a rafforzare la crescita cinetica del cancro, e questo ha trovato conferma anche nei tumori al seno e alle ovaie".
In pratica è un meccanismo
generalizzato, esteso ad ogni tipo di varietà istologica di tumore.
Se è pertanto documentato
che i chemioterapici possono eliminare un certo quantitativo di cellule
neoplastiche, è altrettanto documentato e incontestabile che possono indurre
raffiche di mutazioni, ognuna delle quali seleziona cloni tumorali più
aggressivi e resistenti in soggetti debilitati dall’effetto tossico e
immunosoppressivo della chemio, creando così le premesse di disseminazioni
tumorali generalizzate e inarrestabili.
Ovviamente queste non sono che vili calunnie e basse insinuazioni dei soliti biechi complottisti contro gli immacolati e disinteressati circoli di potere globali, che gestiscono con la massima e nota onestà e trasparenza, economia, politica, finanza e informazione.
Giuseppe Di Bella
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