Il Brasile è nel pieno di una prolungata operazione di cambio di regime, come documenta Pepe Escobar nei suoi articoli per Sputnik, RT e Strategic Culture Foundation.
L’intento dell’autore non è specificare la situazione di ogni dettaglio
delle tecniche degli Stati Uniti, ma fornire una panoramica generale
delle strategie in gioco e del loro contributo alla teoria della guerra
ibrida. Il Brasile è un importante campo di battaglia della nuova guerra
fredda, non solo per la sua multipolarità istituzionale ma soprattutto
per il ruolo nella visione globale della Via e Cintura della Cina.
I
cinesi annunciarono l’anno scorso l’intenzione di costruire la ferrovia
transoceanica dalle coste atlantiche del Brasile a quelle pacifiche del
Perù, agevolando il commercio transoceanico tra i due aderenti ai BRICS,
migliorando la capacità commerciale transcontinentale di Brasilia.
Poiché questo megaprogetto si trova nell’emisfero degli Stati Uniti, gli
eccezionalisti ossessionati dalla “dottrina Monroe” acceleravano i
piani per il cambio di regime in Brasile con l’intento di rovesciarne il
governo e sostituirlo con uno collaborazionista filo-unipolare.
Molti
osservatori si chiedono come descrivere correttamente ciò cui si assiste
in Brasile, e mentre c’è sicuramente la chiara prova della rivoluzione
colorata, sarebbe inesatto descriverlo esclusivamente attraverso tale
prisma. Allo stesso modo, mentre viene paragonato alla guerra ibrida, vi
si adatta solo negli aspetti “convenzionali” informativi ed economici
del termine, anche se in realtà non soddisfa i prerequisiti del cambio
di regime con la transizione graduale dalla rivoluzione colorata alla
guerra non convenzionale (o almeno non ancora). Allo stesso modo, mentre
c’è sicuramente un ‘colpo di Stato costituzionale’ in corso, non è
neanche del tutto una forma di cambio di regime.
Piuttosto, vi sono
elementi delle tre strategie che interagiscono in una dinamica unica che
potrebbe rappresentare l’inaugurazione di un nuovo approccio volto a
sovvertire i principali Stati multipolari. Ciò che è importante
sottolineare è che l’intera trama è avvita dalle preziose informazioni
che la NSA aveva ottenuto dai vertici della società brasiliana, usandole
poi come arma per catalizzare il cambio di regime; il che significa che
praticamente tutti i Paesi del mondo sono potenzialmente vulnerabili a
tale destabilizzazione asimmetrica.
L’indagine “anti-corruzione”
Il veicolo chiave per fare pressioni sulla Presidentessa Rousseff non è la rivoluzione colorata, conseguenza della “rivoluzione del cashmere” su cui l’autore mise in guardia la scorsa estate, ma i tentativi di “colpo di Stato costituzionale” orchestrati per rimuoverla dal potere.
Il veicolo chiave per fare pressioni sulla Presidentessa Rousseff non è la rivoluzione colorata, conseguenza della “rivoluzione del cashmere” su cui l’autore mise in guardia la scorsa estate, ma i tentativi di “colpo di Stato costituzionale” orchestrati per rimuoverla dal potere.
Va ricordato che questi si basano su un’indagine “anti-corruzione” che,
come Pepe Escobar ha più volte sottolineato, è unilaterale e volti solo
contro il partito al governo. E’ stato rivelato nel settembre 2013 dalle
fughe di Snowden come l’NSA spiasse Petrobras, la compagnia al
centro dello scandalo del ‘golpe costituzionale’, sollevando la
possibilità che gli Stati Uniti avessero informazioni compromettenti
sulla presunta corruzione dei dirigenti del partito e aspettassero il
momento giusto per usarle come arma.
Non va vista come mera coincidenza
che il “Car Wash” sia un’indagine anti-corruzione iniziata un
anno e mezzo dopo, nel marzo 2014, nel periodo precedente al 6° vertice
BRICS a Fortaleza, Brasile. Durante quell’importante evento
internazionale, i leader multipolari s’impegnarono a creare
l’architettura finanziaria alternativa che sarebbe poi diventata nota
come Nuova Banca per lo Sviluppo dei BRICS, ufficialmente istituita un
anno dopo a Ufa. Al momento, “Car Wash” non era abbastanza
grave da far deragliare tutto, ma neanche fu concepita per essere una
bomba che esplodesse immediatamente.
Invece, sarebbe stata concepita
come bomba a orologeria che doveva esplodere in futuro, anche se
Rousseff non fosse rimasta in carica al momento. Il lettore dovrebbe
ricordare che a malapena fu rieletta, e se non fosse stato così, allora
sarebbe stata l'”opposizione” che ne sarebbe stata implicata o ricattata
di nascosto. Dopo tutto, “Car Wash” è uno scandalo
anticorruzione unilaterale che trascura volutamente certi partiti di
opposizione e si rivolge esclusivamente alle classe dirigente, a
prescindere da chiunque possa essere.
Nel caso di Rousseff e del Partito
dei Lavoratori, sono presi di mira per il cambio di regime, mentre il
Partito socialdemocratico brasiliano, il rivale nelle elezioni del 2014,
sarebbe stato ricattato affinché continuasse ad allinearsi ai precetti
strategici statunitensi. In un modo o nell’altro, dopo aver avviato
l’indagine “Car Wash“, gli Stati Uniti l’avrebbero sfruttata
per raggiungere e mantenere la presa sulla dirigenza politica
brasiliana. Con Rousseff rieletta mentre l’inchiesta era ancora in corso
e nulla di ‘definitivo’ vicino, era inevitabile col senno del poi che
sarebbe stata usata come arma per rovesciarne il governo e avviare il
‘colpo di Stato costituzionale’.
Il ‘golpe costituzionale’ e la rivoluzione colorata
Una volta implicata Rousseff (molto ‘convincentemente’ presso la corte dell’opinione pubblica) nel presunto “Car Wash“, gli elementi del cambio di regime filo-statunitensi insediati nel governo del Brasile scattavano avviando il procedimento del ‘colpo di Stato costituzionale’ contro di lei. Di per sé viene palesemente presentata come indagine unilaterale per la ‘lotta alla corruzione’, e il ‘colpo di Stato costituzionale’ non aveva alcuna parvenza di ‘legittimazione’ nazionale o internazionale, necessaria per richiedere la ‘giustificazione’ del passo drammatico. Questo è il ruolo che la nascente rivoluzione colorata svolge, dato che senza decine di migliaia di persone in strada, non ci sarebbe alcuna pretesa di ‘supporto alla democrazia’ nell’accusa.
Una volta implicata Rousseff (molto ‘convincentemente’ presso la corte dell’opinione pubblica) nel presunto “Car Wash“, gli elementi del cambio di regime filo-statunitensi insediati nel governo del Brasile scattavano avviando il procedimento del ‘colpo di Stato costituzionale’ contro di lei. Di per sé viene palesemente presentata come indagine unilaterale per la ‘lotta alla corruzione’, e il ‘colpo di Stato costituzionale’ non aveva alcuna parvenza di ‘legittimazione’ nazionale o internazionale, necessaria per richiedere la ‘giustificazione’ del passo drammatico. Questo è il ruolo che la nascente rivoluzione colorata svolge, dato che senza decine di migliaia di persone in strada, non ci sarebbe alcuna pretesa di ‘supporto alla democrazia’ nell’accusa.
Al contrario, la mano degli Stati Uniti in
tutto questo sarebbe ancora più evidente che nell’ultimo ‘golpe
costituzionale’ dell’America Latina nel 2012, in Paraguay. Inoltre, il
Brasile non è il Paraguay, ma è una delle principali potenze multipolari
e una nazione molto più grande del vicino senza sbocco sul mare, e
realizzarvi un cambio di regime richiede più ‘finezza’ e manipolazione
delle ‘pubbliche relazioni’ che mai in Paraguay. Pertanto, la
rivoluzione colorata in sé è irrilevante nel fare pressione sul governo
Rousseff o nel fare concessioni alla sua leadership.
L’intera operazione
di cambio di regime è guidata dal ‘golpe costituzionale’, a sua volta
camuffata da rivoluzione colorata attirando l’attenzione ‘normativa’
della maggior parte dei media filo-unipolari del mondo. Questo può
essere dimostrato dall’ampia copertura mediatica delle migliaia di
persone che protestano e si mobilitano attorno a una gigantesca anatra
gonfiabile gialla, rispetto alla considerevole assenza di attenzione sul
ruolo della NSA nel catalizzare l’intera indagine ‘contro la
corruzione’ della Petrobras.
Chiaramente, la ragione di ciò è
che gli Stati Uniti sono impegnati in un piano concertato per spostare
il discorso internazionale dalla questione delle origini della crisi
politica alla ‘legittimità normativa’ del governo Rousseff, implicando
nettamente che i manifestanti della rivoluzione colorata in qualche modo
ne invalidino la rielezione democratica e legittima, e più
‘normativamente’ sanciscano i loschi traffici del ‘colpo di Stato
costituzionale” attuato contro di lei.
L’elevato rischio di guerra ibrida
Al momento sembra che il ‘golpe costituzionale’ e rivoluzione colorata in due tempi riesca a rimuovere Rousseff, sostituendola con il vicepresidente Michel Temer, che in realtà già prepara il discorso post-colpo di Stato alla nazione, secondo una recente fuga di notizie. Se ciò dovesse accadere, allora non ci sarà alcun motivo per gli Stati Uniti di mutare l’operazione di cambio di regime in una guerra ibrida, scatenando una guerra non convenzionale, ma potrebbe involontariamente accadere che i sostenitori di Rousseff prendano alle armi nel caso in cui sia rovesciata.
Al momento sembra che il ‘golpe costituzionale’ e rivoluzione colorata in due tempi riesca a rimuovere Rousseff, sostituendola con il vicepresidente Michel Temer, che in realtà già prepara il discorso post-colpo di Stato alla nazione, secondo una recente fuga di notizie. Se ciò dovesse accadere, allora non ci sarà alcun motivo per gli Stati Uniti di mutare l’operazione di cambio di regime in una guerra ibrida, scatenando una guerra non convenzionale, ma potrebbe involontariamente accadere che i sostenitori di Rousseff prendano alle armi nel caso in cui sia rovesciata.
Se questo accadesse, allora il Paese verrebbe
sicuramente gettato nella guerra ibrida a bassa intensità, anche se tale
sviluppo raramente si verifica quando gli Stati Uniti hanno successo,
senza correre avanti, avendo in ogni caso preso un corso impossibile da
prevedere con precisione in questo momento. Tuttavia, considerando
quanto sia sostenuta la sinistra dai milioni di indigenti in Brasile, e
prendendo spunto dai compagni armati in Venezuela, la sinistra potrebbe
formare milizie per proteggersi da qualsiasi imminente colpo di Stato.
Ricordando lo stupefacente tasso di criminalità esistente nel Paese, è
prevedibile che gli attivisti/insorti anti-golpe potrebbero facilmente
procurarsi le armi di cui avrebbero bisogno per destabilizzare.
Inoltre,
l’UNASUR ha lasciato intendere che non riconoscerà il possibile
impeachment di Rousseff, concedendo ulteriore sostegno normativo alle
milizie che agissero in suo supporto. D’altra parte, se il cambio di
regime non procedesse a ritmo sostenuto nel periodo delle Olimpiadi di
Rio, e qualcos’altro accadesse sventandolo (ad esempio, il Senato che
non vota l’impeachment), c’è la possibilità che gli Stati Uniti possano
incoraggiare il terrorismo di destra contro il governo.
Ciò
provocherebbe un incidente internazionale per destabilizzare il governo
brasiliano ancor più di quanto non lo sia già, proprio nel momento in
cui avrebbe bisogno della migliore copertura dai media e sarebbe più
vulnerabile alla raffica di condanne dai media unipolari. Visto da
un’altra angolazione, se il complotto contro Rousseff avesse successo,
con o senza eventuali ribelli anti-cambio di regime, alcuni Paesi
potrebbero scegliere di boicottare le Olimpiadi mostrando solidarietà al
governo legittimo illegalmente deposto. Questo non cambierebbe i fatti
sul terreno, ma sarebbe una dichiarazione forte e simbolica di supporto
che incoraggerebbe qualunque nascente movimento di resistenza armata
possibile al momento.
Conclusioni
Valutando la strategia del cambio di regime degli Stati Uniti contro Rousseff, è evidente che i risultati della NSA sono stati usati per innescare le’ ‘procedure da colpo di Stato costituzionale’ normativamente giustificata dalla pianificata rivoluzione colorata (continuazione della cosiddetta “rivoluzione di cashmere” del 2014). Le proteste non hanno finora portato ad alcuna pressione sostanziale sul governo, nonostante le massicce dimensioni, con l’unica tangibile uso della forza contro il governo dovuta all’indagine ‘legale’ lanciata contro la presidentessa brasiliana.
Valutando la strategia del cambio di regime degli Stati Uniti contro Rousseff, è evidente che i risultati della NSA sono stati usati per innescare le’ ‘procedure da colpo di Stato costituzionale’ normativamente giustificata dalla pianificata rivoluzione colorata (continuazione della cosiddetta “rivoluzione di cashmere” del 2014). Le proteste non hanno finora portato ad alcuna pressione sostanziale sul governo, nonostante le massicce dimensioni, con l’unica tangibile uso della forza contro il governo dovuta all’indagine ‘legale’ lanciata contro la presidentessa brasiliana.
Nulla a questo punto indica un
governo minacciato dagli attivisti, anche se tutto indica che sia
destabilizzato dalla cospirazione “Car Wash“. Anche se non vi
sono nette tracce di guerra ibrida riscontrabili finora (secondo la
definizione dell’autore del concetto di cambio di regime), ciò non
esclude che una sua manifestazione nel prossimo futuro non sia proposta
da terroristi di destra anti-governativi o insorti filo-governativi
post-colpo di Stato. Non c’è alcuna garanzia che accada, ma la
possibilità non va esclusa in generale e ci si deve preparare da
entrambe le parti.
Non importa ciò che in ultima analisi accade in
Brasile, lo scenario del cambio regime attualmente in corso è
emblematico del nuovo tipo d’interazione sovversiva tra NSA, golpisti
costituzionali e rivoluzionari colorati, e sarebbe preoccupante
prefigurare un futura tendenza alla destabilizzazione degli Stati che
potrebbe presto essere attuata altrove contro altri bersagli
multipolari.
Andrew Korybko (USA) Oriental Review 25 aprile 2016
Andrew Korybko è commentatore politico statunitense presso l’agenzia Sputnik.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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