“Se devi proprio essere egoista,
sii saggio e amplia le vedute del tuo egoismo.”
(Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama)
“Gli
stati mentali negativi sono la principale causa di rinascita nel
Samsara, cioè nel ciclo dell’esistenza. Senza di essi, le azioni
karmiche non avrebbero il potere di portare alla rinascita; sarebbero
simili a semi che vengono bruciati. È molto importante cercare gli
antidoti agli stati mentali negativi, e questo dipende a sua volta dalla
possibilità di identificarli con esattezza. Perciò dobbiamo essere
molto chiari sulle caratteristiche generali e individuali degli stati
mentali negativi.
Come
diceva il primo Dalai Lama, devi domare l’unico nemico interno, ossia
la passione negativa. I nemici esterni possono essere molto pericolosi,
ma nelle vite future potrebbero trasformarsi in amici. Anche ora ci
forniscono l’opportunità di praticare la pazienza e la compassione, dato
che siamo tutti fondamentalmente uguali: infatti tutti cerchiamo la
felicità e respingiamo la sofferenza. Ma il nemico interno, lo stato
mentale negativo, non ha qualità positive : va soltanto combattuto e
distrutto.
Dobbiamo
dunque identificarlo chiaramente e vedere come opera. Qualsiasi stato
mentale che distrugga la calma e provochi sofferenza, che travolga,
affligga e tormenti la mente va considerato una distorsione negativa.
Proviamo a identificare alcuni dei principali stati mentali negativi. Il
primo è l’attaccamento, che è un forte desiderio di persone che ci
piacciono, di cose belle o esperienze piacevoli. È molto difficile
liberarsene; è come se la mente si fosse fissata su quell’oggetto.
Un
altro stato mentale negativo è l’ira. Quando una persona si arrabbia,
la vediamo perdere immediatamente la compostezza; la sua faccia diventa
rossa e corrucciata, gli occhi si iniettano di sangue. L’oggetto
dell’ira, animato o inanimato, viene considerato indesiderabile e
repellente. L’ira è uno stato mentale incontrollato, violento e
impetuoso. Un’altra passione negativa, l’orgoglio, è uno stato mentale
basato sul narcisismo egocentrico, che porta l’individuo a ritenersi
superiore agli altri per la propria condizione sociale, la propria
posizione e le proprie conoscenze.
Chi
è molto orgoglioso appare molto arrogante e presuntuoso. Poi viene
l’ignoranza che disconosce l’identità della Quarta Nobile Verità, la
legge del karma e così via. In questo particolare contesto, l’ignoranza è
un fattore mentale che induce a ignorare totalmente la natura dei tre
Gioielli (il Buddha, la sua dottrina e la comunità spirituale) e la
legge del karma. Infine c’è il dubbio che porta a non essere certi delle
Quattro Nobili Verità, della legge del karma ecc.
Come
disse Tsong-kha-pa (1357-1419), famoso maestro del buddismo tibetano,
tutti i regni in cui possiamo rinascere nel ciclo dell’esistenza, dalla
sommità del paradiso all’abisso dell’inferno, condividono la natura
della sofferenza. Ma queste sofferenze non sorgono senza una causa, né
sono create da un dio onnipotente. Sono in realtà il prodotto dei nostri
stati mentali negativi e delle nostre azioni karmiche che scaturiscono
da una mente non controllata.
La
radice prima di qualsiasi sofferenza è l’ignoranza che interpreta
erroneamente la natura dei fenomeni e si considera come esistente in sé.
Essa tende a esagerare il loro status e crea le categorie del sé e
degli altri. Ciò conduce a esperienze di desiderio e di odio, che a loro
volta provocano ogni sorta di azioni negative; e queste ultime danno
luogo a tutte le nostre sgradevoli sofferenze. Se vogliamo evitare
queste sofferenze, dobbiamo stabilire se sia possibile liberarcene.
Poiché
l’ignoranza che produce una concezione fallace del sé è una
consapevolezza sbagliata, può essere eliminata correggendo l’errore. Lo
si può fare generando nella nostra mente una saggezza che realizzi il
contrario di quello stato mentale, una saggezza capace di comprendere
che di fatto un tale sé non esiste in modo intrinseco. Quando
paragoniamo questi due stati della mente - l’uno che crede in un sé
intrinsecamente esistente e l’altro che coglie la non-esistenza del sé -
la percezione del sé può apparire inizialmente molto forte e potente.
Ma poiché si tratta di una coscienza erronea, di una semplice illusione,
non ha un sostegno logico.
L’altro
tipo di mente, quello che comprende la non-esistenza del sé, a uno
stato iniziale può essere debole, ma ha un sostegno logico. Prima o poi
questa saggezza che percepisce la non-esistenza di un sé avrà il
sopravvento. All’inizio la verità può non apparire così ovvia; però,
quando ci avviciniamo ad essa, diventa sempre più evidente. Una
concezione falsa può sembrare in principio molto solida e certa, ma alla
fine, quando la sottoponiamo a ulteriori verifiche, diventa più debole e
da ultimo si dissolve.
Dopo
aver constatato che tutte le esperienze del ciclo dell’esistenza
condividono la natura della sofferenza, dovremmo sviluppare un desiderio
genuino di liberarcene. Spinti da questo desiderio, dovremmo entrare
nella via dei tre addestramenti: l’addestramento nell’etica,
l’addestramento nella concentrazione e l’addestramento nella saggezza.
di questi tre, l’antidoto che eliminerà gli stati mentali negativi è la
saggezza che realizza la non-esistenza del sé. A tale scopo abbiamo
bisogno come base della stabilità mentale della concentrazione, la quale
a sua volta dipende dall’osservanza delle regole della pura moralità.
Quindi
dobbiamo addestrarci anche all’etica. Allo stadio iniziale, si dovrebbe
dare la priorità proprio alla pratica della moralità, perché è la
necessità più immediata. Tsong-kha-pa dice che l’attenzione e
l’introspezione sono il fondamento dell’intero Dharma. Per esercitare
una pura osservanza dell’etica, sono richieste le facoltà
dell’introspezione e di una giusta consapevolezza. Per i laici,
l’osservanza della pura moralità, che impedisce le azioni negative, è la
base della pratica che conduce all’illuminazione.
Se
non prendiamo in considerazione certe regole pratiche, come
l’osservanza dei principi morali, ma andiamo alla ricerca di metodi più
sofisticati, la nostra esperienza sarà falsa e priva di serietà.
Attraverso l’esercizio di questi tre addestramenti - nell’etica, nella
concentrazione e nella saggezza - dovremmo lavorare per raggiungere la
liberazione non soltanto per noi stessi, ma anche per tutti gli esseri
senzienti.“
(Dalai Lama, Il nostro bisogno d’amore, Oscar Mondadori)
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