giovedì 28 aprile 2016

Il luogo di quiete

(Immagine presa dal web)
 
Oggi voglio parlarvi del luogo di quiete. Esso è un luogo esistente all'interno di ciascuno di noi ma che solo chi sviluppa una capacità di auto osservazione e, al contempo, smette di giudicare, può scoprire. Perchè bisogna avere queste due capacità prima di accedere a questo luogo di quiete? Prima di rispondere alle domande, voglio spiegarvi cos'è il luogo di quiete.
 
Immaginate la superficie del mare in tempesta, potete vedere la potenza delle onde, la turbolenza della corrente e la forza con la quale scaglia per aria tutto ciò che si trova sulla sua superficie in quel momento. Volendo fare un'analogia, possiamo paragonare la superficie del mare in tempesta alle nostre reazioni emotive nei confronti degli accadimenti di tutti i giorni. Si tende a reagire d'impulso, senza riflettere sui danni che si possono arrecare a se stessi come agli altri con le proprie reazioni.
 
Ora voglio parlarvi del luogo di quiete, continuando il paragone col mare in tempesta. Anche il mare in tempesta, infatti, possiede il suo luogo di quiete. Anche se non siete appassionati d'immersioni subacquee, sapete benissimo che, perfino sotto la superficie del mare più  agitato, si trova un luogo in cui le sue acque sono calme, il silenzio è ovattato e protettivo e nulla può turbare l'armonia di quel luogo....
 
Proprio come ad una certa profondità nelle acque del mare in tempesta si trova un punto in cui esse sono calme, anche dentro di noi, pur nelle agitazioni quotidiane, si trova un luogo in cui regna la pace e tutto è silenzio ed armonia. Quello è il luogo di quiete, dove nessuna emozione ha il potere di spostare il nostro equilibrio nè di turbare la nostra gioia di vivere.
 
Si può accedere al luogo di quiete solo lavorando su di noi attraverso l'auto osservazione senza giudizio. Solo auto osservandosi, infatti, è possibile interrompere i nostri schemi mentali che ci portano a re-agire quotidianamente in maniera automatica agli accadimenti della nostra Vita. Quando si sarà riuscito a spezzare l'incantesimo che ci porta a re-agire sempre allo stesso modo, ripetendo gli stessi schemi mentali quasi all'infinito, solo allora si comincerà ad avere le chiavi di accesso al luogo di quiete.
 
Pur avendo le chiavi per accedere al luogo di quiete, tuttavia, l'auto osservazione, da sola, non basta. Occorre smetterla di giudicare se stessi e le cose/persone che hanno a che fare con la nostra Vita. Solo smettendola di giudicare ogni cosa, persona, evento e, non da ultimi, noi stessi, infatti, avremo la possibilità di poter trovare la porta che ci darà la possibilità di accedere al luogo di quiete.
 
Come si può sviluppare la capacità d'introspezione fintanto che si resta nel giudizio? Il giudicare significa NON ACCETTARE, e porta, come conseguenza diretta, a schemi reattivi, a polemiche inutili, ad attirare nella propria Vita sempre gli stessi eventi negativi allontanando, al contempo, sia gli oggetti dei nostri sogni che il raggiungimento della quiete interiore.
 
"Non giudicate e non sarete giudicati" (Luca 6,37). Anche uno dei più grandi maestri dell'umanità che risponde al nome di Gesù, aveva intuito l'importanza del non giudicare allo scopo di liberarsi dalla non accettazione per accedere al luogo di quiete interiore.
 
(Immagine presa dal web)
Quando avrete lavorato sull'auto osservazione e sull'astensione dal giudizio in maniera tale da liberarvi dall'atteggiamento di facciata, quello che vi porta a re-agire ripetendo all'infinito i vostri schemi mentali acquisiti e memorizzati attraverso la ripetizione, sarete finalmente liberi dagli automatismi distruttivi della vostra mente, diventando, al contempo, padroni della vostra Vita quanto dei vostri pensieri.
 
Esiste un luogo in cui i rumori della quotidianità cessano per lasciare spazio al silenzio creativo dell'Anima. In questo luogo si può ascoltare il proprio cuore, realizzando, infine, che tutto è frutto di un pensiero e che, cambiando quel pensiero sul nascere, potremo liberare dalle tempeste della Vita quotidiana le nostre Vite e quelle di chi con noi avrà a che fare.
 
 
Vincenzo Bilotta
 

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