Non credete minimamente a ciò che dico. Non prendete nessun dogma o libro come infallibile. (Buddha)
giovedì 28 aprile 2016
Giordano Bruno: l'infinità dell'universo
Esaminiamo ora i contenuti veri e propri della sua filosofia: Bruno é uno strenuo sostenitore della infinità dell'universo; uno degli aspetti della rivoluzione scientifica fu la rivoluzione astronomica, ossia le nuove teorie sulla struttura dell'universo.
Con Copernico dalla teoria geocentrica si passò a quella eliocentrica, un radicale cambiamento di punto di vista: certe cose non potevano essere spiegate guardando dalla Terra, e così Copernico passò ad esaminare dal Sole, cambiando appunto il punto di vista.
E' importante l'impatto che ebbe sul mondo questa teoria: ci fu chi la rifiutò perchè faceva letteralmente paura perchè dava il senso di perdita di punti di riferimento: da Aristotele in poi si era abituati all'idea di un mondo finito posto al centro dell'universo con punti di riferimenti assoluti. Con Copernico non si arriva ad affermare l'infinità del mondo, ma si vengono a "scardinare" alcuni punti di riferimento, primo fra tutti la centralità della Terra.
Molte persone videro subito nelle teorie di Copernico qualcosa che faceva traballare non solo la Terra ma anche l'uomo, che non era più il centro; con Copernico i centri di rotazione diventano due: il Sole é centro di rotazione dei pianeti e la Terra é centro di rotazione della Luna; per la prima volta non c'era più un centro assoluto e ammettere due centri é un primo passo per arrivare a dire che di centro non ce n'é proprio nessuno! Son tutte cose che psicologicamente fan paura alla gente comune.
Ci fu anche chi accolse positivamente l'ipotesi copernicana, essenzialmente per due motivi: scientificamente era più vera e quindi Galilei non tarderà ad accettarla, poi chi la accettò, come Bruno, non per motivi scientifici (basti pensare che quando Bruno ne parla nelle sue opere pare avere le idee un pò confuse a riguardo: ha sì compreso le linee essenziali del pensiero di Copernico, ma non perfettamente), bensì per motivi sociologici: gli interessa esattamente ciò che impauriva gli altri; prende la teoria copernicana come punto di partenza e non di arrivo, cioè a differenza di Copernico stesso che (ricordiamolo) aveva negato l'infinità dell'universo, Bruno accetta la teoria come punto di partenza per ammettere l'infinità dell' universo.
Ma come faceva la teoria copernicana a consentire l'infinità dell'universo? Ammettere due punti di rotazione é un primo passo verso l'ammissione di più punti di riferimento assoluti e in qualche modo già questo lascia intravedere la possibilità di una infinitezza: quale era il ragionamento di Aristotele per dire che il mondo é finito?
Diceva: se prendo una penna e la lascio cadere va per terra, verso il suo luogo naturale; dalla presunta constatazione dell'esistenza di moti e di luoghi naturali allora deve esistere un centro assoluto: perchè ci siano un alto e un basso assoluti ci deve essere un mondo finito; se il mondo fosse infinito non ci sarebbero alto e basso, diceva Aristotele. Copernico quindi aveva posto le premesse per dimostrare la infinitezza del mondo.
Poi c'é un' altra faccenda: l'universo aristotelico é finito e piuttosto piccolo: la distanza tra la Terra e il cielo delle stelle fisse (la "pelle" del mondo ) era circa due-tre, magari anche dieci volte quella che separa la Terra dal Sole. Invece Copernico deve fare i conti con un'obiezione, quella dell inesistenza dell'effetto di parallasse: supponiamo di ammettere la teoria aristotelica che vuole la Terra ferma: il cielo delle stelle fisse si muove e la Terra sta ferma.
Se ci muoviamo nell'ambito della teoria Copernicana la Terra si muove intorno al Sole: i rivali di Copernico lo criticavano perchè se fosse stato vero ciò che diceva lui noi dovremmo vedere (per l'effetto di parallassi) le stelle in modo diverso a seconda delle stagioni, ossia a seconda di come é orientata in quel momento la Terra intorno al Sole, ma visto che ciò non accade, allora la Terra é ferma: a quei tempi infatti si era arrivati a capire che il cielo delle stelle fisse fosse fermo e se quindi la Terra fosse stata in continuo moto si sarebbe dovuto vedere il cielo delle stelle fisse "muoversi", o meglio, cambiare di posizione.
Copernico fu quindi costretto a dire che l'effetto di parallassi c'era ma era talmente piccolo che non si vedeva e quindi dovette aumentare la grandezza dell'universo, la distanza Terra-stelle fisse: la Terra si muove, diceva Copernico, e l' effetto di parallassi c'é, solo che il cielo delle stelle fisse é così distante da noi che manco ce ne accorgiamo.
Copernico continuava sì a riconoscere finito l'universo, ma esso diventava comunque enormemente più grande , in altre parole apriva la strada per il mondo infinito. Bruno non fa altro che sfruttare queste considerazioni per dire che il sistema copernicano é giusto e per sostenere positivamente l'infinità dell'universo.
Quello che per i più era segno di smarrimento e perdita di riferimenti, per Bruno diventa punto di partenza per una visione liberatoria dell'universo: l'universo finito per lui sarebbe stato troppo piccolo per lasciare spazio alla libertà dell'uomo: l'universo finito fisicamente per Bruno é una casa ma anche una gabbia, quello infinito non può più essere una casa ma neanche più una gabbia e questo a Bruno piace.
L'idea del mondo infinito dà l'idea di un'infinita libertà umana. Comunque Bruno propone anche argomentazioni scientifiche a supporto dell'infinitezza del mondo, che ricalcano quanto già avevano detto Ockham e Cusano: Ockham aveva detto che il mondo é finito, ma che nella sua onnipotenza Dio avrebbe potuto farlo infinito; Cusano in modo un pò ambiguo (doveva essere compatibile col cristianesimo) diceva che la causa infinita non può che estrinsecarsi in un effetto infinito e diceva anche che il mondo é infinito nel senso che é somma infinita di enti finiti.
Invece Bruno dirà una volta per tutte che l' universo é infinito proprio perchè effetto di una causa infinita; non solo, ma se esaminiamo la questione in termini cusaniani, ossia se il centro dell' universo può essere identificato con qualsiasi punto dell' universo stesso (dato che la concezione dell'universo come contrazione di Dio conduce Cusano a vedere in esso la stessa infinità di Dio), la sua circonferenza, cioè il suo confine, non può essere determinato ed esso si estende in misura ugualmente indeterminata da ogni lato: quindi la caratteristica principale dell'universo non é il suo confine, ma la sua illimitatezza, e se esso si estende all' infinito, così anche la vita che in esso pullula si propaga all'infinito: per Bruno ci sono due generi di corpi nel cosmo, i soli e le terre: i primi luminosi ed ignei, le seconde cristalline o acquee e lucide: il fatto che noi vediamo solo i soli (ossia le stelle) e non le terre, dipende esclusivamente dal fatto che gli uni son grandi e le altre, molto minori, son rese invisibili dalla distanza. Non c' é altra diversità di natura e di dignità tra gli astri: "si noi fussimo ne la luna o in altre stelle, non sarreimo in loco molto dissimile a questo, e forse in peggiore" (La cena de le Ceneri) .
Comuni a tutti gli astri sono il movimento, i motori, la materia e lo spazio in cui si muovono. Il loro moto é circolare. Infiniti sono i soli e infinite le terre: credere che esistano solo i pianeti che già conosciamo é come credere che esistano solo gli uccelli che passano davanti alla propria finestra! Con le sue affermazioni Bruno sapeva bene di andare a finire nel panteismo (ossia che Dio e il mondo sono la stessa cosa), ma il suo rapporto con la religione era ben diverso da quello di Cusano, che lavorava all'interno della Chiesa stessa.
Se Bruno nutre grandi simpatie per la teoria copernicana, che apre le porte all' infinitezza del mondo, egli non può che disapprovare le dottrine di Aristotele per diversi motivi: in primo luogo Bruno é un umanista e tipica dell'Umanesimo é l'avversione nei confronti dello Stagirita in quanto filosofo preferito dei Medioevali; in secondo luogo Aristotele aveva strenuamente sostenuto la finitezza dell' universo; nel De immenso, composto in Inghilterra nel 1583, Bruno, difendendo l'infinitezza dell'universo, designa Aristotele come "il Sofista", anzichè "il Filosofo" come erano soliti chiamarlo i Medioevali: proprio come i sofisti, che partendo dal presupposto che la parola può tutto, dimostravano le cose più strampalate e distanti dal vero, così Aristotele (che sempre nel "De immenso" Bruno definisce "ministro della stoltezza") dimostra la finitezza dell'universo.
Nella Cena delle ceneri (Inghilterra, 1584) Bruno critica le tesi del teologo luterano Osiander, che, nella prefazione anonima al De revolutionibus orbium coelestium, sostiene che il modello astronomico eliocentrico non ha valore fisico e cosmologico, essendo soltanto un’ipotesi astronomica, modello geometrico utile per spiegare congetturalmente i fenomeni celesti.
Questa interpretazione, sostenuta dai professori inglesi calvinisti, riduce il contrasto della teoria con la lettera della Sacra Scrittura.
Contro di essa Bruno afferma la verità fisica e cosmologica dell’eliocentrismo, tentando di mantenersi su di un piano esclusivamente filosofico, non volendo affrontare la questione (teologica) della concordanza tra eliocentrismo e Bibbia. Nella Cena la critica si indirizza innanzitutto contro le premesse filosofiche del geocentrismo. Vengono presi di mira i capisaldi della fisica aristotelica, allo scopo di confutare gli argomenti tradizionali contro il movimento della terra: Bruno perviene a principi quali quello di relatività dei movimenti e di inerzia.
Detto questo, Bruno cerca di spiegare che rapporto c'é tra universo e Dio: si serve dell'esempio della statua, già usato da Aristotele. Il rapporto tra Dio e il mondo é lo stesso rapporto che c'é tra lo scultore e la statua: se io guardo la statua, essendo essa effetto dello scultore, io conoscendo la statua conosco in qualche misura anche lo scultore; ma non lo conosco totalmente perchè nella statua ci mette una parte di sè, non tutto se stesso: rimane una parte che é inconoscibile. Bruno fa anche una distinzione tecnica tra due parole, nella sua opera "Della causa principio ed uno".
C'é differenza tra dire causa e dire principio: causa é quando qualcosa produce restando fuori dalla cosa prodotta ("ciò che concorre alla produzione delle cose esteriormente, ed ha l'essere fuor de la composizione"), principio é quando qualcosa é parte di ciò che ha prodotto ("ciò che intrinsecamente concorre alla costituzione della cosa e rimane nell'effetto"): per esempio nelle famose quattro cause di Aristotele, la causa materiale e quella formale sono principi perchè generano la cosa e ne fanno parte; quella efficiente no perchè sta fuori dalla cosa prodotta.
Lo scultore in questo senso é causa e principio contemporaneamente perchè agisce dall'esterno, ma qualcosa di sè all'interno della statua lo lascia. Lo stesso discorso vale per il rapporto Dio - mondo: il mondo é l' effetto di Dio. Dio ha prodotto nel mondo e in qualche modo é quindi presente nel mondo, nulla impedisce tuttavia di pensare che Dio non si sia "esaurito" nel creare il mondo: mantiene una sottile distinzione Dio-mondo.
Il mondo é sì un' estrinsecazione di Dio, ma ciò non significa che Dio sia tutto solo nel mondo. Però Bruno faceva questa aggiunta: come filosofo posso conoscere solo ciò che Dio ha messo di sè nel mondo: nel mondo colgo la presenza di Dio. Non posso però, come per la statua, conoscere tutto Dio, posso conoscere come Dio si é espresso nell' universo. Non posso conoscere Dio in sé, ma posso conoscerlo come presente nel mondo: si parla di "Deus super omnia" e "Deus insitus omnibus": l' idea di un Dio che sta sopra all'universo ma che vi sta anche dentro.
Allora Bruno diceva che quello che é Deus super omnia l'uomo non può conoscerlo (a meno che Dio non glielo voglia far sapere tramite verità rivelate, alle quali peraltro Bruno non pare dare molto peso); come filosofo posso conoscere Dio solo nella misura in cui si é calato nell' universo: questo consente a Bruno di poter dire che non si può parlare del Dio che non si é calato nell' universo: non può (perchè la ragione non può arrivare a tanto) e non vuole (perchè non nutre interesse per la questione). Bruno ammette che Dio esista come super omnia, ma fino a che punto il suo discorso era sincero? Probabilmente era solo una scusa quella che il Dio super omnia non lo si può conoscere e quindi non se ne può parlare perchè forse Bruno credeva solo in quello insitus omnibus.
Diego Fusaro
fonte: http://www.filosofico.net/bruno.htm
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