“Dimentica il passato. Le vite umane
di tutti gli uomini sono oscurate
da molte infamie.”
(Sri Yukteswar)
“Nascendo
abbiamo ereditato problemi impersonali di matematica affettiva che ci
tocca sbrogliare nel più intimo di noi stessi. Ognuno di noi significa
molte cose per il suo prossimo. Delle cose che non sono “noi” ma che lo
diventano.
Dai
genitori ai figli, dai fratelli alle sorelle, dagli amici ai nemici,
identificazioni, proiezioni e riflessi hanno tessuto inestricabili
labirinti di ambizioni, di paure, di sensi di colpa, di rivalità e di
lutti. I nodi del cuore si complicano e si trasmettono da un’anima
all’altra, fino a quando un eroe - magari noi - risolve l’enigma e
recide il filo della sofferenza.
Le
persone sono, le une per le altre, riflessi deformati del proprio ego.
Volevo essere ricco e ho frequentato la caricatura di un capitalista.
Volevo essere intelligente e ho incontrato questa caricatura di genio.
Volevo essere buono e mi sono sposato con questa caricatura di donna
smarrita. Erano tutte proiezioni del mio ego.
Ma
tale persona corrisponde per me a tale aspetto del mio ego, corrisponde
probabilmente a tutt’altra cosa per un’altra persona. Devo anche capire
che sono io stesso, per gli altri, una proiezione del loro ego e,
ancora di più, una proiezione differente per ognuno di loro. Gioco di
illusioni. Una volta realizzato appieno tutto questo, quando lo vediamo
nettamente e distintamente, possiamo ancora arrabbiarci con qualcuno?
Tutti
gli esseri che incontriamo “sono” noi stessi. Ciascuno di loro porta
una parte essenziale del nostro enigma, sono messaggi cifrati, misteri
che dobbiamo chiarire per capirci e diventare quelli che siamo. Nostra
madre, nostro padre, i nostri fratelli e le nostre sorelle, i nostri
congiunti, i nostri figli, i nostri amici, i nostri colleghi, sono
altrettanti arcani da svelare, tanti messaggi che la nostra anima invia a
se stessa.
Ciascuno
di questi esseri è il nostro stesso essere. Ci costituiscono. Detengono
il segreto della nostra identità. E questo può estendersi all’intero
universo: il luogo dove viviamo, la nostra società, la nostra epoca. Ci
hanno creato e li creiamo.
Questa
produzione reciproca e paradossale non va intesa nel modo in cui il
vasaio modella il vaso, ma piuttosto nel modo in cui il sognatore
produce il sogno che fa il sognatore. Chi sono tutte queste persone che
siamo? Nel momento in cui sogniamo siamo il sogno.
Nel
nostro ambiente si trovano sempre segni di altre vite possibili (di
persone, di luoghi, di libri, di parole…) e che ci possono aiutare a
trovare il sentiero del nostro essere profondo. Bisogna ancora possedere
questi segni e seguire con ostinazione il filo che porta all’uscita dal
labirinto. Siamo pronti a fare incontri che possono essere
sconvolgenti?
La
sofferenza fisica ci avverte molto spesso delle emozioni nascoste:
qualcosa non va nella nostra situazione. Siamo troppo lontani, ancora
troppo lontani, ancora troppo lontani da noi stessi. Il corpo sensibile è
un libro sigillato dove si iscrivono a caratteri cifrati segnali che
provengono da un mondo invisibile.
Il
nostro corpo non smette di parlarci. Ma bisogna sentirlo. Le situazioni
nelle quali sei immerso così come le persone che ci circondano sono
come un secondo corpo, più distante del nostro corpo di carne, ma
altrettanto rivelatore dello stato della tua anima. Puoi leggere nel tuo
mondo il riflesso confusionario, deformato, cifrato del tuo viso
interiore.
Il
tuo mondo rappresenta il tuo cuore a caratteri cifrati. Puoi
traslocare, trasformare la tua situazione familiare, cambiare mestiere,
farti nuovi amici, scoprire luoghi sconosciuti, aprirti a interessi
differenti. Questo contribuirà senz’altro alla tua metamorfosi poiché il
mondo che ti circonda modella e nutre la vita della tua anima.
Ma
tutto questo non serve a niente se riproduci altrove situazioni
analoghe. È impossibile fuggire da se stessi. Non scambiare il segno con
ciò che questo segnala. L’ego ricostruisce inesorabilmente l’ambiente
che lo nutre.”
(Pierre Lévy, Il fuoco liberatore, Luca Sossella ed.,
2006)
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