Come Southfront ha riferito il 13 agosto,
la “liberazione finale” di Manbij è il risultato di un accordo tra le
Forze Democratiche siriane (SDF) appoggiate dagli USA e il gruppo
terroristico dello Stato islamico (SIIL). Ora, l’informazione è
ufficialmente confermata dal Pentagono. Manbij era un nodo logistico
chiave e importante roccaforte dello SIIL.
Le forze della coalizione
guidata dagli USA hanno passato quasi tre mesi effettuandovi attacchi
aerei e assalti. Il colonnello dell’US Army Carver, portavoce dei
combattenti della coalizione degli USA, ha detto che le SDF avevano
permesso a ”diverse centinaia di veicoli con 100-200 combattenti del SIIL, di uscire al sicuro dalla città di Manbij“.
Secondo il colonnello Carver, la decisione era stata presa dai capi
delle SDF perseguendo l’obiettivo di evitare vittime, aggiungendo che lo
SIIL aveva civili in ogni autoveicolo. Osservò che alcuni civili erano
probabilmente ostaggi, ma non negò che potessero essere saliti a bordo
volontariamente. “Continuavano a spingere i civili sulla linea del fuoco, cercando di farli uccidere per usarli nella propaganda, pensiamo“,
aveva detto il colonnello Chris Garver. L’ufficiale aggiunse che i
terroristi cedettero le armi prima di andarsene. I terroristi dello SIIL
lasciavano Manbij il 12 agosto sotto la sorveglianza dei droni della
coalizione per garantirsi che non si raggruppassero cercando di
rientrare in città. Il colonnello Carver sottolineò che era il primo
accordo di questo tipo con lo SIIL.
Questa bella storia del Pentagono pone alcune domande:
– i tizi del Pentagono credono davvero che qualcuno accetti la versione sui terroristi dello SIIL che gettano le armi al centro di Manbij (dove gli ultimi scontri erano in corso) per avere un passaggio sicuro delle SDF dopo 3 mesi di scontri pesanti e attacchi aerei sulla città? Dopo che centinaia di combattenti delle SDF avevano perso la vita in questa operazione, i loro comandanti aprivano giusto un passaggio sicuro per i terroristi dello SIIL “disarmati”?
– dopo 3 mesi di attacchi aerei sulle zone residenziali di Manbij, si persegue l’obiettivo di evitare “vittime civili”? Perché le “vittime civili” fermarono la coalizione il 12 agosto?
– “alcuni” civili negli autoveicoli dello SIIL erano “probabilmente” degli ostaggi. Come poterono i combattenti “disarmati” dello SIIL sequestrarli?
– se i terroristi dello SIIL avevano ceduto le armi, perché il Pentagono si aspettava che potessero riorganizzarsi e rientrare in città?
L’unica risposta logica a queste domande è che i 100-200 terroristi
dello SIIL che lasciavano Manbij erano armati di tutto punto, non
avevano consegnato le armi alle SDF e né avevano intenzione di farlo.
Purtroppo, ciò danneggia seriamente l’immagine di Stati Uniti e SDF.
Perciò il colonnello Carver decise di “edulcorare” la realtà.
South Front 17/08/2016
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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