Gli Usa hanno perso la capacità di leadership globale. Molte debolezze ne bloccano l’azione. Incapaci d’imporre il proprio ordine ora puntano al caos.
Il dibattito che si svolge nel mondo su quali conseguenze porterà l’elezione del prossimo Presidente Usa
è in buona parte inutile: chiunque sia, sarà in una posizione di
debolezza perché deboli sono divenuti gli strumenti a sua disposizione.
Si confonde spesso il potere mostruoso
dei centri nordamericani (ma sarebbe più corretto dire globali) che lo
detengono, con quello di Washington, che essi usano per perseguire i
loro scopi; e questo si è indebolito paurosamente negli ultimi anni per
una serie di ragioni, fra cui, e non da ultima, la limitatezza del
bilancio federale rispetto alle ambizioni globali del Sistema Usa
nel suo insieme, e il fatto che esso sia usato in larghissima parte per
venire incontro agli interessi che pilotano Congresso e Casa Bianca
piuttosto che per ottimizzare i risultati.
Questo è più che mai reso evidente dalla
crescente debolezza militare americana: malgrado il bilancio
stratosferico del Pentagono, è un fatto che attualmente gli Stati Uniti
non siano più in grado di mantenere un controllo globale, né di
sostenere contemporaneamente due crisi regionali significative come un
tempo.
La ragione sta in parte nel fatto che il mondo è radicalmente mutato, in parte nelle stesse disfunzioni del Sistema Usa
che, con la massa di programmi irrazionali e costosi (e spesso inutili
se non controproducenti), drena somme immense per la gioia dei
costruttori di sistemi d’arma.
Ma è la struttura stessa dello Stato a
perdere efficienza a causa dell’enorme debito pubblico; lo stesso che
crea utili enormi al Sistema finanziario, ma costringe alla chiusura
interi dipartimenti amministrativi federali. Una leadership globale
richiede risorse economiche praticamente illimitate; risorse che i
centri di potere che controllano lo Stato hanno a bizzeffe, ma non lo
Stato che deve agire per essi.
Per far fronte ad una simile situazione
di difficoltà, è necessaria una leadership forte e condivisa, invece mai
come adesso la società Usa è spaccata, disorientata,
scossa da scandali, con la fiducia nella politica ridotta al minimo. Le
cause, sotto gli occhi di tutti, sono figlie di quelle distorsioni
proprie del Sistema Usa, per cui pochi centri di potere lucrano immensamente sulla massa.
Clamoroso fallimento del “sogno
americano”, impoverimento diffuso ed esplosione delle diseguaglianze,
scandali a catena in una classe politica meno che mediocre, scelta così
dai suoi finanziatori perché non crei problemi, hanno delegittimato la
politica, rendendo debole qualunque esecutivo.
Una simile situazione complessiva, mina alla base il potere egemonico Usa
e la sua passata capacità di condizionare e mobilitare per i propri
scopi la scena internazionale. Lo si è visto più volte e da ultimo nei
conflitti in Iraq e Siria. Ma oltre che nell’area mediorientale, dove
gli Usa si sono dimostrati incapaci di gestire le crisi
da essi stessi alimentate, è ormai in tutto il mondo che ciò avviene:
la Cina domina vasta parte dell’Asia e la Russia, contro cui tanto ha
fatto Washington, non solo si è nuovamente messa al centro della scena
globale, ma sta mettendo in discussione la presa americana sull’Europa.
La conseguenza di questa manifesta impotenza, è un cambiamento radicale della politica Usa:
se prima Washington pretendeva d’imporre un proprio ordine al mondo,
adesso, incapace di farlo, distrugge l’ordine esistente per creare il
caos e mantenerlo. La logica aberrante quanto cinica è che così alimenta
una perenne instabilità, nella quale nessuno degli attori coinvolti
debba prevalere acquisendo la leadership dell’area, e riservandosi
d’intervenire solo per indirizzare gli avvenimenti a proprio tornaconto.
Nel Mar Cinese, in Medio Oriente, nel Golfo e nell’Europa Orientale gli Usa lo
hanno fatto, esportando destabilizzazione per impedire che altri Paesi
potessero trovare un proprio naturale equilibrio da cui Washington
avrebbe corso il serio rischio d’essere esclusa. Le nefaste conseguenze
sono evidenti a tutti, e i risultati per lo Zio Sam sono comunque
fallimentari.
Quella di Washington è ormai una
leadership largamente inadeguata agli interessi ed alle ambizioni che la
muovono, azzoppata dall’avidità e dalle contraddizioni dello stesso
Sistema di potere che la governa.
Salvo Ardizzone
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