L’amministrazione
degli Stati Uniti compie una spinta a tutto campo per far passare la
Trans Pacific Partnership (TPP) nella sessione del Congresso uscente.
L’accordo entrerà in vigore dopo la ratifica di tutti i firmatari, se si
accadesse entro due anni. Se non viene ratificato da tutti prima del 4
febbraio 2018, entrerà in vigore dopo la ratifica di almeno 6 Stati che
rappresentino almeno l’85% del PIL totale di tutti e 12.
L’accordo, cui
si oppone la maggior parte dei democratici e non ha il supporto dei
repubblicani, subisce le dure critiche di Donald Trump e anche di
Hillary Clinton. Entrambi i principali candidati presidenziali l’hanno
attaccato. La candidata democratica alla presidenza ha recentemente
acuito il ripudio dell’accordo proposto. A sua volta, Donald Trump ha
chiesto una politica estera isolazionista globale e l’abolizione del
NAFTA. L’attuale amministrazione non è riuscita a spacciare l’idea
presso la gente. L’accordo TPP subisce tagli divenendo troppo
politicizzato, con troppa politica estera e poche questioni economiche.
C’è la diffusa preoccupazione del calo delle opportunità di lavoro per
l’economia nazionale. La classe media e i lavoratori ritengono che
troppi posti di lavoro statunitensi siano andati persi nei Paesi dai
minori costi d’impresa, in particolare dei salari. Molti sono
dell’opinione che il rifiuto del patto protegga i lavoratori
statunitensi da importazioni pregiudizievoli o dal deflusso dei posti di
lavoro ben retribuiti.
La critica al controverso TPP si è diffusa nella
politica statunitense, rendendone l’approvazione tutt’altro che certa.
Il 12 agosto, il presidente Obama indicava l’impegno a far ratificare
l’accordo dai legislatori, presentando il disegno di legge sul commercio
entro la fine dell’anno, probabilmente dopo le elezioni dell’8
novembre. Ma le sessioni uscenti durano in genere non più di 30 giorni, e
spesso meno. Questo è un calendario troppo compresso per avere una
legge.
La spinta dell’amministrazione prevede che la si ripresenti a
Capitol Hill a settembre, quando i legislatori ritornano dalla pausa
estiva. Nel frattempo, i funzionari dell’amministrazione, tra cui la
segretaria al commercio Penny Pritzker, avranno incontri coi dirigenti
aziendali e agricoli nel tentativo di far passare il messaggio e
raccoglierne il sostegno. L’incapacità di sostenere l’accordo al
Congresso sarà una grave sconfitta che minerà la credibilità degli Stati
Uniti nella regione, avendo Washington caricato l’accordo della
rilevanza strategica quale contrappeso dell’ascesa della Cina.
La Cina,
esclusa dall’accordo trans-Pacifico, negozia un patto per l’Asia, il
Partenariato regionale globale economico (RCEP), un accordo di libero
scambio paragonabile al TPP, ma guidato da Pechino. La Cina impegna
ulteriori prestiti regionali con una nuova banca e un fondo da 40
miliardi per la Via della Seta. Senza il TPP, gli Stati Uniti potrebbero
rimanere esclusi. Le nazioni del Pacifico che cercano commercio estero
ed investimenti guardano a Pechino. L’amministrazione ritiene che
l’accordo sia fondamentale per spostare le risorse militari ed altre
statunitensi nella regione.
“Per gli amici e i partner dell’America, la ratifica (del patto commerciale) è la cartina di tornasole della credibilità e della serietà degli intenti”,
aveva detto il primo
ministro di Singapore Lee Hsien Loong durante l’ultima visita a
Washington, parlando a nome dei firmatari delle isole del Pacifico.
Il TTP delle 12 nazioni copre circa il 40 per cento dell’economia
globale e un terzo del commercio mondiale, riunendo Australia, Brunei,
Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù,
Singapore, Stati Uniti e Vietnam. I commenti del primo ministro di
Singapore hanno un peso supplementare avendo in effetti parlato a nome
di tutti i partner asiatici del TPP. I leader regionali che hanno speso
capitale politico per sostenere il patto saranno meno propensi a farlo
di nuovo, se vi saranno problemi. In particolare, il primo ministro di
Singapore ha parlato per il Giappone, dicendo
“Le relazioni tra Stati Uniti e Giappone ne soffriranno se il presidente degli Stati Uniti Barack Obama non fa approvare al Congresso l’accordo di libero scambio del Pacifico prima di lasciare l’incarico a gennaio”.
Secondo lui,
la mancata ratifica dell’accordo danneggerebbe il Primo ministro Shinzo
Abe e influenzerebbe l’accordo di sicurezza di Washington con Tokyo. Il
TTP non è l’unica alternativa per le nazioni del Pacifico. Oltre ai
colloqui sull’accordo con la Cina, vi sono altri sviluppi da menzionare.
A fine luglio, l’Unione economica eurasiatica (UEE) ratificava il primo
accordo di libero scambio con un Paese al di fuori dell’Unione, il
Vietnam. È un inizio. Recentemente l’UEE ha ricevuto circa 40 proposte
di accordi di libero scambio (ALS). Molte provengono da Paesi
dell’Asia-Pacifico.
Quest’anno l’Unione ha firmato un memorandum di
cooperazione con Cambogia e Singapore. Con Singapore, l’UEE intende
lanciare un gruppo congiunto di studio di fattibilità entro la fine
dell’anno, per identificare i potenziali mutui benefici. Il fatto che il
mercato dell’UEE non sia ancora così integrato all’economia globale,
come molti altri, lo rende attraente. Durante la visita del presidente
russo in Cina a giugno, l’UEE firmava una dichiarazione congiunta sul
passaggio alla fase di negoziazione per lo sviluppo dell’accordo di
cooperazione commerciale ed economica tra Unione eurasiatica economica
(UEE) e Repubblica popolare cinese. Se si raggiunge l’accordo di
cooperazione economica con la Cina, sarà un enorme passo avanti.
La Russia è interessata a coinvolgere tutti i Paesi dell’Asia – Pacifico, non solo la Cina, nei progetti per sviluppare la Siberia e l’Estremo Oriente della Russia. Per chi non volesse fare una scelta definitiva tra Stati Uniti e Cina, Russia e UEE diverrebbero un centro di potere veramente indipendente. Nel 2016, il processo di riequilibrio della politica asiatica della Russia prese il via con una sequenza di vertici cruciali: il vertice Russia-Giappone del 6 maggio e il vertice ASEAN-Russia del 19-20 maggio.
Alcuna novità eclatante fu raggiunta, ma i
vertici hanno prodotto risultati tangibili. Poiché gli Stati dell’ASEAN
espandono l’economia, la domanda di esportazioni tradizionali russe
(energia, materie prime e infrastrutture energetiche), così come di
prodotti agricoli aumenta. L’idea che ASEAN ed UEE formino una zona di
libero scambio è stata affrontata per la prima volta al vertice, mentre i
colloqui sulla creazione di accordi di libero scambio tra UEE e Paesi
dell’ASEAN come Singapore, Cambogia, Thailandia e Indonesia sono già in
corso.
La dichiarazione ASEAN-Russia menziona la necessità di esplorare
le modalità per la Russia per aderire al RCEP. Più ampiamente, l’idea di riunire UEE, ASEAN, Shanghai Cooperation Organization
e Cintura economica della Via della Seta ha grandi prospettive.
L’intenzione della Russia d’espandere la comunità eurasiatica fino a
comprendere i partner dell’UEE, Cina, India, Iran, ASEAN e RCEP guidata
dalla Cina creerà un grande arco politico ed economico eurasiatico. La
megacomunità avrà senza dubbio tutte le possibilità di diventare la
spina dorsale dell’ordine mondiale del 21° secolo, coprendo una parte
importante dello spazio eurasiatico e la maggior parte dei Paesi
asiatici, oscurando i piani degli USA che ora hanno poche possibilità di
materializzarsi, comunque.
Andrej Akulov Strategic Culture Foundation 26/08/2016
La ripubblicazione è gradita in riferimento alla rivista on-line Strategic Culture Foundation.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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