L’élite
anglo-statunitense appare molto preoccupata dai neocon (Bush/Clinton)
ancora incapaci di fermare, o anche rallentare, la Russia. Sono sempre
più seccati dagli impotenti e isterici Rambo guerrafondai neocon di
sinistra e di destra appollaiati su Hillary Clinton.
L’élite
anglo-statunitense cerca una via d’uscita e, evitando di mostrare
disperazione, cerca di resuscitare il leale servitore Henry Kissinger.
Invece delle minacce inefficaci dei clintoniani (Ashton Carter, John
Allen, Leon Panetta, Michael Morell, ecc), tale élite cerca di rivivere
la strategia del lento avvelenamento utilizzata da Kissinger negli anni
’70. Kissinger, ai loro occhi, ottenne tre grandi successi con la sua
distensione “amichevole”:
1) indebolire e minare, progressivamente ma inesorabilmente, la Russia,
2) dividere Russia e Cina
3) neutralizzare l’influenza russa in Medio Oriente
La politica aggressiva feroce e squilibrata dei neocon è riuscita a
vanificare i successi geostrategici di Kissinger. In un certo senso, è
una fortuna per l’umanità, prova della capacità diplomatica di Vladimir
Putin e chiara indicazione della stupidità rapace della dirigenza
Clinton/Bush. Per profitto ha venduto alla Russia la corda per
impiccarla. Ma ora l’élite anglo-statunitense sa che il gruppo, la
mafia, l’istituzione a cui ha dato le chiavi della macchina, ha creato
una situazione mortale per il suo dominio.
L’economia degli Stati Uniti è
indebolita dall’esplosione del saccheggio finanziario, al punto che
anche la capacità bellica è a repentaglio. E l’élite sa che la Russia e i
suoi alleati non cederanno al feroce ma isterico e vacuo assalto ideato
dagli stupidi criminali di guerra neocon. Questa volta non ci sarà una
vile guerra fasulla come quella contro l’Iraq o la Libia. Questa volta
ci sarà una vera guerra nucleare. E l’élite anglo-statunitense è pronta
ad iniziare qualsiasi guerra contro un nemico capace di difendersi,
sebbene sia terrorizzata da una guerra vera in cui rischia di perdere.
Sa, inoltre, che nonostante le avventure militari e le attuali spese
militari, gli Stati Uniti sono sempre più isolati. Sa che, nonostante
gli investimenti nella propaganda goebbelsiana, la NATO non è la
bacchetta magica che si sognava.
Mentre l’economia reale dei Paesi che
l’ospitano viene dissanguata, la struttura della NATO non è più capace
di adempiere la sua missione, che era: “Tenere fuori i russi, dentro gli
americani e gli europei sotto”. I recenti sviluppi in Turchia mostrano,
per la prima volta, che un colpo di Stato sponsorizzato da NATO/USA è
fallito. Ora, la Turchia segue una nuova traiettoria politica e un nuovo
campo geostrategico. Anche se è difficile prevedere con assoluta
precisione cosa accade, è chiaro che un processo di progressiva
disgregazione del dominio anglostatunitense è iniziato e potrebbe
progredire molto velocemente e molto drammaticamente.
La possibilità che
la Turchia lasci la NATO, de jure o de facto, è contemplata da molti
osservatori competenti. Una relazione militare informale con Russia,
Cina (e Iran!) è già un dato di fatto. La nota rete d’influenza
statunitense nominalmente gestita da Fetullah Gulen viene smantellata
non solo in Turchia, ma anche in Azerbaigian e si ritiene sia indebolita
e neutralizzata in tutte le aree turcofone, cioè sul fianco meridionale
dell’ex-Unione Sovietica. Queste aree avrebbero dovuto essere il
bastione “occidentale” contro la Russia, ma diventano rapidamente il
contrario.
La lezione turca viene studiata molto attentamente da molti Paesi.
Partendo dalla leadership della Bulgaria che preferì vigliaccamente il
suicidio economico quando la beniamina di Hillary Clinton, Victoria
Nuland, chiese di annullare il gigantesco gasdotto South Stream della
Russia. La lezione turca è studiata nei Balcani, Medio Oriente, Nord
Africa e naturalmente Europa.
La decisione inglese della Brexit, anche
se chiaramente dettata da considerazioni intelligenti, realpolitik di
sopravvivenza “per combattere un altro giorno”, rientra tra queste
lezioni e probabilmente fu un incentivo per esercito ed élite turche per
il colpo di Stato di Gulen. E così il decrepito Kissinger viene di
nuovo presentato sulla scena pubblica dalle élite che sperano di poter
di nuovo ricorrere al trucco della “distensione”. Vi sono seri dubbi che
la Russia ci caschi nemmeno per un secondo. Nonostante i molti “amici”
della Russia che a gran voce raccontano a Putin: guarda, guarda quanto è
buono Kissinger, rappresenta la fazione dei buoni in occidente. Firma
un accordo con lui e tutto andrà bene.
Molto probabilmente la Russia
tratterà il “fattorino” con estremo rispetto formale, arriverà anche a
discutere e negoziare per forma. Ma non potrà mai lasciare che la sua
strategia sia condizionata dalle promesse dell’uomo della distensione.
Non ci sarà un altro Gorbaciov, né uno Eltsin. Anzi, al contrario. Forse
non ci sarà nemmeno un Medvedev nel futuro della Russia. Il 4 febbraio
Kissinger era a Mosca per un discorso presso il Fondo Gorchakov, a
spiegare perché rappresenti l’alternativa allo scontro, e a presentare
il suo piano per tornare ai bei vecchi tempi, cioè a quando la Russia
venne… regalmente sabotata. Vedasi il discorso completo.
Il 19 agosto, il Dottore ritorna sulla stessa solfa in una intervista a Jacob Heilbrunn per la rivista National Interest. E’ molto eloquente del disagio presso i padroni di Kissinger. Da una parte, il vecchio factotum di Wall Street dice parole che, secondo lui, saranno gradite a Mosca (critica l’atteggiamento contro la Russia dei neocon), dall’altro non può spiegare con franchezza che la sua strategia della distensione negli anni ’70 e le sue “belle parole” nel 2016 hanno lo stesso scopo: distruggere la Russia!
Gli viene chiesto: “la distensione ha giocato un ruolo fondamentale nell’eliminare l’Unione Sovietica, no?”
La risposta di Kissinger: “Questo è il mio punto di vista. Abbiamo usato la distensione come strategia bellica contro l’Unione Sovietica“.
Vedasi il seguente scambio:
Heilbrunn: avevo dimenticato che c’era riuscito. Alla fine, però, la distensione ebbe un ruolo fondamentale nell’eliminare l’Unione Sovietica, no?
Kissinger: Questo è il mio punto di vista. Abbiamo usato la distensione come strategia bellica contro l’Unione Sovietica.
Heilbrunn: Sono stupito che ciò non abbia più
attenzione in Europa, questa è l’opinione comune, che la distensione
fosse essenziale per ammorbidire l’Europa orientale e l’Unione
Sovietica, abbandonando la memoria della seconda guerra mondiale, mentre
negli Stati Uniti ne abbiamo una visione trionfalistica.
Kissinger: Beh, c’è l’idea che Reagan iniziasse il processo con il suo discorso sull’Impero del Male che, a mio parere, avvenne nel momento in cui l’Unione Sovietica era già sulla via della sconfitta. Eravamo impegnati in una lotta a lungo termine, generando molte analisi concorrenti. Ero sulla linea dura dell’analisi, ma sottolineai anche le dimensioni diplomatiche e psicologiche. Dovevamo condurre la guerra fredda da una posizione in cui non fossimo isolati e in cui avessimo la miglior base per guidare conflitti inevitabili. Infine, avemmo l’obbligo particolare di trovare un modo per evitare il conflitto nucleare, dato che minacciava la civiltà. Cercammo una posizione per essere pronti a usare la forza quando necessario, ma sempre nel modo per poterlo esibire chiaramente come ultima risorsa. I neoconservatori hanno una visione più assolutista. Reagan usò il lasso di tempo a disposizione con notevole abilità tattica, anche se non sono sicuro che tutto fosse previsto. Ma l’effetto fu estremamente impressionante. Credo che la distensione ne fu il preludio indispensabile.
Heilbrunn: L’altra realizzazione monumentale era ovviamente l’apertura alla Cina. Che ne pensa oggi?
Kissinger: La riduzione del ruolo sovietico in Medio Oriente, non fu da meno.
Heilbrunn: Giusto, e salvare Israele nella guerra del ’73 inviando armi.
Kissinger: Erano collegati.
Heilbrunn: La Cina è la nuova Germania guglielmina di
oggi? Richard Nixon, poco prima di morire, disse a William Safire che
era necessario aprire alla Cina, ma che creammo un Frankenstein.
Kissinger: Di un Paese che per tremila anni dominava la regione si può dire abbia una realtà intrinseca. L’alternativa sarebbe stata mantenere per sempre la Cina collusa con l’Unione Sovietica, e quindi far divenire l’Unione Sovietica, avanzato Paese nucleare, potenza dominante sull’Eurasia con la connivenza statunitense. Ma la Cina presenta intrinsecamente una sfida fondamentale per la strategia statunitense.
Umberto Pascali Global Research, 22 agosto 2016
Vedasi:
L’Intervista: Henry Kissinger
Kissinger: L’obiettivo degli Stati Uniti è distruggere la Russia
Conferenza di Henry A. Kissinger presso il Fondo Gorchakov a Mosca
L’Intervista: Henry Kissinger
Kissinger: L’obiettivo degli Stati Uniti è distruggere la Russia
Conferenza di Henry A. Kissinger presso il Fondo Gorchakov a Mosca
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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