“L’evoluzione dell’uomo è l’evoluzione della sua coscienza.
E la coscienza non può evolvere incoscientemente.”
(Georges I. Gurdjieff)
Se
parliamo del posto che una persona occupa dobbiamo distinguere tra
mondo psicologico e mondo fisico. Possiamo dire che una persona occupa
un posto fisico gradevole e un mondo psicologico sgradevole, oppure
vediamo il contrario. Molto spesso non vediamo che esiste molta
differenza tra il mondo fisico e il mondo psicologico, infatti molti
vivono in un mondo interiore che ha uno stato negativo e cattivo. Ma
perché accade?
Accade
perché le persone vivono in un modo psicologico molto cattivo e, per
esempio, immaginiamo che un viaggiatore abbia preso una strada sbagliata
e che sia giunto nei bassifondi di una città malfamata dove viene
avvicinato da una pericolosa comitiva. Sappiamo che dobbiamo fare
attenzione a queste comitive e che dobbiamo fare attenzione alla
direzione che seguiamo, perciò pensiamo che queste cose succedono solo
agli ingenui. Crediamo che questo non ci riguarda e non ci accade, ma è
quello che succede a tutte le persone.
Infatti,
se applichiamo l'esempio al mondo psicologico, vediamo che è così che
accade a tutti quando creiamo un mondo interno insicuro e poco
gradevole. E come succede? Succede perché abbiamo creato un mondo
psicologico cattivo in quanto abbiamo riempito il nostro mondo interiore
di stati mentali molto negativi. È successo perché abbiamo coltivato un
mondo psicologico molto più pericoloso dei bassifondi di una città
malfamata. Tutto questo è successo perché non abbiamo osservato il modo
in cui il mondo esterno si ripercuoteva nel nostro mondo interno.
Per
questo motivo è molto importante saper distinguere tra il mondo esterno
e il mondo interno. Per capire meglio immaginiamo che le emozioni
negative sono paragonabili alle losche compagnie che incontra il
viaggiatore che si è perso nella città sconosciuta. E, seguitando con
l’esempio, siamo sicuri che i loschi individui ci avvicinano solo per
danneggiarci perché sono cattivi e perché il posto in cui vivono li
rende poco raccomandabili. Se rapportiamo l’esempio al nostro mondo
interno e alla realtà psicologica che ospitiamo all'interno vediamo che
dobbiamo fare molta attenzione ai nostri modi e al nostro comportamento.
Dobbiamo
capire che, una persona può sembrare esternamente come una santa molto
ben intenzionata, ma internamente può avere un mondo sgradevole e molto
pericoloso. Per questo motivo dobbiamo distinguere tra il posto che una
persona occupa nel mondo esterno e il posto che quella stessa persona
occupa nel mondo interno. Si crede che l’unico mondo esistente sia
quello esterno, ma il mondo che percepiamo è il modo con cui viviamo la
nostra vita che si dispiega in due mondi diversi.
Uno
dei due mondi è quello dei fenomeni di cui facciamo esperienza con i
sensi, ma il modo con cui prendiamo gli stimoli che ci vengono dal mondo
materiale condiziona il mondo psicologico, mentale e spirituale che
ospitiamo nella nostra realtà interna. Tutto il lavoro di Gurdjieff è
dedicato all’analisi di come viviamo internamente la nostra realtà
esterna. Gurdjieff dice che, se siamo troppo identificati con il mondo
dei fenomeni sprechiamo energia in una forma negativa sprecandola per
gente che non conosciamo realmente. In questo modo il nostro mondo
interno non viene sviluppato perché esso dipende totalmente da quello
esterno.
Tutto
l'essere viene condizionato totalmente dalle sue necessità. E così
leghiamo tutto il nostro essere alla funzione di reagire alle
impressioni esterne. Il "lavoro" di cui parla Gurdjieff riguarda il modo
con cui riceviamo le impressioni esterne e il modo con cui le
rielaboriamo. Se la persona è meccanica viene spinta dalle
sollecitazioni che vengono impresse, ma ciò che proviene dal mondo dei
fenomeni si possono prendere in modo meccanico oppure in modo cosciente.
Se
non prendiamo il mondo esterno in modo cosciente continuiamo ad essere
una macchina che viene sospinta dalla vita perciò si vive come una
foglia che viene sospinta dal vento. Se non siamo coscienti di tutto
questo restiamo schiavi degli eventi esterni perché non sappiamo
distinguerci da loro. Solo quando riusciamo a spezzare questa totale
identificazione iniziamo a crescere nel nostro mondo interiore: questa è
la prima regola. Se i fatti della vita ci afferrano meccanicamente
nascono i “problemi” e ciò accade allorquando ci facciamo trascinare
dagli intrallazzi del mondo esterno.
La
vita e i suoi avvenimenti non vanno affrontati in modo meccanico e
inconsapevole, perché altrimenti la vita non ci darà altro che amarezza e
inquietudine. Il metodo di Gurdjieff impedisce che ciò avvenga perché
il “ricordo di sé” viene frapposto tra la vita e le nostre reazioni
meccaniche. Ma, se riusciamo a farlo, la vita diventa diversa, perché
siamo noi che la prendiamo in modo diverso. Poiché viviamo in una
fabbrica di dolore e abbiamo imparato a vivere nella psicologia del
dolore dobbiamo fare una trasformazione per vivere in modo diverso.
Gurdjieff
dice che abbiamo tre centri -Intellettuale, Emotivo, fisico o Motorio-
ma questi tre centri non sono in armonia, infatti gli uomini possono
sentire qualcosa, volere altro e fare ancora cose diverse. La prima cosa
da sapere è che queste contraddizioni sono insite nella nostra stessa
natura, perciò la seconda realtà da accettare è che questo fatto
alimenta i molti “io” diversi che abitano in centri diversi.
A
causa di questo, nelle persone vivono molti “io” diversi, perciò alcune
persone hanno “io” molto pericolosi che prendono il controllo
dell'intero individuo. Alcune persone hanno degli “io” molti cattivi e
distruttivi che li fanno ammalare se queste persone si identificano e si
perdono nel vortice della loro vita interiore. È chiaro che queste
persone non hanno perso troppo tempo ad osservarli e conoscerli perciò
non sanno separarsi da essi.
Questi
“io” molto negativi vivono nella parte più negativa dei centri
soprattutto nella parte negativa del Centro Emozionale. Questi “io”
distruttivi causano l’autocommiserazione, la tristezza e la debolezza se
la persona non riesce a separarsi da essi, perciò diventa una persona
patetica perché ha un pathos da cui non riesce a separarsi.
L’altra
cosa che dobbiamo sapere, dice Gurdjieff, è che dobbiamo riconoscere
l’espressione delle emozioni sgradevoli, sporche o molto avvelenate,
perché gli “io” inquietanti che le esprimono sono molto pericolosi per
il lavoro che facciamo su noi stessi. Molte volte questi “io” sono
lontani dalla persona, invece altre volte la circondano e cercano di
toglierle tutta la forza vitale.
Se
la persona cede internamente a queste tendenze distruttive, diventa una
persona malata perché molte malattie dipendono dal fatto che la persona
si è lasciata trascinare e travolgere dagli “io” malvagi che vogliono
rovinarle la vita. È saggio ricordare che tutti gli uomini hanno “io”
che cercano di distruggere la loro felicità, ma alcuni sono diventati
consapevoli di questa realtà. La nostra maggiore difficoltà è dovuta al
fatto che crediamo di essere una persona unitaria e permanente, ma
questo fatto è un'illusione.
Crediamo
di essere una persona unitaria e permanente perché esiste una “Io
immaginario” che appartiene alla Falsa Personalità. Esso agisce in modo
da sembrare un io integro e invariabile in ogni occasione.
L’auto-osservazione ci permette di iniziare un lavoro che ci farà
veramente consolidare la nostra persona con uno sviluppo nuovo.
Gurdjieff dice che esiste la possibilità di consolidare un “Io Reale” ma
noi continuiamo a confonderci con i tanti “io” da cui non sappiamo
separarci e che crediamo essere il nostro vero Essere.
Gurdjieff
dice che questi “io” malvagi e malati non siamo noi, e anche quando ci
sentiamo dominare dalla paura, dall’ira, dalla tristezza e dalle altre
negatività di questa molteplicità dobbiamo comprendere che “Questo non è
Io”: il nucleo del metodo di Gurdjieff è solo questo. Ma noi dobbiamo
sapere che la nostra rabbia, la nostra depressione e tutti gli stati
negativi che proviamo non ci appartengono, e dobbiamo sapere che noi
possiamo ospitare sia l’inferno che il paradiso.
Per
trascendere i nostri problemi e le nostre emozioni negative è
necessario ricordarci di noi stessi. Ma, soprattutto dobbiamo iniziare a
fare gli atti di “non-identificazione” perché queste espressioni
negative ci sottraggono energia e ci isolano dalla vita. E quando
iniziamo a osservarci con più attenzione inizia a cambiare il sentimento
che abbiamo verso noi stessi perché è iniziato il cambiamento che
innalzerà il livello del nostro essere.
Questo
processo inizia fin da quando iniziamo a scoprire che tutte le cose che
ci facevano arrabbiare, che ci davano tristezza o amarezza o altre
emozioni negative, non hanno più potere su di noi. La vita comincia ad
avere meno presa su di noi se non siamo identificati, perciò riduciamo
il numero di cose che hanno il potere di farci soffrire o di farci
perdere le staffe. Ma questo accade quando le nostre reazioni al mondo
iniziano a cambiare.
A
livello esteriore, vivremo continuando a fare le stesse cose che
abbiamo sempre fatto, ma avremo iniziato il cambiamento interiore. La
chiave di tutto il metodo è ammettere che non abbiamo il potere di
cambiare il mondo, ma che possiamo cambiare la macchina che siamo. Noi
possiamo scegliere se restare macchine che reagiscono alla vita in modo
automatico oppure se vogliamo essere individui liberi e consapevoli.
Buona erranza
Sharatan
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