La quinta colonna duginista diffonde propaganda filo-atlantista
Bombardieri
a lungo raggio Tupolev Tu-22M3 e cacciabombardieri Sukhoj Su-34 russi
decollarono dal 16 al 18 agosto dalla Base Aerea Nojeh, presso la città
di Hamadan, nel nord-ovest dell’Iran, per effettuare sortite contro i
gruppi terroristici in Siria. A fronte di questa svolta, l’ambiente che
fa riferimento al ‘geofilosofo’ Dugin rilancia un’ampia propaganda a
supporto del subimperialismo turco e panturanista,
ovvero il cosiddetto neo-ottomanismo, supportando, con l’aiuto della
rete di propaganda dell’estrema destra anti-eurasiatica in occidente (Saker, SouthFront, Katehon,
i circoli collegati a Giulietto Chiesa in Italia, ecc.), le operazioni
di Ankara contro la Siria.
Infatti, il sabotaggio mediatico e
propagandistico di tali fazioni, dalle motivazioni oscure e dagli
obiettivi ambigui, prosegue da mesi con una martellante campagna volta a
dividere i Paesi del blocco BRICS, prima, e poi i Paesi aderenti al
Patto di Shanghai. Infatti, da un campagna molesta contro l’Unione
Indiana e il Vietnam, dipinti da quest’ambito come ‘agenti
dell’imperialismo americano’ al solo scopo di voler incrinare i vecchi e
consolidati legami tra Mosca e New Delhi, e tra Mosca e Hanoi, si è
passati rapidamente ad un’altra volta a mettere Mosca contro Beijing,
facendo leva su notizie fumose e incontrollate.
Il tutto di conserva con
la propaganda atlantista che ha esagerato, quando non inventato di sana
pianta, presunte fratture tra Mosca e i suoi alleati, di volta in
volta, Siria, Armenia, Iraq, Iran, India, Vietnam e ultimamente Cina. La
realtà dei fatti invece dimostra un consolidarsi dei rapporti tra
questi Paesi eurasiatici, come testimoniato dalle mosse diplomatiche di
grandi alleati della Russia come India e Cina, che hanno ribadito al
Presidente della Repubblica Araba Siriana, Dr. Bashar al-Assad, piena
disponibilità in aiuti e sostegno al governo legittimo di Damasco.
Infatti, durante una visita a Damasco, il 14 agosto, il Contrammiraglio
Guan Youfei della Marina dell’Esercito di Liberazione Popolare (PLAN),
osservava che quest’anno ricorre il 60° anniversario delle relazioni tra
i due Paesi e dichiarava che la Cina da sempre sostiene la salvaguardia
dell’indipendenza e della sovranità della Siria. Guan, Direttore
dell’Ufficio per la Cooperazione Internazionale Militare della
Commissione Militare Centrale cinese, affermava anche la volontà di
Beijing di migliorare la cooperazione militare cino-siriana. Nel
complesso, la Cina approfondiva la propria politica estera e di
sicurezza verso il Medio Oriente. Nel dicembre 2015 la Cina approvava
una legge antiterrorismo che autorizza l’impiego delle Forze Speciali ed
altre unità all’estero. La Cina supporta il governo al-Assad da sempre e
ad aprile nominava Xie Xiaoyan inviato speciale in Siria per
monitorarvi più da vicino la situazione.
La Cina aveva già fornito al
governo siriano 500 missili anticarro nel 2014, e una vasta gamma di
armi utilizzate dalle forze siriane. Inoltre, il 20 agosto, il
Presidente Bashar al-Assad e il Ministro degli Esteri siriano Walid
al-Mualam incontravano il Ministro degli Esteri indiano Mubashir Javed
Akbar e la relativa delegazione, per discutere della situazione in Siria
e dei pericoli del terrorismo nella regione e nel mondo. Entrambe le
parti esprimevano il desiderio di sviluppare la cooperazione bilaterale
in vari settori.
Il Presidente al-Assad aveva detto che il fatto che
molti Paesi amici, tra cui l’India, siano al fianco del popolo siriano,
sostiene concretamente la fermezza della Siria verso la guerra
scatenatagli da potenze estere e regionali. Secondo Assad, tali Stati
usano le organizzazioni terroristiche nella guerra alla Siria,
sostenendoli in vari modi, ed ostacolano gli sforzi per trovare una
soluzione pacifica che ponga fine ai crimini inflitti dai terroristi al
popolo siriano. Il ministro indiano sottolineava l’importanza della
cooperazione con la Siria nella lotta al terrorismo e nel consolidare i
risultati dei siriani in questo senso, e che sarebbe un errore non
rendersi conto dei pericoli del terrorismo che vuole mettere a
repentaglio la stabilità mondiale e distruggere la civiltà umana.
Infine
sottolineava che l’India è pronta ad offrire tutto il possibile per
alleviare le sofferenze del popolo siriano e contribuire efficacemente
al processo di sviluppo e ricostruzione della Siria. Il Ministro Akbar
esprimeva il rifiuto dell’India di ogni ingerenza straniera negli affari
interni dei singoli Stati, avvertendo che il terrorismo è una minaccia
che non conosce confini, sottolineando il sostegno dell’India a una
soluzione politica della crisi in Siria, in cui i siriani possano
preservare sovranità ed unità della Siria.
Va ribadito che l’India è oggetto di strali striduli quanto inspiegabili, da parte della quinta colonna atlantista-duginista che, inoltre, in questi giorni supporta l’operato del presidente turco golpista Erdogan, come l’avvio di un’operazione militare sul territorio della Repubblica Araba di Siria. Il 24 agosto, le forze speciali turche entravano nel territorio siriano, presso Jarabulus, avviando l’operazione Eufrate Shield. Tali unità delle forze speciali turche operavano con l’appoggio di 20 carri armati e diversi blindati, il supporto aereo della coalizione guidata dagli Stati Uniti e in coordinamento con 1500 terroristi dell’haraqat Nuradin al-Zinqi, liwa Sultan Murad, Jaysh al-Tahrir, qataib Shuhada al-Turqmani, liwa al-Hamza, liwa al-Mutasim e Jaysh al-Nasr, addestrati in Turchia dai consiglieri statunitensi.
La CNN Turk
riferiva che i carri armati turchi avevano sparato più di 200
proiettili presso la città siriana di Jarablus, e che aviogetti F-16
dell’aeronautica turca avevano bombardato 11 obiettivi in Siria. Lo
scopo dell’operazione è aprire un corridoio dalla Turchia a Mambij, in
Siria, sotto la supervisione diretta del vicepresidente degli Stati
Uniti Joe Biden, presente ad Ankara il 24 agosto per incontrare Erdogan e
il premier turco Yildirim.
Un caso da manuale in cui la quinta
colonna duginista e la propaganda atlantista convergevano è la questione
della base aerea di Hamadan, in Iran, da cui dei velivoli russi avevano
operato per tre giorni sulla Siria, per poi ritirarsi a missione
conclusa. Un’operazione che la propaganda atlantista e
pseudo-eurasiatica ha presentato invece come ennesima frattura,
inesistente, tra alleati sul campo di battaglia in Siria. Ciò, è bene
ribadirlo, mentre il referente dell’ambiente duginista, la Turchia di
Erdogan, come indicato, lanciava un’operazione nel territorio della
Siria violandone la sovranità e contro ogni avvertimento del legittimo
governo di Damasco.
Il 15 agosto 2016 velivoli delle Forze Aerospaziali russe (VKS)
venivano schierati nella base aerea Nojeh, nell’Iran occidentale, che
ospita la 3.za Aerobase Tattica, una base aerea avanzata con una pista
di 4600 metri che permette l’impiego dei bombardieri di teatro Tu-22M3
che devono decollare da piste di 2200 metri di lunghezza. Il
dispiegamento dei bombardieri strategici russi da Mozdok, in Ossezia del
Sud, alla 3.za Aerobase tattica iraniana di Hamadan era stato preparato
durante il vertice tra le leadership russa e iraniana di Baku. Il 23
agosto, il portavoce del Parlamento iraniano Ali Larijani annunciava che
“gli aviogetti da combattimento russi continuano ad operare dalla Base Aerea Nojeh di Hamadan, e noi e la Russia siamo uniti nella lotta al terrorismo a vantaggio dell’unità dei musulmani della regione. Gli aerei militari russi decollano dalla base aerea di Hamadan dopo esservi riforniti“.
Il Ministero della Difesa russo annunciava il 22 agosto
che i velivoli che operavano dalla base aerea iraniana avevano
effettuato con successo le tre previste missioni antiterrorismo in Siria
e che,
“Le forze aerospaziali russe useranno la base aerea di Hamadan in Iran secondo accordi bilaterali con Teheran, a seconda della situazione in Siria“.
I bombardieri a lungo raggio Tupolev Tu-22M3 e
i cacciabombardieri Sukhoj Su-34 russi dispiegati sulla base aerea Base
Aerea Nojeh, presso la città di Hamadan, nel nord-ovest dell’Iran,
avevano effettuato una serie di sortite contro centri di comando, basi,
depositi di armi e campi di addestramento dei gruppi terroristici Stato
islamico dell’Iraq e Levante (SIIL) e Jabhat al-Nusra/Fatah al-Sham
nelle province di Aleppo, Dayr al-Zur e Idlib, in Siria. Il portavoce
del Ministero degli Esteri iraniano Bahram Qasemi aveva dichiarato che
“La Russia non ha una base in Iran e non ha presenze permanenti. Ha effettuato l’operazione, terminata per il momento. Le relazioni tra Iran e Russia sono strategiche. Iran e Russia hanno una visione simile sulla campagna contro lo SIIL e il terrorismo, e sull’importanza della sicurezza nella regione, e quindi non risparmiano alcuno sforzo per la sicurezza del Paese. La presenza della Russia in Iran era temporanea ed era coordinata, senza comprendere né alcuna base né alcuno schieramento in Iran“.
L’ambasciatore russo a Teheran, Levan Djagarjan, a sua volta dichiarava che
“Mosca non vede ostacoli nell’ulteriore utilizzo delle infrastrutture iraniane, tra cui la base aerea di Hamadan, per effettuare attacchi contro i terroristi in Siria. Le forze aerospaziali russe possono riprendere le operazioni dalla base iraniana di Hamadan quando opportuno, e su decisione dei leader di Russia ed Iran. Le forze russe hanno attualmente lasciato la base aerea di Hamadan. L’interazione con Teheran sulla Siria ha buone prospettive. La Russia non aveva stabilito alcuna base militare in Iran e la presenza dei velivoli russi in Iran era temporanea e dovuto al consenso dei vertici della Repubblica Islamica, come il Consiglio Supremo di Sicurezza Nazionale (SNSC). Questa collaborazione si ripeterà in futuro e sulla base di accordi tra i vertici dei due Paesi, se Teheran e Mosca lo ritengono necessario. Queste operazioni sono volte a reagire contro i terroristi e chiedo a coloro che le hanno criticate se si oppongono alla lotta ai terroristi e se non dovremmo combatterli?”
Il segretario del Supremo Consiglio di Sicurezza Nazionale dell’Iran
(SNSC) Ali Shamkhani aveva annunciato che gli aerei russi che operavano
dalla base aerea di Nojeh erano rientrati dopo la fine della prima fase
della missione,
“Gli aerei da guerra russi non dovevano rimanere nella base aerea di Hamadan, anzi dovevano operare dalla base aerea dal 16 al 18 agosto, e gli aerei non erano rientrati il 22 agosto, ma direttamente il 18 agosto, secondo i piani operativi. Oggi, l’Iran è alleato della Russia data la necessità della cooperazione con la potente Russia per resistere alle trame dei taqfiri, e l’impiego della potenza aerea russa nelle operazioni sul terreno pianificate e coordinate con i militari iraniani è un segno di forza e non di dipendenza. La stretta collaborazione tra Iran, Russia e Siria nelle operazioni contro i terroristi taqfiri in Siria ha sventato la strategia degli Stati Uniti per imporre la loro volontà sulla situazione della sicurezza in Siria“.
Sottolineando che la guerra psicologica dei media occidentali e sauditi
contro la cooperazione tra Iran, Russia e Siria ha lo scopo di
distogliere l’attenzione dalle pesanti sconfitte in Siria, Shamkhani
ribadiva,
“certi Paesi occidentali ed arabi che s’illudevano di mutare il quadro regionale, sono paralizzati dalle iniziative politiche nella difesa e nella sicurezza della Repubblica islamica nelle ultime operazioni. Le relazioni tra Iran e Russia si basano sugli interessi nazionali e rientrano nel quadro della cooperazione strategica che non si limita solo alla lotta al terrorismo, ma che ha aspetti più ampi“.
Infine il Presidente della Commissione per la sicurezza nazionale e la
politica estera del Parlamento iraniano, Aladin Borujerdi, sottolineava
“che ciò che avveniva a Nojeh rientrava nel quadro delle operazioni del Centro comando congiunto attivo Damasco e Baghdad da un anno, altrimenti non avremmo visto la situazione attuale nella regione“.
Come si vede, nulla di tutto ciò che è stato spacciato dalle agenzie di
disinformazione occidentali, ovvero da tutti i media ufficialisti e da
gran parte dei cosiddetti media ‘alternativi’, corrisponde alla realtà;
il tutto permesso da una misinterpretazione (voluta) delle parole del
Ministro della Difesa iraniano Brigadier-Generale Hossein Dehghan, che
al Parlamento iraniano invece spiegava che le sue osservazioni sulla
base aerea di Hamadan erano state grossolanamente fraintese dai media.
Il Generale di Brigata Dehqan descriveva le operazioni aeree russe come
elemento della cooperazione strategica tra Teheran e Mosca approvata dal
Consiglio Supremo di Sicurezza Nazionale dell’Iran, ed osservava che i
velivoli russi utilizzavano la base aerea di Hamadan per effettuare
operazioni più efficaci contro i gruppi terroristici in Siria, e
concludeva che gli aviogetti russi potevano continuare ad utilizzare la
Base Aerea Nojeh per tutto il tempo necessario. Infine, il Ministro
della Difesa iraniano annunciava che Teheran aveva
“preso in piena consegna il sistema missilistico S-300. Le componenti principali del sistema sono state trasferite in Iran, e le parti restanti vengono preparate per il trasferimento, che sarà completato entro un mese. In proporzione alle minacce ai siti sensibili del Paese, si deciderà lo schieramento del sistema“.
Infine, il nuovo sistema radar di difesa aerea nazionale Bavar 373 veniva presentato quale futuro elemento del sistema S-300 schierato in Iran.
Alessandro Lattanzio, 24/8/2016
Riferimenti:
The Iran Project
Tehran Times
Tasnim News
SANA
RIAC
Modern Tokyo Times
Mehr News
FARS
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FARS
FARS
FARS
fonte: https://aurorasito.wordpress.com/2016/08/24/isteria-atlantista-il-caso-della-base-aerea-di-hamadan/
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