Un colloquio al Rhodes Forum, 5 Ottobre 2013
Prima le buone notizie. L’egemonia Americana è al termine. Il bullo
prepotente è stato soggiogato. Abbiamo raggiunto il Capo di Buona
Speranza, simbolicamente parlando, nel Settembre del 2013. Con la crisi
in Siria, il mondo ha preso una svolta storica nell’era moderna. E’
stata un’azione rapida, rischiosa tanto quanto la crisi dei missili a
Cuba nel 1962. Le probabilità di un conflitto mondiale erano alte, con
America e Eurasia che tentavano di avere la meglio nel Mediterraneo
orientale. Ci vorrà del tempo prima di poterci rendere davvero conto di
quello che abbiamo passato: è normale, quando avvengono fatti così
importanti.
I disordini negli Stati Uniti, dall’inseguimento
della macchina impazzita nel D.C. fino alla chiusura del governo
federale e alla probabile e conseguente crisi d’indebitamento, sono le
dirette conseguenze di quell’evento.
Ricordate il Muro di Berlino? Quando è crollato, io ero a Mosca,
scrivevo per Haaretz. Andai ad una conferenza stampa con dei membri del
Politburo al President Hotel, e chiesi loro se fossero d’accordo con me
sul fatto che eravamo vicini alla fine dell’URSS e dei sistemi
socialisti. Mi risero in faccia. Fu un momento piuttosto imbarazzante.
“Oh no” dissero. “Dopo la caduta del Muro il socialismo rifiorirà”. Due
anni dopo, crolla l’URSS. Ora la nostra memoria ha compattato quegli
anni in una breve sequenza temporale, ma in realtà ci volle del tempo.
L’evento più drammatico del Settembre 2013 è stato quel mezzogiorno di
fuoco davanti alla costa Levantina, con cinque missili Tomahawk
Americani puntati dritti verso Damasco – con una flotta Russa di undici
navi guidate dalla portaerei-killer Moskva supportata da navi da guerra
cinesi. Pare che due missili sono davvero stati lanciati verso la costa
siriana, ma entrambi hanno mancato il bersaglio.
Un giornale libanese che citava fonti diplomatiche ha scritto che i
missili sono stati lanciati da una base aerea NATO in Spagna e che sono
stati abbattuti da un sistema di difesa mare-terra a bordo di una nave
Russa. Secondo un’altra spiegazione proposta dall’Asia Times, i Russi
hanno usato i loro semplici ma efficaci disturbatori GPS per
neutralizzare i costosi Tomahawk, disorientandoli e causandone l’errore
balistico. C’e’ poi un’ulteriore versione dei fatti che attribuisce il
lancio dei missili agli Israeliani, sia che stessero realmente tentando
di scatenare un conflitto, sia che si fossero un attimo distratti
mentre guardavano le nuvole, come dicono.
Quale che ne sia il motivo, dopo questo strano incidente, le attese
sparatorie non sono iniziate, Obama ha indietreggiato, rimettendo le
pistole nel fodero. All’alba di questo avvenimento c’e’ stato poi
l’inatteso voto nel Parlamento Britannico. Questo venerabile organo
della monarchia inglese ha declinato l’invito degli U.S.A. a unirsi
all’attacco. E’ la prima volta in duecento anni di storia che il
Parlamento Britannico rifiuta una seria proposta di prendere parte ad un
conflitto armato; normalmente i britannici non resistono alla
tentazione.
Dopo di questo, il Presidente Obama ha deciso di passare la patata
bollente al Congresso. Non aveva nessuna voglia di dare il via
all’Armageddon da solo. L’azione si è quindi interrotta. Il Congresso
non ha voluto entrare in una guerra senza conseguenze prevedibili. Al
G20 di S. Pietroburgo Obama ha poi tentato di intimorire Putin, ma
senza alcun successo. Grazie alla proposta Russa di rimuovere le armi
chimiche siriane, Obama ha salvato la faccia. Tutta questa disavventura
ha inferto un colpo magistrale all’egemonia, alla supremazia e
all’eccezionalità degli U.S.A. E’ così finita l’era del Manifest
Destiny (n.d.t.: slogan iniziato nella metà dell’800, secondo il quale
era nel naturale destino e la naturale missione degli USA espandersi in
tutto il Nord America, fino al Messico). Lo abbiamo imparato bene da
Hollywood: l’eroe non indietreggia mai, va là fuori e spara. Se ripone
le sue pistole nel fodero, non è un eroe: è un vigliacco che ha paura.
Dopo, è successo tutto rapidamente. Il Presidente Americano ha avuto un
colloquio con il nuovo presidente iraniano, con grande disappunto di
Tel Aviv. Il Libero Esercito Siriano ha deciso di parlare con Assad,
dopo due anni di duro conflitto con lui, e la loro delegazione è giunta a
Damasco, lasciando gli islamisti estremisti a bocca asciutta.
L’alleato e sostenitore Qatar sta franando su se stesso. La chiusura
del governo federale e la possibile conseguenza dei debiti hanno dato
agli Americani una cosa di cui preoccuparsi seriamente. Con la fine
dell’egemonia statunitense, i giorni del dollaro come valuta delle
riserve mondiali sono contati.
Se la Terza Guerra Mondiale stava quasi per scoppiare, dobbiamo dire
grazie ai banchieri. Hanno troppi debiti, compreso l’insostenibile
debito estero degli Stati Uniti. Se quei Tomahawk fossero volati, i
banchieri si sarebbero appellati alla causa di forza maggiore e non
avrebbero più onorato il debito. Milioni di persone sarebbero morte, ma
miliardi e miliardi di dollari si sarebbero salvati nei caveau di JP
Morgan and Goldman Sachs. In Settembre scorso il mondo ha sfiorato una
gravissima tragedia e l’ha superata, dopo che Obama ha deciso di non
darla vinta ai banchieri. Forse il Premio Nobel se lo meritava, dopo
tutto.
Il prossimo futuro è carico di problemi, ma nessuno di questi è fatale.
Gli Stati Uniti perderanno i loro diritti di emissione come fonte di
reddito. Il dollaro Americano non sarà più la valuta mondiale per le
riserve anche se resterà la valuta del Nord America. Altre parti del
mondo ricorreranno ai loro euro, ai loro yuan, ai loro bolivar o al
dinaro. La spesa militare statunitense tornerà a livelli normali e la
conseguente eliminazione di basi e armamenti oltremare consentirà al
popolo Americano una transizione quasi indolore. Nessuno vorrà più star
dietro all’America; il mondo si sarà stancato di vederli scorrazzare in
giro con le armi puntate. Gli Stati Uniti dovranno trovare delle nuove
occupazioni per tantissimi banchieri, carcerieri, militari e anche
politici.
Mentre ero a Mosca durante la crisi, osservavo questi sviluppi
attraverso gli occhi dei Russi. Putin e la Russia sono stati a lungo
sotto forte pressione.
* Gli Stati Uniti hanno sostenuto e finanziato l’opposizione liberale e
nazionalista Russa; le elezioni nazionali in Russia sono state fatte
apparire come una truffa. Il Governo Russo ne è risultato in qualche
modo delegittimato.
* La legge Magnitsky del Congresso Americano ha dato facoltà alle
autorità Americane di arrestare ed espropriare i beni di qualsiasi Russo
che ritenevano non proprio “giusto”, senza ricorrere alla magistratura.
*Alcuni beni demaniali dello Stato Russo sono stati espropriati a Cipro,
dove le banche erano nei guai.
* A Mosca, gli Stati Uniti hanno incoraggiato le Pussy Riot, le
manifestazioni dei gay, ecc., allo scopo di promuovere tra i media
occidentali e delle oligarchie Russe un’immagine di Putin come un
dittatore, nemico della libertà e anti-gay.
* Il sostegno Russo alla Siria è stato duramente criticato,
ridicolizzato e fatto apparire come un brutale atto disumano. Allo
stesso tempo, alcuni personaggi di punta dei media occidentali hanno
detto che sicuramente la avrebbe rinunciato, prima o poi, alla Siria.
Come ho scritto in precedenza, la Russia non aveva alcuna intenzione di
abbandonare la Siria, per diversi motivi: era un alleato; i Cristiani
Ortodossi in Siria avevano fiducia nella Russia; in termini
geopolitici, il conflitto si stava avvicinando troppo ai confini Russi;
ma la prima ragione era che la Russia era stufa di vedere l’America
fare sempre la parte del primo della classe. I Russi hanno ritenuto
che una decisione così importante doveva essere presa dalla comunità
internazionale, ovvero dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Uniti.
Non gradivano per niente il ruolo di arbitri del mondo che avevano
assunto gli Stati Uniti.
Negli anni ’90, la Russia era molto debole e non poteva oggettivamente
obiettare alcunchè; fu dura per lei quando assistette al bombardamento
della Yugoslavia e quando le truppe NATO irruppero ad est infrangendo la
promessa fatta a Gorbaciov. La tragedia in Libia è stato un altro
passo cruciale. Quell’infelice paese è stato bombardato dalla NATO e
infine disintegrato. Dal prospero paese africano che era una volta, ora
è diventato uno dei più afflitti. La presenza della Russia in Libia
era piuttosto limitata, nonostante questo la Russia in quel paese ha
visto sfumare diversi suoi investimenti. La Russia si è astenuta dal
voto in Libia, poichè quella era la posizione presa dall’allora
presidente Dmitry Medvedev, che riteneva preferibile giocare un po’ “a
palla” con gli occidentali. Ma per nessun motivo ora Putin avrebbe mai
abbandonato la Siria a quello stesso destino.
La ribellione Russa all’egemonia Americana è iniziata a Giugno quando il
volo dell’Aeroflot da Pechino che portava Ed Snowden è atterrato a
Mosca. Gli Americani le hanno tentate davvero tutte per riaverlo. Hanno
sguinzagliato tutta la gamma dei loro migliori agenti in Russia. Sono
state poche le voci, e tra queste poche anche la mia, che hanno chiesto
alla Russia di dare a Snowden un giusto rifugio. Ma queste poche e
flebili voci hanno prevalso alla fine: Mosca ha concesso asilo a
Snowden.
L’altro passo è stata l’escalation in Siria. Non intendo entrare nei
dettagli e nel merito dell’attacco con le armi chimiche. Secondo la
Russia, non c’erano e non ci potevano essere motivi per gli Stati Uniti
di agire unilateralmente in Siria o in alcun altro paese del mondo. In
un certo modo, i Russi hanno rimesso la Legge delle Nazioni al suo
giusto posto. Il mondo ora è diventato un posto migliore e più sicuro.
Tutto questo non sarebbe stato possibile senza il sostegno della Cina.
Il gigante Asiatico vede la Russia come sua “sorella maggiore” e si
affida alla sua capacità di trattare con gli “occhi a palla”
(occidentali). I Cinesi, nel loro tipico modo silenzioso e senza
pregiudizi, hanno dato ascolto a Putin. Hanno trasferito Snowden a
Mosca. Hanno posto il loro veto ad ogni provvedimento anti-siriano nel
Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Uniti, e hanno inviato le loro
corazzate nel Mediterraneo. Ecco perché Putin è rimasto saldo nelle sue
posizioni. Agiva non solo per sé ma per tutta l’Eurasia.
Nella vicenda siriana ci sono stati diversi momenti di forti emozioni e
di fiato sospeso, tanti da riempire dei volumi. Uno di questi è stato
quel primo tentativo di mettere a tacere Putin nel G8 in Irlanda. Putin
stava per incontrare tutto il fronte occidentale unito e schierato, ma è
riuscito tuttavia a portarsene alcuni dalla sua parte e gettando i semi
del dubbio nell’animo di altri, ricordandogli quel comandante dei
ribelli siriano, sanguinario e cannibale.
(http://dcclothesline.com/2013/05/18/muslim-cannibalism-syrian-rebel-cuts-out-eats-enemys-heart/-
ndt)
Poi è giunta la proposta di rimozione di tutte le armi chimiche in
Siria. La risoluzione del CSNU (Consiglio di Sicurezza dell’ONU) ha
bloccato la possibilità di attaccare la Siria facendo appello al
Capitolo 7.
Miracolosamente, in questo tiro alla fune bellico,
i Russi hanno avuto la meglio. Le alternative sarebbero state
tremende: la Siria sarebbe stata distrutta come la Libia; sarebbe stato
poi inevitabile un attacco Israeliano/Americano; i Cristiani d’Oriente
avrebbero perso la loro culla; l’Europa sarebbe stata invasa di milioni
di rifugiati; la Russia sarebbe apparsa come potenza inutile, tante
parole e niente fatti, irrilevante come la Bolivia, un paesi in cui
l’aereo del Presidente può essere fatto atterrare ed essere perquisito
ogni volta che si vuole. Incapace di difendere i propri alleati,
incapace di mantenere le sue posizioni, la Russia si sarebbe ritrovata
con una “vittoria morale”, un eufemismo per sconfitta. Tutto quello per
cui Putin aveva lavorato per tredici anni, sarebbe sfumato. La Russia
sarebbe tornata indietro al 1999, quando Clinton fece bombardare
Belgrado.
Il punto più critico dello scontro fu raggiunto nello scambio tra Obama e
Putin sull’ “ eccezionalità” . I due non erano i soggetti giusti per
quel momento: Putin era infastidito dall’ipocrisia e insincerità che
avvertiva in Obama. Uomo partito dal niente per arrivare al top, Putin
conserva la sua capacità di parlare apertamente con la gente di
qualsiasi estrazione sociale. Il suo modo di parlare a volte può
sembrare addirittura brutale. Così ha risposto a un giornalista
Francese riguardo al trattamento riservato ai separatisti Ceceni: “Gli
estremisti Musulmani (takfiris) sono nemici dei Cristiani, degli atei e
anche dei Musulmani stessi, poiché credono che l’Islamismo tradizionale
sia un nemico per gli obiettivi che si sono posti. E se volete
diventare amici di un islamisti radicale o volete farvi circoncidere,
siete miei ospiti a Mosca. Siamo un paese multi-religioso e abbiamo
esperti che sanno fare di tutto. E consiglierò loro di effettuare
l’intervento alla perfezione, in modo che niente potrà mai più
ricrescerci sopra”.
Un altro esempio della sua candida e scioccante dialettica lo abbiamo
avuto a Valdai, quando ha replicato alla giornalista della BBC, Bridget
Kendall. Lei domandò:: “Le minacce di un attacco militare statunitense
hanno avuto un ruolo determinante nel fatto che la Siria ha accettato
di mettere le sue armi sotto controllo?”. E lui ha risposto: “La
Siria si è dotata di armi chimiche come alternativa all’arsenale
nucleare d’Israele”. Ha fatto appello al disarmo nucleare d’Israele e
ha invocato il nome di Mordecai Vanunu come esempio di scienziato
israeliano che si oppone alle armi nucleari. (La mia intervista a Vanunu
è stata recentemente pubblicata in un importante quotidiano Russo,
ricevendo notevole attenzione).
Putin ha tentato di parlare amichevolmente con Obama. Sappiamo del loro
scambio da una registrazione trapelata sulla conversazione confidenziale
tra Putin e Netanyahu. Putin ha chiamato l’Americano e gli ha chiesto:
“Che pensi della Siria?” E Obama ha risposto: “ Sono preoccupato che il
regime di Assad non osservi i diritti umani”. A Putin sarà quasi venuto
da vomitare di fronte alla sconcertante ipocrisia di quella risposta.
La interpretò come un rifiuto di Obama di parlare con lui “faccia a
faccia”.
Di fronte all’irrigidimento della Siria, Obama ha fatto appello al mondo
nel nome dell’eccezionalità Americana. La politica Americana “è proprio
ciò che rende gli Stati Uniti eccezionali, ha detto. Putin ha
risposto: “E’ estremamente pericoloso incoraggiare la gente a sentirsi
“eccezionali”. Siamo tutti diversi, ma quando chiediamo la benedizione
dall’alto, non dobbiamo dimenticare che Dio ci ha creati tutti uguali.”
Era una precisazione non solo ideologica, ma anche teologica.
Come ho detto diverse volte e in diverse occasioni, gli Stati Uniti si
fondano sulla teologia giudaica dell’Eccezionalità, di essere i
Prescelti. E’ il paese del Vecchio Testamento. Questa è la ragione
principale dello speciale rapporto che esiste tra gli Stati Uniti ed
Israele. L’Europa sta attraversando una fase di apostasia e di rifiuto
della figura di Cristo, mentre la Russia è profondamente cristiana. Le
sue chiese sono piene, le persone usano benedirsi l’un l’altro nel tempo
di Natale e di Pasqua, invece di vivere lunghi tempi “ordinari”. Oggi è
la Russia il paese del Nuovo Testamento. E alla base della cristianità
c’e’ proprio il rifuto dell’eccezionalità e dell’essere i “prescelti”.
Per questo motivo, mentre gli ebrei statunitensi hanno appoggiato il
conflitto, condannato Assad e sollecitato l’intervento Americano. La
comunità Ebraica in Russia, benchè numerosa, ricca ed influente, non ha
sostenuto i ribelli siriani, ma si è unita allo sforzo di Putin di
mantenere la pace in Siria. Idem per la comunità Ebraica in Iran, che ha
appoggiato il governo legittimo siriano. Sembra che i paesi guidati
da una chiesa forte e ben radicata sono immuni alle influenze
distruttive delle lobby; mentre quelli in cui manca la presenza forte di
una chiesa – come gli Stati Uniti e/o la Francia – cedono facilmente a
queste influenze e adottano l’interventismo illegale come fosse la
normalità.
Mentre assistiamo al declino dell’egemonia statunitense, davanti a noi
abbiamo un futuro incerto. La forza militare statunitense potrebbe
ancora creare disastri: la bestia ferita è anche la più pericolosa. Gli
Americani potrebbero ascoltare il Senatore Ron Paul che sollecita
l’abbandono delle basi militari all’estero e il taglio alla spesa
bellica. Le norme di diritto internazionale e di sovranità di tutti gli
stati vanno osservate. Il mondo potrà ancora amare l’America quando
questa smetterà di fare il bullo spaccone. Non sarà facile, ma abbiamo
già trattato per raggiungere il Capo e con esso la Buona Speranza.
DI ISRAEL SHAMIR
counterpunch.org
Israel Shamir è uno scrittore ebreo Russo molto acclamato e
rispettato. Ha scritto e tradotto in Russo molti lavori di Joyce e di
Omero. Vive a Jaffa, è un Cristiano e un critico convinto di Israele e
del Sionismo. Lo si può raggiungere a questo indirizzo:
adam@israelshamir.net
Fonte: www.counterpunch.org
Link: http://www.counterpunch.org/2013/10/08/russia-syria-and-the-decline-of-american-hegemony/
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SKONCERTATA63
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=12430
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