La risposta sarà altrettanto convinta ed entusiasta: perché con
l’attuale legge elettorale si è costretti a barcamenarsi e non si fanno
le riforme. Ecco fatto: possiamo fermarci qui, a queste due risposte che
sono la sostanza del problema. Punto uno: si fanno
finalmente le riforme. Punto due: serve una legge elettorale che
permetta di fare le riforme perché così non si riesce. È una
contraddizione così palese che non meriterebbe commenti. Se Renzi è così
bravo da fare tutte queste riforme anche con il risultato ottenuto da
Bersani alle ultime elezioni
– che tutti definiscono insufficiente, una “non vittoria” – perché
vuole una legge elettorale che premi ancora di più l’esecutivo? Una
legge che i migliori costituzionalisti descrivono come “pericolosa”? Il
refrain non è nuovo e ha illustri precedenti. Bettino Craxi, da capo del
governo, lamentava gli scarsi poteri del capo del governo. Berlusconi uguale. E ora Renzi dice lo stesso.Il disegno, insomma, è sempre quello: dare più poteri all’esecutivo a scapito della democrazia parlamentare o del voto dei cittadini (non si vota più per le Province, non si voterà più per il Senato…). E la motivazione è anche quella più o meno uguale: questo “eccesso di democrazia”, di pesi e contrappesi, impedisce di fare le riforme, cosa che si grida a gran voce proprio mentre si grida forte anche: “Ehi, stiamo facendo le riforme!”. Per corroborare questa tesi si descrive il paese come una palude immobile e putrescente, da cui ci salverà finalmente una nuova legge elettorale che annichilisca ogni opposizione. Insomma, mani libere, più potere e meno contrappesi. È l’identico meccanismo del capitalismo italiano, che per tradizione strepita che ci sono, a fermarne la luminosa marcia, troppi “lacci e lacciuoli”, mentre se avesse le mani totalmente libere, sai la cuccagna!

Una filosofia che ha le sue varianti con la cosa pubblica: la si indebolisce con clientelismi e gestioni demenziali, si buttano i soldi dalla finestra, la si rende ingiusta e impresentabile, e poi – ultima e conseguente mossa – si chiede che venga privatizzata, un classico. Ecco, l’Italicum è questo: una privatizzazione. Poi uno pensa alle grandi riforme italiane, quelle vere, tipo il Servizio Sanitario Nazionale, e vede che si facevano, eccome, pure con il bicameralismo perfetto, pure con il proporzionale, con governi che cadevano ogni sei mesi e decine di partiti in Parlamento. Senza Italicum, insomma, e senza rischi per la democrazia.
(Alessandro Robecchi, “Renzi ha fatto le riforme! E l’Italicum? Serve per le riforme”, da “Micromega” del 2 aprile 2015).
fonte: http://www.libreidee.org/2015/04/robecchi-e-bravo-renzi-che-ora-privatizza-pure-le-elezioni/

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