Il commentatore politico di “Russia
Today” Rostislav Ishchenko parla dell’attrattiva che il Donbass esercita
sulla Russia moderna, della possibilità di aumentare la popolazione
russa nella Federazione Russa, e di come la riunificazione storica di
tutto il popolo russo, prometta enormi vantaggi al mondo russo.
Lo stato russo è stato costruito come
entità multinazionale sin dai tempi dell’antica (pre-Mongola) Rus. In
ogni caso, pur nella totale uguaglianza di popoli, nazionalità e gruppi
etnici che abitano il territorio della moderna Russia, il processo di
formazione lo ha condotto la trina Nazione Russa (composta da Grandi
Russi, Malorussi detti anche Ucraini, e Bielorussi).
Ora, i territori abitati dai Malorussi e
dai Bielorussi si sono disconnessi dal corpo principale dei territori
russi. Le élite locali, avendo potuto mettere le proprie mani su Stati
appena nati, hanno iniziato la formazione delle rispettive nazioni e i
loro sforzi sono riusciti ad ottenere un certo successo. In ogni caso un
considerevole numero di Bielorussi e Ucraini non vogliono diventare
Litvin (termine storico che si applica alla popolazione del Gran Ducato di Lituania, senza riferimenti etnici – nota del traduttore),
ma continuare a mantenere la propria identità russa. Inoltre, sul
territorio dell’attuale Ucraina, hanno vissuto e continuano a vivere
milioni di Russi sottoposti a ucrainizzazione forzata.
D’altra parte, la percentuale di
popolazione russa nella stessa Russia ha subìto un continuo declino.
Nonostante la riduzione non sia critica, in vent’anni il problema del
carattere etnico e delle tradizioni culturali e religiose dello stato
russo potrebbero non essere più banali. E non stiamo parlando di un
cambio di identità della popolazione che forma lo Stato, come per
esempio nel 988, quando la pagana Rus divenne ortodossa.
La minaccia è
che la popolazione che ha costituito lo Stato ne divenga una minoranza
al suo interno.
E questo minaccerebbe sia la stabilità, sia la stessa esistenza della Federazione Russa. Ci sono due problemi:
- Quando la popolazione fondatrice dello Stato diventa una minoranza, lo Stato per lungo tempo, per inerzia, continua ad affidarsi alla sua cultura e alle sue tradizioni. Ciò provoca sentimenti di ingiustizia tra i rappresentanti delle altre nazionalità. Si pone una domanda logica: ”Se noi siamo la maggioranza, e viviamo nella nostra terra, perché dobbiamo seguire le tradizioni di un’altra popolazione?” Ad esempio, questa contraddizione ha creato una irreparabile frattura tra Ucraina occidentale e orientale. In quel tempo, quando la minoranza della popolazione della Galizia ha tentato di imporre all’intera Ucraina la cultura galiziana, così come la sua storia e le sue tradizioni, i Russi del sud-est e i Malorussi dell’Ucraina centrale non ne capivano il perché, anche se costituivano la maggioranza avrebbero dovuto obbedire a tradizioni straniere, solo perché all’improvviso la provincia dell’Impero Russo o dell’Unione Sovietica era diventata uno Stato ucraino, a seguito di tremendi errori geopolitici. Nel momento in cui le genti non russe e non ortodosse costituissero la maggioranza della popolazione della Federazione Russa, si ritroverebbero a vivere una situazione assolutamente identica a quella dei Russi in Ucraina. Naturalmente i Russi si sentirebbero oltraggiati dal fatto che i rappresentanti di popoli, per i quali la Russia è stata un eden di sicurezza per secoli, avendoli questa salvati dall’estinzione e dall’assimilazione, reclamassero il diritto di cambiare il codice culturale dello Stato secondo la propria volontà. La causa di scambi di attacchi e di devastanti conflitti interni è già lì bella e pronta. E ognuna delle parti sarebbe convinta di aver ragione.
- Ho già avuto occasione di scrivere che solo la Russia è stata capace di creare uno Stato imperiale basato non sulla soppressione di piccole nazioni e la loro assimilazione, ma dalla loro convergenza e integrazione in uno spazio comune in cui vivere tutti comodamente. Ma è stata la schiacciante maggioranza di Russi nello Stato russo che ha potuto garantire quest’idillio etnico. Basta guardare alle terre precedentemente parte dell’Impero Russo, separate dall’Unione Sovietica, per vedere cosa succede ai territori in cui i Russi perdono il loro status di popolo costituente. Si ricordino le guerre civili e interstatali nel Caucaso, in Moldova (Transnistria), Ucraina, Tagikistan (in forma piuttosto ovattata), la guerra civile in Kyrgyzstan, e in Uzbekistan. La precaria etnocrazia baltica. Solo il Kazakistan e la Bielorussia, che hanno conservato e sviluppato fortissimi legami e l’integrazione con la Russia, hanno evitato guai maggiori. Adesso, malgrado tutte le difficoltà e le imperfezioni del sistema di potere post-sovietico in Russia, la popolazione russa è di fatto considerata l’arbitro e il garante del mantenimento del bilanciamento etnico. Contemporaneamente, nel XVII secolo, quando l’intera Siberia, fino all’Oceano Pacifico era già costellata di città e fortificazioni popolate da militari russi, le popolazioni indigene combattevano guerre tutti contro tutti. I più deboli venivano spinti a nord, mentre i più forti si facevano strada verso sud. Un esempio è dato dalle repubbliche nord caucasiche, nei territori che sono parte della Federazione Russa, che mostra in modo convincente come la riduzione critica del numero di Russi (popolazione russa in Cecenia – 2%, in Inguscezia – 1% e in Dagestan – 4%) conduce al riapparire dei vecchi e all’emersione di nuovi conflitti, siano essi internazionali, tribali o tra clan.
Pertanto, il declino numerico dei Russi
sotto un limite critico porterà alla destabilizzazione e alla
distruzione della Federazione Russa, contro gli interessi oggettivi di
tutti i popoli che la abitano. Molte nazionalità potrebbero
semplicemente estinguersi quando ciò accadesse.
Per comprendere la dinamica demografica
della popolazione russa, recuperiamo di dati dal 2012, anno piuttosto
positivo. Quello è stato il terzo anno di crescita della popolazione,
che era iniziata nel 2010. Il punto più basso dal 1985 era stato
raggiunto nel 2009, anno in cui la popolazione russa era scesa a
141.909.979 persone. Nel 2012, la Russia aveva una popolazione di
143.056,383 persone (all’incirca un milione più che nel 2009). Nel 2013
la popolazione in Russia era aumentata di quasi trecentomila persone. La
maggior parte della crescita era dovuta a un tasso positivo di
immigrazione, ma si è potuto apprezzare un pur minimo (20.000) surplus
di nuovi nati sui defunti, il che significa che nel 2012 la popolazione
della Russia, per la prima volta era aumentata non solo grazie
all’immigrazione. Ma da dove provengono questi 20.000? Il numero di
Russi è diminuito di 88.000 persone, mentre invece, la popolazione di
altre nazionalità è aumentata di 108.000 persone. Il bilancio negativo
di 196.000 non va certo a beneficio della popolazione russa.
La previsione delle nascite da qui al
2030, non lascia spazio a ottimismo. Le regioni con i tassi di natalità
più alti, con grande probabilità continueranno a essere la Repubblica
Cecena, la Repubblica di Inguscezia, la Repubblica di Tyva, la
Repubblica del Dagestan, la Repubblica di Altai, la Repubblica di Sakha
(Jacuzia), il Distretto Autonomo di Nenets, Kabardino-Balkaria, la
repubblica di Karachay-Cherkess e la Repubblica di Kalmykia. Allo stesso
tempo, le regioni con il più basso tasso di natalità saranno quelle di
Mosca, San Pietroburgo, Tula, Voronezh, Ryazan, Smolensk, Tambov e la
Repubblica di Mordovia.
Pertanto, nei prossimi quindici anni in
Russia, avremo possibilità molto basse di contrastare una situazione di
graduale diminuzione del numero di Russi mediante la crescita della
popolazione. Nel frattempo, solo dal 1989 al 2010 la popolazione russa
ha perso otto milioni di individui. Possiamo anche aggiungerci altri due
milioni di Ucraini (cioè, in effetti Russi).
In ogni caso, la popolazione sta
cambiando non solo per fenomeni di crescita naturale, ma anche a causa
dei flussi migratori, come anche per l’aggiunta di nuovi territori. Per
esempio, nello stesso periodo (1989 – 2010) il numero di Uzbeki in
Russia è raddoppiato, e il numero di Tagiki è aumentato di un fattore
1,5.
Questo grazie alla migrazione.
Allo stesso momento, assieme alla
Crimea, la Russia ha incorporato 1.900.000 persone. Tra questi, ci sono
almeno trecentomila Tatari e 1.400.000 Russi (Russi, Ucraini,
Bielorussi). Un altro milione di Russi – profughi dall’Ucraina (dal
Donbass o dalle regioni centrali e meridionali). Di tutti questi, circa
un quinto ha già ricevuto la cittadinanza russa o sta per riceverla.
Così, in un solo anno il Paese ha
ricevuto quasi due milioni e mezzo di nuovi Russi. Inoltre il potenziale
di ripianare le perdite demografiche mediante questa fonte resta
intatto. Con il peggioramento della situazione economica e al crescere
del terrore nazista, la migrazione dalle regioni centrali e meridionali
dell’Ucraina si intensificherà. Naturalmente, non tutti coloro che
dissentono dalla politiche di Kiev hanno la volontà e la possibilità di
farlo, ma possiamo contare con una certa sicurezza su un altro milione
di migranti.
In ogni caso, è molto più profittevole
acquisire assieme a nuova popolazione russa, anche altri territori. Il
numero di profughi russi dall’Ucraina è confrontabile con quello di
Russi che sono tornati alla Russia con la Crimea. Ma in Crimea era
necessario solo cambiare i documenti per stabilire il controllo
governativo, nell’altro caso, i profughi sono arrivati senza mezzi di
sussistenza, diventando così un carico per i budget locali e federali,
così come lo sono i volontari che hanno raccolto e consegnato aiuti
umanitari. Tra l’altro, molti di questi profughi non hanno ancora
trovato una sistemazione stabile.
A questo proposito, vi vorrei ricordare
del Donbass. A inizio 2014, circa sette milioni e mezzo di persone
vivevano nelle regioni di Donets e di Lugansk. Diversamente dalla
Crimea, non c’era lì una significativa minoranza di Tatari, cioè, il
numero di Russi nel Donbass superava il numero di Russi in Crimea non
solo in termini assoluti, ma anche nella percentuale della popolazione
(se contiamo gli Ucraini sulla carta). Nelle aree adesso sotto il
controllo di DNR/LNR, la popolazione era di circa quattro milioni e
mezzo di persone. Durante l’anno di guerra, molti sono diventati
profughi, ma secondo le stime perfino adesso la popolazione delle
repubbliche è compresa tra i tre milioni e i tre milioni e mezzo di
persone, e contado anche le popolazioni dei distretti di DNR/LNR,
attualmente occupati di Kiev, si arriva a cinque milioni.
DNR /LNR si stanno già integrando
rapidamente, sotto tutti i punti di vista con la Russia. L’economia, le
finanze, il sistema educativo, la polizia e le strutture amministrative –
sono tutte legate alla Federazione Russa. Senza questo legame, le
repubbliche semplicemente non potrebbero sopravvivere. Inoltre, non c’è
alcun dubbio che le popolazioni delle repubbliche riceveranno passaporti
russi nel prossimo futuro. Altrimenti, milioni di persone resteranno
senza documenti, ma nasceranno bambini, le persone si sposeranno,
morranno e, cosa più importante, attraverseranno il confine con la
Federazione Russa. Quindi, i problemi creati dai cittadini di DNR/LNR
senza passaporti, supereranno di gran lunga quelli causati dal rilascio
di passaporti russi.
Kiev promette di lanciare un’operazione
militare per sottomettere il Donbass e Zakharchenko promette di liberare
i territori delle repubbliche occupati da Kiev. Come si può vedere, i
piani sono gli stessi. Poroshenko deve solo iniziare le
operazioni militari, e il territorio (e la popolazione) di DNR/LNR
potrebbero drammaticamente aumentare.
Bene, se le repubbliche sono integrate
nella Russia dal punto di vista economico, finanziario e amministrativo,
se sono abitate da cittadini russi (in seguito alla certificazione),
tutto quel che resta da fare è tenere un referendum, e la popolazione
russa in Russia aumenterà di un numero compreso tra i tre milioni e
mezzo e i cinque milioni. Assieme alla Crimea e ai profughi, ciò sarà di
compensazione per la perdita di otto milioni di Russi nel periodo tra
gli anni 1989-2010, e la popolazione totale della Russia aumenterà a
centocinquanta milioni di persone (un milione e mezzo di più del picco
di crescita raggiunto nel 1995).
La popolazione del Donbass avrà un
futuro (senza che sia costretta ad abbandonare le proprie case), e la
Russia riceverà alcuni cittadini russi ortodossi in più.
*****
Articolo di Rostislav Ishchenko apparso su Thesaker.is il 16/09/2015
Traduzione in italiano a cura di Mario B. per Sakeritalia.it
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