Il Nord-Stream 2 farà finalmente
diventare la Germania il partner principale di Gazprom in Europa;
Ucraina, Polonia e Stati Baltici, tutti presi dalla lotta per
l’indipendenza dal gas russo, si sono volontariamente fatti da parte.
Nei giorni scorsi è stato illustrato a
Kiev il motivo per cui, nonostante le resistenze ucraine, verrà
potenziato il nuovo gasdotto russo sotto il Baltico. “Quando si dice che
questo non è un progetto di natura economica ma solo politica, diretto
unicamente contro gli interessi dell’Ucraina, ci si dimentica che vi
sono coinvolte aziende europee. Gazprom possiede solo il 51%”, ha
riferito a “Verità Europea” una fonte all’interno della Commissione
Europea interessata ai negoziati con Gazprom.
In altre parole, mentre si può discutere
sul fatto che Mosca stia tenendo buona Kiev usando il gas come bastone,
bisogna anche ricordare che i complici in questo caso sono anche Londra
(Shell), Berlino (EON, BASF/Wintershall), Parigi (ENGIE) e Vienna
(OMV).
La fonte intervistata dalla testata
online ha fatto poi capire come Kiev goda di poche simpatie fra le
maggiori nazioni della UE, e come la cosa sia dovuta all’attuale
bancarotta di “Naftogaz” [Azienda energetica statale ucraina, NdT].
Un partner di transito in bancarotta non è molto affidabile, e questo
spiega come mai la Russia abbia un sacco di sostenitori in Europa.
Il Nord-Stream 2 ha il sostegno del
gruppo Eurogas, che riunisce 44 aziende europee. “Per quanto possa
sembrare strano, il trasporto di gas dalla Russia alla Germania sotto il
Mar Baltico non va contro la politica energetica comunitaria
dell’Unione Europea, ma, al contrario, la sostiene. Il gas destinato
all’Europa, bypassando Ucraina, Bielorussia e altre nazioni, arriverà in
Germania, nazione di libero mercato e di grandi competenze tecniche. Il
gas verrà fornito poi a prezzi competitivi anche ai Paesi dell’Est
Europeo”, ha detto recentemente il Presidente di Eurogas, Gertjan
Lankhorst.
Frattanto, l’Europa dell’Est, impegnata
nella lotta con Gazprom, si ritrova intrappolata dai legami stretti con i
prodottori di gas naturale liquefatto (LNG).
La Lituania, che l’anno scorso ha
costruito un terminal mobile per LNG a Klaipeda, ha sorprendentemente
scoperto che il gas (liquefatto) norvegese è una volta e mezzo più caro
di quello russo. E ha cercato di modificare gli obblighi contrattuali.
Ancora più sorpresi sono stati i Polacchi che, dopo essersi dotati di un
terminal per LNG, hanno scoperto che il prezzo del gas proveniente dal
Qatar è doppio rispetto a quello dell’odiata Gazprom. Entrambe le
nazioni hanno firmato contratti ventennali, che comprendono la clausola
“prendi o paga”.
Recentemente è stato concluso un accordo
per la costruzione di un gasdotto fra Polonia e Lituania. La
Commissione Europea ha considerato il progetto prioritario e lo ha
finanziato con 300 milioni di Euro. Probabilmente, fra qualche anno
Polonia e Lituania avranno la possibilità di rivendersi fra loro i
surplus di questo costoso gas. Cosa stiano cercando di provare al mondo,
per me rimane un mistero.
Adesso Gazprom ha a sua disposizione una
valida argomentazione contro l’accusa di praticare prezzi esosi. Ora
queste nazioni dovranno pagare! Ed anche di più che alla Russia.
Tutto questo, per inciso, vale anche per
l’Ucraina. Se Kiev è disposta ad acquistare il molto più costoso gas di
ritorno (dalla Germania), allora l’accusa alla Gazprom di praticare
prezzi troppo alti perde ogni significato.
Il potenziamento del Nord-Stream 2 sta
assumendo aspetti sempre più tangibili. Il desiderio di partecipare al
finanziamento del progetto e alla prossima emissione di Eurobond da
parte di Gazprom è stato annunciato dal gruppo italiano “Intesa
Sanpaolo”, che ha già esperienza con i titoli del mercato russo.
“L’ultimo miliardo di emissioni in Euro si è volatilizzato in un attimo,
un lampo, la domanda superava del doppio la disponibilità di Eurobond”,
ha detto a RIA Novosti Antonio Fallico, Presidente di Banca Intesa
Russa.
Il Presidente di Eurogas pensa che sia
sbagliato spostare il problema del gas dall’economia alla politica. Nel
valutare i nuovi progetti per il trasporto del gas russo all’Europa,
bisogna considerarli come investimenti significativi per le
infrastrutture del Vecchio Mondo, e non come un rafforzamento del potere
della Russia nel mercato del “combustibile blu”. Gertjan Lankhors non è
d’accordo con quelli che considerano Gazprom un’azienda di monopolio,
dal momento che in Europa solo poche nazioni dipendono dalle sue
forniture.
E’ molto improbabile che Ucraina e Stati
Baltici ascoltino l’opinione dei professionisti che sanno come contare i
soldi, e che sopratutto sanno come non si ottengano dividendi politici
con discorsi a vuoto. Ma dopo tutto, la contesa con Gazprom è così
eccitante, e così lontana dall’economia reale…
Nel 2019, quando saranno terminati i
funerali delle (ex) grandi nazionStreami di transito, queste dovranno
scegliere se comprare il gas in Germania o in Russia. In Germania,
naturalmente, sarà più caro, ma è possibile che la stessa Polonia
preferisca il gas russo che arriva da occidente piuttosto che quello da
oriente. L’indipendenza dal buon senso non è mai economica.
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Articolo di Pavel Shipilin pubblicato su FortRuss il 27 ottobre 2015
Traduzione in italiano a cura di Mario per Sakeritalia.it
Traduzione in italiano a cura di Mario per Sakeritalia.it
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