lunedì 26 ottobre 2015

“Hitler non voleva…” – E Netanyahu lo sa


Grande tempesta sui media: come osa cambiare “narrativa”? Sì, perché qui abbiamo il privilegio di assistere alla nascita di una nuova “narrativa ebraica” più adatta ai tempi; ancora un po’, e Hollywood farà documentari sul fatto storicamente accertato che ad Auschwitz, a manovrare i forni crematori, c’erano i palestinesi.

L’ebraismo è insuperabile nell’elaborare geniali narrative e farle accettare come storia nella fede pubblica (basta vedere la Bibbia, ha retto per duemila anni: solo di recente l’archeologia ha smentito la storicità della Fuga dall’Egitto, della partizione del Mar Rosso, la conquista di Canaan, la caduta delle mura di Gerico eccetera): non a caso Israel Shamir, il gran convertito all’ortodossia, chiama i suoi ex-correligionari “Padroni del Discorso”. 

Però l’amico Jacuzzo mi ha suggerito uno spunto serio: Netanyahu sa quel che dice. Conosce la verità, perché suo padre era il segretario di Vladimir Jabotinski, (1880-1940), nato a Odessa, alleato dei Giovani Turchi (i Dunmeh) e fondatore del Partito Revisionista – di estrema destra fascista – che aveva rapporti diretti con figure del Terzo Reich.

 Bibi con papà  
Bibi con papà

Il babbo, Benzion Netanyahu (vero nome Mileikovski 1910-2012) nato in Polonia dal rabbino-ultrasionista Nathan Mileikovski, si trasferì in Palestina negli anni ’30 e lì divenne “Netanyahu” nonché attivista del “Revisionismo”. Era allora una formazione di minoranza: il sionismo dominante era “di sinistra” (fatto di menscevichi sconfitti dal bolscevismo nella presa di potere in Russia) e Jabotinski isolato nella sua predicazione della necessità di assoluta separazione della “razza” ebraica dagli arabi: un muro d’acciaio doveva dividerli – ciò che appunto oggi ha potuto fare Israele. Il papà di Bibi divenne direttore del quotidiano del Revisionismo, Ha-Yarden, ma durò poco: nel ’35 i britannici che esercitavano il Mandato sulla Palestina ne ordinarono la chiusura. 

Papà era amicissimo del giornalista Abba Aimer (nato Geisinovich in Bielorussia) che gli inglesi arrestarono nel 1933 per incitamento all’assassinio di Chaim Arlosoroff, capo del dipartimento politico della Agenzia Ebraica, che stava trattando con esponenti arabi la creazione di uno stato bi-nazionale e un rilancio economico congiunto dell’intera regione. Aimer, per il giornale ebraico Doar HaYom scriveva, attorno al 1928, articoli dal titolo “Dal bloc notes di un Fascista”, in cui chiamava Jabotinski “il nostro Duce”. . 

Lui, Jabotinski 
Lui, Jabotinski

Jabotinski polemizzò con lui per il fatto che usava quell’aggettivo (“E’ terminologia, non visione del mondo”), sostenendo che il Revisionismo non era fascista. Il che non gli impedì di abbracciare l’ideologia corporativa, e di accordarsi col Duce nel 1934 per mandare i fascisti israeliani del suo movimento giovanile Betar a corsi paramilitari per una futura marina da guerra a Civitavecchia.

Betar in Italia
 Betar  in Italia

Il Betar pubblicava “L’Idea Sionista” (in italiano nel testo) a Roma, che ricordò come il gruppo ebraico fu accolto nella base navale dalla benedizione del rabbino Aldo Lattes, che il medesimo estese in ebraico e in italiano, “al duce e al re”. Poi i giovani Betarim intonarono “Giovinezza”! Nel ’36 Mussolini in persona visitò i giovani ebrei a Civitavecchia. Ben Gurion chiamava pubblicamente Jabotinski “Vladimir Hitler”. 

Betar in Germania
 Betar in Germania

Dal Revisionismo si staccò una costola anche più estremista, il partito clandestino LEHI, che costituì la Banda Stern che praticò ampiamente il terrorismo contro i palestinesi, e sul piano internazionale propose a Berlino un’alleanza basata sulla comune ideologia. Nel dicembre l’alleanza col Reich fu votata all’unanimità dal comitato direttivo LEHI, e un suo esponente, Naftali Lubenchik, fu incaricato di consegnare la proposta al direttore del Consolato Germanico Beirut, Otto Werner von Hentig. Il quale inoltrò la proposta a Berlino, e infatti è stata trovata negli archivi tedeschi dopo la disfatta. Uno dei firmatari della proposta, Itzak Shamir, sarebbe diventato primo ministro di Israele. 

Betar in Polonia
 Betar in Polonia..notare la stella

Se l’Asse avesse vinto,  chissà,  oggi nelle tv di Stato vedremmo a tenerci lezioni di mistica fascista, in camicia nera d’ordinanza, Paolo Mieli, Enrico Mentana, Gad Lerner – o qualche  Zelig. Siccome il fascismo non vinse, nel 1940 Jabotinski si fece accompagnare dal segretario e papà di Bibi in Usa per raccogliere fondi e promuovere la sua idea di razza eletta e di muro di ferro. Morì quello stesso anno, e il segretario divenne il leader del Revisionismo in America, dove rimase fino al 1949, combattendo contro i sionisti “Moderati” e propugnando la “Grande Israele” dal Nilo all’Eufrate., e la ricostruzione del Terzo Tempio. 

E’ abbastanza chiaro che in quegli ambienti si era sicuramente al corrente del contenuto dei contatti che il Gran Muftì aveva avuto con Adolf Hitler , del resto noti (Haj Amin Al-Husseini era riparato in Germania nel 1941). Nella narrativa finora vigente, Hitler aveva assicurato al Gran Muftì la “opposizione germanica alla Casa nazionale in Palestina”. 

Der Grossmufti von Palästina vom Führer empfangen. Der Führer empfing in Gegenwart des Reichsministers des Auswärtigen von Ribbentrop den Grossmufti von Palästina, Sayid Amin al Husseini, zu einer herzlichen und für die Zukunft der arabischen Länder bedeutungsvollen Unterredung. 9.12.41 Presse Hoffmann
Der Grossmufti von Palästina vom Führer empfangen.  9.12.41
Adesso è interessante vedere se Bibi  insisterà nella sua versione, ed ha documenti per sostenere questa suo nuova narrativa: Hitler innocente, il Gran Muftì colpevole. 

Magari negli archivi di papà? Sempre secondo l’amico Jacuzzo, può non essere una coincidenza che la rivelazione di Bibi venga dopo l’incontro a Mosca con Putin . 

Giova ricordare che fu Stalin il primo a riconoscere lo stato ebraico, e la sua propaganda a costruire e consolidare la precedente “narrativa” della colpa collettiva tedesca : furono i sovietici a “scoprire” le camere a gas, i forni crematori, eccetera. 

Magari Vladimir ha anche questo mezzo di persuasione sul sionista: qualcosa, negli archivi staliniani, che può mandare a monte la “narrativa”  storica?  

Vediamo. Si vivono tempi interessanti. 


Posto questa Breaking News in inglese, non ho tempo di tradurre, ma è chiarissima:

Da Veterans Today, 21 ottobre 2015

Breaking Story: Israeli General Captured in Iraq Confesses to Israel-Isis Coalition

By Nahed Al-Husaini on October 21, 2015

Israeli Brigadier Yussi Elon Shahak captured by the Iraqi popular army confessed during the investigation that,
 “There is a strong cooperation between MOSSAD and ISIS top military commanders,” asserting that  “there are Israeli advisors helping the Organization on laying out strategic and military plans, and guiding them in the battlefield.”
The terrorist organization also has military consultants from Saudi Arabia, Qatar, United Arab Emirates and Jordan. Saudi Arabia has so far provided ISIS with 30,000 vehicles, while Jordan rendered 4500 vehicles. Qatar and United Arab Emirates delivered funds for covering ISIS overall expenditure.
The planes belonging to the aforesaid countries are still landing in the Mosel airport, carrying military aid and fighters, especially  via the Jordanian borders.

The Parliament and the DESI also confirm the Death of ISIS leader Abu Baker al Baghdadi, who received two bullets: one in the head and the other in the shoulder in a fire exchange. Two of his top aides were killed as well.  It is believed that the CIA and MOSSAD are behind his death as he becomes a wasted commodity.

Sarà  “narrativa”?


Maurizio Blondet

fonte: http://www.maurizioblondet.it/hitler-non-voleva-e-netanyahu-lo-sa/

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