Le
visite precipitose a Mosca del presidente del Tagikistan Emomali Rahmon
e del presidente del Kirghizistan Almazbek Atambaev e gli incontri con
il Presidente russo Vladimir Putin, sottolineano che gli sviluppi nel
nord dell’Afghanistan sono un campanello d’allarme nelle steppe
dell’Asia centrale. Il Tagikistan è ‘in prima linea’ condividendo una
frontiera di 1200 chilometri con l’Afghanistan, mentre il Kirghizistan è
il centro delle forze della Collective Security Treaty Organization (CSTO) nell’Asia centrale. Il Cremlino cita Rahmon dire,
“Mi piacerebbe riprendere (con Putin) ai problemi della sicurezza nella zona di responsabilità della CSTO, perché il confine tagiko-afgano attraversa quella zona. La situazione in Afghanistan peggiora ogni giorno. Le ostilità sono in corso su oltre il 60 per cento del confine. Questo è molto allarmante e pertanto vorrei occuparmi in particolare del compito di garantire la sicurezza nella regione“. Putin stesso ha detto, “la situazione nella regione non può non destare preoccupazione“.
La cosa buona, dal punto di vista russo, è che il Kirghizistan, che ha
appena tenuto le elezioni parlamentari annunciate come le più belle e
trasparenti nella storia della regione, ha eletto i partiti pro-russi
per il prossimo governo. Gli Stati Uniti sono stati sfrattati dalla base
aerea di Manas in Kirghizistan, che ora passa ai militari russo con un
contratto di affitto di 15 anni da inizio 2017. Basti dire che il
Kirghizistan non è più al centro delle trame ordite dagli Stati Uniti
per indebolire la presenza russa in Asia centrale.
Ciò ha importanti
implicazioni strategiche in un momento in cui la Russia non può
permettersi distrazioni dal ‘grande gioco’ e ha bisogno di partner
locali affidabili per contribuire a consolidare la risposta alla sfida
della sicurezza proveniente dall’Afghanistan. Gli sviluppi nella città
settentrionale afghana di Kunduz segnalano che la regione affronta una
seria sfida alla sicurezza nel prossimo periodo. Il punto è che una
grande fascia di territorio nel nord dell’Afghanistan, a cavallo dei
confini tagiki, uzbeki e turkmeni, delle province di Faryab, Badghis e
Jowzjan, nel nord-ovest, e di Baghlan, Kunduz, Takhar e Badkhshan nel
nord-est, è instabile.
C’è molta fluidità nella regione e la capacità
delle forze governative afghane e dei gruppi miliziani affiliati ad
invertire la tendenza e avere il sopravvento appare molto dubbia, al
momento. Un recente articolo della BBC, infatti, paragona la situazione
nel nord dell’Afghanistan alla regione del Waziristan, al confine tra
Pakistan ed Afghanistan. In effetti, le somiglianze sono piuttosto
impressionanti. Proprio come in Waziristan, i gruppi militanti dell’Asia
centrale si collegano ai cartelli della droga e ai taliban. Numerosi
combattenti dell’Asia centrale hanno giurato fedeltà allo Stato
islamico.
Chiaramente, sperano nel ritorno drammatico in Asia centrale
dai santuari nel nord dell’Afghanistan. Senza dubbio, l’improvvisa
apparizione del Primo Vicepresidente afgano Rashid Dostum in Russia può
essere visto in tale contesto tempestoso. Dostum s’è recato a Mosca per
una visita ufficiale, la scorsa settimana, e da lì s’è recato in Cecenia
per incontrare l’uomo forte Ramzan Kadyrov a Groznij, il 5 ottobre. I
rapporti indicano abbia avuto colloqui a Mosca con “alti funzionari della sicurezza russi, implorando armi pesanti ed elicotteri da combattimento” per le forze armate afghane. Il portavoce di Dostum, Sultan Faizy, ha detto:
“La parte russa si è impegnata a sostenere e aiutare l’Afghanistan con aiuti dalle proprie forze aeree e militari. Ci mancano supporto aereo, armi, munizioni“.
Non
sorprende che le discussioni di Dostum con Kadyrov si concentrassero
sui piani dello Stato Islamico per fare dell’Afghanistan una testa di
ponte. Dostum avrebbe detto: “Ramzan Kadyrov e io combattiamo il
terrorismo internazionale. In questo campo possiamo creare una
coalizione sostanziale. Possiamo imparare gli uni dagli altri. Non
abbiamo progetti concreti di cooperazione ancora, ma questo non
significa che non ci saranno in futuro“.
In effetti, Mosca ha messo
Dostum in contatto con Kadyrov, un duro e agguerrito veterano della
guerra brutale contro i gruppi islamici radicali che operano nel Caucaso
settentrionale. Naturalmente, Dostum originariamente studiò presso
l’Accademia Militare di Mosca negli anni ’80 per combattere i mujahidin
afghani. Ma negli anni successivi, mostrò la volontà di collaborare per
altri Paesi come Uzbekistan, Pakistan, Turchia e Stati Uniti. Tuttavia,
presumibilmente, i suoi legami con l’intelligence russa non furono mai
completamente tagliati e nelle attuali circostanze, in particolare,
l’attacco dei taliban alla sua base di potere a Jowzjan e un fallito
tentativo di ucciderlo, creano congruenza tra i suoi interessi e quelli
dei suoi ospiti russi.
E’ difficile valutare se il presidente afgano
Ashraf Ghani, consigliato da Washington e conforme ai relativi diktat,
approvi la missione di Dostum a Mosca e Groznij. E’ inconcepibile che
Washington veda di buon occhio l’alleanza di Dostum con Kadyrov. Ma poi,
il caos nel governo di unità nazionale afgano con molteplici centri di
potere indipendenti, non è neanche un grande segreto.
Una questione importante sono gli Stati Uniti che hanno mantenuto l’esercito afgano al guinzaglio, insistendo su un ruolo puramente di fanteria. L’esercito afgano è quasi interamente dipendente dalla copertura aerea degli Stati Uniti. Ciò che la Russia può fare è aumentare la capacità delle forze afghane, fornendo armi ed elicotteri. Ma poi, un ruolo del genere della Russia sicuramente infastidirà gli Stati Uniti (e la NATO). Gli afghani darebbero il benvenuto a questo ruolo russo, permettendogli di gestire le minacce alla sicurezza con maggiori risorse. Una delegazione del Parlamento afghano recatasi a Mosca il 6 ottobre, infatti, “ha pienamente supportato le azioni della Russia in Siria” e ha chiesto alla Russia di fornirgli una simile assistenza tecnica e militare. L’importante deputato russo Igor Morozov, che l’aveva incontrata in un secondo momento, ha detto:
“Oggi (la delegazione afghana) ha chiesto aiuto e sostegno alla Russia per equipaggiamenti militari, munizioni, elicotteri, sottolineando che i terroristi non avrebbero vinto a Kunduz se l’esercito afghano avesse avuto gli elicotteri“.
Ma poi, ironia della sorte, Mosca aveva un programma
bilaterale con Kabul per addestrare i piloti afgani e dotare le forze
armate afghane di elicotteri, pezzi di ricambio e munizioni. Ma
Washington s’impose su Kabul affinché fermasse il programma. E’ in
momenti come questo che le reali intenzioni degli Stati Uniti nella
guerra in Afghanistan appaiono dubbie. L’agenda occulta mira a mantenere
l’Afghanistan instabile, giustificando la prolungata presenza di truppe
statunitensi (e della NATO) (senza, ovviamente, intraprendere eventuali
‘missioni di combattimento’ che potrebbero comportare vittime di
guerra).
L’ex-presidente afghano Hamid Karzai aveva avvertito la Russia
solo pochi mesi prima, durante una visita a Mosca, che lo Stato islamico
è un fantoccio degli USA utilizzato per destabilizzare le regioni
limitrofe per scopi geopolitici. Gli sviluppi a Kunduz lo confermano. I
rapporti suggeriscono che i combattenti dello SI sono attivi nelle
operazioni dei taliban nelle province settentrionali dell’Afghanistan.
Tutto sommato, la decisione di Putin di avere consultazioni urgenti con Rahmon e Atambaev e la visita di Dostum in Russia suggeriscono inequivocabilmente che una nuova crisi è sorta sul fronte della sicurezza regionale. Mosca ha tutte le ragioni di essere vigile per l’elevata possibilità che potenze straniere, che hanno allevato lo SI, soprattutto Arabia Saudita e Qatar, e che si oppongono all’intervento russo in Siria, possano pensare che sia il momento opportuno per colpire il ventre molle della Russia, l’Asia centrale. Chiaramente, Mosca deve avere un occhio allenato sulla minaccia dello SI dall’Afghanistan, mentre la mente è concentrata sull’operazione siriana. (Leggasi un commento perspicace, qui, della RFERL).
MK Bhadrakumar, Indian Punchline, 8 ottobre 2015
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2015/10/19/la-russia-osserva-diffidente-lafghanistan/
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