Il
caso Datagate continua a crescere, totalmente fuori controllo delle
diplomazie di mezzo mondo, che ora vedono ai ferri corti alcuni paesi
dell'Unione Europea con quelli dell'America del Sud.
Forse le parole più corrette le ha trovate la Kirchner che ha definito quanti hanno determinato il divieto di sorvolo dei cieli nazionali per l'aereo presidenziale boliviano dei “pazzi”.
Come ricordato dal collega cileno Insulza, si tratterebbe di un gesto in contrasto con la convenzione di Vienna,
che rende totalmente inviolabili i mezzi su cui viaggia un capo di
stato, e che non può certo essere la possibile presenza a bordo di un
uomo che ha fatto domanda di asilo politico a rimetterla in discussione.
Quando l'aereo del presidente boliviano Evo Morales
si apprestava a raggiungere il Portogallo per uno scalo tecnico, è
stato emanato un divieto di sorvolo dei cieli lusitani; a questo si
sarebbe poi unito anche un analogo provvedimento francese e, secondo
molti, anche italiano. Al punto che il velivolo avrebbe dovuto far
ritorno a Vienna dove è rimasto fermo per molte ore e dove, secondo
alcune fonti, avrebbe subito dei controlli dalle autorità austriache che
avrebbero evidenziato la non presenza di Edward Snowden.
In questo giallo arrivano però accuse,
spiegazioni, smentite e via dicendo. Anzitutto il divieto di sorvolo
sarebbe stato determinato da questioni tecniche. Poi le risposte
ufficiali degli stati interessati che evidenziano come in realtà non sia
stato vietato in alcun modo l'accesso allo spazio aereo né francese, né italiano. Quindi il governo boliviano che ha negato la perquisizione in Austria.
Insomma: c'è un bel po' di confusione che
ha prima spinto tutti i presidenti del Sud-America, a eccezione della
brasiliana Rousseff, a prendere le parti del collega. Poi la volontà di
fare un fronte comune per affrontare questa imbarazzante situazione che il presidente Morales ha quasi paragonato a un sequestro.
Il rappresentante presso le Nazioni Unite
ha portato all'attenzione dell'organizzazione sovranazionale l'evento,
mentre domani i diplomatici di Portogallo, Francia e Italia dovrebbero
venire chiamati per fornire spiegazioni sull'accaduto; in tutto questo
il parlamento sta anche valutando la richiesta di una loro possibile
espulsione.
Se tutto quanto evidenziato finora si
dimostrasse vero, cioè che alcuni stati europei avessero vietato i
propri spazi aerei a un volo presidenziale e che effettivamente, come
alcuni accusano, gli Stati Uniti avessero fatto pressione perché questo
venisse compiuto, la riflessione principale constaterebbe nella sudditanza psicologia e
nella reale difesa di quegli ideali di libertà e uguaglianza che tali
stati hanno sempre fatto propri: il timore che tutto sia effettivamente
reale c'è e, nel momento in cui venisse dimostrato e confermato,
porterebbe a un crollo della credibilità della diplomazia di questi
paesi ma anche alle rispettive leadership.
-G. B.-
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