lunedì 1 luglio 2013

La storia del tiranno cattivo e della democrazia


tiranno
C’era una volta un re. Non un re bonaccione, quelli delle favole che vivono in armonia col loro popolo, era un re cattivo, un vero e proprio tiranno che aveva potere d vita e di morte sui propri sudditi. Qualche trucchetto di magia, qualche conoscenza in più della massa sulle fasi lunari e sull’andamento delle stelle, ed era riuscito a fare credere a tutti di essere stato mandato dagli dei. e così il suo potere, si tramandava da generazioni, e sottometteva la gente con l’inganno, la paura, l’ignoranza, ed era il discendente di una stirpe di tiranni che si comportava allo stesso modo e si trasmetteva di padre in figlio il potere.
 
Le cose però erano cambiate. Un po’ perchè la gente aveva cominciato ad informarsi, a capire come stavano le cose. Un po’ perchè non ne poteva più di questi tiranno cattivo che faceva il bello e il cattivo tempo. Un po’ perchè si era visto che anche i tiranni mangiavano e defecavano, e se mangiavano male si ammalavano, e alla fine anche loro morivano. Quindi la storia della loro natura divina non era mica tanto credibile. Poi da non dimenticare che per la Storia era passato Uno che, oltre a parlare di amore e di fratellanza, aveva anche detto: “Quando parlate col Vostro padre che è nei Cieli, non serve che andiate al monte o al tempio, ma rinchiudetevi nel segreto della vostra stanza“. Uno così, che di colpo toglieva tutta l’autorità al Potere, che toglieva la necessità di intermediazione col Divino, doveva essere fatto fuori: troppo rivoluzionario, troppo destabilizzante. E infatti fu fatto fuori, ucciso col più infamante dei supplizi, la morte in croce. Ma poi risorse, e i suoi seguaci si moltiplicarono. Il tiranno riuscì ad ammorbidire le posizioni di questa Nuova Chiesa Eversiva, con l’infiltrazione di propri emissari, ma ormai non c’era più nulla da fare: continuare a fare i tiranni era sempre più difficile.
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Con i suoi più stretti collaboratori (anche un tiranno ne ha bisogno: deve avere una cerchia di fiancheggiatori, ai quali dà – controvoglia – qualche cosa, perchè completamente solo non riuscirebbe a fare granchè) affrontò il problema, e le uniche due possibili alternative sembravano essere:
  1. Stare in guerra perpetua con i propri sudditi, ucciderne il più possibile, incarcerarli, dominarli con il terrore, continuare insomma a fare come aveva sempre fatto; ma questo comportava il rischio che la popolazione, soverchiante per numero, avrebbe prima o poi prevalso, e lo avrebbe fatto fuori; oltretutto tale strategia era parecchio costosa e dispendiosa di mezzi, tempo e uomini;
  2. Ritirarsi a vita privata e rinunciare al potere e al dominio, una buona volta, per sempre.
Ma fra i consiglieri del tiranno ce n’era uno, non particolarmente amato, ma molto intelligente, che gli disse: “Stupido! Non sei tenuto a rinunciare al potere solo perchè quelli là fuori vogliono la democrazia! C’è una terza via….” E cominciò a spiegare la terza via. E siccome il tiranno era sì cattivo, ma mica tanto intelligente, gliela dovette spiegare per punti, come si farebbe con un bambino di 6 anni.

Punto UNO: crea la burocrazia. La buro-crazia, il potere degli uffici, può essere spacciata come cosa buona: siccome siamo distratti, e bisogna avere delle regole (come se quelle che ci ha dato il creatore e che sono insite nel nostro DNA non bastassero!), cominciamo a metterle per iscritto, in modo che tutti possano andarle a vedere e rileggere quando ne hanno bisogno. All’inizio nessuno obietterà e concorderà che la burocrazia è una cosa buona: poi, quando avranno abbassato la guardia, e accetteranno la burocrazia come cosa normale, appesantiremo sempre di più i regolamenti e faremo in modo che rispettare tutto sia impossibile. Così, se dei vicini di casa devono decidere a che altezza tagliare le siepi dei loro giradini, mentre prima avrebbero fatto due chiacchiere la sera, dopo cena, mentre portano a spasso i loro cani e guardano i bambini giocare, adesso dovranno inserire l’argomento in un punto dell’ordine del giorno dell’assemblea di quartiere e questa richiesta andrà fatta in carta bollata almeno 60 gg. prima della riunione in modo che tutti possano avere il tempo di esaminarla e che redige il verbale dovrà essere autorizzato dai due terzi dell’assemblea e bla bla bla…. Questo impedirà alla gente di capire i meccanismi, e gli renderà la polica e l’amministrazione della cosa pubblica odiosa. “E allora? Cosa ce ne facciamo di questo?” chiese il re. Questo serve perchè così introduciamo il punto 2.

burocrazia

Punto 2. La gestione della cosa pubblica diventerà un’arte, un mestiere, una attività destinata a pochi, delegati, che se ne occuperanno a tempo pieno. Proprio perchè la burocrazia, con tutte le sue clausole, leggi, leggine, commi, note informative, decreti attuativi, regolamenti di servizio, ecc., saranno così complicati, ci sarà una classe (alcuni la chiameranno “casta“) che si occuperà di questo. “Sì ma la democrazia imporrà che tali individui siano eletti dal popolo, e scelti dal popolo significa che il popolo sceglierà quelli che fanno gli interessi del popolo” obiettò il tiranno. “Cretino – gli rispose il consigliere che ormai era sempre più chiaro che era lui che comandava - non capisci che più una organizzazione è piramidale e più è facile controllarla? Basta controllare il vertice!” “Sì ma…” “Zitto! Ascolta il terzo punto e capirai“.

Punto 3. Siccome controlleremo tutti gli eletti, anche quelli che, per qualche strano motivo dovessero sfuggirci, fossero animati inizialmente da buone intenzioni, controlleremo il potere. So già la tua domanda: ma se faranno tutti i nostri interessi, la gente si accorgerà che che sono tutti dalla stessa parte! E qui sta il trucco più sopraffino: li faremo litigare, ma litigare di brutto, su aspetti assolutamente secondari, dei quali non ce ne frega niente! Magari aspetti simbolici, ideali, ma che a noi non danno alcun fastidio. Esempi? Quanti ne volete. Il matrimonio gay, ad esempio. Oppure il crocifisso nelle scuole. Cosa ci importa se litigano su queste cose? L’importante è che sui temi veri, le tasse, la guerra, la dipendenza energetica, la (non) libertà di scelta terapeutica, l’obbligo di mangiare il cibo che imporremo noi, l’obbligo di essere indottrinati fin da piccoli in scuole statali, l’informazione di regime, ecc., facciano quello che diciamo noi.
“Benissimo- disse il tiranno- quando cominciamo?”
Vedi che sei proprio cretino e senza di me non faresti nulla? Ti mancano ancora un paio di accorgimenti, che ti anticipo non perchè non lo faresti se non te lo dicessi (sei in mio potere anche tu, come e anzi peggio di tutti gli altri), ma perchè così capirai che non lascio nulla al caso”.

Punto 4. Il denaro. Per mantenere un sistema fatto così, serve una grandissima quantità di potere – e il potere si mantiene, qualora non si possa usare la forza, col denaro. Creeremo denaro, tutto il denaro che vogliamo, ma per distrarre le masse lo faremo tramite il nostro alleato più prezioso: le banche. Sì perchè se lo facessimo noi sarebbe chiaro che con quello facciamo quello che vogliamo; meglio invece che lasciamo credere agli allocchi che siamo due entità separate. E con questo denaro compreremo tutto ciò che ci serve:
  • l’informazione, essenziale per mantenere le persone nell’ignoranza;
  • i politici, che, pieni di soldi, cercheranno solo di arraffare quanto più possono dimenticando eventuali ideali di solidarietà, giustizia, benessere collettivo;
  • la magistratura, che deve essere nostra alleata per punire eventuali teste calde;
  • la polizia, che deve reprimere con la violenza le poche, sporadiche manifestazioni anti-regime che ci saranno;
  • la medicina, che ci servirà per tenere la popolazione nl bisogno di cure, costose ed inutili; ma sopratutto
  • il sistema scolastico ed educativo: bisogna che chi studia sia dirottato verso argomenti innocui, che non mettano in discussione il sistema attuale, nè in politca, nè in economia, nè nell’industria e nella medicina.
Punto 5. Altro aspetto essenziale è l’allontanamento dei capi, degli amministratori dalla gente che viene amministrata. Più lontani si è dai sudditi, e più porcherie si potranno fare, senza il minimo senso di colpa. Per questo ho già inventato un bel termine: si chiama globalizzazione, la spacceremo come un concetto innovativo, di pace e fratellanza universale, in modo da mettere fine alle guerre mondiali – che noi stessi avremo scatenato. La gente lo accetterà come un grande passo avanti dell’umanità, e noi avremo che chi governa non sentirà il minimo rimorso per le condizioni misere di vita in cui versa la gente, tanto sarà talmente lontana che non se ne accorgerà neanche. E comunque non faremo l’errore di togliere le autorità localli: i comuni, i consigli di quartiere, le province resteranno: ma li svuoteremo di qualunque autonomia che non serviranno praticamente a nulla.
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E così avvenne la grande trasformazione. la tirannia rimase, ma prese un nome diverso: si chiamò democrazia.

Alberto Medici

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