C’era una volta un re. Non un re bonaccione, quelli
delle favole che vivono in armonia col loro popolo, era un re cattivo,
un vero e proprio tiranno che aveva potere d vita e di morte sui propri sudditi.
Qualche trucchetto di magia, qualche conoscenza in più della massa
sulle fasi lunari e sull’andamento delle stelle, ed era riuscito a fare
credere a tutti di essere stato mandato dagli dei. e così il suo
potere, si tramandava da generazioni, e sottometteva la gente con
l’inganno, la paura, l’ignoranza, ed era il discendente di una stirpe di
tiranni che si comportava allo stesso modo e si trasmetteva di padre in
figlio il potere.
Le cose però erano cambiate. Un po’ perchè la gente
aveva cominciato ad informarsi, a capire come stavano le cose. Un po’
perchè non ne poteva più di questi tiranno cattivo che faceva il bello e
il cattivo tempo. Un po’ perchè si era visto che anche i tiranni
mangiavano e defecavano, e se mangiavano male si ammalavano, e alla fine
anche loro morivano. Quindi la storia della loro natura divina non era
mica tanto credibile. Poi da non dimenticare che per la Storia era
passato Uno che, oltre a parlare di amore e di fratellanza, aveva anche
detto: “Quando parlate col Vostro padre che è nei Cieli, non serve
che andiate al monte o al tempio, ma rinchiudetevi nel segreto della
vostra stanza“. Uno così, che di colpo toglieva tutta l’autorità al Potere, che toglieva la necessità di intermediazione col Divino,
doveva essere fatto fuori: troppo rivoluzionario, troppo
destabilizzante. E infatti fu fatto fuori, ucciso col più infamante dei
supplizi, la morte in croce. Ma poi risorse, e i suoi seguaci si
moltiplicarono. Il tiranno riuscì ad ammorbidire le posizioni di questa
Nuova Chiesa Eversiva, con l’infiltrazione di propri emissari, ma ormai
non c’era più nulla da fare: continuare a fare i tiranni era sempre più
difficile.
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Con i suoi più stretti collaboratori (anche un tiranno ne ha
bisogno: deve avere una cerchia di fiancheggiatori, ai quali dà –
controvoglia – qualche cosa, perchè completamente solo non riuscirebbe a
fare granchè) affrontò il problema, e le uniche due possibili alternative sembravano essere:
- Stare in guerra perpetua con i propri sudditi, ucciderne il più possibile, incarcerarli, dominarli con il terrore, continuare insomma a fare come aveva sempre fatto; ma questo comportava il rischio che la popolazione, soverchiante per numero, avrebbe prima o poi prevalso, e lo avrebbe fatto fuori; oltretutto tale strategia era parecchio costosa e dispendiosa di mezzi, tempo e uomini;
- Ritirarsi a vita privata e rinunciare al potere e al dominio, una buona volta, per sempre.
Ma fra i consiglieri del tiranno ce n’era uno, non particolarmente amato, ma molto intelligente, che gli disse: “Stupido! Non sei tenuto a rinunciare al potere solo perchè quelli là fuori vogliono la democrazia! C’è una terza via….”
E cominciò a spiegare la terza via. E siccome il tiranno era sì
cattivo, ma mica tanto intelligente, gliela dovette spiegare per punti,
come si farebbe con un bambino di 6 anni.
Punto UNO: crea la burocrazia. La buro-crazia, il
potere degli uffici, può essere spacciata come cosa buona: siccome siamo
distratti, e bisogna avere delle regole (come se quelle che ci ha dato il creatore e che sono insite nel nostro DNA non bastassero!),
cominciamo a metterle per iscritto, in modo che tutti possano andarle a
vedere e rileggere quando ne hanno bisogno. All’inizio nessuno
obietterà e concorderà che la burocrazia è una cosa buona: poi, quando
avranno abbassato la guardia, e accetteranno la burocrazia come cosa
normale, appesantiremo sempre di più i regolamenti e faremo in modo che
rispettare tutto sia impossibile. Così, se dei vicini di casa devono
decidere a che altezza tagliare le siepi dei loro giradini, mentre prima
avrebbero fatto due chiacchiere la sera, dopo cena, mentre portano a
spasso i loro cani e guardano i bambini giocare, adesso dovranno
inserire l’argomento in un punto dell’ordine del giorno dell’assemblea
di quartiere e questa richiesta andrà fatta in carta bollata almeno 60
gg. prima della riunione in modo che tutti possano avere il tempo di
esaminarla e che redige il verbale dovrà essere autorizzato dai due
terzi dell’assemblea e bla bla bla…. Questo impedirà alla gente di capire i meccanismi, e gli renderà la polica e l’amministrazione della cosa pubblica odiosa. “E allora? Cosa ce ne facciamo di questo?” chiese il re. Questo serve perchè così introduciamo il punto 2.
Punto 2. La gestione della cosa pubblica diventerà un’arte, un mestiere, una attività destinata a pochi, delegati, che se ne occuperanno a tempo pieno.
Proprio perchè la burocrazia, con tutte le sue clausole, leggi,
leggine, commi, note informative, decreti attuativi, regolamenti di
servizio, ecc., saranno così complicati, ci sarà una classe (alcuni la
chiameranno “casta“) che si occuperà di questo. “Sì ma la
democrazia imporrà che tali individui siano eletti dal popolo, e scelti
dal popolo significa che il popolo sceglierà quelli che fanno gli
interessi del popolo” obiettò il tiranno. “Cretino – gli rispose il consigliere che ormai era sempre più chiaro che era lui che comandava - non capisci che più una organizzazione è piramidale e più è facile controllarla? Basta controllare il vertice!” “Sì ma…” “Zitto! Ascolta il terzo punto e capirai“.
Punto 3. Siccome controlleremo tutti gli eletti,
anche quelli che, per qualche strano motivo dovessero sfuggirci, fossero
animati inizialmente da buone intenzioni, controlleremo il potere.
So già la tua domanda: ma se faranno tutti i nostri interessi, la gente
si accorgerà che che sono tutti dalla stessa parte! E qui sta il trucco
più sopraffino: li faremo litigare, ma litigare di brutto, su aspetti assolutamente secondari, dei quali non ce ne frega niente! Magari
aspetti simbolici, ideali, ma che a noi non danno alcun fastidio.
Esempi? Quanti ne volete. Il matrimonio gay, ad esempio. Oppure il crocifisso nelle scuole. Cosa ci importa se litigano su queste cose? L’importante
è che sui temi veri, le tasse, la guerra, la dipendenza energetica, la
(non) libertà di scelta terapeutica, l’obbligo di mangiare il cibo che
imporremo noi, l’obbligo di essere indottrinati fin da piccoli in scuole
statali, l’informazione di regime, ecc., facciano quello che diciamo noi.
“Benissimo- disse il tiranno- quando cominciamo?”
“Vedi che sei proprio cretino e senza di me non faresti nulla? Ti
mancano ancora un paio di accorgimenti, che ti anticipo non perchè non
lo faresti se non te lo dicessi (sei in mio potere anche tu, come e anzi
peggio di tutti gli altri), ma perchè così capirai che non lascio nulla
al caso”.
Punto 4. Il denaro. Per mantenere un sistema fatto
così, serve una grandissima quantità di potere – e il potere si
mantiene, qualora non si possa usare la forza, col denaro. Creeremo denaro, tutto il denaro che vogliamo,
ma per distrarre le masse lo faremo tramite il nostro alleato più
prezioso: le banche. Sì perchè se lo facessimo noi sarebbe chiaro che
con quello facciamo quello che vogliamo; meglio invece che lasciamo
credere agli allocchi che siamo due entità separate. E con questo denaro compreremo tutto ciò che ci serve:
- l’informazione, essenziale per mantenere le persone nell’ignoranza;
- i politici, che, pieni di soldi, cercheranno solo di arraffare quanto più possono dimenticando eventuali ideali di solidarietà, giustizia, benessere collettivo;
- la magistratura, che deve essere nostra alleata per punire eventuali teste calde;
- la polizia, che deve reprimere con la violenza le poche, sporadiche manifestazioni anti-regime che ci saranno;
- la medicina, che ci servirà per tenere la popolazione nl bisogno di cure, costose ed inutili; ma sopratutto
- il sistema scolastico ed educativo: bisogna che chi studia sia dirottato verso argomenti innocui, che non mettano in discussione il sistema attuale, nè in politca, nè in economia, nè nell’industria e nella medicina.
Punto 5. Altro aspetto essenziale è l’allontanamento dei capi,
degli amministratori dalla gente che viene amministrata. Più lontani si
è dai sudditi, e più porcherie si potranno fare, senza il minimo senso
di colpa. Per questo ho già inventato un bel termine: si chiama globalizzazione,
la spacceremo come un concetto innovativo, di pace e fratellanza
universale, in modo da mettere fine alle guerre mondiali – che noi
stessi avremo scatenato. La gente lo accetterà come un grande passo
avanti dell’umanità, e noi avremo che chi governa non sentirà il minimo
rimorso per le condizioni misere di vita in cui versa la gente, tanto
sarà talmente lontana che non se ne accorgerà neanche. E
comunque non faremo l’errore di togliere le autorità localli: i comuni,
i consigli di quartiere, le province resteranno: ma li svuoteremo di
qualunque autonomia che non serviranno praticamente a nulla.
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E così avvenne la grande trasformazione. la tirannia rimase, ma prese un nome diverso: si chiamò democrazia.
Alberto Medici
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