L’esercito egiziano ha dato 48 ore di tempo alle forze politiche per
risolvere la crisi, trascorse le quali sarà l’esercito a proporre una
sua road map per “rispondere alle domande del popolo”: e’ quanto si
apprende da un comunicato delle Forze armate letto alla televisione di
Stato.
Tempi molto rapidi per “assumersi le responsabilità e rispondere alle
richieste del popolo” sono stati chiesti dal generale Abdel Fattah
al-Sisi, che ha letto un comunicato trasmesso anche dalle frequenze
della radio di Stato. Con il riferimento “alle richesite del popolo”,
l’esercito sembra aver sposato la causa dei manifestanti e non le
ragioni dei Fratelli musulmani al potere e del presidente Mohamed Morsi.
OBAMA/ Appello alla moderazione di Barack Obama agli
schieramenti politici contrapposti in Egitto, dopo le violenze degli
ultimi giorni: “Tutti debbono contenersi e dare prova di moderazione”,
ha affermato il presidente americano durante una conferenza stampa in
Tanzania, dove e’ giunto in visita ufficiale proveniente dal Sudafrica.
Obama si e’ quindi rivolto a “coloro che prendono parte alle proteste e
ai cortei”, avvertendoli che “aggredire le donne non consente di
definire pacifiche” le loro iniziative.
“Cio’ che e’ ormai chiaro”, ha proseguito il presidente americano,
“e’ che, sebbene il signor Morsi sia stato eletto democraticamente, c’e’
molto lavoro da compiere per creare le condizioni nelle quali ognuno
avverta che la sua voce e’ ascoltata”. Obama ha quindi esortato le
autorita’ del Cairo ad ascoltare quanto chiede l’opposizione e a
ricercarne la collaborazione, invitandola a rispettare lo stato di
diritto ma senza pero’ sbilanciarsi in alcun modo sul futuro personale e
istituzionale dello stesso Morsi.
MORTI/ Sono almeno dodici le persone rimaste uccise
nelle ultime ore in Egitto: tre decedute per le gravi ferite riportate
negli scontri tra contestatori e sostenitori del presidente Mohamed
Morsi davanti al quartier generale al Cairo dei Fratelli Musulmani, il
movimento islamista cui fa capo Morsi medesimo; e cinque ad Asyut,
nell’omonima provincia dell’Alto Egitto, a causa di analoghi disordini
avvenuti nei pressi della locale sede del Partito per la Liberta’ e la
Giustizia, braccio politico degli stessi Fratelli Musulmani. Il totale
dei morti accertati dalla notte scorsa in tutto il Paese e’ salito cosi’
a non meno di venti, mentre fonti ospedaliere hanno precisato che i
feriti ammontano a 713.
MINISTRI LASCIANO/ Si sono dimessi quattro ministri
del governo egiziano mentre i Fratelli Musulmani annunciano una risposta
alle violenze degli ultimi giorni. I ministri sono quelli del Turismo,
Ambiente, Comunicazione, Affari Legali e Risorse idriche: secondo quanto
riferito da una fonte ufficiale, i titolari di questi dicasteri hanno
annunciato le loro dimissioni con una lettera congiunta inviata al
premier Hisham Qandil. Sono i cinque tecnocrati del governo e secondo i
media locali hanno preso la decisione perche’ hanno sposato la causa del
manifestanti.
Il ministro del Turismo Hisham Zazou aveva gia’ lasciato l’incarico a
giugno e al suo posto Morsi aveva nominato Adel al-Khayat, un membro
del partito islamista Gamaa Islamiyaa, coinvolto nel massacro di 50
turisti nel 1997 a Luor. Zazou era pero’ tornato al suo posto dopo le
dimissioni di Khayat. Gli altri quattro ministri dimissionari sono Atef
Helmi (Comunicazione e informazione e tecnologie) Hatem Bagato (Affari
legali e parlamentari) Khaled Abdel-Aal (Ambiente) e Abdelqaui Jalifa
(Risorse idriche. Inoltre, l’agenzia ufficiale Mena ha riferito che hano
rassegnato le dimissioni anche cinque senatori della “Shura” o Camera
alta del Parlamento Intanto i Fratelli musulmani hanno avvertito che
“non saranno tollerati attacci alle istituzioni, e hanno preannunciato
per oggi stesso azioni contro le violenze che nelle ultime ore hanno
causato 16 morti, tra cui otto (e decine di feriti) in un assalto alla
sede centrale del partito Liberta’ e Giustizia, braccio politico del
movimento religioso.
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