Il
governo di Kiev del presidente Petro Poroshenko ha improvvisamente
accettato, tra tutte le cose, una proposta di cessate il fuoco quasi
identica alla proposta presentata dal presidente russo Vladimir Putin.
Il cessate il fuoco, che sembra essere più o meno tenere da diversi
giorni, ha colto di sorpresa Washington e costretto i falchi
dell’amministrazione Obama a fare pressione sull’UE nell’ultimo vertice
concordando nuove sanzioni contro la Russia in ogni caso. Tutto
sottolinea la natura ipocrita della guerra in Ucraina, una mossa dei
falchi di Washington per dividere la Russia dall’Unione europea, in
particolare dalla Germania, e imporre una nuova guerra fredda con la
Russia, ancora una volta “Impero del Male”.
Ma non funziona come
previsto, comunque. Alcune settimane prima Poroshenko e il regime di
Kiev annunciarono con grande spavalderia il lancio della loro
“operazione anti-terrorista” per schiacciare la rivolta armata in varie
parti dell’Ucraina orientale che esigevano autonomia e diritti, compreso
il diritto a continuare a parlare e scrivere in russo. Ora, circa
quattro mesi dopo ciò che è divenuta una guerra civile, un blogger ben
informato afferma: “L'(esercito ucraino) non si ritira da uno, due o tre
direzioni, si ritira da ovunque (tranne a nord di Lugansk). Interi
battaglioni lasciano il fronte agli ordini dei loro comandanti di
battaglione e senza l’approvazione dei capi della junta. Almeno un
comandante di battaglione è già stato condannato per diserzione.
L’intera leadership ucraina sembra preda del panico, soprattutto
Jatsenjuk e Kolomojskij, mentre i nazisti sono incazzati neri verso
l’amministrazione Poroshenko. Vi sono voci di un colpo di Stato
anti-Poroshenko degli indignati nazisti… Al 4 settembre, secondo fonti
ucraine, le seguenti unità delle Forze Armate dell’Ucraina erano state
distrutte:
1.ma Brigata corazzata con 50 carri armati T-64 Bulat e altri veicoli
blindati. L’unica unità ucraina dotata della versione modernizzata
T-64BM “Bulat”. (76 unità dall’ottobre 2011). Era sul fronte
settentrionale di Lugansk.
24.ma Brigata meccanizzata Javorov, oblast di Lvov. Un battaglione
distrutto nella sacca meridionale. Gli altri due battaglioni distrutti
il 12-14 agosto nelle battaglie per Saur-Mogila. I resti della brigata
sono stati dichiarati “disertori” e processati a Melitopol.
30.ma Brigata meccanizzata Novograd-Volinskij, oblast di Zhitomir. 1° e
3° battaglione distrutti nella regione di Krasnij Lutz, nella prima metà
di agosto. Il 2° battaglione distrutto a Stepanovka il 12-14 agosto. Di
4000 soldati solo 83 ne sopravvivono. Altre unità si ritirarono dal
territorio il 27 agosto.
51.ma Brigata meccanizzata Vladimir-Volin, regione di Volin.
Parzialmente distrutta nella sacca meridionale all’inizio di agosto. Il
terzo battaglione distrutto a Ilovajsk alla fine di agosto. I resti, 500
uomini, hanno collaborato con la 92.ma Brigata, ma sono stati distrutti
nella sacca di Amvrosievka il 30 agosto.
72.ma Brigata meccanizzata Bila Tserkva, regione di Kiev. Distrutta
completamente nella sacca meridionale all’inizio di agosto. I circa 400
superstiti dichiarati “disertori” e dispersi in luoghi diversi.
79.ma Brigata aeromobile Nikolaev e Belgorod, regione di Odessa.
Distrutta nella sacca meridionale ad inizio agosto. I restanti 400
uomini sono rientrati nella loro base.
92.ma Brigata meccanizzata Klugie-Maskirovka, regione di Kharkov, fronte
di Lugansk. Un battaglione nella zona di Kharkov. Un convoglio di
rifornimenti subì un’imboscata dei partigiani il 29 agosto, che
distrussero diversi veicoli e uccisero due soldati. Un gruppo tattico di
2500 uomini, 16 carri armati, artiglierie semoventi, corazzati da
trasporto truppa e camion, circa un centinaio di mezzi in totale, fu
inviato sul fronte di Ilovajsk il 23 agosto. Tutti distrutti nella sacca
di Amvrosievka il 30 agosto.
Poi le seguenti unità hanno subito gravi perdite nelle ultime battaglie:
25.ma Brigata aeroportata, regione di Dnepropetrovsk. Ad aprile sei
blindati BMD con gli equipaggi disertavano a Slavjansk. L’unità fu
“sciolta” su ordine del presidente ad interim Aleksandr Turchinov. Un
Il-76 fu abbattuto sull’aeroporto di Lugansk, con conseguenti 49
decessi. Un battaglione distrutto nella battaglia di Shakhtjorsk
all’inizio di agosto. Un altro battaglione distrutto un paio di giorni
fa nella zona Marinovka-Kozhevnij.
95.ma Brigata aeromobile Zhitomir. Partecipò alle battaglie fin
dall’inizio, attualmente l’unità dell’esercito ucraino più esperta ed
efficiente. Intrappolata nella sacca di Amvrosievka dal 24 agosto.
17.ma Brigata corazzata Krivoj Rog. Numerosi carri armati distrutti o catturati. Alcune unità eliminate ad Ilovajsk.
17.ma Brigata corazzata Krivoj Rog. Numerosi carri armati distrutti o catturati. Alcune unità eliminate ad Ilovajsk.
128.ma Brigata meccanizzata Mukachevo, regione di Zakarpazia (fanteria
di montagna). Sul fronte di Lugansk. Ha perso tutto l’equipaggiamento
nella sacca meridionale. Un battaglione è stato trasferito di nuovo in
Transcarpazia per sedarvi la rivolta. Più morta che viva.
Questo elenco chiarisce il motivo per cui l’oligarca Poroshenko, presidente dell’Ucraina, ha accettato il cessate il fuoco. Qualunque cosa il deposto Presidente Janukovich possa aver fatto con la sua polizia all’inizio di Piazza Majdan e delle altre proteste antiregime nel novembre 2013, non ha mai ordinato a una forza militare così massiccia di schiacciare l’occupazione da parte di cittadini degli edifici governativi. Gli edifici governativi furono occupati, è importante ricordare, subito dopo che il regime golpista a Kiev s’era installato, con dei neo-nazisti apertamente dichiarati in posti chiave come i ministeri degli Interni e della Difesa, e un Primo ministro scelto dagli USA, Jatsenjuk, capo del governo che discuteva come vietare la lingua russa e altre misure restrittive contro l’etnia russa nell’est. Una volta che i cittadini di Crimea hanno votato il referendum del 16 marzo, con più del 93% di approvazione all’adesione alla Federazione russa e l’approvazione del Parlamento russo, i russi e altri timorosi del nuovo regime a Kiev iniziarono a protestare chiedendo un sistema federale ucraino che garantisse la libertà di lingua e altri diritti. La risposta del regime gangsteristico di Jatsenjuk a Kiev, appoggiato dagli USA, fu la bruta forza militare.
La guerra etnica di Kiev
Il regime golpista di Kiev ha proceduto dal 22 febbraio 2014 a scatenare una guerra di sterminio e pulizia etnica in Ucraina orientale, supportato ampiamente dall’esercito privato dei neo-nazisti di Pravij Sektor, che gestiva la sicurezza in piazza Maidan e imposto il terrore contro gli ucraini russofoni. I battaglioni sono formati da neo-nazisti e altri mercenari che hanno ricevuto lo status di soldati della “Guardia Nazionale ucraina” dallo Stato, e finanziamenti dal boss mafioso e miliardario oligarca ucraino Igor Kolomojskij, in parte dal miliardario oligarca Rinat Akhmetov e da Oleg Ljashko, truffatore e politico di Kiev. Tali mercenari hanno intrapreso una guerra selvaggia in Ucraina da marzo 2014, uccidendo indiscriminatamente, bombardando i villaggi per scacciarne la popolazione, e in ultima analisi, cercare di provocare fino alla fine l’invasione militare russa, per permettere a Washington di utilizzarlo come pretesto per mobilitare la NATO trasformando la mappa politica di Europa, Russia, Cina e del mondo. Dall’inizio di ciò che Kiev chiama provocatoriamente “operazione anti-terrorsimo” (ATO), contro i ribelli dell’Ucraina orientale, nell’aprile 2014, 2593 persone sono morte negli scontri, mentre oltre 6033 sono state ferite. Secondo le Nazioni Unite, il numero di ucraini sfollati ha raggiunto i 260000, e altri 814000 si sono rifugiati in Russia. La guerra ha imperversato nelle roccaforti ribelli di Lugansk, Slavjansk, Donetsk e Marjupol sul Mar d’Azov.
Il regime golpista di Kiev ha proceduto dal 22 febbraio 2014 a scatenare una guerra di sterminio e pulizia etnica in Ucraina orientale, supportato ampiamente dall’esercito privato dei neo-nazisti di Pravij Sektor, che gestiva la sicurezza in piazza Maidan e imposto il terrore contro gli ucraini russofoni. I battaglioni sono formati da neo-nazisti e altri mercenari che hanno ricevuto lo status di soldati della “Guardia Nazionale ucraina” dallo Stato, e finanziamenti dal boss mafioso e miliardario oligarca ucraino Igor Kolomojskij, in parte dal miliardario oligarca Rinat Akhmetov e da Oleg Ljashko, truffatore e politico di Kiev. Tali mercenari hanno intrapreso una guerra selvaggia in Ucraina da marzo 2014, uccidendo indiscriminatamente, bombardando i villaggi per scacciarne la popolazione, e in ultima analisi, cercare di provocare fino alla fine l’invasione militare russa, per permettere a Washington di utilizzarlo come pretesto per mobilitare la NATO trasformando la mappa politica di Europa, Russia, Cina e del mondo. Dall’inizio di ciò che Kiev chiama provocatoriamente “operazione anti-terrorsimo” (ATO), contro i ribelli dell’Ucraina orientale, nell’aprile 2014, 2593 persone sono morte negli scontri, mentre oltre 6033 sono state ferite. Secondo le Nazioni Unite, il numero di ucraini sfollati ha raggiunto i 260000, e altri 814000 si sono rifugiati in Russia. La guerra ha imperversato nelle roccaforti ribelli di Lugansk, Slavjansk, Donetsk e Marjupol sul Mar d’Azov.
La NATO è il vero problema
Il problema più profondo di questa guerra viene sistematicamente oscurato da tutti i principali media in Germania, UE e Stati Uniti. Il vero problema è la minaccia dell’espansione verso est della NATO, l’alleanza militare guidata dagli Stati Uniti che, secondo tutte le norme, avrebbe dovuto essersi dissolta venti anni fa, dopo che l’Unione Sovietica chiuse il Patto di Varsavia. Invece di ridurre il profilo della NATO, in violazione degli impegni solenni di Washington verso la Russia, i falchi neo-conservatori statunitensi, durante gli anni di Clinton, iniziarono l’espansione della NATO verso est in Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e oltre. Nel 2004 Washington avviò con successo la rivoluzione colorata per i cambi di regime in Ucraina e nella vicina Georgia, installando presidenti impegnati a trascinare nella NATO questi due Stati ai confini russi.
Il problema più profondo di questa guerra viene sistematicamente oscurato da tutti i principali media in Germania, UE e Stati Uniti. Il vero problema è la minaccia dell’espansione verso est della NATO, l’alleanza militare guidata dagli Stati Uniti che, secondo tutte le norme, avrebbe dovuto essersi dissolta venti anni fa, dopo che l’Unione Sovietica chiuse il Patto di Varsavia. Invece di ridurre il profilo della NATO, in violazione degli impegni solenni di Washington verso la Russia, i falchi neo-conservatori statunitensi, durante gli anni di Clinton, iniziarono l’espansione della NATO verso est in Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e oltre. Nel 2004 Washington avviò con successo la rivoluzione colorata per i cambi di regime in Ucraina e nella vicina Georgia, installando presidenti impegnati a trascinare nella NATO questi due Stati ai confini russi.
Le crescenti minacce
dell’espansione della NATO alla sovranità russa, andarono oltre la
ragione, come si è visto a Mosca, quando all’inizio del 2007
l’amministrazione del presidente George W. Bush annunciò che gli Stati
Uniti, in effetti, volevano ciò che il Pentagono chiama supremazia
nucleare, la capacità di lanciare impunemente un primo attacco nucleare
contro la Russia. Bush aveva ordinato l’installazione di basi per
missili antibalistici e speciali stazioni radar phased-array
statunitensi in Polonia e Repubblica ceca, permettendo agli Stati Uniti
di distruggere qualsiasi risposta nucleare russa al primo attacco
nucleare contro silos missilistici e basi della difesa russi. Funzionari
di Bush mentirono apertamente affermando che miravano a un inesistente
attacco missilistico dall’Iran “canaglia”. Miravano esattamente alla
Russia. Già nel febbraio 2007, il presidente russo Vladimir Putin ne
parlò all’annuale Conferenza internazionale sulla sicurezza di Monaco in
Germania, già Conferenza Wehrkunde. Con un discorso straordinario sotto
qualsiasi aspetto, Putin dichiarò:
“La NATO ha piazzato le sue forze di prima linea ai nostri confini… E’ ovvio che l’espansione della NATO non ha alcuna relazione con la modernizzazione dell’alleanza o con la sicurezza in Europa. Al contrario, rappresenta una seria provocazione che riduce la fiducia reciproca. Abbiamo il diritto di chiederci: contro chi viene intesa tale espansione? E cosa è successo alle assicurazioni dei nostri partner occidentali dopo la dissoluzione del Patto di Varsavia?”
Parlando al quartier generale della NATO nel marzo 2007, il capo dell’US Ballistic Missile Defense,
generale Henry Obering, disse che Washington voleva creare un sistema
radar antimissile nel Caucaso, molto probabilmente nelle repubbliche
ex-sovietiche di Georgia e Ucraina. In particolare, uno dei pochi capi
occidentali al momento espresse allarme per l’annuncio degli Stati Uniti
dei piani per costruire le difese missilistiche in Polonia e Repubblica
Ceca, fu l’ex-cancelliere tedesco Gerhard Schroeder.
Schroeder s’era
guadagnato lo status di ‘nemico’ de facto dell’amministrazione Bush per
la sua decisa opposizione alla guerra in Iraq nel 2003. Parlando a
Dresda l’11 marzo del 2007, alcuni giorni dopo le osservazioni a Monaco
di Baviera del Presidente Putin, Schroeder dichiarò che gli sforzi degli
USA per piazzare il proprio sistema antimissile in Europa orientale
rientravano nel perseguimento “della folle politica di accerchiamento della Russia“.
Schroeder avvertì che si rischiava una nuova corsa agli armamenti
mondiale. La preoccupazioni di Schroeder erano fin troppo precise, come
gli eventi successivi hanno ormai dimostrato. Fallito il primo tentativo
di rivoluzione colorata per trascinare Ucraina e Georgia nella NATO,
Washington segretamente preparò la “rivoluzione” di piazza Majdan del
febbraio 2014, installando un regime di psicopatici dichiarati.
La loro
guerra spietata al proprio popolo, lungo i confini con la Russia in
Ucraina orientale, così come le minacce di tagliare i gasdotti russi per
l’Europa occidentale, sono stati accuratamente progettati per
trascinare la Russia in un errore che potesse dare alla NATO il pretesto
per agire. Noi tutti dovremmo ringraziare Dio che ciò non sia avvenuto,
e che la Russia abbia agito con notevole moderazione. Invece, la
milizia dei cittadini dell’Ucraina orientale combatte per le proprie
case, terre, famiglie e amici, in parte aiutata dai russi, combattendo
una battaglia incredibile; una battaglia per fermare la follia messa al
potere a Kiev dai neoconservatori del dipartimento di Stato degli Stati
Uniti, come l’assistente del segretario Victoria “Fuck the EU”
Nuland e il direttore della CIA John Brennan, e altri
dell’amministrazione Obama.
L’obiettivo della fazione guerrafondaia di
Washington era ed è ancora perpetuare la nuova agenda bellica
neo-conservatrice, dividendo Russia e Eurasia dall’UE, in particolare
dalla Germania, accerchiare ed infine distruggere la minaccia emergente
dell’alleanza Russia-Cina, l’Organizzazione della Cooperazione di
Shanghai e l’organizzazione correlata BRICS. Infine, con la
dichiarazione di Poroshenko di un cessate il fuoco in Ucraina, è il
momento di riconoscere il debito di gratitudine che tutti gli amanti
della pace e i popoli civili nel mondo devono ai cittadini dell’Ucraina
orientale, il cui rifiuto di consentire la distruzione delle loro vite
per mano di una banda di barbari criminali finanziati dagli USA a Kiev,
ha contribuito ad evitare la guerra mondiale.
L’aspetto più allarmante della crisi in Ucraina oggi è l’ignoranza totale nella stampa dell’Europa occidentale, a causa della censura de facto della NATO, sulla vera posta in gioco nella guerra in Ucraina. Niente di meno che la possibile dissoluzione termonucleare, non di Washington, i cui falchi hanno avviato l’espansione della NATO e la minaccia del primo colpo nucleare, ma dell’Europa occidentale. Tale guerra trasformerebbe l’Europa occidentale, dalla Polonia e Repubblica Ceca ad oltre, nel campo di battaglia nucleare di quel che alla fine sarebbe una nuova guerra mondiale. Ciò almeno dovrebbe meritare un dibattito sobrio e aperto sui media mainstream.
F. William Engdahl New Eastern Outlook
F. William Engdahl
è consulente di rischi strategici e docente, è laureato in politica
presso la Princeton University ed autore di best-seller su petrolio e
geopolitica, per la rivista online “New Eastern Outlook“.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
http://aurorasito.wordpress.com/2014/09/23/i-veri-eroi-del-cessate-il-fuoco-di-kiev/
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