La visita del capo militare americano ha dimostrato che
gli USA attribuiscono la più seria importanza ai contatti militari con
il Vietnam. Dopo l'inasprimento delle contesa tra la Cina e il Vietnam
in relazione al funzionamento di una piattaforma petrolifera cinese
questa svolta nella politica americana è diventata particolarmente
accentuata. La questione è fino a che punto arriveranno gli USA e il
Vietnam nello sviluppo delle cooperazione in campo della difesa.
In
precedenza è stato esaminato uno scenario moderato, quando le parti
avrebbero soltanto dimostrato l'avvicinamento, tramite, ad esempio, la
conduzione delle esercitazioni congiunte nelle lotta alla pirateria
oppure perfezionando le operazioni di salvataggio in mare. Tuttavia dopo
la visita di Dempsey gli esperti non escludono anche i passi più seri.
Potrebbe trattarsi dell'abolizione delle restrizioni sulle forniture
delle armi americane al Vietnam e al lancio dei programmi di
un'interazione più stretta tra le forze armate dei due paesi.
Prima
dell'inizio di un incontro a porte chiuse Dempsey ha detto ai
giornalisti di ritenere questa visita uno dei momenti più brillanti
della sua carriera. E' il primo caso sin dal 1971 della visita nel
Vietnam del capo dello Stato Maggiore Congiunto USA. All'epoca,
naturalmente, era il Vietnam del Sud, controllato dal governo di Saigon.
E' simbolico che il generale Dempsey abbia visitato le navi da guerra
vietnamite, incontrando i loro equipaggi nella città di Danang, una
volta la più grande base militare americana. Anche se non si tratta del
ritorno degli americani alla base, l'allentamento del divieto sulle
forniture delle armi al Vietnam - è una decisione quasi presa. In
precedenza a favore di ciò si è espresso il senatore John McCain.
Quest'ultimo ha accentuato che è giunto il momento per rinunciare
all'embargo sulle forniture delle armi affinché gli USA possano aiutare
il Vietnam nelle questioni della difesa.
Fa parte di una
politica americana più vasta nella regione, la quale è definita
diversamente come "il ritorno degli USA nell'Asia", - ritiene Alexei
Arbatov, accademico dell'Accademia Russa delle Scienze, direttore del
Centro della sicurezza internazionale:
Gli USA considerano la Cina il loro principale concorrente nel ХХI - esimo secolo. In questa relazione stanno cercando di aiutare l'aumento delle potenza economica e militare di quegli stati che hanno serie controversie con la Cina. Innanzitutto sono il Giappone, ma anche la Corea del Sud, le Filippine e gli stati dell'Indocina, il Vietnam in primis. Il Vietnam, da un ex avversario militare, si sta trasformando, pur non in alleato, ma comunque in un partner. Gli USA sono pronti perfino a mettere da parte le controversie riguardanti i diritti dell'uomo, ma anche i vecchi storici rancori legati ai problemi dei prigionieri di guerra. Gli americani hanno avviato i lavori di bonifica per liquidare le conseguenze della polverizzazione del defogliante "Agent Orange", utilizzato dagli USA durante la guerra per combattere partigiani vietnamiti nella giungla.
Tuttavia
questa azione umanitaria non deve schermare il principale motivo
geopolitico, il desiderio degli USA di conservare l'influenza nella
regione e di non permettere il rafforzamento dell'influenza cinese in
quell'area, - ha accentuato l'esperto.
In precedenza il
presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping ha messo in
guardia gli stati asiatici contro la formazione delle "inutili" alleanza
militari. A quanto pare, le sue parole siano state indirizzate a quei
paesi che stanno rafforzando la cooperazione in campo delle difesa con
gli USA. Pechino ha assunto un atteggiamento molto guardingo a questo
riguardo, temendo che gli alleati e i partner degli USA, sentendosi
forti del sostegno americano, possano assumere una posizione più dura
nelle contese territoriali con la Cina. La Russia non è coinvolta nelle
contese territoriali nel Mar Cinese Meridionale perciò non parteggia per
alcun contendente. Ciononostante Igor Morgulov, vice-ministro degli
Esteri della Federazione Russa, ha dichiarato recentemente che Mosca
ritiene controproducente il coinvolgimento dei paesi terzi nella
soluzione delle contese nel Mar Cinese Meridionale.
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