Art. 1
L'Italia
è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità
appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della
Costituzione.
Art. 2
La
Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo,
sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua
personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili
di solidarietà politica, economica e sociale.
Composto e tradotto il messaggio in un’unica frase, suonerebbe più o meno
così:
L’essere
umano nato nel territorio da noi massoni definito Italia sin dal
risorgimento, ha la facoltà di vendere il proprio tempo e le proprie
risorse per denaro, il che gli consente di esercitare i pochi diritti a
lui concessi ma soprattutto di adempiere ai tanti
obblighi sociali a lui imposti. La sua personalità, lungi
dall’essere una caratteristica spirituale, intima ed insondabile, si
esplicita solo attraverso la sua adesione a qualche ‘formazione’
sociale imposta ed a noi ben riconoscibile.
Dalla
lettura in sintesi possiamo chiaramente renderci conto di come ‘ la
costituzione
più bella del mondo ’ sia in realtà un abile gioco di parole per
dichiarare da subito come la Repubblica italiana non sarà altro che un
contenitore di varia umanità (delimitato da un recinto
militare) alla quale viene richiesta adesione obbligatoria, non solo
tramite il giogo biblico del lavoro ma anche attraverso l’accettazione
forzata delle sue strutture sociali imposte.
Non
vi è spazio per la salvaguardia della dignità dell’individuo che
evidentemente viene
misurata solo in base alla sua partecipazione coatta al lavoro ed
alle ‘formazioni sociali’ imposte. Non c’è spazio per l’originalità e
l’individuazione ma semmai per una preoccupante
omologazione.
Sul
rapporto tra lavoro e dignità occorrerebbe spendersi molto ma a me
sembra chiaro come
la dignità sia da ritenersi una caratteristica che si incarna
nell’individuo dalla nascita e non un attributo da concedersi in base al
livello di condivisione a dogmi imposti, come quello del
lavoro.
Stiamo
perciò parlando dell’ennesima gabbia sociale ben dissimulata, utile
strumento in
mano ai soliti pochi per dirigere le masse umane, incantandole con
vaghe promesse e facili espedienti emozionali (l’amor di patria) oppure
costringendole all’obbedienza tramite l’uso della forza
bruta espressa in modo palese (forza pubblica, intelligence) oppure
differito (tassazione, soprusi, condizionamenti e corruzione guidata).
Le
armi in mano ai pochi potenti sono arricchite da millenni di
sperimentazioni e sono
giunte a notevoli livelli di sofisticazione. Sopra tutto,
oggigiorno, l’uso della televisione che ‘impasta’ l’azione di governo,
donando a tutto l’aspetto dell’inevitabile, del naturale e del
consueto mentre è vero il contrario: viviamo in un costrutto sociale
deleterio, gestito in modo dittatoriale e verticistico, ingiusto e
surreale. Con quali risultati si esplica infatti da 70 anni
l’azione di governo date queste premesse?
La massa umana conduce le proprie esistenze in modo innaturale con i ritmi imposti
dall’autorità; una scansione sinistra di lavoro e riposo, festa ed attività che come un pendolo incanta e stordisce.
Della
stragrande maggioranza del lavoro svolto infatti, solo una piccolissima
percentuale
è veramente utile, mentre la parte migliore di noi si disperde in
tributi osceni alla burocrazia ed alla idiozia collettiva. Appresso a
timbri e carte bollate, perdiamo decenni della nostra breve
vita, con il miraggio di ‘aver compiuto il proprio dovere’ nei
confronti del prossimo … ma è davvero così?
L’Unione
Europea poi trasporta l’inganno a livelli ancora più distanti e
raffinati. Alla
richiesta di universalismo ed apertura, gli oligarchi hanno risposto
con un costrutto ancor più distante e subdolo. All’infatuazione
iniziale di un insieme felice di popoli, ormai tutti hanno
compreso il reale scopo dell’unione europea: costituire una forma di
oppressione edulcorata e distante e per questo ancora più efficace
degli stati da cui è composta.
L’Unione
europea va avanti per trattati e codici di cui il cittadino non sa
nulla e nulla
deve sapere. Procede come un bisonte impazzito a divorare territori,
economie, libertà e individualità. Ci sta portando tutti verso una zona
grigia (di fatto, grazie anche alle scie chimiche) in
cui in cui i nostri gradi di libertà saranno ridotti a ben poca
cosa. Un tetro futuro entropico è insito nella costituzione della UE,
dal quale sarà davvero difficile allontanarsi. Fuggire in
Cina non servirà, tantomeno in Russia. Passare da un recinto
all’altro infatti non serve. Occorrerà invece ripensare se stessi,
dialogando a fondo con la nostra componente spirituale, l’elemento
essenziale che la nostra costituzione, guarda caso, non cita mai,
confondendolo con le religioni: il grande recinto sul piano ‘astrale’,
ben evidenziate dagli oscuri articoli 7 e 8. Che le
religioni possibili siano solo quelle istituzionali dotate di una
struttura verticistica la dice lunga sul dominio spirituale che lo stato
impone. La vera libertà e la spiritualità viaggiano per
fortuna su lidi diversi ed insondabili a chi non li comprese (i
cosiddetti ‘padri costituenti’) e non li comprenderà mai.
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