L’economia sta andando in direzione sbagliata. Anche la
società sta andando in direzione sbagliata, per non parlare della politica
internazionale. Direzione sbagliata anche per le politiche di gestione del
territorio, delle risorse, dell’ambiente.
Le riforme renziane sono una tragica conferma della
direzione sbagliata intrapresa dal corso degli eventi che non è affatto naturale
o ineludibile come sembra.
Diamo tutto per scontato. Pensiamo di vivere nell’unico
modo possibile, il più libero e democratico che ci sia e comunque quello dato
dal normale percorso storico di questa parte di pianeta. Non è così.
La gestione del cibo è in direzione sbagliata, quella
della salute è sbagliata.
E’ sbagliato il sistema educativo primario e secondario,
sono sbagliati i metodi di insegnamento e quelli polizieschi di interrogazione
(oggi si chiamano verifiche con un patetico eufemismo). E’ sbagliata la divisione in
caste sulla base del censo, fatto esistente e reale ma che non si può rilevare ... .
E’ sbagliato il rapporto che abbiamo con l’ambiente, il
modo con il quale lo utilizziamo senza comprenderlo. E’ sbagliato il modo con
il quale interagiamo tra di noi, quello con cui isoliamo i non adatti, il
conformismo imposto, il potente sistema di comunicazione inconscia denominato
intrattenimento.
E’ profondamente sbagliata l’amarissima ipocrisia che emerge
imperiosa dietro le costituzioni e le leggi degli stati occidentali.
La società degli uomini sta procedendo tutta in direzione
sbagliata eppure nessuno sembra avvedersene. Osserviamo come naturali, sistemi
che non lo sono affatto. Siamo ‘stati persuasi’ da un’idea di progresso lineare
ineludibile, mentre è vero il contrario. Ci inebriamo delle miserrime conquiste
della tecnologia d’accatto mentre sappiamo nel profondo come le sue lusinghe siano solo inutili
diaframmi che impediscono una vita associativa degna di questo nome, all’insegna
della condivisione profonda, subconscia, ctonia.
Stiamo perdendo il senso del nostro vivere, le libertà naturali,
il contatto con la nostra personale dignità.
La scala di valori indotta per la quale viviamo è
sbagliata, è solo una trappola meschina. Così procedendo, rischiamo di perdere
tutto: la nostra identità, lo scopo del nostro vivere, la dignità profonda che ancora
conserva l’essere uomini.
Non riappropriandoci del nostro ruolo e del nostro
ambiente, rischiamo di trasformarci in modo irreversibile in patetiche
controfigure anestetizzate di ciò che, un tempo, era un uomo. La Storia è
finita, pare, e con essa la libertà. Abbiamo venduto il bene nostro più
prezioso per una manciata di silicio?
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