Scopriamo le caratteristiche dell'albero del noce per riconnetterci con la sua profonda natura
Quanti miti e leggende ci sono dietro all’albero del noce?
Nel rapporto tra l’uomo e la natura gli alberi hanno rappresentato
nelle tradizioni nordiche, romane e greche il mezzo di interconnessione
tra la superficie della terra, il sottosuolo e il cielo.
In
particolare il noce evoca il ternario sacro che presiede a ogni
manifestazione: corpo (guscio), spirito (la pellicola intorno al guscio o
mallo), e anima (la polpa, il gheriglio). La noce come frutto inoltre
assume il significato di “protetto dagli sguardi dei profani”. Il noce è
un albero che esiste sulla Terra da prima che arrivasse l’uomo.
Origini e storia del noce
Originario
dell’Asia Minore fu poi introdotto in Europa dai re Persiani. Plinio il
Vecchio testimonia nel suo “Naturalia Historia” che le noci venivano
importate dai Greci fin dal VII V secolo a.C. In quanto dono regale i
Greci lo chiamarono “Karya Basilica” ovvero noce regale e lo ritenevano
un albero profetico.
Nella mitologia greca il noce era legato al dio
Dionisio. Si racconta infatti che Dionisio ospite del re Dione della
Laconia si innamorò di una delle tre figlie. Caria, questo il suo nome,
contraccambiò l’amore, ma le sue due sorelle gelose iniziarono a fare
pettegolezzi sul dio Dionisio che inferocito le fece prima impazzire e
poi le uccise. Per il dolore Caria morì e Dionisio ancora innamorato la
trasformò in un albero di noce che potesse produrre frutti fecondi. Una
curiosità: i Laconi fecero costruire un tempio e al suo ingresso misero
delle statue scolpite in legno di noce raffiguranti le tre sorelle che
furono poi chiamate Cariatidi, ed ecco il significato della parola
Cariatide.
Al noce vengono attribuite valenze positive ma anche
negative. La Bibbia lo cita come albero escluso dal paradiso terrestre.
Secondo il Vangelo era di noce la croce su cui morì il Cristo. In epoca
romana Ovidio racconta di come i ragazzi utilizzassero i frutti come
palline da gioco. Era poi d’uso gettarle nei matrimoni a simboleggiare
la fine dell’età dei giochi.
Detti e credenze popolari
Frutto
nutriente utilizzato nei periodi di carestia viene ricordato con il
detto ”pane e noci pasto da sposi”. Un altro detto è “una noce in sacco
non fa rumore”, a indicare che le proteste del singolo non
impensieriscono i potenti.
Dove cresce il noce le altre piante non
osano e si raccomandava di non dormirci sotto né tantomeno di piantarli
vicino alle stalle per il pericolo di far ammalare gli animali. In
effetti il noce si difende dalle altre specie producendo con le sue
radici la juglandina che è tossica.
Sotto al noce si svolgevano
rituali pagani. In Italia uno dei più conosciuti è quello delle streghe
di Benevento. In epoca medioevale la religione cristiana punì con
torture e con la morte queste donne ritenute streghe e portatrici del
male. Nei processi per stregoneria l’albero viene spesso citato.
Il nome scientifico del noce è Juglans regia,
nome che deriva dal latino jovis glans che significa “ghianda di
Giove”, a testimonianza della sacralità e del legame con la divinità,
probabilmente grazie alla sua maestosità e all’alto valore nutritivo del
frutto.
Secondo la magia verde, portare con sé le noci è utile per
rafforzare il cuore e curare i dolori reumatici. Ricevere in dono un
sacchetto di noci favorisce la realizzazione dei propri desideri.
Mettere noci in un cappello o intorno alla testa aiuta a prevenire il
mal di testa e le insolazioni.
Se una donna desidera sposarsi, ma non
concepire, il giorno delle sue nozze dovrà mettere nel suo corpetto
tante noci tostate quanti sono gli anni in cui vuole restare senza avere
figli. In Puglia, l’usanza popolare vuole che le donne portino in tasca
una noce per tenere lontano le malattie e il malocchio.
Tra il 1500 e il 1600 era in voga la dottrina della segnatura per cui la
noce, somigliando con il suo gheriglio ai due emisferi cerebrali,
veniva ritenuta utile per tutte le problematiche del cervello.
Connettersi con l'energia del noce
Ma vorrei che questo albero così carico di storie e credenze fosse vissuto da tutti noi con una nuova consapevolezza.
Possiamo osservare le sue foglie e vedere la crescita dei suoi frutti.
Possiamo
notare come gli astuti corvi, raccogliendo le fresche noci, le fan
cadere in volo per poi aprirle e “spizzicarle”con il duro becco.
Possiamo strofinare una foglia tra le mani per sentirne l’amarognolo odore.
Possiamo
tornare a sentire e a percepire l'energia degli alberi e, se ne
conosciamo la storia, ci sentiremo sempre più in connessione con loro.
Lena D'Angelo
fonte: http://www.scienzaeconoscenza.it/articolo/il-noce-un-albero-divino.php
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