Dopo
il reinserimento della Crimea nel territorio russo, gli Stati Uniti
fanno pressioni sulle autorità di regolamentazione dell’Unione europea
per limitare l’accesso della Russia a SWIFT, il sistema di pagamento
internazionale fondato da 200 banche anglosassoni negli anni ’70. In
risposta il governo di Vladimir Putin ha lanciato un sistema alternativo
dei pagamenti che inizia ad accumulare operazioni tra banche russe, e
tra l’altro, ispira anche la Cina e altri Paesi dei BRICS. L’unipolarità
degli Stati Uniti nel sistema finanziario globale svanisce rapidamente.
Risultato della sua miopia politica, Washington ha costretto altri
Paesi ad attuare strumenti di cooperazione finanziaria abbandonando
l’uso del dollaro come pure le istituzioni multilaterali che non
governano più, date le regole imposte dal dipartimento del Tesoro (1).
In ultima analisi, la finanza e la moneta sono utilizzate come strumenti
di politica estera, quali meccanismi di dominio globale per cercare di
minare gli avversari geopolitici (Russia) e le potenze economiche in
ascesa (Cina) che resistono al giogo statunitense. Impossibilitati a
raggiungere gli obiettivi strategici con la diplomazia, gli Stati Uniti
lanciano la guerra finanziaria attraverso embarghi economici, attacchi
speculativi, congelamento dei conti bancari di politici e uomini
d’affari, e così via.
In aperta violazione dei principi del diritto
internazionale, Washington mira l’artiglieria contro i Paesi che,
secondo la sua concezione, fanno parte dell'”asse del male”: Corea
democratica, Iran, Siria, Sudan e così via. Il modus operandi è
strangolare l’economia del Paese interessato promuovendo il cambio di
regime (2). Ora la stessa strategia è diretta contro il governo di
Vladimir Putin, dopo la reintegrazione della Repubblica di Crimea e di
Sebastopoli nel territorio russo sulla base del referendum tenutosi nel
marzo 2014, Stati Uniti, Regno Unito e Polonia fanno pressione
sull’Unione europea per espellere la Russia dalla Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication (SWIFT, nel suo acronimo in inglese) (3).
Fondata nel 1973 a Bruxelles, in Belgio, SWIFT è un sistema di comunicazione internazionale che consente alle banche di effettuare trasferimenti elettronici reciproci. Prima della fondazione, le istituzioni finanziarie si limitavano a comunicare con sistemi telex e telefonici. In questo senso, SWIFT è un progresso tecnologico di prima classe, in quanto ha consentito sia di aumentare la velocità del commercio e degli investimenti globali che di ridurre i costi di transazione su una scala senza precedenti. Attualmente SWIFT è usato da 10500 banche, soprattutto americane ed europee in più di 200 Paesi. Al suo culmine, nel 2015, ha elaborato 27,5 milioni di ordini. SWIFT è un meccanismo “tecnico” puramente “neutrale”, secondo i magnati di Wall Street e City di Londra.
Tuttavia, gli attacchi dell’11 settembre alle
Torri Gemelle servirono agli Stati Uniti per infiltrarsi nel sistema di
pagamento: il dipartimento del Tesoro chiese “informazioni specifiche”
con la scusa di “monitorare” i canali di finanziamento delle
“organizzazioni terroristiche”. Così, sostenendo che erano coinvolte in
attività illegali scollegò le banche iraniane da SWIFT per 3 anni, una
situazione che creò guai al credito per le operazioni commerciali estere
del Paese persiano. Inoltre, Washington aprì la strada all’intrusione
della National Security Agency (NSA, nel suo acronimo in inglese).
Secondo le rivelazioni di Edward Snowden, ‘Follow the Money’
è il nome dello speciale programma NSA incaricato di spiare il sistema
finanziario globale (4). Un attento monitoraggio da parte del personale
della NSA ha portato alla costruzione del database ‘TRACFIN’, che nel
2011 conteneva almeno 180 milioni di registrazioni di transazioni tra
banche, con carte di credito e ovviamente migliaia di messaggi trasmessi
attraverso il sistema SWIFT. Pertanto, gli Stati Uniti hanno il
controllo quasi monopolistico del sistema dei pagamenti internazionali,
potendo strangolare gli avversari. Finora la disconnessione di SWIFT non
è ancora stata attuata dalla Russia per “mancanza di autorità” delle
autorità di regolamentazione.
Sì, una cosa è punire una potenza
regionale, un’altra è scontrarsi faccia a faccia con una potenza
mondiale. Tuttavia, le costanti minacce da Stati Uniti ed alleati
europei hanno portato il governo di Vladimir Putin ad attuare un sistema
di pagamento alternativo. Oltre il 90% delle operazioni di banche russe
è transfrontaliero, il che, se si materializzasse l’espulsione di Mosca
dal sistema SWIFT, avrebbe conseguenze catastrofiche per l’economia
mondiale (5). Le principali banche russe (Sberbank, VTB, Gazprombank, Banca di Mosca, Rosselkhozbank,
ecc.) stipulano accordi bilaterali e fanno uso completo del nuovo
sistema di pagamento, annunciato pochi giorni fa Olga Skorobogatova,
vicegovernatrice della banca centrale (6).
Il nuovo sistema riduce la
quantità dei costi di transazione rispetto a SWIFT e, cosa più
importante, dà a Mosca più autonomia politica e sicurezza economica in
caso di ulteriore aggravamento delle sanzioni. Inoltre, l’iniziativa
russa innesca la costruzione dei sistemi di pagamento alternativi in
altre parti del mondo. Da un lato, la Cina è pronta a lanciare nelle
prossime settimane il proprio sistema di transazioni (7). Dall’altra i
membri dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) discutono
la possibilità di lanciare un sistema di pagamento multilaterale, cioè
che non siano solo Russia e Cina a beneficiarne, ma che esegua
operazioni dei sistemi di pagamento tra tutti i membri del blocco (8).
Il piano di contenimento orchestrato da Washington e Bruxelles contro la Russia ha portato a un ‘effetto boomerang’, perché non solo non è espulsa da SWIFT, ma Mosca ha costruito un sistema di pagamenti alternativo, neutralizzando completamente i tentativi di destabilizzare e, in parallelo, ispirando i BRICS, e presto così sarà per la maggior parte delle economie emergenti.
Ariel Noyola Rodriguez * Russia Today
* Laureato in Economia e Commercio presso l’Università Nazionale Autonoma del Messico.
* Laureato in Economia e Commercio presso l’Università Nazionale Autonoma del Messico.
Note
1. “The Fragility of the Global Financial Order“, Mark Dubowitz & Jonathan Schanzer, The Wall Street Journal, 3 marzo 2015.
2. “Financial sanctions: The pros and cons of a SWIFT response“, The Economist, 22 novembre 2014.
3. “U.K. Wants EU to Block Russia From SWIFT Banking Network“, Bloomberg, 29 agosto 2014.
4. “‘Follow the Money’: NSA Spies on International Payments“, Der Spiegel, 15 settembre 2013.
5. “Russia weighs local alternative to SWIFT payment system – agencies“, Reuters, 27 agousto 2014.
6. “Russia’s SWIFT Equivalent Already in Use“, Russia Insider, 21 settembre 2015.
7. “China’s mega international payment system is ready, will launch this year – report“, Russia Today, 10 marzo 2015.
8. “BRICS starts examining SWIFT alternative“, Russia Today, 17 giugno 2015.
1. “The Fragility of the Global Financial Order“, Mark Dubowitz & Jonathan Schanzer, The Wall Street Journal, 3 marzo 2015.
2. “Financial sanctions: The pros and cons of a SWIFT response“, The Economist, 22 novembre 2014.
3. “U.K. Wants EU to Block Russia From SWIFT Banking Network“, Bloomberg, 29 agosto 2014.
4. “‘Follow the Money’: NSA Spies on International Payments“, Der Spiegel, 15 settembre 2013.
5. “Russia weighs local alternative to SWIFT payment system – agencies“, Reuters, 27 agousto 2014.
6. “Russia’s SWIFT Equivalent Already in Use“, Russia Insider, 21 settembre 2015.
7. “China’s mega international payment system is ready, will launch this year – report“, Russia Today, 10 marzo 2015.
8. “BRICS starts examining SWIFT alternative“, Russia Today, 17 giugno 2015.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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