venerdì 16 ottobre 2015

Mezzo miliardo di dollari sprecati… o altro?

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Mentre la maggior parte del mondo ridacchia con soddisfazione sui presunti 500 milioni di dollari sprecati dagli Stati Uniti per l’addestramento dei “ribelli moderati” in Siria, i contribuenti statunitensi sono furiosi per l’inettitudine del governo che spreca tale somma astronomica per soli 60 combattenti. Sembra che tale politica sia un miserabile fallimento, senza che un solo successo sia possibile dedurre, facendo quindi credere erroneamente a molte persone all’annullamento totale del piano. 

Non è esattamente ciò che è successo però, il piano non è stato un totale fallimento come gli Stati Uniti vogliono far credere (anche se sicuramente imbarazza assolutamente rispetto agli obiettivi dichiarati pubblicamente), ed è stato ottimizzato, non scartato. Togliamo la coperta per un attimo e vediamo quello che realmente accade su ciò che tutti ritengono il peggiore fallimento dei servizi segreti degli Stati Uniti da decenni.


Denunciare le falsità
La maggior parte delle persone crede che gli Stati Uniti abbiano sprecato mezzo miliardo di dollari in meno di un anno per reclutare e addestrare ciò che si rivelano essere una cinquantina di “ribelli moderati”. Reuters ha contribuito al mito calcolandone il costo a circa 10 milioni per combattente addestrato, portando i lettori a pensare che il denaro sia già stato speso per intero e unicamente per tali individui. Beh, se fosse veramente così, allora il programma sarebbe ironicamente stato il più grande ‘successo’ del governo degli Stati Uniti di sempre, in quanto significherebbe che a differenza di qualsiasi altra cosa mai tentata da Washington (senza parlare delle sue agenzie d’intelligence), per una volta tutti i fondi sono andati interamente ed esclusivamente al loro obiettivo dichiarato, non importa quanto fallimentare, in ultima analisi, si sia rivelato. Naturalmente, se visto da tale punto di vista, il mito viene dissipato e appare chiaro che tale scenario non è affatto ciò che è successo. 

Guardando i fatti, nessun rappresentante del governo degli Stati Uniti ha mai indicato la somma integrale come interamente spesa, e non c’è modo concepibile che potesse mai costare così tanto controllare e formare una piccola quantità di persone. Il New York Times ha anche riferito che gli Stati Uniti “invece useranno i soldi per fornire munizioni e armi ai gruppi già impegnati nella lotta” mentre ottimizza tale politica, confermando così che ce n’era abbastanza da gennaio per finanziare un’operazione rielaborata e ampliata. Tuttavia, Washington sembra contenta di aver abilmente alimentando il mito che l’intera iniziativa sia stata un fallimento, distraendo così l’attenzione da ciò che realmente ha fatto finora.

Una comoda scusa
Da quando il Congresso ha stanziato i soldi a gennaio al momento in cui il programma è stato interrotto ai primi d’ottobre, l’occasionale informazione al pubblico faceva credere che il governo degli Stati Uniti stesse goffamente pasticciando nei suoi sforzi in Siria, per tale epico imbroglio di piano che, in qualche modo, occupava tempo e risorse. La gente comune nel mondo viene così sopraffatta dalla critica onnipresente del momento da dimenticare che la destabilizzazione statunitense della Siria in realtà iniziò dalla metà degli anni 2000, come documentato dal giornalista investigativo indipendente e vincitore del Premio Pulitzer Seymour Hersh in “The Redirection“. 

Con la grande strategia per forzare “Il Nuovo Medio Oriente” gli Stati Uniti drammaticamente interrotta dall’intervento antiterrorismo russo in Siria, Washington desidera cercare un pretesto per occupare l’attenzione delle masse finché potrà formulare pienamente una risposta, e il capro espiatorio globale del frustato programma sui “ribelli moderati” s’inserisce perfettamente. Non solo, gli Stati Uniti hanno deciso di oscurare retroattivamente le precedenti attività in Siria avviando un programma assurdamente costoso che ‘giustifichi’ i precedenti investimenti che potrebbero accidentalmente venire a conoscenza del pubblico. 

Ad esempio, l’armamento statunitense di SIIL, al-Nusra e altri gruppi terroristici potrebbe ora essere spiegato come ‘errore’ nell'”armare i ribelli”, “cadere nelle mani sbagliate”, “resa”, “ritirata” o “accidentale” lancio di tali mezzi. Non importa se le prove sono emerse prima che il programma venisse annunciato pubblicamente o anche che accadeva in Iraq e non Siria, dato che il racconto è destinato comunque a puntare su tale piano, ‘nel bene e nel male’. Il problema è la negazione plausibile degli intermediari segreti, i cosiddetti “ribelli moderati”, mai materializzatisi nel numero dovuto, ma tale punto è controverso e mai le narrazioni da Washington vi si sono soffermate, versando ogni critica sulla vicenda su tale piano tanto odiato.

Utilizzando il programma da 500 milioni di dollari per i “ribelli moderati” come capro espiatorio per i fallimenti indiscutibili degli Stati Uniti in Siria, si copia la stessa tattica usata contro la Russia per spiegare tutto ciò che accade in Europa orientale. La massiccia operazione d’invio di armi che gli Stati Uniti hanno condotto durante la guerra in Siria (compresi i depositi saccheggiati per inviare armi dalla Libia post-Gheddafi da parte del defunto ambasciatore statunitense Christopher Stevens) e le “non rintracciabili” Toyota fornite dai wahabiti può sempre, se arrivati all’estremo, in qualche modo essere collegata al programma di addestramento per assorbire eventuali critiche interne. 

E questo è il caso; un’operazione psicologica per evitare ai “dipendenti pubblici” di ammettere il peggiore fallimento di uno dei loro piani precedenti, rivolta al solo pubblico nazionale (occidentale), e non ai media multipolari o alle agenzie di intelligence straniere che ne sanno di più. Accettando un falso fallimento molto pubblicizzato (come è stato spiegato, nel senso di non avere la giusta copertura dai media su armi e mezzi inviati ai terroristi), gli Stati Uniti possono proteggersi dalla crescente rabbia dell’opinione pubblica per le altre azioni sgradevoli verso la Siria, sempre più illuminate dai media internazionali come Sputnik.

Dalle tenebre alla luce
Ciò porta al tema su quale programma ottimizzato gli Stati Uniti sembrino seguire, e quanto si differenzia davvero da ciò che succedeva prima. Ricordate, è stato riferito che gli Stati Uniti avrebbero dato “munizioni e armi” ai propri alleati per procura in Siria, e non appena ciò è stato annunciato, una nuova organizzazione ombrello veniva creata e chiamata “Forze democratiche della Siria”, descritta da Reuters come compromesso “tra YPG (curdi), vari gruppi arabi, tra cui Jaysh al-Thuwar (esercito dei ribelli) e il tribale Jaysh al-Sanadid, e un gruppo cristiano assiro”, con le bande arabe che formano un sottogruppo chiamato “Coalizione araba siriana”. 

Lo stesso giorno dell’annuncio, veniva rivelato che gli Stati Uniti paracadutavano 50 tonnellate di armi all’entità nel nord-est siriano, dimostrando così che erano dietro la formazione e proponendolo suo gruppo di ascari sul terreno d’ora in poi (o finché non sarà sconfitto o si arrenderà al SIIL, almeno). Quando si pensa a tale proposito, l’unica cosa che cambia tra la politica ‘fallita’ e quella ottimizzata è che ciò che in precedenza è stato fatto di nascosto, ora avviene allo scoperto. Gli Stati Uniti hanno inviato equipaggiamenti e militanti in Siria fin da prima che il conflitto iniziasse, solo che allora lo negavano con veemenza. 

Quando prove inconfutabili continuano ad emergere sugli USA che mentivano, s’inventano lo spettacolare fallimento del programma di addestramento dei “ribelli moderati” per ‘spiegare’ come tutto il materiale sia finito nelle mani dei terroristi, anche se con modalità intellettualmente sciatte e accettabili solo per il pubblico statunitense, in gran parte inconsapevole e politicamente ingenuo. Il trucco deviante del programma di addestramento ‘fallito’ dei “ribelli moderati” ha raggiunto lo scopo interno, dato che ha generato rabbia su entrambe le faziosità, con democratici e repubblicani passare alle manfrine sul come ‘unirsi’ per sostenere l”intensificato’ piano successivo, che in realtà non è né un ‘programma’, né ‘intensificazione successiva’. L’unica differenza tra allora e adesso è che ciò che è stato fatto in precedenza nel buio, ora viene apertamente ammesso.

Fine della buffonata
Gli Stati Uniti prevedevano inizialmente di continuare il programma ‘fallito’ dei “ribelli moderati” a tempo indeterminato, in quanto forniva la copertura perfetta per supportare direttamente il terrorismo in Medio Oriente e ‘giustificare’ le enormi spese sostenute mantenendo un esercito privato di jihadisti. Inoltre, è il trucco perfetto per assorbire ogni critica interna alle politiche in Medio Oriente degli Stati Uniti, in quanto c’è un odio quasi unanime per il programma presso gli statunitensi e distrae dai problemi più gravi che Washington crea. 

Tale farsa è stata bruscamente chiusa dall’intervento antiterrorismo russo, mettendo gli Stati Uniti allo scoperto, dato che Washington si dispera improvvisamente guardando Mosca far piazza pulita dei suoi mercenari in una settimana. Dal punto di vista statunitense, non c’era modo prevedibile di poter continuare a mantenere una qualche influenza sulla Siria (non importa quanto velocemente in dissoluzione) se le sue forze sempre più ridotte venivano ancora rifornite attraverso canali occulti, così ha pubblicamente spento il ‘piano segreto’ sui “ribelli moderati”, volto al fallimento, per sostituirlo con una controparte palese ‘ottimizzata’. 

Pertanto, per disperazione strategica, gli Stati Uniti si sono fatti avanti confermando agli statunitensi ciò che il resto del mondo già sapeva, in quanto segreto di Pulcinella: che gli Stati Uniti hanno sempre avuto un ruolo diretto sostenendo ogni sorta di forza antigovernativa in Siria. Ma in accordo agli imperativi politici e ai media nazionali, con tale ‘rivelazione’ annunciata con critiche facilmente ed ingannevolmente autoassolventi, lo fa sembrare assai migliore del ‘precedente’, e il pubblico statunitense facilmente manipolabile viene ingannato accogliendo acclamante qualcosa che non avrebbe mai accettato quattro anni fa, come il riconoscimento ufficiale che gli Stati Uniti giocano un ruolo diretto e attivo nella guerra in Siria.

Andrew Koeybko (USA) e Hamsa Haddad (Siria) Oriental Review 13 ottobre 2015

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Andrew Korybko è commentare politico statunitense che attualmente lavora per l’agenzia Sputnik.
Hamsa Haddad è un ricercatore siriano residente a Mosca.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2015/10/14/mezzo-miliardo-di-dollari-sprecati-o-altro/ 

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