venerdì 2 ottobre 2015

Quali erano gli obiettivi dei primi attacchi aerei russi in Siria?

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Come gli aerei da combattimento russi sono arrivati in Siria senza che nessuno se ne accorgesse?

È con sorpresa che la stampa internazionale ha scoperto il “teletrasporto” di 28 aerei ed elicotteri russi nell’aeroporto internazionale di Lataqia. La scoperta è stata fatta dopo lo studio di immagini satellitari. La maggior parte dei velivoli appartiene alle basi aeree 387 e 368 di Budjonnovsk nel Caucaso: 12 aerei Su-25SM e 16 elicotteri d’attacco Mi-24PN e Mi-35M e da trasporto Mi-8AMTSh. Come sono arrivati? Alcun radar ha rilevato il volo di questi aerei sino all’arrivo in Siria, anche se la rotta sorvolava Mar Caspio e nord dell’Iraq, zona controllata dagli aerei AWACS di primo allarme degli Stati Uniti. L’esercito statunitense ha schierato gli AWACS nella base aerea di Incirlik in Turchia orientale e nel Bahrayn. Questi aerei hanno un raggio di rilevamento di 500 km e coordinano il bombardamento aereo contro il SIIL guidati dagli Stati Uniti nel nord, ovest e centro dell’Iraq. 

Solo dopo la pubblicazione delle immagini satellitari sulla stampa, il 20 settembre, c’è stato un risveglio. Israele ha immediatamente inviato due mini-AWACS Gulfstream G550 in missione di pattugliamento lungo le coste libanesi. Israele aveva anticipato, in passato, tutti i movimenti nello spazio aereo del Medio Oriente. FoxNews.com aveva detto che il 24 settembre i piloti russi eseguirono i primi voli di acclimatazione a Lataqia, scortati da caccia siriani MiG-29. I piloti russi hanno sorvolato le aree occupate dal SIIL, ma senza attaccare. L’aviazione israeliana inviava un aereo Gulfstream G550 in pattugliamento nel Mediterraneo, tra Libano e Cipro, ma non riusciva, ancora una volta, a raccogliere informazioni con la ricerca radioelettronica.

aviatia-israelianaGli aerei da combattimento Su-27 e Su-24 possono volare in formazione con velivoli da trasporto An-124 ad una quota di oltre 10000 metri e ad una velocità prossime a quelle dell’An-124 (720 km/h). In queste condizioni, gli echi radar si fondono, tuttavia, nel caso di una rotta di 2400 km, i Su-25 usano serbatoi supplementari sotto le ali e la fusoliera. Con questa configurazione non possono volare oltre gli 8000 m ed ha una velocità di 6/700 km/h, velocità sufficiente per la formazione di volo con gli Antonov. Riguardo gli elicotteri, non volano sopra i 4000 m ed una velocità di 240-300 km/h (velocità prossima a quella di stallo dell’Antonov An-124). Il mistero dell’invisibilità russa si spiega con l’adozione sugli aerei Su-24, Su-25, Su-27 di contenitori ECM SAP-518/SPS-171 e di elicotteri Mi-8AMTSh contro attrezzature per contromisure elettroniche Richag-AV, con un raggio d’azione di 400 km. La cosa più sorprendente è che la Romania acquistò nel 1986 il contenitore di disturbo SPS-141 di una generazione più vecchia, abbandonato con l’adesione alla NATO. Prima ancora, i droni di sorveglianza russi Pchela-1T avevano condotto voli di ricognizione ad est della provincia di Lataqia in Siria per individuare gli obiettivi del SIIL e neutralizzarli con la fanteria siriana sostenuta da diversi blindati russi BTR-82A. 

Nel frattempo, l’aeroporto di Lataqia è stato fotografato da un aereo da ricognizione russo Il-20M1 passato inosservato sulla Siria. L’aereo ha un sistema ELINT (Electronic Intelligence) che dispone di varie attrezzature per intercettare e disturbare comunicazioni militari, radar, telefonia mobile, telecamere ad alta risoluzione (A-87P) e del radar Kvalat-2 per la visualizzazione del terreno su una mappa digitale fino a 300 km, rilevando automaticamente i veicoli, blindati e pezzi di artiglieria in movimento o schierati in luoghi già noti da un altro luogo. Si prevede che i grandi aerei da ricognizione Il-20M1, con le loro quattro turbine, voleranno ogni giorno nello spazio aereo siriano. Hanno un’autonomia di 8 ore senza rifornimento. L’Il-20M1 e il drone Pchela-1T fanno parte dello schieramento ISR (Intelligence, Sorveglianza e Ricognizione), a sua volta incorporato nella nuova struttura da ricognizione e attacco C4I schierato dall’esercito russo in Siria, per lanciare una possibile operazione aero-terrestre.

Valentin Vasilescu – Reseau International 29 settembre 2015

L’arrivo di sei bombardieri Su-34 russi in Siria

 

I satelliti spia degli USA hanno rilevato il 28 settembre la presenza di sei nuovi aerei russi presso l’aeroporto di Lataqia. Si trattava dei bombardieri Su-34 che si univano ai 30 aerei già esistenti (4 Su-30M1, 12 Su-24M2, 12 Su-25M3, 2 Il-20M1) e 34 elicotteri (Mi-24PN, Mi-35M, Mi-8AMTSh). I russi non hanno nascosto che i Su-34 sono decollati dalla base aerea di Mozdok (Ossezia del Nord) arrivando in Siria attraverso Mar Caspio, Iran e Iraq, pubblicando la foto di un Su-34 sulla pista dell’aeroporto di Lataqia. In un precedente articolo ho cercato di decifrare gli obiettivi Putin nell’operazione militare in Siria, dicendo che era l’occasione per la Russia di testare in condizioni di combattimento il nuovo aereo Su-34, in grado di lanciare 9 tonnellate di bombe e missili a guida laser, infrarossi, TV e GPS. Il Su-34 è l’aereo che meglio corrisponde alla missione per una no-fly zone (bombardamento a media distanza per tagliare rifornimenti o flusso di truppe nemiche in profondità). Per questa versione, le armi utilizzate sono 36 bombe FAB-250 (da 250 kg). 

Per la ricognizione, l’aereo trasporta sotto la fusoliera un contenitore M400 con sensori a infrarossi Raduga, macchine fotografiche panoramiche AP-403 e AP-404, una macchina fotografica obliqua AK-108FM. Al posto del M400, può usare un contenitore SLAR Pika M402 (con radar laterale). Il Su-34 può anche essere utilizzato come piattaforma per la guerra elettronica in un’area operativa coprendo o scortando con il disturbo una formazione aerea. A tal fine, il Su-34 trasporta il contenitore di disturbo di grande potenza L175V/KS418 dotato di DRFM (memoria digitale delle frequenze radio). Inoltre, i Su-34 hanno tre serbatoi supplementari che gli consentono di volare per 8 ore senza interruzione.

Quali altri aeromobili sarebbero inviati in Siria dalla Russia? Il 16 agosto 2015 l’agenzia turca BGN annunciava che la Russia aveva consegnato all’esercito siriano 6 aerei MiG-31, già operativi sulla base aerea di Maza, alla periferia sud-occidentale di Damasco. L’informazione fu poi confermata da immagini scattate da satelliti spia occidentali. Dato che la Russia non può permettersi di lasciare senza protezione i suoi cacciabombardieri, ricognitori e bombardieri, o lasciarli in balia ad eventuali attacchi aerei dei vicini della Siria, la presenza dei MiG-31 è una necessità. 

Il MiG-31 inoltre avrà il compito d’impedire agli statunitensi di creare un no-fly zone sulla Siria. Una pattuglia di MiG-31 ad alta quota (20000 m) e alla velocità massima di 3000 km/h, copre un’area larga 400 km e può rilevare simultaneamente 24 obiettivi aerei o spaziali a 400 km di distanza, scegliendone i 10 più pericolosi per sparagli contro missili a lungo raggio. Il MiG-31 è armato con missili BVR (Oltre l’orizzonte visivo) R-33, R-37 e Novator KS-172S-1, dalla gittata di 300-400 km. L’aereo è efficace contro i missili da crociera e i radar volanti Boeing 737 (AEW&C) e E-3 Sentry (AWACS), senza cui non vi può essere una no-fly zone sulla Siria.

Valentin Vasilescu – Reseau International 30 settembre 2015
La Russia ha creato un formidabile sistema di raccolta ed elaborazione delle informazioni in Siria

 

Lo scopo della scienza militare è cercare di garantire il controllo dello scontro localizzando in tempo reale i combattenti nemici, i loro mezzi e le loro intenzioni, incarnate dalle manovre nello spazio e nel tempo. Il vantaggio dei velivoli da ricognizione è che coprono completamente il teatro delle operazioni, come il territorio della Siria. Le operazioni dell’esercito siriano, effettuate finora senza l’uso di droni dotati di telecamere a termo-visione e sensori ad infrarossi, o altro, sono fallite miseramente. La dottrina degli eserciti moderni, come quella della Federazione russa, prevede disporre del quadro completo del teatro della Siria, creando e gestendo un complesso programma su tre livelli di raccolta ed elaborazione dei dati, a cui aggiungere le informazioni raccolte dai satelliti di osservazione militari russi, dotati di sensori di vario tipo. 

Il primo livello riguarda la sicurezza di ogni base di stanza delle truppe russe in Siria (aeroporto e porto di Lataqia, porto di Tartus). Ciò è garantito da 4-6 mini-UAV (aerei senza pilota) ZALA 421-08 (Strekoza), usati dalle unità di sicurezza delle basi russe, rigorosamente per evitare un attacco di sorpresa dai terroristi. I velivoli sono leggeri, silenziosi, con un motore elettrico e un raggio di azione di 30 km. In parallelo, il dispositivo di monitoraggio perimetrale delle basi russe presenta droni tipo MRK-46. Tutte le basi russe in Siria hanno dispositivi mobili antiaerei Pantsir-S1 e Tor, come ha dichiarato il comandante delle forze NATO in Europa, generale Philippe Breedlove.

Il secondo livello si concentra su obiettivi di ricerca per le missioni future e si basa su 36 droni Jakovlev Pchela-1T e Orlan-10 (simile allo statunitense RQ-7 Shadow) che volano a una quota di 2500-3600 m. Questi droni sono dotati di dispositivi optronici agli infrarossi, consentendogli di volare giorno e notte. La loro missione è individuare qualsiasi ribelle siriano in un raggio di 60km dalle basi russe. In un precedente articolo, ho parlato dei ricognitori senza pilota Pchela-1T, lanciati dall’aeroporto Basil al-Assad per voli di ricognizione nella regione a nord-est di Lataqia. Le subunità corazzate russe (le foto satellitari mostrano almeno 9 carri armati T-90S nell’aeroporto di Lataqia) dispongono di 4-6 ricognitori telecomandati Dozor-600 o Altius, simile all’MQ-1B Predator degli USA. 

Questi aerei sono parte del secondo livello della sorveglianza, e la loro gittata copre tutto il territorio della Siria. Il velivolo è equipaggiato con un sensore di movimento SAR (Synthetic Aperture Radar) in grado di rilevare un bersaglio in movimento, e di distinguere l’ombra di un uomo che si muove di poche decine di centimetri a una distanza di oltre 700 m. Il Dozor ha due piloni subalari dove agganciare 2 missili laserguidati, 2 lanciarazzi o 6 bombe da 20 kg. In questo secondo livello, le unità dell’esercito russo cooperano con l’esercito siriano rilevando e monitorando i gruppi ribelli per determinarne i punti deboli. I comandanti siriani e russi decidono il momento migliore per distruggerli.

Il terzo livello di raccolta ed elaborazione dei dati di osservazione è strettamente legato alle offensive delle truppe di terra, tra cui una squadra di supporto di 16 Mi-24PN, Mi-35M e Mi-8AMTSh. I sensori di controllo del fuoco e monitoraggio sono montati sugli elicotteri su una carenatura speciale contenente una telecamera diurna, una termica notturna, un piccolo radar millimetrico e un trasmettitore di fascio con telemetro laser, per puntare le armi ad alta precisione. Per evitare che questi elicotteri siano preda degli aerei israeliani e della coalizione anti-SIIL degli Stati Uniti, dispongono di apparecchiature per contromisure elettroniche Richag-AV. Il terzo livello di raccolta ed elaborazione dei dati di sorveglianza include ricognitori ELINT ad ampio raggio, con un equipaggio specializzato a bordo. La Russia ha circa 20 aerei Il-20M1 con raggio d’azione di 6500 km e quota di 11800 m. Gli aerei russi Il-20M1, il cui arrivo in Siria non era stato rilevato, furono fotografati via satellite sull’aeroporto di Lataqia. 

La parte sconosciuta, che non si potrà mai vedere sulle immagini satellitari del dispiegamento russo in Siria, è di gran lunga più importante degli aerei, essendo formata dal comando automatico avanzato del sistema C4I dello Stato Maggiore, che comprende le seguenti funzioni: comando, controllo, comunicazioni, computer, informazione e interoperabilità. I sistemi C4I riuniscono le ultime generazioni di microprocessori e apparecchiature di comunicazione via satellite, compresi sensori per il rilevamento e il puntamento, con inoltre memorie e server dalla potenza di elaborazione di ultima generazione, protetti da crittografia digitale delle frequenze, rendendo impossibile qualsiasi interferenza. Il C4I distribuisce automaticamente i bersagli rilevati dal sistema di ricognizione ad ogni sistema d’attacco a terra russo e siriano (artiglieria, carri armati, missili), o a bordo di navi e aerei, a seconda della loro gittata.

Valentin Vasilescu, Reseau International 1 Ottobre 2015
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Quali erano gli obiettivi dei primi attacchi aerei russi in Siria?
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A differenza della coalizione degli Stati Uniti che per un anno e mezzo ha condotto attacchi aerei contro il SIIL senza risultato, la Russia ha iniziato creando in Siria un formidabile sistema di raccolta e analisi delle informazioni, selezionando gli obiettivi e attaccandoli con precisione chirurgica. Il 30 settembre, 10 aerei Su-24M2 e 5 Su-25M3 effettuavano le prime missioni di bombardamento in Siria. Gli obiettivi colpiti erano blindati, batterie di artiglieria, depositi di armi, carburante e munizioni, centri di comando e comunicazione di SIIL e al-Qaida, usando diversi tipi di bombe laserguidate (KAB-500L-Pr-E anti-bunker, KAB-500L-F-E), a guida GPS (KAB-500S/SE, KAB-250S-E) e a guida ottica (KAB-500kr). 

L’obiettivo della missione era “avviare le pulizie” su un’area di 25-50 chilometri intorno alla città di Jablah, nel Governatorato di Lataqia, dove si trova l’aeroporto internazionale Basil al-Assad, base aerea dell’aeronautica russa. Questi bombardamenti fornivano il necessario supporto di fuoco all’esercito siriano nell’offensiva di terra per spezzare l’accerchiamento del Governatorato di Lataqia in Siria occidentale. E’ nel governatorato settentrionale di Lataqia, contiguo con la Turchia, che al-Qaida riceve regolarmente armi e munizioni, per lo più missili anticarro statunitensi.

La prima ondata di attacchi ha preso di mira i combattenti di SIIL e al-Qaida nelle città di Dair Hana e Ghanam, nel governatorato di Lataqia, a 25-30 km a nord-est di Jablah. La seconda ondata di bombardamenti, seguita tre ore dopo la prima, prendeva di mira bersagli a Lataminah e Qafr Zita, nel governatorato di Hama, a 30-40 km ad est di Jablah. La terza ondata di attacchi prendeva di mira obiettivi nelle città di Talbisah, Rastan, Zafaranah, Maqarmia e Ghantu, nel governatorato di Homs, a 35-50 km a sud-est di Jablah. Gli attacchi furono effettuati su richiesta del presidente siriano Bashar al-Assad di sostegno militare nella lotta contro il SIIL, approvata dal Senato della Federazione Russa. Ore prima Mosca avvertiva Tel Aviv e Washington della missione dell’aeronautica russa.

Valentin Vasilescu, Reseau International 1 Ottobre 2015 






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