Il Leviatano Malefico
.
Il Leviatano
impazzito è lo
Stato. Le istituzioni statali si cibano dell’anelito vitale dei loro
cittadini, privandoli di energia attraverso i molteplici strumenti
messi loro a disposizione da leggi inique. La tassazione
brutale che subiamo ad esempio è un crimine soprattutto se si
considera l’origine artificiale e volontaria di questa crisi
finanziaria.
Un
baraccone indecente di piccoli personaggi inutili e svogliati, ben
premiati dal
leviatano con salari al di fuori delle logiche del mercato e del
buon senso. Piccoli funzionari che ricevono stipendi fino a dieci volte
quelli di un operaio, che dimostra così la sua superiorità
esistenziale. Come se ciò non bastasse, le masse del terziario
statale si ammantano di spregevoli caratteristiche quali l’arroganza e
la sicumera di rivestire un indecente ruolo parassitario che
concede loro però un miserrimo potere sul prossimo.
Cosa
accade quando ci accorgiamo che è lo stato il nostro peggiore nemico?
Quando le
istituzioni si rivoltano contro di noi? Quando tutte le procedure
che si interfacciano con il popolo sono ideate appositamente per
nuocere?
Questo
recinto impalpabile stringe i suoi cordoni in questa fase cruciale,
premendo alle
nostre costole come un nauseabondo predatore prima di sferrare il
colpo finale. Il nemico numero uno del malefico leviatano siamo noi: il
libero cittadino dotato di libero pensiero. Ogni attività
che non sia in qualche modo controllata od indirettamente gestita
dal crogiuolo di aguzzini deve essere inficiata, annichilita e poi
distrutta. Ogni scampolo di libertà deve essere confinato,
ogni lembo del territorio controllato e vessato. Mentre alimentiamo
questo mostro con il nostro sangue, esso provvede a riempirci di veleni
con le scie chimiche, la piaga clandestina che tutto
lorda. Provvede inoltre a mantenerci in un denso campo
elettromagnetico apparentemente sregolato ed invece ben programmato ed
ubiquo. Smantella via via le nostre sicurezze sul diritto ad avere un
‘tetto’, a bere acqua potabile, a scegliere da chi e come essere
curati e di cosa cibarsi, in una sola parola: a vivere.
Vivere
è scegliere. Non merci contraffatte in ex autorimesse illuminate dai
neon, ma stili
di vita e percorsi personalissimi, anni luce lontani dai protocolli
esistenziali di un apparato monolitico ed onnivoro che non riesce
nemmeno a concepire cosa sia la libertà e la
creatività.
Un
mostro si annida nell’ombra. Di tale mostro siamo parte anche noi. E’
il mostro della
conformazione obbligata, del TSO subliminale, del silenzio assenso e
del trattamento non informato. E’ il vero grande occhio che tutto vuol
vedere e riuscirà a guardare anche dove un tempo gli
era precluso. Pasquino
poteva inveire
nell’anonimato di una nota sulla pietra, oggi sulle pagine digitali
di qualche blog. Nulla è cambiato e nulla cambierà sino a quando tutti
non si saranno resi conto di cosa stanno alimentando,
raggiungendo l’impossibile traguardo di un licenziamento in massa
dagli apparati istituzionali, togliendo linfa alla belva. Depauperandola
di chi, volente o nolente, incarna comunque il lugubre
ruolo del kapò.
fonte: http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=6538626564596368306#editor/target=post;postID=7866272901109769735
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