lunedì 8 luglio 2013

L’inferno è servito : è solo l’aperitivo

A Porto Cervo, mi riferisce un cliente che possiede una casa da quelle parti da oltre 30 anni, si farebbero affari d’oro nell’acquisto di case e ville di cui i legittimi proprietari vogliono liberarsi, sfiancati e sfiduciati dalla morsa fiscale giunta ormai a livello di esproprio. 

Ma a nessuno piacciono le tasse e nessuno rischia più un quattrino in questo fottuto paese, infestato di parassiti e di farabutti della politica. 

Risultato : le case e le ville rimangono invendute, deprimendo come effetto collaterale, la propensione al consumo e il tenore di vita dei loro possessori, i quali rinunciano a usarle per le vacanze. Chiedete qualcosa ai negozianti di Porto Rotondo e di tutte le località di quel paradiso, che di questi tempi stavano aperti fino a mezzanotte, mentre adesso chiudono depressi alle 20 perché tanto in giro, si vede solo qualche anima viva ma con il portafoglio ormai morto. 
 
Meno male, che gli agenti immobiliari locali possono girare i pollici guardando la costa Smeralda, compiangendo affranti i colleghi di Tecnocasa, agenzia della Bovisa o quelli della Gabetti, agenzia di Porta Palazzo. Costoro avrebbero pure case da vendere a volontà, ma l’umanità varia ed eventuale che possono osservare da dietro le loro vetrine, è multietnica e multicolore e senza il becco di un quattrino, e cazzeggia a tempo indeterminato sul marciapiede di quella che ormai è la loro amata patria vongole e montepulciano, il nostro glorioso paese di un tempo, in altre parole. Cazzeggiando infatti, si trova sempre un pirla di ministro e qualche suo sodale locale con la bandana tricolore che si inteneriscono e decretano : una casa è per tutti. Come un diamante è per sempre, più o meno.

Ma c’è pure una buona notizia : vanno a gonfie vele le tipografie e le vendite di cartelli immobiliari. Un vero boom. E’ ben per questo che il governo infatti ha già pensato di sostituire la famosa marca da bollo DA cartello, con la marca da bollo PER cartello, trattandosi di marca gigante, delle dimensioni appunto di un cartello, è ovvio che costi solo 160 euro, anziché i 4,16 euro di prima. Quando si dice : la strategia al servizio del futuro del paese.
Gli stranieri dalla costa Smeralda, dalle Marche, persino dall’Umbria e dalla Toscana, stanno cercando di svignarsela, perché come mi disse un amico scozzese tempo fa : “you can love a country, only if you feel the freedom around, otherwise even the best paradise can became the worst hell”. La descrizione dell’italia più cruda e vera che ho sentito in vita mia.

Sempre in Sardegna ma tra Cagliari e Calasetta, era in progetto un complesso di 60 ville dai 4 milioni di euro in su, con parco annesso e privilegi per portafogli ad elevata capacità riproduttiva. Nel 2009 il finanziatore, raccontano le cronache locali, fece un sogno premonitore, e a quel sogno dette credito. Non si sbagliava affatto, perché oggi quelle 60 ville sarebbero disabitate. Gioisce la sezione fallimentare del tribunale di Cagliari, già ingombra di procedimenti fino a tutto il 2023, che almeno non vedrà aggiungersi alla lista dei falliti, anche il nome del fortunato sognatore.

All’Ilva di Taranto, da quando un tale sig. Riva l’ha acquistata, gli impianti sono divenuti inquinanti e pericolosi per la salute umana, mentre nei 40 anni precedenti, quando il proprietario era lo stato, dalle ciminiere venivano fuori le farfalline e profumo di zagara per tutta l’area jonica, le greggi del salento migravano verso Taranto, per brucare l’erbetta miracolosa del sito produttivo, le acque del golfo pullulavano di pesciolini rossi e delfini per la gioia di bimbi e di nonnini. Adesso Riva è agli arresti domiciliari, l’amministratore delegato l’ha designato il governo, e hanno sequestrato beni per 8 miliardi al criminale imprenditore che ha osato inquinare quello che l’iri per conto del dio stato aveva “solo” avvelenato per 40 anni. Quando si dice : la migliore tradizione bolscevica del secolo XXI, non poteva che essere tricolore e alla matriciana.
 
A Solaro (MI) un grande stabilimento di elettrodomestici ha ridotto ai minimi storici la produzione, e quindi anche gli addetti. E altri tre tra Fabriano ed Albacina, dove fino a dieci anni fa, centinaia di ex operai merloni erano in massa diventati piccoli imprenditori. Se non fosse per la natura e il verde delle colline, il deserto dei tartari non sarebbe più un luogo di un romanzo di Dino Buzzati.
In corso Buones Aires a Milano ci sono vetrine chiuse da mesi e sfitte, quando fino a 5 anni fa, per avere una vetrina su quella strada, punto uno : ti mettevi in lista d’attesa dieci anni prima; punto due : pregavi tutti i giorni Santa Vetrinetta della Misericordia, divina protettrice dei commercianti; punto 3 : mettevi da parte l’obolo per l’amministratore di condominio che ti avrebbe concesso la grazia.

Se cerchi un capannone, non importa che sia di 500 o 50.000 mq, hai solo l’imbarazzo dello striscione, salvo riuscire a leggere ancora, dopo anni di sole e gelo, la scritta con i metri quadri e il telefono. Se percorri la tangenziale di Milano, ne conti a centinaia di striscioni. E se ci aggiungi la superstrada Milano – Meda, la Vigevanese, la Paullese, il Sempione, la Cassanese e tutto il resto del puttanaio milanese che il politico medio locale, indica come “rete viaria metropolitana”, gli striscioni sono migliaia, i metri quadri vuoti e abbandonati, milioni. Di striscioni ce ne sono pure di altro tipo, e sono di solito rossi o tricolore, si capisce dalle falci e martello e da altri segni delle sette sindacali italiote, scolorite e ormai in brandelli. Non pendono dalla cima dei capannoni o dall’alto di palazzine, un tempo, direzionali. Ciondolano stanche dalle recinzioni di quelle che erano fabbriche con macchinari, tute blu e colletti bianchi, che vi lavoravano e hanno per generazioni realizzato piccoli e grandi sogni. 

Non c’è sito in questo fottuto paese, dove alla chiusura di una grande fabbrica non si sia pervenuti secondo un canovaccio che solo la Corea del Nord e Cuba ci invidiano : minaccia di chiusura da parte della proprietà; manifestazioni dei lavoratori; a seguire nell’ordine di apparizione : intervento dei sindacati, intervento dei parlamentari locali e di qualche ministro del menga, quindi colpo di scena un bel tavolo di concertazione con : sindaco, giunta comunale al gran completo,  maresciallo dei carabinieri, il don dell’oratorio locale, il direttore della banda “la filanda”, il capo scout della locale sezione dei lupetti, e per finire il solito immancabile rappresentante del governo : il prefetto. Risultato del tavolo di concertazione : un bel centro commerciale con annesso cinema multisala per il salvataggio dei posti di lavoro. 

Dopo qualche anno, quel tavolo è stato spostato presso diversa emergenza industriale, e sul posto ciondola triste e scolorito il banderiame della triplice sindacale.

Intorno ai tribunali nelle grandi città, zone notoriamente ambite da studi di avvocati, e non per forza tutti principi del foro competente, è tutto un pullulare di cartelli “affittassi” e “vendesi”. Si allontanano i professionisti dal tribunale e preferiscono la periferia o casa propria, in molti casi. Intorno ai tribunali rimangono i principi, è vero. E’ per questo che presto il Foro Competente sarà solo un ricordo, si parlerà infatti negli atti giudiziari di Vuoto Permanente.
 
Ho sentito di un ingegnere a 50 anni licenziato, che ha comprato la licenza di una pizzeria d’asporto e si è messo a fare pizze, e della moglie di un piccolo imprenditore che ha smesso di lavorare perchè a conti fatti preferisce stare a casa ad accudire suocero e suocera e mandare fuori dalle balle la badante moldava. Ho conosciuto un funzionario di banca, ormai ex, che a 35 anni, due anni fa ha aperto un’agriturismo in toscana, sul podere e il casolare lasciatogli in eredità dal nonno.
 
Ero nei dintorni di roma, vicino ad un piazzale pieno di auto di una marca tedesca, mi sono chiesto se era un concessionario o un deposito di auto nuove già in attesa di demolizione. Mi hanno spiegato, che prima ancora di andare in demolizione le auto, due settimane prima era andato in demolizione direttamente il concessionario. Lui con i libri in tribunale, i suoi 80 dipendenti con familiari, fan circa 300 bocche, in fila alla mensa della Caritas der Prenestino. La cosa positiva è tuttavia che il settore del “no profit” tira che è una meraviglia.

Con quasi 1.000 dipendenti, che nel settore edile equivale a essere un colosso come General Motors o Boeing, con oltre un secolo di storia e migliaia di costruzioni residenziali realizzate e vendute in un paese che era normale, fino a pochi anni fa, una storica società di costruzioni è andata in liquidazione pochi mesi fa. Le abitazioni vendute resteranno a chi le ha comprate, fino a quando non sarà necessario espropriare pure quelle per il “bene comune” che corrisponde più o meno al concetto che fintanto che tu hai qualcosa e c’è anche solo un altro al mondo, che ha una camera meno di te, o è senza bici mentre tu scorrazzi per il parco con la mountain bike, interviene il solito politico in cerca di consenso, ed esercita la professione più bella del mondo : fare il francescano con i soldi degli altri. 

Della società suddetta, rimane un patrimonio di invenduto che corrisponderebbe fuori dalla metropoli, a una ridente cittadina di periferia del sud italia. Ma non è sud, ed per niente ridente quello che rimane : recinzioni sfasciate, mura già scrostate, gru e ponteggi arrugginiti, anche qui il deserto dei tartari, se non fosse per le rotatorie fiorate e i passaggi pedonali variopinti e sopraelevati, con tanto di ascensore, che la giunta locale ha prontamente realizzato in contemporanea con gli scavi delle fondazioni dell’immenso parco immobiliare ora desolato e morto. Quando si dice l’efficienza della mano pubblica.
 
Ho visto, sentito, incontrato, conosciuto, toccato tutto questo e altro ancora.
 
Poi ho acceso la tv e visto la faccia giuliva da schiaffoni, del capo del governo italiota, quello di adesso, di cognome fa letta, proprio una pugnetta, e che per tasso di imbecillità non sta dietro a nessun di quelli che l’hanno preceduto. 

Mi sono detto: esiste la giustizia di Dio oppure no ?

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