Alle elezioni del 2008, Walter Veltroni usa le prerogative del Porcellum per candidare capolista alla Camera per il Pd
nella XV circoscrizione del Lazio la sconosciuta ventisettenne Marianna
Madia.
Alla conferenza stampa di presentazione, agli attoniti
giornalisti la signorina dichiara gigionescamente di «portare in dote la
propria inesperienza». In realtà è una raccomandata di ferro, con un
pedigree lungo come il catalogo del Don Giovanni.
E’ pronipote di Titta
Madia, deputato del Regno con Mussolini, e della Repubblica con
Almirante. E’ figlia di un amico di Veltroni, giornalista Rai e attore.
E’ fidanzata del figlio di Giorgio Napolitano.
E’ stagista al centro studi Ariel di Enrico Letta. La sua candidatura è
dunque espressione del più antico e squallido nepotismo, mascherato da
novità giovanilista e femminista. E fa scandalo per il favoritismo, come
dovrebbe.
In Parlamento la Madia brilla come una delle 22 stelle del Pd che non partecipano, con assenze ingiustificate, al voto sullo scudo fiscale proposto da Berlusconi,
che passa per 20 voti: dunque, è direttamente responsabile per la
mancata caduta del governo, che aveva posto la fiducia sul decreto
legge.
Di nuovo fa scandalo, questa volta per l’assenteismo. La sua
scusa: stava andando in Brasile per una visita medica, come una
qualunque figlia di papà.
Invece di essere cacciata a pedate, viene
ripresentata col Porcellum anche alle elezioni
del 2013.
Ma poi arriva il grande Rottamatore, e la sua sorte dovrebbe
essere segnata. Invece, entra nella segreteria del partito dopo
l’elezione a segretario di Renzi, e ora viene addirittura catapultata da
lui nel suo governo: ministra della Semplificazione, ovviamente, visto
che più semplice la vita per lei non avrebbe potuto essere.
Altro che rottamazione: l’era Renzi inizia all’insegna del riciclo
dei rottami, nella miglior tradizione democristiana.
La riciclata ora
rispolvererà l’argomento che aveva già usato fin dalla sua prima discesa
paracadutata in campo: «Non preoccupatevi di come sono arrivata qui,
giudicatemi per cosa farò».
Ottimo argomento, lo stesso usato dal
riciclatore che dice: «Non preoccupatevi di come ho ottenuto i miei
capitali, giudicatemi per come li investo». Se qualcuno ancora sperava
di liberarsi dai rottami e dai riciclatori, è servito. L’Italia, nel
frattempo, continui ad arrangiarsi.
(Piergiorgio Odifreddi, “La Madia ministro? Vergogna!”, inervento
pubblicato nel blog di Odifreddi su “Repubblica” e ripreso da “Micromega” il 22 febbraio 2014).
http://www.libreidee.org/2014/02/odifreddi-nepotismo-e-squallore-la-madia-ministro/
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