In data 06 Febbraio 2014 ho pubblicato un post dal titolo Fighters - I Guerrieri del Cuore,
dove spiegavo l’importanza di tornare a essere Guerrieri e Guerriere in
un’epoca che ci vuole sottomessi con la scusa che “non è bene mostrarsi
aggressivi”, approfittando della confusione che esiste fra l’autentico
Spirito Guerriero (che promana dal Cuore) e l’aggressività repressa che
invece si trasforma in violenza quotidiana.
Una settimana dopo ho
pubblicato un post dal titolo Eo romam, iterum crucifigi,
dove spiegavo della necessità di accettare il martirio - come fece
Pietro dopo aver incontrato Gesù sulla via Appia - e di vivere la
propria crocifissione senza paura, nell’accoglienza più totale.
Qualche decina di utenti si è
cancellata dalla mia mailing-list dopo il primo post - che ha
interpretato come un inno agli sport violenti -, mentre qualche altra
decina si è cancellata dopo il secondo post - che ha interpretato come
un inno al sacrificio personale di matrice cattolica.
Ma a qualcuno si sarà pur aperto
uno spiraglio nel nebuloso cielo della propria coscienza, almeno
sufficiente a realizzare che i due post provengono dallo stesso autore e
sono stati appositamente scritti in successione?
Nessuno - e mi rivolgo a chi non si è cancellato - ha notato questo particolare?
Un incitamento a combattere e un incitamento a farsi crocifiggere, in rapida successione!
Avrà pur un significato.
Cosa devo inventarmi per
risvegliare la vostra coscienza? Cos’altro devo fare per scuotervi?
Cominciare a pedalare in giro per la città, completamente nudo, su una
bicicletta senza sellino?
Non c’è nulla di violento negli
sport violenti e non si compie alcun sacrificio nel sacrificare la
propria personalità. Inoltre, io posso essere un Guerriero o una
Guerriera che lottano fino alla morte per la propria libertà - indomiti e
allergici alla sottomissione subliminale (leggi: pacifismo/buonismo) - e
per la libertà del proprio Paese, ma allo stesso tempo disposti a
porgere l’altra guancia, a essere martirizzati e farsi crocifiggere per
liberare finalmente la loro anima dal guscio che la contiene, che la
protegge e la imprigiona al contempo, come il bruco fa con la farfalla.
Lo scopo dei due post pubblicati in
successione è mettere i risalto che sul piano mentale si può verificare
una contraddizione che invece sul piano animico non esiste più.
Sulla
Via non ti viene mai chiesto di sacrificare qualcosa di veramente tuo,
ma solo di crocifiggere qualcosa che oramai è superfluo, è superato e
dunque puoi trascendere. Nessun (autentico) maestro ti chiederà mai di
trascendere il sesso se tu non l’hai già sostituito con qualcosa di
superiore, altrimenti non potrai che ammalarti sia fisicamente che
psicologicamente e far inevitabilmente degenerare il tuo rapporto di
coppia. Lo stesso accade se rinunci all’aggressività ma non l’hai prima
convogliata in altre vie: sesso, sport, arte, guarigione, ...
La trascendenza deve avvenire
prima, non dopo la rinuncia a qualcosa, deve essere CAUSA, non EFFETTO
della rinuncia, altrimenti mettete il carro davanti a buoi.
Solo quando si comprenderà che il
martirio è terapeutico lo si potrà intravedere da un’ottica differente. E
in ogni caso qui nessuno vi chiede di andare a cercarvi un martirio
prima dell’ora di cena. Ci penserà la Vita con le sue pene, oppure
semplicemente non vi deve accadere e non vi accadrà.
Istruendosi in un’arte da
combattimento si compie un lavoro che principia sul piano fisico e poi
si espande - per analogia - sui piani psicologico e spirituale. Sentire
di più i propri muscoli - simbolo della forza - significa divenire più
sicuri di sé; l’allenamento muscolare delle arti marziali porta infatti
quasi subito sia uomini che donne a una modificazione della postura e
del modo di camminare. La moda di oggi, che impone a molti giovani
maschi di andare in giro trasandati, strisciando i piedi, con le spalle
curve e i pantaloni calati che lasciano intravedere il sedere, ha
importanti e deleteri effetti sulla loro psiche: sono metafore ambulanti
della sconfitta, dell’incapacità di agire. Ve lo figurate un artista
marziale che si veste in un modo che lo farebbe inciampare sui suoi
stessi pantaloni al minimo tentativo di azione fisica?
Lavorare in palestra
sull’equilibrio fisico consente di lavorare, di riflesso,
sull’equilibrio emotivo e mentale. La pazienza, la disciplina, la
volontà, l’attitudine a gestire con disinvoltura certi movimenti del
proprio corpo o la capacità di focalizzare tutte le proprie energie
nello sferrare un colpo... producono un effetto certo sull’anima, perché
all’anima non interessa su quale piano noi apprendiamo l’equilibrio o
la volontà, in quanto nel momento in cui essa acquisisce una certa
qualità, per esempio sul piano fisico, poi è in grado di manifestarla
anche sui piani emotivo e mentale.
Ecco spiegato il senso dello yoga,
delle danze sacre indù, dei movimenti di Gurdjieff e delle arti del
combattimento sviluppate da sempre in tutte le culture. Niente a che
vedere con la violenza, dunque.
Se una donna diviene più sicura di
sé grazie a qualche mese di allenamento in una disciplina da
combattimento, questo non farà sì che adesso sappia sicuramente
difendersi in caso di aggressione, bensì molto di più: farà sì che non
emetta più attraverso i suoi ferormoni l’odore della paura e che quindi non venga più percepita come una preda e attaccata.
Se cambi tu, la tua realtà è costretta a cambiare.
Salvatore Brizzi
NON DUCOR DUCO
(non vengo condotto, conduco)
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