lunedì 24 febbraio 2014

Paura di se stessi

La paura è uno stato risultante dal nostro modo di pensare al futuro. Noi abbiamo paura di cose che ancora non ci sono, non sono accadute e forse neppure accadranno mai.
Intendiamoci, il pericolo è reale, ma la paura… la paura è una scelta“. - After Earth -
 
La prima volta che ho sentito la frase "ho paura di me stessa" avevo 18 anni, in piena crisi ormonale. Fu una ragazza delle superiori a pronunciarla, seduta al mio fianco durante una pausa dalle lezioni. Era considerata dalla maggior parte delle persone "mitomane", spesso in preda ad attacchi di panico con relativi svenimenti.

La gente la vedeva come una minaccia all'equilibrio della classe, all'equilibrio mentale.
Pronunciò quella frase con le lacrime agli occhi, come se stesse aprendo il suo cuore proprio a me. Lo disse impaurita, spaesata, ed io non avevo capito nulla, non sapevo cosa significassero quelle parole. L'unica cosa che pensai fu che avevo paura a mia volta, che quella ragazza era seriamente malata, si era inventata un sacco di bugie sui professori, aveva finto situazioni che non erano mai esistite. Perchè lo faceva?


Ero così stupida ed ignorante da non capirlo.

Gli anni successivi a quell'evento, la più grande paura per me stessa fu che un giorno, per qualsiasi ragione, sarei potuta impazzire anche io. Ma non avevo timore della pazzia di per sé, quanto del fatto che gli altri mi avrebbero abbandonata ed estraniata, così come si fa ogni volta che qualcuno non rientra nel nostro "equilibrio". Era più che altro la paura della solitudine.

E quella paura si ripercuote ancora oggi nella mia vita, si manifesta sotto più svariate vesti. Mi accorgo che anche altre persone hanno la stessa paura ma la mascherano con estrema facilità, impostando un atteggiamento scontroso e da leader. Altri invece si lasciano alla depressione, ad una melanconia ricorrente che opprime le loro vite e quella delle persone che le affiancano.

Chissà quante guerre e quante storie di amore, quante relazioni sono cessate per questa sensazione.
La paura di non essere amati abbastanza. La paura dell'abbandono.

A volte la paura viene identificata con qualcosa che fa bene, perchè grazie alla paura non faccio cose che potrebbero nuocere alla mia vita. Ma qualcuno ha detto che quella non é "paura di non fare perchè..." ma semplice "istinto di sopravvivenza". Il resto sono tutte cavolate.

Ma questa prima distinzione tra paura e sopravvivenza non basta per spiegare il concetto che finalmente, dopo secoli, ha preso piede nella mia mente.

E mi ci é voluto un signore di nome Eckhart Tolle per arrivarci. Beh, lo ringrazio moltissimo.

Questo signore ha scritto un libro sul "potere di adesso" che spiega come non lasciarsi sopraffare dai proprio pensieri. Lungo le prime pagine spiega come ci identifichiamo con la nostra mente lasciando che emozioni e pensieri ci condizionino la vita, tanto da renderci schiavi. Pensiamo di governare la nostra mente quando in realtà é lei che governa noi... una sorta di Matrix rivisitato e più angosciante.

Ma la cosa davvero illuminante riguarda la sua capacità di capire esattamente come reagisce il tuo corpo a quanto stai leggendo: resistenza, attaccamento, negazione... ma a cosa?

La mente si sente minacciata, cerca di difendersi. E' come se fosse stata scoperta!

Mi sono sentita minacciata quando ho letto che l'ego (che sarebbe la mia mente) deve sempre avere ragione, perchè non avere ragione equivale alla morte. Mi sono sentita minacciata quando ho letto che mentre il mio corpo esiste nel presente, la mia mente esiste nel futuro (immagina, anticipa, inventa) e si crea un disallineamento per cui il mio corpo non é appoggiato dalla mente per affrontare il presente e la mia mente non é equipaggiata per sostenere il futuro.

Quindi mi ritrovo incastrata.

I messaggi che l'ego dà alla mia mente sono "pericolo!" "minaccia"... la costante paura di morire, che accada qualcosa di terribile. Ogni volta che la mente viene stuzzicata, si prepara a combattere:

Stai in guardia da qualsiasi tipo di difesa che sorge dentro di te. Che cosa stai difendendo? Un'identità fantasmagorica, una immagine mentale, una entità fittizia. 
C'è anche una soluzione a tutto questo: la consapevolezza.

Essere consapevoli, per Eckhart Tolle e per molti altri, significa essere testimoni di se stessi. Osservare i giochi mentali che creiamo, guardarli con neutralità per non restarne schiavi. Porre fine ai giochi di potere in cui "il potere sugli altri é debolezza mascherata da forza". Provare a smettere di identificarsi con tutte le idee mentali, con tutti gli schemi mentali, al fine di non far patire il nostro corpo: non soffrire più di ansia, depressione, attacchi di panico che non sono altro che reazioni fisiche a questi stati mentali di cui tutti soffriamo (tutti!).

Se a diciotto anni, avessi saputo tutto questo, probabilmente non sarei rimasta muta ad osservare le lacrime della mia compagna di classe. Avrei capito che prima di me si era resa conto che qualcosa non andava nella sua mente, si era resa conto che era schiava di quelle idee mentali. Era troppo giovane, troppo inesperta e sopraffatta dalla paura per rendersi conto che c'era una via e che non sarebbe rimasta sola.

Ecco perchè sveniva spesso, perchè il suo corpo non riusciva a sostenere tutta quella paura, quel senso di abbandono. Tutte quelle storie raccontate erano per attirare l'attenzione, per colmare vuoti di dolore.

Probabilmente se avessi capito tutto questo, avrei saputo aiutarla e avrei saputo aiutare me stessa evitando lunghi anni di sofferenza.

Avrei smesso di identificare la pazzia con una eccezione negativa. Avrei smesso di sentirmi inadeguata.

Fortunatamente non sono poi così vecchia e magari posso ancora fare qualcosa per gli altri e per me stessa.









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