A
giudicare dalle dichiarazioni provenienti da Bruxelles, Washington e
Londra si tratta di fissare al più presto i risultati politici del colpo
di Stato e di esportare la “rivoluzione sul Danubio” verso l’est e
verso la Crimea. Nel contempo vengono messe in campo nuove tesi
antirusse e si grida dei “terribili” piani della Russia nei confronti
del paese vicino.
In
sostanza, la Ashton viene inviata a Kiev per controllare che il
processo di “assemblaggio” della nuova Ucraina non vada in tutt’altra
direzione. Tale pericolo esiste. Questo “assemblaggio” viene realizzato
con tale urgenza che solo pochi si preoccupano ormai della legittimità,
della conformità alla costituzione o semplicemente dell’obiettività.
Viene ignorata l’opinione della maggioranza della popolazione delle
regioni orientali. Per il momento la determinatezza in Ucraina esiste su
un solo punto, e cioè che al timone della “nuova Ucraina” si metterà
l’ex premier Yulia Timoshenko.
È
difficile dire come si svilupperà la situazione e se la Timoshenko
riuscirà o meno ad imbrigliare i radicali senza litigare con i compagni
di lotta, dice il politologo russo Pavel Sviatenkov:
Adesso è ovvio che la Timoshenko appoggerà tutte le rivendicazioni di Maidan per rimanere sulla cresta dell’onda rivoluzionaria. Ed ancora. Tutto dipenderà dal fatto se l’Ucraina firmerà o meno l’accordo di associazione con l‘UE e se riceverà o meno il credito dell’FMI che le viene promesso adesso. Se firmerà l’accordo e riceverà il credito, allora le possibilità di manovrà di Timoshenko tra Russia ed Occidente saranno limitate, in quanto l’economia ucraina si trova sull’orlo del collasso. Il governo ucraino dipenderà, indubbiamente, da coloro che gli pagano il denaro .
Nelle
dichiarazioni di Washington, Londra e Bruxelles risuona adesso un nuovo
ritornello: “non ammettere l’intervento militare della Russia” e il
fallimento dell’”aiuto economico” dell’Occidente a causa delle azioni di
Mosca. Non esistono piani né del primo, né del secondo, ma Susan Rice,
assistente del presidente USA per la sicurezza nazionale, ha già
dichiarato che “questa invasione sarebbe un serio errore”. Il ministro
degli esteri britannico William Hague ha detto che ciò peggiorerebbe la
situazione in Ucraina. Anche se ha fatto poi una riserva: “non sappiamo,
ovviamente, come sarà la reazione della Russia”. Alcuni politici a
Londra e Washington ritengono persino che Mosca potrebbe essere
coinvolta nel “progetto ucraino”. È difficile dire cosa prevale in tali
dichiarazioni: la malizia e la mancata comprensione di quanto sta
accadendo?
Nessuno
è in grado di spiegare come si potrebbe farlo dopo che la Rada Suprema
con uno dei suoi primi decreti ha introdotto di fatto il divieto della
lingua russa nel paese. Nell’ultimo finesettimana la Rada ha
riconosciuto non valida la legge sulle “lingue regionali” del luglio
2012. D’ora
in poi si può parlalre a livello ufficiale solo in lingua ucraina. Non
sono seguite proteste da parte dell’UE. Del resto, le proteste non sono
seguite neanche dopo che Oleg Tjagnibok, leader del partito “Svododa”
(Libertà), ha dichiarato per l’ennesima volta che in Ucraina è
necessario liberarsi dal potere dei russi e degli ebrei.
Secondo
i dati forniti dall’Istituto internazionale di sociologia di Kiev, la
lingua russa è usata a casa (cioè è la predominante lingua di
comunicazione) dal 43 al 47% della popolazione dell’Ucraina. Si
ritengono monolingua – dal 74 al 96% dei russofoni – la Crimea, le
regioni di Dnepropetrovsk, Donećk, Zaporožje, Lugansk, Nikolaev, Odessa e
Harkov. Abolire in Ucraina il russo come lingua regionale di
comunicazione è all’incirca lo stesso che vietare di parlare in francese
nel Belgio, dove il francese è la lingua nativa di attorno al 40% dei
belgi. Sarebbe interessante vedere cosa sarebbe successo all’ex premier
belga Herman Van Rompuy, che è adesso il presidente dell’UE, se avrebbe
avuto il coraggio di farlo.
Se
la divisione dell’Ucraina avrà luogo, ciò non sarà il risultato delle
azioni della Russia, ma succederà esclusivamente per colpa degli
ultraradicali e dell’opposizione, sostiene Bogdan Bezpalko,
vicedirettore del Centro di studi sull’Ucraina e sulla Bielorussia
presso l’Università di Stato “Lomonosov” di Mosca:
Ciò sarà possibile solo nel caso in cui i nuovi dirigenti condurranno una politica anti-Russia e antirussa abbastanza radicale e la relativa politica antireligiosa. Se ammetteranno l’umiliazione dei simboli mentali che esistono in queste regioni .
Per
riformattare con successo l’Ucraina l’UE dovrebbe ridurre al più presto
alla ragione l’ala radicale dell’opposizione e separare
dall’opposizione l’ultranazionalismo. Tal è l’opinione di molti analisti
in Europa. Questo è, in sostanza, il compito principale della Ashton.
“Indipendentemente dal fatto su che cosa contiamo in definitiva – ha scritto oggi il londinese Guardian ,
– sarebbe una follia condurre gli affari in Ucraina in modo come se
questo paese fosse un’“entrata di servizio” verso i cambiamenti nella
stessa Russia. Sarebbe bene lasciare tali pensieri al giudizio della
storia. E sarebbe utile capire che tale reazione dolorosa della Russia
alla rivoluzione è in parte motivata.
In Ucraina è stato destituito il
leader eletto in modo legittimo e conformemente alla costituzione. Dalla
“parte della rivoluzione” ci sono tantissime persone con vedute
politiche abominevoli. Ed infine, il fatto più fondamentale è che la
Russia e l’Ucriana, quale che sia il regime in ciascuno di questi paesi
in un dato periodo di tempo, sono, in sostanza, gemelli con rapporti
reciproci lunghi molti secoli”.
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