Un solo mese più tardi l'umanità precipitò nell'abisso
della Prima Guerra Mondiale nelle fiamme della quale sono perite tre
imperi chiave di quei tempi – russo, austro-ungarico e ottomano. Come
mai un ordinario attentato ebbe conseguenze di tale portata globale?
Negli
ultimi anni è in corso il processo di "ripensamento" dei problemi
dell'origine della Prima Guerra Mondiale. Si tratta di tentativi di
accusare la Serbia e la Russia di essere state le principali colpevoli
del conflitto militare, offuscando i piani di Berlino, Vienna, Londra,
Parigi e di altri attori mondiali riguardanti la ripartizione delle
sfere d'influenza, conquista delle fonti di materie prime, controllo
sulle vie di trasporto.
Si capisce che il riconoscimento
della colpa decisiva della Triplice Alleanza (Germania,
Austro-Ungheria, Italia) per aver scatenato la Prima Guerra Mondiale
muove analogie svantaggiose per l'Occidente facendo il paragone agli
attuali tentativi degli USA, della NATO e degli altri paesi di
ridisegnare la mappa mondiale a loro vantaggio. Da qui anche la violenza
dei dibattiti senza precedente riguardo agli avvenimenti di cent'anni
fa, perchè gli approcci alla storiografia della Prima Guerra Mondiale
tradizionalmente sono strettamente legati ai processi politici.
I
tentativi di addossare la colpa principale per l'inizio della Prima
Guerra Mondiale a Serbia e Russia corrispondono al processo di un nuovo
rafforzamento della potenza economica e delle pretese geopolitiche della
Germania. Negli ultimi due decenni in Germania si è evidenziata una
chiara tendenza di rinuncia all'eredità della "scuola Fisher" che si era
affermata dagli anni 1960. Fritz Fischer, uno dei più grandi storici
tedeschi, ha provato in modo convincente che è stata proprio la Germania
ad aver spinto l'umanità verso la Prima Guerra Mondiale per la
ripartizione delle sfere d'influenza, conquista delle colonie e delle
fonti di materie prime.
E' significativo che non si è
riusciti a trovare nessun nuovo documento che permetta di discolpare
Berlino per aver scatenato la Prima Guerra Mondiale. Tuttavia sono
attivamente utilizzati oltremodo dubbiosi paralleli storici con gli
avvenimenti dei nostri giorni. Di ciò peccano sia gli storici americani
sia quelli britannici. Lo scienziato britannico Chris Clark, ad esempio,
a modo di argomentazione a favore della revisione della concezione
radicata delle radici storiche della Prima Guerra Mondiale cita perfino
tragici avvenimenti nella città bosniaca Srebrenitsa dell'estate del
1995. Clark ritiene che siano proprio questi avvenimenti a richiedere
una cardinale revisione del ruolo storico in Europa delle Serbia, e
anche della sua alleata - la Russia.
Che si può dire di
un simile travisamento delle analogie storiche? Prendiamo in esame i
documenti di quel periodo. Lo Stato Maggiore dell'Austro-Ungheria aveva
piani dettagliatamente elaborati di un attacco preventivo simultaneo
contro la Serbia e la Russia già nell'ottobre del 1912 – ossia quasi due
anni prima dell'omicidio a Sarajevo. Per giustificare una simile
operazione serviva un pretesto che rendeva Russia e Serbia responsabili
della guerra. Il capo di Stato Maggiore dell'esercito tedesco Helmuth
von Moltke indicava in una lettera al suo collega austro-ungarico:
"Bisogna trovare un pretesto per la guerra, bisogna manovrare in modo
tale che il pretesto provenga dagli slavi". Tale pretesto (e non la
causa!) sono stati i colpi sparati a giugno dal nazionalista bosniaco
Gavrila Princip.
In sostanza, documenti viennesi e
berlinesi di carattere militare e politico sono stati posti alla base
delle decisioni della Conferenza di pace postbellica di Parigi e del
Trattato di pace di Versailles del 1919. L'articolo 231 di quel
documento («War Guilt Clause») ha addossato l'intera responsabilità per
la Prima Guerra Mondiale alla Germania e ai suoi alleati. L'articolo 227
invece ha accusato l'imperatore Wilhelm II di crimini contro la "morale
internazionale", chiedendo di rinviarlo a giudizio come "criminale di
guerra".
La storia della Prima Guerra Mondiale nasconde
ancora numerosi misteri. Si può parlare della disputa tra due concezioni
chiave sul piano del chiarimento delle sue cause. La prima parla di una
"guerra secondo l'orario" (War by Timetable) – il concetto introdotto
nell'uso nel 1969 dallo storico britannico A.J.P.Taylor. I suoi
oppositori insistono che sono stati piuttosto una serie di tragiche
casualita, diffidenza tra gli stati e l'assenza di coordinamento tra i
monarchi a portare al conflitto paneuropeo. Tuttavia i sostenitori delle
due concezioni concordano che sia poco probabile che le controversie di
allora tra le grandi potenze potessero essere risolte in via pacifica.
Negare questo fatto e tanto più tentare di accusare di tutto Serbia e
Russia vuol dire togliere obiettività al processo storico.
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