Ai titolari dei Ministeri degli Esteri dell’Unione
Europea non compete prendere decisioni da soli ma concordano le
raccomandazioni da fornire ai leader dei loro paesi. I quali
s’incontreranno il 27 giugno al summit di Bruxelles dove s’intende
firmare gli accordi di associazione con l’Ucraina, la Moldavia e la
Georgia.
Tutta la settimana scorsa all’interno dell’Ue
sarebbe stata dedicata alla tematica ucraina se Bruxelles non si fosse
trovata ad affrontare altri problemi, molto più acuti. I ministri
dovranno discutere la gravissima crisi in Iraq dove i guerriglieri
fondamentalisti islamici hanno già occupato mezzo paese. Gli USA anche
questa volta vogliono vincolare l’Ue mediante assistenza militare nel
paese che avevano invaso nel 2003 sotto il falso pretesto della
necessità di distruggere le armi di sterminio di massa. Con la
partecipazione degli USA era stato catturato ed impiccato il leader
dell’Iraq Saddam Hussein. Ora il paese è al degrado totale. La guerra
nell’Iraq di fatto dilaniato in diverse parti è una cosa di gran lunga
più grave rispetto al sostegno delle aspirazioni europee del Governo del
post Maidan di Kiev. Sarà non semplicemente difficile ma impossibile
spiegare agli europei perché si torna a chiedergli di mettere un poco di
ordine nel paese dove hanno spadroneggiato gli USA.
Oltre
agli USA, a sostegno di decise misure militari si pronuncia anche la
Gran Bretagna. Si è arrivati al fatto che alcuni esperti militari
inglesi esortano a mettere da parte la crisi ucraina per coinvolgere la
Russia nello spegnimento dell’incendio iracheno. Crisi che sta
minacciando di un’esplosione a livello globale e non regionale.
Giorni
fa in Parlamento britannico si è svolto un dibattito speciale sulla
questione irachena. In quella sede sono intervenuti Jock Stirrup, ex
capo dello Stato Maggiore Generale delle Forze Armate della Gran
Bretagna, e il Maresciallo dell’Aeronautica David Richards, ex
comandante dell’esercito britannico. Quest’ultimo ha apertamente
dichiarato ai deputati che al posto delle dispute con la Russia occorre
concludere un accordo sulla questione ucraina (riconoscendo la
riunificazione della Crimea) in cambio di assistenza della Russia in
Iraq.
Inoltre, l’Ue ha bisogno di concordare finalmente
la candidatura del nuovo Presidente della Commissione Europea (premier
dell’Ue), intorno alla quale sono sorti le così grave frizioni che la
Gran Bretagna ha dichiarato di essere pronta ad uscire dalla comunità se
la sua opinione sarà ignorata. In tal modo questa settimana l’Ucraina
non sarà più il protagonista principale in Europa anche se qui sono in
programma le visite del Presidente Poroshenko e del Primo ministro
Jatsenuk.
In giugno Kiev presenta in Lussemburgo il suo
piano di soluzione pacifica della situazione che ha proposto il
Presidente Petro Poroshenko. Il Presidente russo Vladimir Putin ha già
dichiarato che, in linea di massima, sostiene questo piano e il cessate
il fuoco nel sud-est del Paese. Ma ha precisato che il piano di
Poroshenko può essere vitale e realistico solo se le attuali autorità di
Kiev sono disponibili ad avviare il dialogo negoziale con i reali
rappresentanti del Donetsk e di Lugansk. Molti esperti russi considerano
il piano di Poroshenko ultimatum, avvolto in pseudo promesse sui
negoziati.
Il Presidente del Consiglio Russo per gli
affari internazionali ed ex Ministro degli Esteri Igor Ivanov constata
che Washington, la Nato e, in parte, l’Unione Eropea stanno bloccando i
meccanismi di consultazioni che sono stati creati insieme alla Russia di
loro propria iniziativa. È giunto il momento che anche l’Ue riconosca
la sua responsabilità per ciò che sta avvenendo in Ucraina, cessi di
considerare la Russia come fonte di tutti i guai. Occorre tornare al
dialogo paritario,- ritiene Igor Ivanov:
“A che scopo abbiamo costituito il Consiglio Russia-Nato, tutti i meccanismi con l’Unione Europea, gli organi di cooperazione con varie strutture euro-atlantiche? Proprio per poter utilizzarli in situazioni complesse. Quando va tutto bene, non serve applicare molti meccanismi preventivi. Ma quando sorgono dei gravi problemi, occorre mettere in opera tutti questi meccanismi. Nel caso specifico quando tutti i meccanismi risultano congedati abbiamo cominciato a comunicare attraverso dichiarazioni. I problemi non si risolvono in questo modo. In Bosnia, dopo che erano state uccise 120 000 persone e erano comparsi 2 milioni di rifugiati, avevamo costituito il gruppo di contatto e si erano messi a Dayton a risolvere la questione. Ora dobbiamo attendere che in Ucraina ci siano migliaia di uccisi prima che iniziamo a risolvere insieme i problemi di questo Paese?!
In
aprile Kiev ha scatenato l’operazione punitiva nelle regioni di Lugansk
e di Donetsk con la partecipazione dell’esercito, della guardia
nazionale e di eserciti privati finanziati da oligarchi dell’Ucraina. Le
città dell’est del Paese sono oggetto di attacchi missilistici e
d’artiglieria. I reparti di resistenza locali non hanno a disposizioni
di armi simili. Stando ai dati forniti da Giani Magazzeni, portavoce del
Dipartimento dell’Alto Commissario dell’OUNI per i diritti dell’uomo,
in questo periodo di tempo hanno perso la vita circa 400 persone.. I
militanti per i diritti umani russi affermano che questa cifra è di gran
lunga inferiore rispetto a quella reale. Il noto attivista del
Movimento russo per i diritti dell’uomo Alexandr Brod è convinto:
“Ho parlato molte volte con politici europei, deputati del Palamento europeo, e ho l’impressione che gli europei siano semplicemente sottoposti ad un forte lavaggio del cervello e non abbiano neppure la minima idea dei crimini che le autorità di Kiev stanno perpetrando nel sud-est dell’Ucraina. In Europa si ritiene che le autorità di Kiev stiano provvedendo a ripristinare l’integrità territoriale del Paese, stiano combattendo contro i separatisti. Non sanno assolutamente il prezzo al quale si raggiunge questo obiettivo - eccidi, eliminazione fisica di civili, bambini, giornalisti, collaboratori dei centri sanitari. Non solo, si crea l’impressione che l’Organizzazione delle Nazioni Unite con i suoi numerosi comitati sia staccata dalla vita reale.
Tra le concrete questioni pratiche che
stanno discutendo i ministri degli esteri dell’Ue, ci sarà anche il
problema di inviare in Ucraina una missione speciale di giuristi e
agenti di polizia dell’Unione Europea per fornire assistenza nella
formazione di responsabili forze dell’ordine che dopo la rivolta del 22
febbraio praticamente non esistono a Kiev.
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