venerdì 20 giugno 2014

L'italiano paga la sua condanna sul mattone col 65% allo stato

Partiamo dal presupposto che l’Italia è fatta da un popolo di risparmiatori, come ci hanno insegnato, dal dopoguerra i nostri nonni. Ma da sogno per la creazione di una famiglia e la protezione del capitale, adesso la casa è l'incubo dell'Italia. Il perchè ce lo spiega Giancarlo Dall'Aglio, trader esperto nel settore delle Commodities.

La nostra economia "popolare" si basa sul risparmio, ma adesso sembra che sia diventato un motivo per cui vergognarsi, se non addirittura avere paura.

l vero protagonista era il mattone, perchè con il mattone si poteva trasmettere ai propri figli qualcosa di valore e di concreto. In realtà adesso stiamo assistendo all’espoliazione di tutte le ricchezze private soprattutto degli italiani, oltre al resto dei risparmiatori europei. Ma l’Italia resta la preda più ambita.


Questo perchè?

Perchè le politiche dell’Europa tendono a spostare la ricchezza dei privati, da questi allo stato e poi, successivamente, dallo stato al sistema bancario che risulterà l’ultimo beneficiario di un continuo depauperamente. Inutile ricordare che la crisi del 2008 è stata creata proprio dalle banche, dopodichè gli stati stessi in primis gli Usa, hanno provveduto ad elargire quantità immani di capitali al sistema bancario, carnefice e contemporaneamente reo confesso. Non solo, ma parallelamente hanno fatto credere, tramite un’intensa operazione di marketing, che la crescita dell’inflazione è in realtà cosa “buona e giusta”, dove per inflazione, personalmente, intendo quella creata ad arte, per far si che il potere di acquisto diminuisca sempre di più permettendo l’arricchimento solo di una piccola parte di persone.

Quanto ha inciso il problema europeo su tutto questo?

In Italia, tanto per cominciare c’è la chiusura continuata di quella piccola e media impresa che ha sempre rappresentato l’eccellenza del made in Italy, con l’artigianato di qualità e il lavoro manuale del “fatto su misura”. Le continue aperture commerciali, anche indiscriminate, ai paesi emergenti con l’inondazione dei nostri mercati di valori e merci di scarsa se non infima qualità, contemporaneamente a una restrizione di regole e margini di azione per quanto ci riguarda, ha fatto si che ci fosse una disparità di trattamento e quindi anche una disparità di risultati.

L’esempio arriva dalle migliaia di regole che sembrano fatte apposta per confondere e bloccare l’intero sistema, oltre alla strategia da parte dell’Europa stessa che queste regole non solo non le semplifica, ma addirittura le aumenta di numero.

Risultato? L’Italia non regge più la concorrenza (sleale) dei paesi esteri, palesemente avvantaggiati.

Intanto, però, le scadenze fiscali arrivano, sono alte e vengono tutte puntualmente onorate. Proprio come quella di lunedì scorso con il versamento nelle casse italiane di circa 54 miliardi di euro, stando alle proiezioni del governo.

Tutti in fila a pagare senza protestare. Cosa che ci fa pensare che questo popolo sia lobotomizzato, o anche peggio, assolutamente rassegnato. Come al solito i soldi vengono presi dal ceto medio, vittima che, per prima (e spesso unica), sta contribuendo a tenere a galla il paese, proprio mentre si continua a parlare (e solo parlare) di ridistribuzione ed equità.

Ma per quale motivo si continua a battere sempre e solo sul mattone?

Per il semplice fatto per chi detiene una o più unità immobiliari, tra Irpef, addizionali regionali e comunali, si raggiunge una tassazione anche superiore al 50% del reddito.

Ma attenzione perchè il vero colpo arriva dall’Imu con la quale si raggiunge la somma totale del 65% del reddito, ovvero di ciò che si ricava quando gli immobili vengono dati in locazione ad inquilini. Cifra che comprende sia l’uso abitativo che commerciale. In realtà il problema non è tanto il fatto che resti solo il 35% di quanto si incassa (cosa già di per sè scandalosa e prontamente taciuta da parte dell’informazione ufficiale), ma il fatto che questo 35% reale non è sufficiente per coprire le spese straordinarie o quando, ahimè, cominciano alcune morosità.

Perchè anche gli inquilini, in questo sistema di crisi e sgonfiato di ogni impulso al consumo, hanno difficoltà nei pagamenti. E quando saltano i pagamenti il 35% non è più tale. Non solo, ma lo stato non riconosce questa situazione, pretendendo lo stesso le tasse calcolate, come se invece l’affitto dell’inquilino fosse stato puntualmente pagato. La velocità della moneta, in queste situazioni, scende ai minimi e alimenta questo cane che si morde la coda.

Queste sono le tasse ufficiali. Ma dietro c'è altro?

Si, perchè quel 35% in mano al ceto medio deve essere ancora eroso dalle tasse occulte, quelle di cui nessuno parla: accise sull’energia, Iva al 22% sui beni di consumo (salvo ulteriore aumento), tasse sulle assicurazioni obbligatorie, tasse sugli spettacoli e sul cinema, bolli su documenti (patente e passaporto) che aumentano. Il tutto per mantenere un gettito fiscale invariato rispetto all’anno scorso a fronte di una base che invece diminuisce con le imprese che sono fallite e la popolazione di disoccupati che raggiunge livelli record, tutte voci “morte” che non forniscono soldi all’Erario.

Lo scompenso derivante non potrà che essere colmato da quel ceto medio che non può avere escamotage fiscali sfruttati invece dai grandi nomi, ma che è costretto a pagare per sostenere l’enorme macchina pubblica e il pagamento di pensioni e stipendi pubblici. Ma non si sa per quanto tempo ancora.

Intanto il debito pubblico sale, ma sembra che nessuno se ne preoccupi. Non è un controsenso?

Mentre gli italiani si sono messi in coda per pagare gli esosi tributi, il debito italiano ha toccato nuovi massimi storici: attualmente si sfiorano i 2mila 150 miliardi. Il tutto mentre dall’estero continuano a elogiare il governo Renzi per le riforme strutturali.

Ma quali? La “nuova” legge elettorale che stanno facendo, ad uso e consumo dei partiti che già fanno il bello e il cattivo tempo?

Oppure le vendite una tantum di aziende controllate dallo stato, come Enel ed Eni e dalle quali si otterranno solo incassi altrettanto una tantum in cambio di svendite. Le stesse che hanno visto l’inizio della fine già tre anni fa in Grecia e in Portogallo e in Spagna. Cifre che fanno impallidire quelle degli scandali del Mose o dell’Expo che nel paragone sono considerate roba da dilettanti.

Intanto, si tace dei 2,9 miliardi di rata per l’ESM oppure dell’1,5 miliardi necessari per finanziare l’altro meccanismo “salvastati”, l’EFSF. Fondi ai quali l’Italia difficilmente potrà accedere. E forse sarà anche un bene visto che il giorno in cui volesse decidere di sfruttarli, sarà costretta a cedere non solo quanto resta della nostra già limitatissima sovranità, ma anche ad accettare condizioni a scatola chiusa. Perciò non ci resta che accettare di pagare, con il sorriso sulle labbra, queste cifre, semestralmente, senza avere nulla in cambio, se non la strada per la sorte della Grecia.


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